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Autore: Lelaiah    25/04/2013    1 recensioni
Ethelyn è figlia del Vento, ma ha i capelli di fiamma.
Drew vive in un villaggio di minatori, in compagnia del suo fidato amico Blaking.
Simar e Kiron sono gli eredi al trono di un Regno celato da una misteriosa e potente foresta.
Nive è stata abbandonata e si guadagna da vivere facendo la danzatrice.
Zahira è a capo del proprio villaggio, ma è rimasta sola.
Gizah ha la capacità di trasformarsi in un centauro grazie all'eredità paterna.
Infine Roving è l'ultimogenito dell'antica casata dei Kite, indomito come il simbolo della propria famiglia.
Tutti loro sono attesi al varco e si ritroveranno a viaggiare per lunghi chilometri nel disperato tentativo di impedire la morte di uno dei Veglianti, i grandi lupi elementali. Non dovranno temere le ombre perchè è in esse che si cela il loro nemico.
Nessuno di loro è nato per diventare un eroe, ma voi siete disposti ad accompagnarli in questo viaggio?
Qualsiasi sia la vostra risposta, vi do comunque il benvenuto a Suran!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 28 Rivelazioni
Mi dispiace molto che la storia vada a rilento, ma non trovo mai la giusta disposizione mentale per scrivere più di due pagine :(
Comunque... dopo tante domande, ecco alcune risposte. Come sempre non sono mai abbastanza, lo so XD
Buona lettura!




Cap. 28 Rivelazioni


  Blaking sgranò gli occhi, stentando a credere a quello che vedeva.
Cosa diavolo stava succedendo?
Perché Drew, il suo Drew, si era trasformato in un enorme drago dall’aspetto serpentino? Sapeva che aveva sangue misto nelle vene, ma non credeva avrebbe mai assistito ad una sua trasformazione… era altamente improbabile che potesse sviluppare la capacità di mutare.
“Ma quello davanti a me è un drago, non c’è dubbio.”, pensò, spostandosi di lato per poterlo osservare meglio.
Era enorme: la sua testa raggiungeva la cornice sommitale del tempio e la sua coda si perdeva dentro il lungo corridoio d’acqua.
Nonostante fosse immobile, i suoi muscoli erano pronti a scattare.
-Drew!- lo chiamò.
L’amico si voltò, rischiando di travolgerli con la propria mole. Li scrutò con un occhio grigio come il mare e spalancò le fauci, come a voler parlare.
Non sapeva se i draghi ne fossero in grado (quasi sicuramente sì), ma lo shock era sicuramente tale da impedirglielo.
-Devi bloccare gli Spiriti, sfrutta questa trasformazione!- lo esortò allora l’Ippogrifo. L’amico sembrò comprenderlo ed annuì, tornando a voltarsi verso l’acqua.
Davanti a lui si ergevano due draghi d’acqua, le cui spire continuavano ad avvilupparsi in aria, in un flusso ininterrotto.
  Le tre creature si scrutarono, sotto gli sguardi attenti dei due schieramenti.
Ethelyn era piegata in due e si reggeva il costato, mentre Simar sembrava pronto a collassare da un momento all’altro. Nehir pareva trovarsi nelle condizioni migliori, a giudicare dall’espressione minacciosa che aveva sul muso.
-Dobbiamo preoccuparci?- chiese Ren, lanciando un’occhiata agli Spiriti Blu e poi al drago dorato che sbarrava loro il passaggio.
-Non è mai successo prima.- dovette ammettere Blaking.
-E non avrebbe dovuto succedere, considerato che è un Nun!- ribattè Arkan.
“Sangue misto, eh?”, pensò Nehir. Simar gli lanciò un’occhiata e confermò la sua tesi con un cenno del capo. “A quanto pare va di moda, in questo gruppo.”
“Nehir…? Sei tu?”, una nuova voce si aggiunse alla loro conversazione mentale.
Sia l’Elfo che il Fisàan sobbalzarono, colti di sorpresa.
“Drew? Hai capacità telepatiche?”, fece stupito il principe. L’enorme creatura davanti a lui si agitò leggermente.
“A quanto pare sì… cosa diavolo è successo?”, volle sapere.
“Il tuo sangue ha richiamato il potere della Terra. Ti sei trasformato… come un mutaforma.”, tentò di spiegargli.
“E potrò tornare normale?”, domandò preoccupato.
Il ragazzo dai capelli d’argento sollevò un angolo della bocca. “Oh, certo. Ma dovrai imparare a controllare questa nuova capacità.”, rispose.
Vide il compare annuire, facendo oscillare la grossa testa su e giù. “D’accordo. Vediamo che riesco a fare.”, e detto questo si slanciò verso uno dei suoi avversari.

  Lanciò un poderoso ruggito e protese gli artigli delle zampe, pronto a colpire.
I draghi d’acqua fecero lo stesso, soffiando a suo indirizzo. I loro occhi, di un blu intenso, brillavano foschi.
L’acqua del canale si mosse tutta d’un colpo, provocando onde non indifferenti. Ma Drew non se ne curò e si schiantò con forza contro il suo bersaglio.
L’impatto fu violento e fece oscillare pericolosamente i rocchi delle colonne, mandando l’acqua a sciabordare contro le sponde di pietra.
Il Nun avvolse il proprio corpo attorno a quello del suo contendente, tentando di bloccargli ogni movimento. Al contempo stava cercando di tenere a bada l’altra creatura, pronta a dargli noie.
I tre corpi iniziarono ad avvilupparsi, confondendosi in un groviglio di spire dorate e trasparenti. Qualche movimento improvviso testimoniava un colpo andato a segno oppure mancato.
Mentre i draghi combattevano, gli Spiriti corrotti ne approfittarono per andare all’attacco.
  Fu Nive la prima ad accorgersi di loro: l’urlo le si bloccò in gola e lanciò un dardo d’acqua senza nemmeno pensare. Il suo bersaglio lo evitò per un pelo, cambiando improvvisamente la propria linea d’azione.
Ma la reazione della ragazza bastò per mettere in allarme tutti gli altri.
-Ren, Nive, teneteli occupati!- ordinò Arkan. Il suo compagno annuì senza esitazione, mentre la danzatrice lo guardò con tanto d’occhi. Cosa si aspettava che facesse?
La risposta, ovviamente, non arrivò, perché il Ferift si ritrovò a lanciare lame di vento contro i loro nemici.
Blaking si alzò in volo, pronto a colpire dall’alto. Quando ebbe raggiunto una quota sufficiente, guardò in basso e si bloccò. –Ne arrivano altri!- lanciò un verso acuto e penetrante.
-Dannazione!- imprecò Simar, liberandosi della casacca per non esserne intralciato. Estrasse i suoi pugnali gemelli, pronto a combattere e cercò il contatto visivo con le piante che crescevano sopra le loro teste, nel caso fosse servito il loro aiuto.
Muoversi gli costava fatica, ma non avrebbe accettato di farsi ammazzare lontano da casa.
-Ethelyn, ce la fai a combattere?- si sentì chiedere la Ferift. A parlare era stato l’Ippogrifo. Sollevò gli occhi ed annuì, trattenendo una smorfia di dolore.
-Appena avremo finito ti curerò, lo prometto.- la rassicurò il principe.
Lei lo guardò. –Ne sei in grado?
-Sì, so curare le costole incrinate.- confermò.
-Bene.- la giovane estrasse i sai ed infuse nelle lame il potere dell’aria, rendendole trasparenti e taglienti come il vento tra le rocce.
In tutto questo, Nive li guardò con tanto d’occhi, indecisa se mettersi ad urlare per la paura o accusarli di essere tutti dei pazzi suicidi.
Volevano veramente combattere contro tutti quegli Spiriti corrotti?
-Nive, concentrati!- la sua attenzione venne riportata sullo scontro. Ren le lanciò un’occhiata e la invitò ad usare il proprio potere per proteggere il gruppo. Lei allora chiuse gli occhi, tentò di sgombrare la mente, e focalizzò una barriera liquida, viva e impenetrabile.
Sentì le molecole di acqua risponderle, anche se a fatica.
-Brava ragazza!- si complimentò qualcuno, forse Arkan. Non avrebbe saputo dirlo: attorno a sé sentiva i rumori dello scontro e i ruggiti dei draghi.
Tutti i presenti, creature comprese, stavano lottando con le unghie e coi i denti per proteggere la piattaforma di pietra, unica loro ancora di salvezza.
Il problema era che loro erano in numero limitato, mentre quello dei loro avversari continuava a crescere.
Se non fossero arrivati rinforzi, se la sarebbero vista brutta.

“Non so per quanto ancora riusciremo a resistere!”, ruggì Nehir, attaccando l’ennesimo Spirito Blu.
Tutti quelli che si erano avvicinati abbastanza da poter essere azzannati, ora giacevano ai margini della piattaforma. I loro corpi si stavano lentamente liquefacendo, lasciando qualche rigagnolo luminescente.
“Sono creature d’ombra, non c’è dubbio.”, osservò il lupo, sputando un po’ del loro strano e vischioso sangue.
-Nehir, lascia a dopo le considerazioni!- ribattè Simar. I muscoli delle braccia gli tremavano e aveva perso il conto di quanti avversari aveva abbattuto. La gamba che si era fratturato gli doleva ad intervalli regolari, segno che la stava sforzando troppo.
Era riuscito a richiamare le piante, facendo sì che attaccassero per difenderli, ma il loro potere era limitato, così come la sua forza.
Prese un respiro profondo, detergendosi il sudore dal viso. Con la coda dell’occhio vide Ethelyn trattenere un rantolo, sofferente. Probabilmente la costola incrinata si trovava vicino ai polmoni: doveva curarla al più presto o le conseguenze avrebbero potuto essere spiacevoli.
  Fece per raggiungerla, quando Blaking si schiantò davanti a lui, lasciando un solco nella piattaforma di roccia. L’Elfo si ritrasse con uno scatto, fissando il compagno con occhi sbarrati.
Cos’era successo?
Voltò la testa con un movimento repentino e capì: lo scontro tra Drew e i draghi era entrato nel vivo e un colpo vagante aveva finito per centrare l’Ippogrifo.
La Ferift gli fu subito accanto. –Blaking, stai bene?!- chiese, preoccupata.
La creatura si scrollò di dosso i detriti e sbatté qualche volta le palpebre, confusa. Poi fece schioccare il becco con fare infastidito e si rialzò. –Sono a posto.- rispose.
La ragazza non sembrò convinta della risposta, ma non protestò.
-Concentratevi sulla battaglia!- li esortò Arkan. –Questi dannati esseri sembrano non finire mai!
Ed era vero.
Per quanto la loro barriera fosse sufficientemente potente da respingerne una buona parte, gli altri riuscivano ad oltrepassarla e ad attaccare il gruppo. Per non parlare dei due giganteschi draghi d’acqua.
-Arkan, non resisteremo ancora a lungo.- gli fece notare Ren, ormai al limite delle proprie forze. Nive, accanto a lui, sembrava sul punto di svenire.
Era la prima volta che la ragazza affrontava una sfida fisica del genere e lo stava facendo sotto costrizione, cosa che peggiorava ulteriormente la situazione.
Ma non era così codarda da abbandonare delle persone in difficoltà. Poteva avere molti difetti, ma quello non l’avrebbe mai fatto.
Improvvisamente uno Spirito attraversò la barriera e si slanciò contro di lei. La danzatrice urlò, colta di sorpresa, e fece per lasciare la presa sul potere.
L’essere si bloccò all’improvviso, gli occhi sbarrati, prima di cadere al suolo con uno tonfo, freddato da una lama ricurva.
Nive cercò il suo soccorritore, sicura di individuare Ethelyn. Quando incontrò gli occhi di Arkan, il terzo elemento della triade di Csi, restò a fissarlo stupita.
-Non distrarti.- le disse lui con un mezzo sorriso, per poi tornare a combattere.
Lei scosse energicamente la testa e fece come le era stato detto.

“Sono stanco di questo tira e molla.”, pensò Drew.
Era parecchio tempo che i due draghi tentavano di fiaccarlo, muovendosi in cerchio e fintando col preciso intendo di fargli perdere la concentrazione.
Ma lui non poteva continuare a giocare, doveva aiutare i suoi amici. Il problema era che non sapeva cosa fosse in grado di fare quel suo nuovo corpo.
  Si osservò le zampe anteriori, dalla forma arcuata e terminanti con degli uncini affilati. Sicuramente avrebbe potuto squartare un bue senza problemi, ma in quel caso stava lottando contro esseri d’acqua, del tutto incorporei.
“Un attimo! L’acqua evapora al sole!”, alzò il muso di scatto, colpito da un’idea improvvisa.
Lanciò uno sguardo all’intorno e vide confusione negli occhi dei suoi avversari, che si stavano chiedendo il motivo della sua improvvisa immobilità.
Il Nun sogghignò leggermente prima di puntare con tutto il corpo verso il cielo. Il movimento causò enormi spruzzi d’acqua, che andarono a colpire i suoi compagni, molto più sotto rispetto a dove si trovava già la sua testa.
“Scusate!”, pensò.
In risposta avvertì solo il ringhio infastidito di Nehir, ma non ci badò. Aveva cose più importanti di cui occuparsi: doveva far evaporare due draghi.
Una volta superata l’altezza massima del tempio, chiuse gli occhi e concentrò tutta la propria energia per incanalare quanta più luce possibile.
La sentiva penetrargli dentro, farsi tutt’uno con le molecole del suo corpo, ora ancora più ricettive di prima. Il potere del sole si mise a scorrere in lui, fluendo come un’onda senza fine attraverso le sue scaglie e il suo sangue.
  Avvertiva le zampe prudergli terribilmente e non era certo di sapere quando sarebbe stato il momento per attaccare.
Decise di affidarsi al proprio istinto ed aspettare.
L’attesa non durò a lungo, perché all’improvviso si sentì artigliare la coda e tirare verso il basso. Cadde con un verso di protesta, perdendo la concentrazione.
Quando piombò sul fondo del canale, si ritrovò i due esseri addosso, le fauci spalancate e dirette verso il suo collo.
Si contorse, provando a liberarsi, ma lo tenevano imprigionato sul fondo.
Tentò un’altra volta, vedendo gli Spiriti sfrecciargli attorno come frecce. Doveva liberarsi, doveva aiutare gli altri!
Non si sa come, il suo lungo corpo fu libero e Drew ne approfittò per risalire in superficie. Schizzò fuori dall’acqua con un ruggito, spruzzando tutto ciò che c’era nell’intorno.
I suoi avversari non si fecero attendere, ma lui era pronto.
  Richiamò tutta l’energia accumulata e la rilasciò.
L’impatto fu violento, a tal punto che venne sbalzato indietro. Volò per parecchi metri, per poi schiantarsi contro l’archivolto di un arco e sputare fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Ebbe appena il tempo di provare dolore che perse conoscenza.

-Drew!- esclamarono all’unisono Ethelyn e Blaking.
L’urlo deconcentrò tutto il resto del gruppo che, per un momento, si ritrovò immobile a fissare il corpo del giovane.
I due lo raggiunsero, preoccupati. Simar scambiò una rapida occhiata con Nehir, sperando che non fosse successo il peggio.
“Sento il suo battito.”, lo rassicurò il lupo.
La Ferift lo girò sulla schiena, facendo attenzione a non far compiere strani movimenti alle sue membra. Lo osservò per qualche istante, poi si chinò sul suo torace alla ricerca del suo respiro.
Un rantolo e il giovane rinvenne, tossendo con forza.
-Per fortuna stai bene!- Ethelyn gli buttò le braccia al collo, sollevata oltre ogni dire. L’Ippogrifo, alle sue spalle, si lasciò sfuggire un sospiro.
Il Nun si lasciò stringere, frastornato. –Che cos’è successo…? Ricordo i draghi…- disse con voce leggermente impastata.
-I draghi sono andati: li hai sconfitti.- si sentì dire.
Confuso, si voltò verso colui che aveva parlato. Si stupì nel vedere Ren, il braccio destro di Csi. –Sul serio?
-Sul serio. Ora vediamo di liberarci dei loro amichetti.- tagliò corto Arkan. –Riesci a combattere?- gli chiese subito dopo.
Drew si ispezionò rapidamente, decidendo che i danni riportati nell’urto erano di lieve entità. Si rialzò facendo perno su un ginocchio ed estrasse il pugnale che teneva nello stivale, pronto a dar battaglia.
-Blaking, dopo vorrei parlare con te di…- iniziò.
-Lo so. Ora concentriamoci.- tagliò corto l’amico. Gli fece un rapido cenno del capo ed iniziò a correre lungo la piattaforma, per poi prendere il volo poco dopo. –Posso dire che siamo in netto svantaggio.- annunciò.
“Perspicace. A me sembrava stessimo vincendo.”, commentò Nehir, acido.
La sua ironia, però, ebbe vita breve: uno Spirito ardimentoso si lanciò all’attacco, intenzionato a trapassarlo da parte a parte con la sua lancia.
Il Fisàan scartò di lato, evitando la punta per un soffio. Poi azzannò l’avversario all’altezza della spalla e lo scaraventò sulla piattaforma. Simar gli fu immediatamente addosso e lo freddò con un affondo preciso.
-Non resisto più…- in quel momento Nive perse la presa sulla barriera ed abbassò le braccia, barcollando.
La loro protezione s’assottigliò, alimentata solamente dal potere di Ren.
Gli Spiriti corrotti sembravano non aspettare altro perché si gettarono in massa su di loro.

  Quello che seguì dopo fu il caos totale.
Ren mollò la presa e lasciò ricadere lo schermo magico, preparandosi a combattere. Tutt’attorno ogni membro del gruppo era impegnato a scartare, affondare e parare.
C’erano tre avversari a testa, se non di più.
  Blaking planò verso il basso il più velocemente possibile, spazzando lo spiazzo di pietra coi propri artigli e scaraventando in acqua tre creature. Poco dopo si ritrovò a sgroppare nel tentativo di liberarsi da un aggressore particolarmente nerboruto.
L’essere aveva avvolto le braccia attorno alla sua cassa toracica e stava tentando di sfondargliela.
-Blaking!- Ethelyn impugnò uno dei suoi sai per la punta e lo lanciò. L’arma volteggiò nell’aria e si conficcò nella schiena dello Spirito, obbligandolo a lasciare la presa.
L’Ippogrifo si voltò a mezzo e lo uccise con un colpo alla testa. –Grazie!- disse subito dopo.
-Dovere.- sorrise la ragazza. Era incredibile come si fosse evoluto il loro rapporto: solo un mese prima lei lo temeva più di ogni altra cosa. Ora erano buoni amici e si guardavano le spalle a vicenda.
La rossa si concesse un sorriso prima di ruotare su se stessa e parare un colpo con l’elsa del suo pugnale. Fece pressione col braccio, tentando di forzare la resistenza dell’avversario. La punta della lancia si spezzò e la lama del sai trovò la via della carne, affondando con facilità ed uccidendo lo Spirito.
Un fiotto di sangue nero zampillò dalla ferita, imbrattandole parte degli abiti. Ethelyn rimase a fissare il corpo dell’avversario che crollava a terra, privo di vita.
Avvertì una fitta all’altezza del cuore e percepì un istantaneo senso di svuotamento. Nonostante sapesse che quel viaggio avrebbe richiesto sacrifici, non si sarebbe mai abituata a compiere quell’unico, rapido gesto in grado di togliere la vita ad un'altra creatura.
Ne era sicura.
-Attenta!
Fece appena in tempo a voltarsi che si ritrovò il viso di un uomo a pochi centimetri. Un paio di occhi neri, sbarrati, la fissarono senza vederla.
Simar estrasse la lama del suo pugnale. –C’è mancato poco.- commentò, vedendola illesa.
-G-grazie…- mormorò lei.
-Di nulla.- l’Elfo saltò addosso ad un altro Spirito, evitando che attaccasse Nehir.
In tutto questo Nive era l’unica che non riusciva a trovare un suo ritmo. Non aveva mai dovuto uccidere nessuno e il suo corpo reagiva d’istinto: le sembrava di abitare la pelle di un’altra persona.
Non era tagliata per quelle cose e non avrebbe mai voluto ritrovarsi in mezzo a tutto ciò.
Mentre questi pensieri attraversavano la sua mente, venne attaccata. Si abbassò di colpo ed evitò il fendente diretto alla sua testa.
Guardò da sotto in su il suo aggressore e lo colpì ad un ginocchio, assestandogli un calcio. La gamba cedette sotto il peso del corpo, facendolo cadere a terra, ma lei non ne approfittò per finirlo.
Restò a guardarlo con le mani tremanti, indecisa.
Quell’attimo di titubanza bastò alla creatura per riprendersi e tentare un nuovo attacco. Sollevò il braccio, pronta a colpire, ma una lama d’aria la raggiunse, freddandola.
La giovane si riscosse con un sussulto.
-Tutto bene?- le chiese Arkan. Lei lo fissò in tralice, senza riconoscerlo.
-Arkan, sono troppi! Dobbiamo andarcene!- sentì urlare Ren. Si voltò di scatto e si rese conto di quanto la situazione fosse difficile: l’intera piattaforma pullulava di Spiriti Blu dalla pelle nera come la notte.
“Dannazione!”, imprecò dentro di sé.
Erano spacciati.
-Preparatevi a scappare!- urlò a Blaking, che era il più vicino. Il pennuto si voltò verso di lui ed annuì, cercando con lo sguardo i propri compagni.
Lui sostenne il peso della giovane danzatrice e poi la sollevò da terra, deciso a portarla in salvo. Con la coda dell’occhio vide il grosso lupo caricarsi in spalla il proprio cavaliere ed avvicinarsi a Ren.
L’amico guardò il grosso Fisàan, stupito.
Stava per montargli sul dorso quando qualcosa si schiantò contro le pareti del tempio. La piattaforma tremò e l’acqua sciabordò ovunque come impazzita.
-Che succede?!
-Là in fondo!- indicò Drew.
Un’enorme quantità di acqua stava avanzando verso di loro, trasportando nel proprio flusso gli Spiriti corrotti. Si stava ripiegando su se stessa, come una grande onda e si sarebbe schiantata con inaudita potenza.
Evitarla era pressoché impossibile.
Istintivamente tutti i presenti chiusero gli occhi, preparandosi al peggio.
Ma non ci fu nessuno schianto, solo un vago scricchiolio. Simar fu il primo a riaprire gli occhi e si ritrovò a fissare l’onda completamente congelata.
L’acqua si era cristallizzata in una terribile ed affascinante scultura di ghiaccio, al cui interno erano intrappolati i loro nemici e tutti i pesci che abitavano il fondale di roccia.
-Non posso tollerare un attacco ai piedi nella mia dimora.- esordì Manannan. La sua voce era immota e profonda come l’oceano.

  Tutti i presenti sgranarono gli occhi, mentre un grido di rabbia risuonò in lontananza, perdendosi nelle immensità del cielo.
Il Cair dell’Acqua se ne stava ritto davanti a loro, lo sguardo fisso sull’acqua congelata. Sembrava voler sfidare gli Spiriti a contrattaccare.
-Ci sono feriti gravi?- domandò, senza distogliere gli occhi dal risultato del suo intervento.
-No… nessun ferito grave.- rispose dopo un po’ Blaking.
Drew mosse un passo avanti. –Come avete saputo…?- iniziò, titubante. Dopotutto stava parlando col Vegliante dell’Est.
Il lupo sollevò un angolo della bocca, mostrando leggermente le zanne. –Sarei uno sciocco se non mi rendessi conto di quello che succede nella capitale. Soprattutto ora che mi avete liberato dal giogo di quell’oscuro potere.- disse.
-Giogo di potere?- ripetè Arkan, perplesso. Stavano forse dicendo che l’inattività del Cairansis aveva una causa diversa dalla sua negligenza? “Devo riferirlo a Csi. Questo confermerà i suoi sospetti.”, decise.
Manannan si voltò lentamente verso il gruppo e li osservò uno per uno. Infine i suoi occhi si posarono sugli studiosi e su Nive. –Due uomini di cultura dal dubbio passato ed una danzatrice. Cosa fate qui, insieme ai viaggiatori?- chiese.
La ragazza tentò di sostenere il limpido sguardo della creatura, ma poco dopo fu costretta ad abbassare gli occhi, intimorita. La sua baldanza non aveva potuto nulla contro il potere del grosso lupo.
-Ci stavano aiutando.- intervenne Ethelyn.
-A fare cosa, se posso sapere? A sconfiggere gli Spiriti?- s’informò il Cair.
Simar lanciò un’occhiata ad Arkan. –Anche.
Il Vegliante sogghignò. –Anche. Mi sembra una risposta… accettabile. Non voglio immischiarmi nei vostri affari, ma vi pregherei di partire il prima possibile.- li esortò.
-Eravamo qui per questo.- ci tenne a precisare il principe. Gli occhi di cristallo della creatura si spostarono su di lui e per un attimo sembrarono sfidarli: Manannan si comportava come il mare ed era soggetto a repentini cambiamenti d’umore.
Più o meno come tutti gli altri suoi fratelli.
-Non sfidarmi, nipote.- lo redarguì.
Il ragazzo dai capelli d’argento irrigidì la mascella. –Non lo sto facendo.
Ci fu un momento di tensione tra i due ma poi, così com’era venuto, scemò rapidamente.
Esattamente in quel momento Csi irruppe nel tempio, accompagnato da alcuni dei suoi accoliti. –Ragazzi, state tutti bene?!- chiese, allarmato.
Il suo braccio destro lo guardò, stupito, prima di fare un rapido cenno col capo.
L’Elfo lasciò uscire un sospiro, sollevato, per poi irrigidirsi subito dopo aver notato la presenza del Vegliante. –Cair dell’Acqua.- lo ossequiò con un profondo inchino.
-Non ce n’è bisogno. Queste persone sono ai vostri ordini?
-Se per “queste persone” intende i due Spiriti e il Ferift, sì.- confermò l’uomo. –Gli altri sono miei ospiti.
-Voi siete l’Elfo del Sud, non ho forse ragione?- Manannan gli si avvicinò per poterlo scrutare in volto. Quei tratti non gli erano del tutto sconosciuti, ma nemmeno familiari: dimenticare una cicatrice come quella sarebbe stato difficile, eppure non riusciva ad afferrare il suo nome.
Csi sostenne il suo sguardo, apparentemente calmo. –Sì, sono io.- nella sua voce, però, si poteva cogliere un pizzico di nervosismo.
-Perché quest’incontro?
-Per dar loro una mappa delle terre del Sud.- il suo interlocutore optò per la verità. A volte era la strada più semplice.
-Sono certo che ci sia qualcosa di cui sono all’oscuro. Se questa cosa può essere d’aiuto nell’impresa, voglio esserne messo al corrente subito dopo la partenza del gruppo.- sentenziò Manannan. –Se ora volete consegnare loro la mappa…
Era chiaro che al Cair premeva saperli in viaggio il prima possibile, ma si stava dimostrando leggermente freddo nei confronti dei ragazzi e Blaking se ne chiese il motivo.
L’oggetto delle sue attenzioni sembrò notarlo, perché rilassò i muscoli del muso e disse:-Scusate il mio comportamento. Non posso tollerare un attacco alla capitale, è una sfida alla mia ritrovata lucidità.
“La ritiene una sfida alla sua autorità. E non può mostrarsi debole, non dopo le notizie che abbiamo portato.”, ragionò l’Ippogrifo.
-Be’, prima ho bisogno di sapere una cosa.- intervenne Csi. Il Vegliante lo esortò a continuare. -Nive, vuoi partire con loro?

  La domanda la colse assolutamente impreparata.
Dopo l’enorme spavento della battaglia (per altro nemmeno conclusa), ora ci si metteva anche Csi con la sua strana domanda.
  Perché glielo stava chiedendo proprio in quel momento?
Era vero, non poteva negare di aver accarezzato il pensiero di partire, ma si era resa conto che non era assolutamente tagliata per quel genere di avventura. Poteva intrufolarsi silenziosamente nelle case, rubare documenti o scivolare tra le vie della città senza esser vista, ma l’idea di uccidere ancora le metteva i brividi.
Senza pensarci due volte scosse energicamente la testa.
-Ne sei sicura?- le chiese l’Elfo. I suoi intelligenti occhi celesti la stavano scrutando attentamente.
-Non sono tagliata per queste cose…- fu costretta ad ammettere. –Posso irretire un uomo, rubare, raccogliere informazioni, ma non uccidere ancora.
-Non è facile…- Ethelyn provò a darle conforto, ma la giovane si scostò.
-Potresti perdere la tua occasione di fuggire da quella locanda.- le fece presente Simar, pratico. –Non è quello che vuoi?
La frecciatina raggiunse l’obiettivo. –Certo che sì!- sbottò lei.
-E allora parti con loro.- la esortò nuovamente Csi. Nive tornò a fissarlo, senza capire il motivo di tanta insistenza.
-Perché vuoi che me ne vada?- glielo chiese.
-Perché questa esperienza ti arricchirà.- fu la semplice risposta. Il che voleva dire tutto o niente.
La danzatrice si rese conto che quello era un punto di svolta della sua vita: sapeva che quella scelta l’avrebbe influenzata da lì in avanti.
“Voglio veramente rimanere per tutta la vita in quel posto?”, si chiese. Non dovette nemmeno pensarci. La risposta era no, ovviamente.
L’idea di liberarsi della matrona la stuzzicava parecchio, ma lasciare tutte le sue poche certezze non era per niente allettante.
-Bisogna mettersi in gioco.- osservò Manannan. –Se l’Elfo ritiene che questa esperienza possa aiutarti a maturare, dovresti viverla.
-V-voi credete?
Il lupo annuì lentamente, pacato.
-D’accordo. Partirò.- decise finalmente Nive.
-Sono contento che tu abbia preso la decisione giusta.- sorrise Csi. –Ora posso rivelarti una cosa che ti sconvolgerà.
Lei rimase a fissarlo senza parole, chiedendosi se stesse malignamente giocando al gatto col topo. Anche gli altri, che avevano assistito in silenzio allo scambio di battute, si posero lo stesso quesito.
-E’ una cosa bella o brutta?- domandò.
-Sconvolgente.
“E’ d’aiuto.”, commentò Nehir. Non gli piaceva quel gioco d’indovinelli, ma non per questo la sua stima nei confronti di Csi era scesa.
Cyril lanciò un’occhiata alle proprie spalle. -Arkan.
Subito l’uomo si fece avanti, fissandolo curioso e rimanendo in attesa di ordini. Non aveva idea di cosa stesse passando per la mente del suo capo.
-Ti presento tua figlia.- l’Elfo indicò senza esitazioni Nive.
I due lo fissarono sconvolti, senza saper bene cosa dire, per poi fissarsi a loro volta.

  Arkan spalancò le ali con uno scatto, basito.
Tutti i presenti si fecero indietro ad esclusione di Manannan, per nulla preoccupato da quella violenta esternazione emotiva.
-C-come?!
La sua espressione non era molto dissimile da quella della giovane ragazza che aveva davanti. Erano entrambi confusi oltre ogni dire e si scrutavano come se avessero visto un fantasma.
O un sogno terribilmente meraviglioso.
Nive tornò a guardare Csi. -Io non ho un padre. E’ morto o qualcosa del genere.- ammise.
-No, tuo padre non è morto. E no, Arkan, non lo è neppure tua figlia. Guardatevi.- li esortò l’uomo, calmo.
Quello che doveva essere il padre della danzatrice afferrò per le braccia il proprio superiore. –Se questo è uno scherzo, ti giuro che non la passerai liscia, Csi.- gli disse con occhi spiritati.
L’Elfo distese le labbra in un sorriso, che gli illuminò gli intelligenti occhi celesti.
Arkan allora si voltò verso di lei e la fissò da capo a piedi, incredulo e meravigliato. Ora che l’osservava bene poté notare la stessa forma del viso della donna che aveva amato.
“Leliana...”, sentì una stretta al cuore.
-A-Arkan…?- Nive si scostò leggermente, preoccupata dalla sua espressione. Sembrava sul punto di fare qualcosa di stupido, come mettersi ad urlare o stringerla in una presa soffocante.
Sentendo pronunciare il proprio nome, lui raddrizzò la schiena e si diede un contegno. –Come si chiama tua madre?- le chiese.
Lei scosse il capo, facendo oscillare i lunghi capelli mori. –Non ho una madre, sono stata cresciuta alla Locanda dei Fiori.- spiegò.
Aggrottò le sopracciglia. –La Locanda dei Fiori? È quella circondata da alte mura, vero? È gestita da un matrona.- riportò alla mente l’immagine di quel luogo, focalizzandola nei propri ricordi di gioventù. Lo Spirito annuì. –Leliana ci andava spesso quando litigava coi suoi genitori. Le piaceva sedersi a contemplare i fiori e cantare.
-Cantare? Alla Locanda?
-Sì, mi rendo conto che suona strano. Ora le cose sono un po’ diverse.- ammise l’altro, leggermente imbarazzato.
-Arkan.- Csi decise di intervenire per sbloccare la situazione. Il suo sottoposto lo guardò, attento ad ogni sua parola. –Lasciatemi spiegare come siamo arrivati a questo.
Con la coda dell’occhio notò il Cair celare una smorfia d’insofferenza e gli fu grato per essersi trattenuto e non aver rovinato il momento. Comprendeva la necessità di far partire il gruppo di stranieri, ma quello era il tempo dei sentimenti.
-Quando ti ho incontrato ti stavi dedicando al furto, giusto? Mi dissi che lo stavi facendo per vendicarti di un uomo… Kone, se non sbaglio.- iniziò l’Elfo.
-Giusto. Quel bastardo…- il Ferift digrignò i denti all’udire quel nome. Nonostante si fosse preso la sua vendetta, odiava ancora sentirlo pronunciare, con tutto se stesso.
-Mi raccontasti che era lo Spirito scelto per diventare il compagno della donna che amavi, ma che lei non voleva sapere di sposarsi. E mi dissi anche che lei era incinta.- continuò.
Arkan spostò lo sguardo su Nive e si lasciò sfuggire un debole sorriso. –Aspettava una bambina.
Csi annuì. –E’ lei, quella bambina. Dopo il tuo racconto ho fatto un po’ di ricerche e ho scoperto che Leliana, credendoti ucciso da Kone, ha deciso di affidare la bambina alla matrona della Locanda. Sperava che avrebbe potuto vivere lontana dall’influenza della sua famiglia.- spiegò.
-Ma io credevo…
-Kone ti ha fatto credere che Leliana e la piccola fossero morte a causa del parto. È stata la rabbia a portarti sull’orlo della tomba, non il tuo avversario.- lo interruppe.
-Un attimo!- Nive intervenne. Non riusciva più a seguire il discorso, le parole le si accavallavano confusamente nella testa. Csi ed Arkan si voltarono a fissarla. –Mi state dicendo che mia madre è viva…?
A quella domanda anche il suo presunto padre si fece speranzoso. Dopo aver saputo della sua morte da parte di quel codardo di Kone, si era concentrato solo sul proprio dolore, non dubitando un attimo delle sue parole.
Cyril fu costretto ad abbassare la testa, dispiaciuto. –No… mi spiace.
-No?! Leliana è morta…? L’ho persa un’altra volta?- Arkan strinse le mani a pugno, sentendo la rabbia montargli dentro.
-E’ stata costretta a prendere un altro marito dopo che tu hai sistemato il primo. È morta di parto.- comunicò.
Nive si portò le mani alla bocca, reprimendo un singhiozzo. La flebile speranza di poter rivedere sua madre era appena andata in frantumi.
Arkan chinò il capo, nascondendosi dietro ai suoi lunghi capelli biondi.
-Vi lasciamo un momento da soli.- mormorò Csi, prima di far cenno agli altri di allontanarsi.
La danzatrice li osservò spostarsi e colse lo sguardo di Ethelyn, che le diceva di essere forte e non cedere. Fu la prima volta in cui apprezzò veramente l’interessamento di qualcun altro.
Lentamente si avvicinò a suo padre, stando attenta a non fare movimenti bruschi. Si fissò le mani, dubbiosa e alla fine decise di stargli semplicemente accanto.
Nonostante non lo conoscesse, il dolore che lo scuoteva era quello che stringeva anche il suo cuore.
Arkan sentì il rumore dei passi di Nive, leggeri come l’aria e sollevò leggermente lo sguardo. Restò a fissarla e ancora una volta ritrovò un altro pezzetto di Leliana.
Senza poterselo impedire l’attirò a sé, stringendola tra le proprie braccia come se fosse la sua ancora di salvezza.
Aveva creduto di aver perso tutto molto tempo addietro, ma scoprire che non era così era ancor più doloroso dell’averlo pensato.
La giovane s’irrigidì immediatamente, allarmata dall’improvviso contatto. Tentò di liberarsi, ma capì che lui non l’avrebbe lasciata andare.
Allora prese un respiro profondo, appoggiò la fronte contro il suo petto e pianse.
Pianse come non aveva mai fatto in vita sua.
  
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