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Autore: lala_g    12/11/2007    3 recensioni
"Cos'è In realtà la Pazzia, se non anch'essa un Illusione di ciò che Siamo?"
Di come una ragazza possa arrivare alla Pazzia, alla consapevolezza di quest'ultima, di ciò che davvero porta ad impazzire. Qualsiasi sia il motivo!
[IchigoxRyo]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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To Die

Passo dopo passo avanzo per le scale della scuola. Non ricordo precisamente come sono riuscita ad entrare, né tanto meno quando ciò è successo. Scalino dopo Scalino salgo sempre più in alto, fin quando i miei occhi non vengono colpiti da un’insolita luce. Aumento la mia andatura spingendo di poco la porta, già socchiusa, della terrazza, accedendovi, socchiudendo leggermente le palpebre, per abituarmi nuovamente ai raggi solari.
Sospiro febbrilmente, mentre movendo gli ultimi passi mi ritrovo, sola, al centro dello spazio ampio della terrazza.

Chiudo gli occhi per alcuni brevi istanti, come a volermi godere pienamente quella solitudine che, per una volta, non mi appare così opprimente.
La mia tranquillità però, è destinata a durare ancora poco. Una mano, stranamente gentile si posa sulla mia spalla, facendomi sobbalzare per la sorpresa, mi volto abbastanza velocemente e, ancora una volta, mi ritrovo immersa in un oceano azzurro.

-Ryo-

Le mie labbra si dischiudono in un mormorio che lo fa sorridere dolcemente. Si china di poco, arrivando all’altezza del mio orecchio, nuovamente, per istinto, chiudo gli occhi, stranamente rilassata dalla sua presenza, finché non sento il suo fiato caldo sul mio collo, e le sue parole, sussurrate.

-Sono venuto a prenderti…Ichigo-

Rabbrividisco inevitabilmente, aprendo di scatto gli occhi, mentre le sue parole mi trapassano il corpo e l’anima come cento spade affilate. Si scosta, sempre di poco, dal mio corpo ed un improvviso freddo mi avvolge, mi osserva, scrutandomi fin all’interno del mio cuore.

Resto immobile, silente, mentre con lentezza snervante, brevi spezzoni di ricordi vanno a completare l’intricato puzzle della mia memoria, della mia infanzia, oramai dimenticata.

***
-Ryo, non puoi-

Un urlo disperato squarcia il silenzio innaturale su quel terrazzo.
Una bambina, di tenera età, è scossa da forti singhiozzi, mentre con voce acuta, resa maggiormente stridula dal pianto disperato, continua ad inveire contro un bambino, poco più grande di lei.

-Avevi detto che saremo sempre stati insieme…me l’avevi promesso-

La voce, prima di tonalità alte, scema in un lieve sussurro disperato, mentre le piccole mani paffute sfregano con violenza gli occhi invasi dalle lacrime. Due scie salate continuano a percorrere le gote della bimba che, terrorizzata osserva il suo amico.

-mi dispiace Ichigo…non possiamo stare più insieme, devo andare, spero mi perdonerai, ti prometto che un giorno, verrò a prenderti-

La bambina sgranò gli occhi, attanagliata dalla paura, troppo piccola ed ingenua per capire a fondo quanto stesse succedendo.
L’urlò le morì in gola, come ogni sua protesta mentre i suoi occhi non si staccavano più da quelli dell’altro. Un passo, due e il ragazzo non c’era più.
Non provò a guardare di sotto, non provò ad urlare, rimase immobile. Le lacrime smisero di scendere. Si sedette, pallida, sconvolta, raggomitolandosi su stessa, stringendo al petto le gambe, poggiando la testa su di esse e dondolando lentamente, avanti e indietro, avanti e indietro, in un moto perpetuo.

Fu così che Ichigo Momomya fu ritrovata poche ore dopo. Passarono giorni, prima che riprendesse a parlare, mesi perché ricominciasse a dormire.
Nessuno credette a ciò che raccontò quel giorno.
Nessuno ritrovò il corpo di Ryo.
Nessuno capì la sua sofferenza che, da quel giorno, non scomparve più.

Fu rinchiusa in un istituto, e vi restò per circa tre anni. Quando fu dichiarata ristabilita a livello mentale fu dimessa e rimandata a casa.
Niente cambiò.
Tre anni della sua vita erano stati cancellati.
Cancellati dai suoi genitori.
Cancellati dalle fotografie.
Cancellati dai ricordi delle sue amiche.
Cancellati da lei stessa.
Per Ichigo quei tre anni, non erano stati che una spugna che aveva lentamente ma inesorabilmente cancellato tutto ciò che c’era prima.
Ma il passato è troppo difficile da dimenticare, e anche per lei, era tornato, più grande, più bello, ma era tornato, ed aveva il nome di Ryo.

***

Calde lacrime cominciarono, proprio come quel giorno, a sgorgare dai suoi occhi, mentre i ricordi riaffioravano dolorosi.
Portò le mani, affusolate e curate, alla testa, stringendo con spasmodica forza i capelli scarlatti. Scotendo la testa con veemenza.

-No, No, No, tu sei morto, tu non ci sei, Tu non sei mai esistito-

Ripeteva ritmicamente Ichigo, gli occhi forzatamente tenuti chiusi, tutte le certezze della sua vita infrante, mentre sentiva nuovamente quella calda mano afferrare una delle sue, delicata e possessiva al contempo.

-Vieni con me Ichigo, ora e per sempre –

Smise improvvisamente di scuotere il capo, alzandolo, per andare a fissare il biondo, confusa.
Ciò che trovò, fu solo un sorriso gentile, il sorriso che tanto amava, il sorriso del suo migliore amico.
E non ci riuscì, non riuscì a resistere a quel sorriso che per anni l’aveva sempre confortata, a quel sorriso che lei stessa tanto adorava.

Con passi lenti giunse alla ringhiera del terrazzo, non era alto, ma lo sembrava da quella prospettiva.
La mano ancora stretta in quella di Ryo.
La paura, d’un tratto scomparsa.
Un sorriso sincero, l’ultimo, increspò le morbide labbra della ragazza.

-Hai mantenuto la tua promessa Ryo-

Si! Hai mantenuto la tua promessa Ryo.

Era tornato a prenderla.


La sua favola, come quelle che da piccola la sua mamma le raccontava tutte le notti, seduta sul suo letto si stava avverando.

Chiuse gli occhi.


Non aveva mai creduto alle favole, quelle a lieto fine, doveva ricredersi.

Insieme si mossero.


I lieto fine esistevano e, lei, ne stava vivendo uno, mano nella mano, col suo principe azzurro che, come in ogni favola che si rispetti, era lì per lei.

Solo un passo e poi…


La domanda che la mamma le aveva posto da piccola tornava prepotente nella sua mente, in quegli ultimi istanti. “Tu ci credi alle favole Ichigo?”

Il Vuoto.


Un lieve sussurro fu l’unica cosa che pronunciò, in quegli ultimi istanti di vita, che mai le era parsa tanto bella “Si mamma, adesso ci credo!”

Ora e per sempre!


Il giorno seguente tutti i giornali e telegiornali della città parlarono di una ragazza gettatasi dal terrazzo del liceo superiore, che lei stessa frequentava.
Fu mandata attraverso la televisione e i giornali una foto. Rappresentava una ragazza sui sedici anni, rossa, dal viso tondo e paffuto.
Quella stessa ragazza, stava sorridendo, finalmente libera. Ma nessuno nominò mai il ragazzo che, ipoteticamente, si doveva trovare con lei.

Owari!



Oh beh, mi posso ritenere più che soddisfatta direi. Spero che la storia vi sia piaciuta, essendo la mia prima Long-fiction, e non essendo io abituata a scrivere tanto, non ho la minima idea di come sia venuta.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito e letto la mia storia. Spero sia stata di vostro gradimento ^^

Lala
  
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