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Autore: Ruth Spencer    24/04/2013    11 recensioni
Attesi una sua reazione, ma tutto mi aspettavo, tranne che scoppiasse a ridere.
Smisi di torturarmi i riccioli e gli rifilai un'occhiataccia. -Cosa c'é di tanto divertente?- lo apostrofai. Stavo perdendo la pazienza.
Ero nei guai fino al collo. E tutto per una stupida e-mail.
Avrei volentieri sbattuto la testa al muro per la disperazione. Purtroppo per me, la testa mi serviva eccome in quel momento.
-Allora?- lo incalzai.
Finalmente Louis si decise a parlare. –Mi stai dicendo che ti sei innamorato di una corrispondente anonima per e-mail e che solo ora hai scoperto che si tratta della tua più acerrima rivale a lavoro?-.
Lo guardai confuso.-Più o meno- borbottai.
Louis annuì piano e mi diede una pacca su una spalla con aria afflitta. –Condoglianze, amico-.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 

 
       
                                                                Carol
 
L
’indomani, mi destò lo squillo martellante dell’allarme antifurto.
-Che succede?!- sbraitai, sollevandomi a sedere di scatto. In una frazione di secondo lasciai cadere alla rinfusa i cappotti e il povero Harry li seguì in fretta. Prima di uscire dall’abitacolo feci in tempo soltanto a scorgerlo di sfuggita, perfettamente incastrato tra il sedile anteriore e quello posteriore, pronto a lanciare insulti. Spalancai la portiera della macchina con indifferenza, accompagnata dalle sue imprecazioni e aggirai la vettura.
Qualunque cosa fosse stata la fonte di tanto frastuono, avrebbe avuto vita breve.
Quando però raggiunsi la causa del mio risveglio improvviso, sobbalzai.
-Oh cazzo!-.
-No, Carol. Si chiama “pecora”. Hai presente?- mi schernì Harry. Il contrattempo dei cappotti non era servito a molto e mi aveva raggiunta con un paio di falcate.
-Fai pure lo spiritoso, Styles!- lo rimbeccai astiosa.
La pecorella smarrita ci fissava perplessa.
-Va via, su!-.
Per tutta risposta, la bestiola prese a belare.
-Sciò! Sciò! Avanti!- la incitai con ampi gesti delle braccia.
-Le tue capacità persuasive mi stupiscono sempre di più-. Stava in piedi, i capelli spettinati e le braccia conserte.
-Silenzio. Mi distrai la pecora.- lo liquidai stizzita. –Ci rinuncio.-capitolò lui dopo una lunga occhiata.
D’altra parte la capretta pareva avere tutta l’intenzione di restare lì a brucare l’erba.
-Pensi di voler fare pipì prima di partire, oppure la trattieni per tutto il tragitto?- mi chiese tranquillo, mentre trafficava nel porta bagagli.
-Intendi dire qui, all’aperto?-.
Fece spallucce. -Esatto-.
-Non potremmo fermarci al primo bar di strada?-. obbiettai scettica.
-Carol, sono le sette e mezza. Dobbiamo passare a casa di Dave, ultimare l’articolo, procurarci le foto di Steve e correre in redazione prima della rassegna stampa. Non possiamo fermarci a fare pipì!-.
-Sembra che tu abbia dimenticato un innocuo dettaglio: siamo bloccati in piena campagna, senza una goccia di carburante nel serbatoio-.
Harry assunse un’espressione  buffa e mi circondò le spalle con un braccio. La camicia a quadri mezza sgualcita profumava ancora. –Impara a considerare la metà piena del bicchiere: possiamo sempre chiedere l’autostop-.
 
 
 
                                                                            Harry
 
 
Si scostò di colpo e inarcò un sopracciglio. -Hai ragione. Prova a chiedere alla capretta. Magari lei ci darà uno strappo-.
Mi superò con uno sbuffo derisorio. Corse sui ciottoli, mentre il vestito rosso le svolazzava attorno ai fianchi e raggiunse la chiazza di verde al lato della strada.
-Attenta alle volpi: mordono!- le gridai dietro. Si voltò a guardarmi per un attimo indecisa se prendermi sul serio o meno. Io, da parte mia, le rivolsi un sorriso ammiccante. Mi mandò cortesemente a quel paese e si nascose dietro un arbusto. Tornò qualche minuto più tardi, a grandi passi.
-Niente volpi?- la sbeffeggiai.
-Un’intera famiglia. Ho dovuto parlamentare per potermi avvicinare all’albero…- disse seria.
Mi misi a ridere. Non avevo fatto nulla che potesse indurla a credere che il bacio della notte precedente significasse qualcosa. Sembrava averlo dimenticato, ma ormai la conoscevo abbastanza da intuire cosa stesse succedendo alla sua materia grigia. Ero riuscito a decifrare il codice; a capire il suo modo di comportarsi, di pensare, di reagire alle mie provocazioni. Sapevo distinguere i sorrisi sinceri, da quelli forzati, gli atteggiamenti remissivi da quelli schivi. Disponevo di un ampio vantaggio nei suoi confronti, e nonostante questo riusciva ancora a stupirmi.
-Ora che si fa?-.
-Aspettiamo-.
Il verbo “attendere” però non sembrava rientrare nel vocabolario di Carol. Dopo appena cinque minuti, già pestava i piedi a terra impaziente.
-Sta’ calma, va bene?- le dissi, scrutando leggermente accigliato il display del mio Iphone. Segnava quasi le otto e noi eravamo ancora allo sbando.
Alzò gli occhi al cielo con un lieve sbuffo e si sedette al mio fianco, portando le ginocchia al petto.
Per quanto strano possa sembrare, fummo fortunati. Venti minuti più tardi udimmo il rumore di ruote sui ciottoli dietro la curva, in fondo a destra.
-Arriva qualcuno…- biascicai. Le afferrai una mano e la feci tirare in piedi. Dovevamo cogliere l’occasione al volo. Mi gettai in mezzo alla strada, sbracciandomi il più possibile.
Poco dopo comparve in fondo al sentiero a tratti asfaltato, una Limousine nera.
La coincidenza mi parve strana, ma non più di tanto quando finalmente l’automobile accostò e i finestrini oscurati si abbassarono rivelando il viso attraente di Johanna Trahert. Non potevo crederci. Finalmente un po’ di fortuna.
-Avete qualche problema?- ci chiese sospettosa. Non la biasimai. Il tasso nazionale di criminalità era salito del venti per cento negli ultimi tre anni. Era facile incontrare male intenzionati.
-Si, la macchina ieri sera si è fermata e abbiamo dormito all’agghiaccio.- rispose Carol.
Ci squadrò lentamente indecisa se farci salire o meno. Poi d’un tratto, si abbassò gli occhiali da sole sul naso ed esclamò:- Voi eravate alla conferenza stampa di ieri sera!-.
-Beccati.- mormorai raddrizzando di poco la schiena.
-Non ditemi che mi stavate seguendo…- disse accennando un sorriso divertito.
-Beh, veramente…-. –Assolutamente no!-.
Carol mi fulminò con lo sguardo. La ignorai. –In realtà…si-.
-E perché?-.
-E’ una storia lunga-.
Il sue labbra dipinte di rosso si distesero ancora di più. –Allora salite. Vi darò un passaggio e magari ci scapperà anche un’intervista inedita-. Ridacchiai.
-E la nostra macchina?- intervenne Carol pragmatica.
-Per quale giornale lavorate?-.
-Il Daily Mirror-.
-Chiederò al mio manager di parcheggiarla davanti alla redazione-.
Non me lo feci ripetere due volte. La ringraziai e aprii lo sportello anteriore. Mi sedetti al posto del passeggero e dopo qualche istante, Carol si accomodò sui sedili dietro.
 
 
 
 
                                                                         Carol
 


-Dunque, per quale motivo mi avete seguita?-.
-Vuole davvero saperlo?- le disse Harry con fare dubbioso. L’attrice annuì piano.
-Beh, senza volerlo abbiamo…origliato la discussione con il suo fidanzato e così abbiamo pensato che…-. La risata cristallina e sincera della donna interruppe il suo racconto.
-Voi giornalisti! Sempre a caccia di scoop!- esclamò ilare. Nascosta dai ricci di Harry le lanciai un’occhiata bieca. –E’ il nostro lavoro.- osservai rigida.
-Si e non vi invidio. Beh, ve lo svelerò in anteprima. Oggi è il compleanno di Scott e io e Adrian abbiamo organizzato una fantastica festa a sorpresa. Abbiamo anche noleggiato una barca! Ma, Scott è terribilmente geloso a volte. Ero preoccupata così ho chiamato mia sorella che abita fuori città e sono rimasta da lei. Appena Scott scoprirà la verità, tornerà tutto normale-.
Per l’intero tragitto rimasi in silenzio, infastidita dal fatto che Harry non mi avesse degnata di attenzione da quanto avevamo incontrato Johanna. Ed io mi ero lasciata baciare. Povera illusa, mi rimproverai.
-Omicidio nella vasca da bagno, eh?- lo punzecchiai una volta arrivati a casa di Dave. Harry mi guardò male. –Non scherzare troppo. In fondo potrebbe anche essersi inventata tutto-.
-Sogna, Styles. Sogna.- continuai imperterrita, mentre si tastava le tasche dei pantaloni eleganti alla ricerca delle chiavi di casa.
Finalmente le infilò nella toppa. Un istante dopo, ci accolsero il tepore dell’ingresso e la luce del sole mattutino che filtrava dalle persiane semi abbassate.
Non feci nemmeno in tempo a posare la borsa su un mobiletto nel salotto, che Harry mi attirò a sé, rubandomi un bacio inaspettato. Di nuovo.
Strinsi tra le mani la sua camicia, persa nel profumo virile che pareva avvolgermi completamente. Approfondimmo il bacio, mentre le sue mani mi sfioravano la nuca.
Il tonfo secco della borsa che avevo lasciato cadere per la sorpresa però, mi riportò alla realtà. Mi ricordai improvvisamente di come mi aveva trattata dal nostro risveglio e sentii montare su la collera.
Premetti leggermente sul suo petto per allontanarlo. –Come mai tutta questa confidenza?- lo provocai, cercando (invano) di regolarizzare il respiro. Il mio tentativo di sembrare distaccata e fredda, naufragò miseramente. Il mio tono suonò ironico, incoraggiante, quasi malizioso. Dentro invece fumavo di rabbia.
Mi rivolse un sorrisetto impertinente, tentando di accostarsi di nuovo. Glielo impedii.
-L’articolo.- gli rammentai in un sussurro.
A malincuore mi liberò dal suo abbraccio e riprese la bozza scarabocchiata in macchina durante la notte. Al centro del soggiorno immerso nella penombra del mattino, campeggiava un tavolo sgombro da cianfrusaglie e fotografie. Sedemmo lì e per un po’ lavorammo alla stesura finale del pezzo.
Proponevamo, cancellavamo, scrivevamo. E nel trascorrere quel tempo insieme, discutendo se usare un vocabolo piuttosto che un altro, mi ritrovai a pensare a quanto mi piacesse la compagnia di Harry. Era intelligente, pigro, discontinuo, lunatico; irritante come pochi, imprevedibile, vivace…eccitante. Era una bomba ad orologeria, pronta a saltare in aria. Mi avrebbe stravolto la vita, me lo sentivo. E una parte di me non desiderava che quello: l’altra invece aveva paura.
Potevo permettermi una relazione simile?
Osservai lo zucchero che stagnava sul fondo della tazza dopo aver bevuto il caffè caldo che Harry mi aveva offerto. Sospirai.
Affianco a me, Harry gettò una rapida occhiata all’orologio a pendolo sulla parete opposta.
-Sono quasi le nove. Dobbiamo andare-.
-Non posso entrare in ufficio vestita così. E neppure tu.- obbiettai squadrando prima il mio vestito elegante e poi il suo completo da sera piuttosto sgualcito.
-Non riesci proprio a goderti la vita, vero?- ribatté lui sfacciato. Era talmente vicino, che riuscivo a scorgere le pagliuzze grigie che gli punteggiavano le iridi verdi e brillanti.
-Non se sono in compagnia di uno sprovveduto del tuo calibro-.
-“Lo sprovveduto” in questione ci ha salvati stamattina-.
-No, è stata la Trahert a tirarci fuori dai pasticci.- rettificai beffarda.
-Senza il mio fascino non saremmo andati lontani, però-.
Gli sferrai uno schiaffo sul braccio. –Il tuo ego comincia a sfiorare livelli preoccupanti-.
Harry si sciolse in una risata divertita. -Calma i bollenti spiriti, hooligan.- mi apostrofò mentre mi trascinava in camera sua.
Sollevai un sopracciglio, interdetta. -Così ora avrei un nuovo soprannome?-.
Si limitò a sorridere. Con un gesto della mano si arruffò i riccioli.
Aprì le ante dell’armadio e si mise a frugare finchè non mi porse un paio di pantaloni neri e un maglioncino color pesca. Mi parvero della mia stessa taglia.
Non accennai però a prenderli. Lo fissai interrogativa aspettandomi le dovute spiegazioni.
Lo capì. –Quando ho lasciato Rachel, nella fretta di andarmene ho infilato nella borsa anche qualche suo indumento-.
-Non mi dire!- esclamai tagliente come la lama di un rasoio. Prima l’attrice, ora l’ex fidanzata.
Mi voltai di scatto decisa a chiudere la discussione il più in fretta possibile, ma Harry mi posò una mano su una spalla, premendo gentilmente per farmi girare.
-Dai, non vorrai farmi credere che sei gelosa…- insinuò, con un velo di malizia nella voce.
-Non siamo in una soap opera, Harry.- risposi evasiva, sfuggendo volutamente al suo sguardo indagatore.
-Raccontala a qualcun altro!- mi schernì, incrociando le braccia al petto e fissandomi con aria sfrontata. Lo detestavo.
-Devo esserlo?- dissi allora. Esigevo una risposta sincera.
Mi scrutò attentamente. –No-.
Trascorsero alcuni attimi, prima che racimolassi il coraggio necessario per parlare ancora.
Non mi aveva mentito. L’avevo intuito dalla sua espressione terribilmente seria e dal nervosismo con cui continuava torturarsi il labbro inferiore, in attesa di una mia reazione.
-Non li rivorrà indietro?- mi decisi a cambiare argomento. Spostai lo sguardo sui vestiti di Rachel. Era il mio modo per fargli intendere che gli credevo.
Scrollò le spalle. -Ha talmente tanti vestiti che non credo se ne accorgerà mai-.
Mi lasciai sfuggire una breve risata.
-Va a cambiarti. Io intanto avverto la redazione che abbiamo avuto un contrattempo-.
Annuii docile e mi barricai in bagno.Me ne stavo impalata a fissare il mio riflesso attraverso il grande specchio sopra il lavandino. Mi sistemai il maglioncino una decina di volte, tirandolo prima in basso e poi in alto, stirandomelo sulla pancia che brontolava, per poi coprirmi le spalle con i capelli vaporosi e leggermente ondulati.
Alla fine, proprio quando rinunciavo all’idea di avere un aspetto decente, Harry bussò piano alla porta. -Posso?-.
-Sono inguardabile, Harry. Non ti conviene entrare.- lo avvertii sardonica.
Entrò ugualmente, accennando una risata. Si era cambiato. Aveva indossato una t-shirt bianca a mezze maniche, un pantalone scuro e blazer ai piedi. –Stai bene, invece.- disse dopo avermi osservata.
-Harry,  ho il trucco colato e il colorito che sfiora il giallastro. Temo di non essere un bello spettacolo.- gli spiegai con pazienza. -…e non cercare di fare il galante.- lo ammonii con l’indice puntato in alto quando tentò di rispondermi.
-Certo che sei difficile.- esclamò allora. Sbuffai, guardando altrove.
Fece un passo verso di me; mi spostò un ciuffo di capelli dal viso, dandomi poi un bacio sulla fronte. –Riesci ad essere incantevole anche a corto di trucco e vestiti consoni. Te lo assicuro-.
Gli restituii uno sguardo dubbioso. –Probabilmente sei in ipoglicemia e non ti senti molto bene. Appena arriviamo a lavoro, ti offro la colazione. Promesso-.
-Possibile che tu non riesca ad accettare un complimento una volta tanto?-.
 
 
 
 
 
Avevamo lasciato i nostri eroi (?) dentro la macchina in procinto di trascorrere un’intera notte insieme.
Ed ora eccoli qui, alle prese con ben altri problemi. Sono impazzita per scrivere la parte dell’autostop! Perciò ditemi se è venuta o meno un totale sfacelo!! Che dire? Spero che vi piaccia il tipo di rapporto che si sta istaurando tra i due…perché durerà poco, ahimè! Il prossimo capitolo è quello prima dell’appuntamento…o forse ce ne sarà un altro, non so devo ancora decidere. Ah, volevo puntualizzare che Carol è attratta da Harry, ma è molto legata anche a Landscape. Quindi è un po’ divisa tra l’uno e l’atro, tra la realtà e il sogno, ecco.
Bene, passiamo al pezzo forte della serata: un grazie di cuore alle girls che hanno lasciato una recensione al capitolo precedente, davvero le ho apprezzate tantissimo *.*
Grazie mille anche ai 54 che preferiscono, ai 13 che ricordano e ai 102 che seguono; a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti, chi pubblicizza e chi invece legge e basta.
Credo di non essermi dimenticata nessuno u.u.
Come sempre, mi farebbe molto piacere conoscere le vostre opinioni, perciò se ci siete battete un colpo!!
Caty <3
 
 
Ah, Tomboy (l’altra mia FF) si è offesa perché non la pubblicizzo mai, povera! Quindi l’accontento :)
  

 
   
 
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