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Autore: Waterproof    25/04/2013    3 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo 5.













Non sarei dovuta scappare.

Il fatto che mi stessi pentendo di avergliela data vinta così facilmente era testimoniato dalle numerose testate che stavo dando al muro accanto al mio letto.
Quelle parole erano state pesanti, ma mai quanto il peso di una soddisfazione che gli avevo appena dato: aveva capito di avermi ferita, e di certo ne era stato fiero.

Idiota.

Io, non lui.
Mi alzai di scatto, imprecando contro qualsiasi cosa mi trovassi contro; per quanto desiderassi far finta di nulla, non potevo ignorare quello che provavo. Mi sentivo umiliata, offesa e quelle diciotto paia d’occhi tutti puntati sulla mia persona non avevano aiutato.
Dannato Styles e tutta la sua vita!
Qualcuno bussò alla porta pertanto pensai che non potesse essere Sandy, quindi, con un tono che forse avrei dovuto moderare, chiesi di chi si trattasse.
<< Josh. >>  Gli diedi il permesso di entrare, sedendomi di nuovo sul letto. Cercai di fingermi indifferente come sempre, ma la prima cosa che fece, quando mi vide, fu mettersi accanto a me, prima di abbracciarmi.
Rimasi con le braccia penzoloni e gli occhi sgranati, chiedendomi a cosa dovessi quell’attacco di affetto. Lui non c’era quando era successo tutto, non poteva sapere. A meno che Harry non gli avesse detto qualcosa, ma volevasi dire che era umano, e che forse si era pentito di avermi detto quelle cose.

Fidati.

Ci credevo poco, ed infatti, quasi mi stesse leggendo nella mente, rispose alla mia tacita domanda.
<< Io e Lou stavamo tornando, ci siamo fermati ad una certa distanza perché abbiamo sentito qualcuno urlare… Poi ti ho vista andare via a testa bassa. >>
Annuii, flebilmente, prima di rendermi conto che fosse un grande errore. Mi ripresi all’istante e gli diedi una leggera gomitata.
<< Non mi faccio abbattere per così poco, McCoy. >> Ridacchiai, guardandolo.
<< Ci è andato giù pesante, Abbey. Sicura di stare bene? >>
<< Certo! >>

Non è un interrogativo,
è una lezione imparata col passare del tempo.

Ricordai il testo dei Green Day e mi venne una gran voglia di prendere a pugni chi mi stava costringendo a diventare una menzognera, soprattutto nei confronti di me stessa. Lo odiavo, lo disprezzavo con tutta me stessa.
<< Non ti conosco poi così bene, ma.. >> Iniziò, incrociando le braccia al petto. << Non mi fido. Ragion per cui sono andato da Harry. O per meglio dire sono tornato in camera e ho finto di chiedergli perché stesse urlando. L’ho incastrato. >>
<< Sei tremendo, Josh… Non ce n’è bisogno, litighiamo in questo modo da tutta la vita. >> Chiarii, prendendo a camminare in giro per la stanza.
Da quanto in qua Sandy lasciava i suoi cassetti aperti. Mi chinai per chiuderglielo, quando i miei occhi notarono un oggetto strano.
<< Potreste finirla una buona volta, no? >> La sua proposta non era per niente allettante. E per di più utopistica a livelli estremi.
Afferrai il coso di plastica che stava nel cassetto e me lo rigirai tra le mani, prima di rendermi effettivamente conto di cosa si trattasse.
<< CHE SCHIFO CHE SCHIFO CHE SCHIFO CHE SCHIFO! >> Agitai le mani in segno di disgusto, per cercare di purificarle dall’obbrobrio che avevano appena stretto. Josh mi corse incontro e si chinò al mio fianco, lanciando uno sguardo a quella cosa che avevo appena fatto cadere.
<< Oh Dio >> Affermò, prima di scoppiare a ridere come un forsennato.
Io ancora non riuscivo a credere che Sandy si desse da fare con un vibratore quando evidentemente tutti gli sfigati di quel corso gliel’avrebbero dato senza doverci pensare su due volte!
Dannazione, quel coso aveva toccato la sua… No.

Non devo pensarci.

<< Parliamo di Harry, allora? >>
<< Non trovi estremamente interessante il meccanismo secondo il quale funziona questo oggetto? >> Dissi, sfiorandolo con la punta della scarpa.
<< Abbey… >> Tentò.
<< Ma sì, guarda. Vibra, vibra e Sandy urla come una puledra in calore alla quale hanno appena dato un calcio negli stinchi. Non è geniale? >>
<< Abbey. >>
<< Tu credi che lo usi mentre dormo? No perché non l’ho mai sentita ansimare come una maratoneta. >>
<< ABBEY! >>
<< Non urlare! Cosa vuoi? >>
Sapevo benissimo di non poter evitare quel discorso, e nonostante mi fossi concentrata tanto su un argomento di cui non poteva importarmi un’emerita cippa, sapevo che Josh non avrebbe desistito. E lo dimostrava il fatto che mi stesse fissando come solo un terapeuta fissa il suo paziente in stato d’isteria.
Io non ero malata, semplicemente ero stanca dei giochetti di Styles e dei suoi continui tentativi di abbattere quel po’ di autostima che avevo – che per inciso era tutta collegata al cervello.

Made by brain, per intenderci. Christina Young diceva: “Fanculo la bellezza, io sono brillante.”

Sì, ecco. Io ero brillante, me ne infischiavo degli insulti di Harry Facciopena Styles.

Fatti una vita, verginella.

Ed eccole lì, le famose quattro paroline magiche che mi facevano venir voglia di spaccare la sua faccia. Con una forza che non credevo di possedere, colpii il pavimento, facendomi un male cane.
<< Okay, vado. Ci vediamo stasera al raduno, okay? >> Annuii, senza smettere di guardarmi avanti.
Lasciò la stanza e me, facendo calare di nuovo il silenzio. Lo sguardo cadde nuovamente sull’oggetto viola di fronte ai miei occhi, ed una miriade di pensieri si fece largo nella mia testa.
Sentii spuntare sul mio volto un sorrisino malizioso, e senza pensarci su troppo tempo, decisi di mettermi all’opera.
 
Forse ero totalmente impazzita. Forse la rabbia e la violenza represse avevano un effetto negativo sulla mia psiche profondamente provata, perché ancora non riuscivo a credere a quello che stavo facendo. Sandy la Vibrante mi guardava con un sopracciglio inarcato, braccia incrociate ed espressione interrogativa.
<< Ti sei fatta? Nel campus si spaccia? >> Domandò, scrutandomi.
<< No. Mi serve solo qualcosa di tuo. >>
<< Tu odi i miei abiti. Sono da battona. >>
<< Non è vero! >> Protestai, distogliendo lo sguardo. << Sono solo poco atti ad essere indossati da una persona che non sia una poco di buono, ma… >> mi morsi la lingua per essermi appena contraddetta << mi servono. Stasera. >>
Riluttante, si avvicinò al suo armadio, spalancandone le ante. Prese a scavare tirandone fuori una fascia di stoffa, che supposi fosse una sorta di panciera, o giù di lì.
<< E’ un top. >> Rispose lei, mostrandomelo.
<< Facciamo così, >> iniziai, avvicinandomi a lei << dammi quello che hai di più coprente. >>
Ero certa che da quella mia richiesta sarebbe nata una sorta di cataclisma. Quando infatti mi fece vedere ciò che aveva di più pudico quasi non mi mangiai le mani. Ma sua madre le lasciava davvero comprare tutta quella roba da sgualdrina?
Afferrai il vestito blu elettrico, un tubino aderente senza spalline che mi arrivava a metà coscia. Sospirai, chiedendomi se scoprire tutto il mio corpo fosse una buona idea.

Ver..
Okay, basta, ho afferrato il concetto.

Scossi il capo, notando lo sguardo perso di Sandy, poi la ringraziai e lasciai cadere il vestito sul letto prima di uscire. Incredibile che stessi facendo tutto quello per smentire Styles. Io neanche mi piacevo, esteticamente; come avrei potuto anche solo pensare di essere un po’ più maliziosa? Oltretutto con i secchioni che c’erano lì… Be’, effettivamente proprio quello giocava a mio favore.
<< Edward! >> Gridai, quando vidi spuntare nel corridoio maschile un ragazzo biondo, poco più alto di me, con un paio d’occhiali enormi a contornargli il volto. Avrebbe potuto essere anche carino senza quelli, ma immaginai cosa avrebbe potuto combinare se se li fosse tolti.
<< Ciao, Abbey. >> Sorrise, avvicinandosi.
<< Stasera ci vai al raduno? >> Chiesi, cercando di sembrare convinta.
<< Certo. Perché? >> Sembrava riluttante. Ma chi non lo sarebbe stato trovandosi di fronte una che stava cercando in tutti i modi di non triturarsi le unghie delle dita?
<< Mi chiedevo se… Ti andasse di venirci con me. Sai, io - >>
<< Mi piacerebbe tantissimo! >> Mi interruppe, esultando.
No, davvero. Forse se gli avessi dato un paio di pon –pon mi avrebbe ringraziata.
<< Passi alle nove? >> Forzai un sorrisetto, incerta. Annuì veementemente e si allontanò, mormorando qualcosa mentre se ne andava a grandi passi.
Dio, cos’ho fatto?
Me ne tornai in camera, lentamente. Ero troppo sconsolata per poter sembrare anche minimamente eccitata all’idea di sbattere in faccia a Styles quanto la mia vita non facesse pena. Ma poi mi tornò alla mente il volto di Edward, il suo nome assolutamente inglese, e mi pentii subito di quello che avevo fatto. Avrei volentieri mandato tutto al diavolo, ma un istante dopo mi arrivò un messaggio.
Lessi la scritta a caratteri cubitali, spaventandomi.

DIMMI CHE NON LO HAI FATTO.
J.

Chi diavolo era J? Ah, forse Josh. Si era deciso a prendersi il mio numero.

E invece sì. Mani di forbice mi accompagnerà al raduno, stasera.
A.

Forse il nomignolo che gli avevo affibbiato non era poi così carino, ma a chi importava? Anche se per la mente mi fosse passata l’idea di abbandonare la missione, l’intervento di Josh mi aveva fatta ricredere. Controllai l’ora, e quando finalmente mi decisi ad andare a fare una doccia, erano già le venti e trenta.
Ci impiegai poco, gran parte del tempo la impiegai cercando di domare quella chioma. Alla fine quei capelli che non sapevano se voler tendere al liscio o al riccio, se ne stettero buoni, mentre ricadevano dolcemente sulle spalle nude. Applicai dell’eyeliner e un po’ di mascara, prima di uscire dal bagno ed incontrare Sandy.
No, ma era nuda?
Aveva un paio di shorts eleganti bianchi che lasciavano intravedere la curva del suo sedere, un top rosso scollato abbastanza da dare all’effetto “vedo non vedo” solo la valenza del “vedo tanto e forse anche troppo”, e un paio di decolleté dall’altezza inaudita.
<< Ora posso ben dire che sembri una donna, Lewis. Però… Ti manca qualcosa. >> Fece, scorrendo velocemente lo sguardo lungo il mio corpo prima di soffermarsi sui miei piedi.
I miei piedi, scalzi.
Inutile dire che speravo ardentemente avesse, in primis, un paio di scarpe del mio numero, e in secondo luogo che non fossero troppo alte.
Altrettanto vano affermare che esaudì solo la mia prima richiesta. Fui costretta a camminare avanti e indietro per la stanza, sperando di non capitombolare proprio mentre arrivavamo in giardino. Gli insegnanti non c’erano, quindi alla festa vi sarebbero stati numerosi invitati. E proprio dinanzi a quella folla non avrei voluto fare una figura di me…
<< Ora stai bene quasi quanto me. >> Commentò, guardandomi. Arrossii, e probabilmente lei credette per il complimento. Io stavo solo pensando a quanto potessi tirare quel tubino. Se cercavo di coprire le gambe si scopriva il seno e viceversa.
Sospirai, afflitta, ma la mia attenzione fu attirata dal bussare insistente di qualcuno.
Quando aprii, probabilmente la mia faccia doveva avere un’espressione dipinta su essa imbarazzante, perché il ragazzo biondo, alto e stupendo che mi stava di fronte stava ridacchiando.
<< E-Edward? >> Chiesi, titubante. Lo vidi mentre mi squadrava da capo a piedi, muovendo impercettibilmente le sopracciglia su e giù.
Forse fu quello a riportarmi alla realtà.
Poteva anche essersi tolto gli occhiali e vestito decentemente, ma restava un pervertito. Salutai la mia compagna di stanza, che aveva visto tutta la scena, e mi avviai sottobraccio con il mio accompagnatore.
Cercai continuamente di non pensare a quanto mi facessero male i piedi, costretti in quelle cose che osavano chiamare “scarpe”, e uscii dall’ingresso principale con Edward, notando quanto il giardino fosse gremito di persone. Le casse facevano risuonare una canzone dei Plain White T’s, mentre io e il mio compagno scendevamo le scale che ci avrebbero portati tra quelle persone. Dovevamo essere circa una sessantina, perché non era possibile che solo trenta di noi avremmo riempito un cortile intero, grande quanto quello della Elizabeth I.
<< Abbey! >> Mi voltai verso la voce, incontrando un paio d’occhi neri come la pece, sorridenti.
<< Ciao, Louise! Dov’è Josh? Sei con lui, vero? >> Domandai, guardandomi intorno e vedendolo arrivare con due bicchieri di plastica stretti tra le mani, e mentre ne porgeva uno alla mia amica, lo vidi gettare un occhio su di me. La sua bocca assunse la forma di una “o”, ma prima che potessi sparare la solita battutina, ci pensò qualcun altro a farlo per me.
<< Sei diventato gay, amico? >>
Harry se ne stava abbracciato ad una bionda, riccia, con tre chili di fondotinta sul volto e un paio di etti di rossetto sulle labbra. Salutò velocemente Louise ed Edward, poi allungò la mano verso di me, sorridendo, prima di rendersi conto di chi avesse di fronte. Ci mise un istante prima di lasciarla cadere, ed assumere un’espressione normale e fintamente indifferente.
<< Balliamo? >>  Chiesi ad Edward, che annuì. Anche Josh e Louise ci raggiunsero, mentre Harry se ne stava con la sua nuova conquista. Non era del nostro campus, probabilmente un’imbucata.
Cercai di muovermi a ritmo, evitando di badare ai commenti proveniente da persone che non fossero il mio accompagnatore ed il mio amico, che ballava appiccicato a Louise, quasi fosse lei lo scoglio, lui la cozza.
Wow, aveva fatto in fretta a farle rendere conto di quanto fosse attratto. Effettivamente, era una bella ragazza.
Restammo in quel modo per una mezz’oretta buona, ridendo come dei dementi alle battutine stupide di Josh. La musica rallentò il suo ritmo, costringendoci a stare appiccicati. Louise legò le braccia dietro il collo del mio amico, facendomi un occhiolino che mi fece ridere, mentre Edward…
Fece scivolare le sue mani sui miei fianchi, ondeggiando con me, mentre io portavo un braccio dietro il suo collo. Era per reggermi meglio, ma lui capì tutt’altro.
Si avvicinò pericolosamente, posando poi le labbra accanto al mio orecchio.
<< Sei bellissima, a proposito. >> Mormorò, in un tono che avrei dovuto ritenere suadente ma che mi fece venire solo la pelle d’oca.
Lo avrei respinto, se un attimo prima di farlo non avessi incontrato gli occhi di Styles. La ragazza parlava con qualcuno, mentre lui beveva osservandomi.

Guarda bene, Harry.

Mi lasciai andare contro Edward, che parve apprezzare il gesto perché mi strinse ancora più forte. La sua mano scese lungo la mia schiena, lentamente, prima di fermarsi sul mio sedere e chiuderlo in una palpata che non gli avrei concesso neanche da ubriaca.
Mi allontanai di scatto, e mi trattenni dal gridargli contro.
<< Ho sete. >> Mormorai, distogliendo lo sguardo, ma lui fece come se niente fosse successo e si avvicinò al bancone. Con gli occhi cercai la panchina, la sedia più vicina, e ne adocchiai una sul vialetto che portava verso la serra. Si trovava sotto un paio di alberi che creavano un’ombra immensa, e presso la quale trovai conforto dalle luci della festa.
Era abbastanza distante dagli altri, quindi la musica arrivava in sottofondo. Mi accasciai su di essa, allungando i piedi al mio fianco per permettere loro di respirare. Avevo lasciato Edward lì in mezzo, da solo, ma avevo bisogno di respirare.
Quella non ero io. Perché avrei dovuto cambiare anche una sola virgola di me per contraddire quel menomato di cervello che ora stava certamente esplorando le tonsille di quella biondona.
Ecco perché decisi di passare il resto della serata lì. Afferrai il cellulare dalla pochette che neanche sapevo di avere dietro, attaccata com’era a quel vestito, e inviai un messaggio a Josh, chiedendogli di avvisare il mio accompagnatore che ero stata poco bene e che quindi me ne ero andata. 
Abbandonai il capo sul ferro freddo della panchina e chiusi gli occhi, cercando di riprendere possesso di me stessa, quando sentii dei passi avvicinarsi. Sobbalzai, guardandomi indietro, ma rendendomi conto che fosse solo Josh.
<< Stai bene? >> Chiese, allarmato.
<< Josh, era solo una scusa. Non mi andava di rimanere alla festa un minuto di più. >> Spiegai, ridendo. Lui si mise a sedere accanto a me, che gli lasciai spazio per accomodarsi.
<< Ti ho vista camminare in questa direzione e poi ho trovato Edward mentre parlava con la tua compagna di stanza. >>
<< Wow, mi ha sostituita in fretta. >> Pensai, per nulla dispiaciuta. Abbassai lo sguardo e notai che si era alzato di nuovo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
<< Io torno da Louise, l’ho lasciata a parlare con una ragazza con la speranza che faccia amicizia. >> Lo salutai e tornai a guardare il nulla. Quando decisi di tornarmene in camera, raccolsi le scarpe e le infilai di nuovo, alzandomi.
Ripercorsi inversamente il percorso che mi avrebbe portata in giardino, senza badare a cosa stesse accadendo. Qualcuno mi strattonò violentemente per un braccio, attraendomi al buio nel boschetto. Per quanto fosse piccolo, sapevo non filtrasse, di notte, neanche un po’ di luce. Una mano si posò sulle mie labbra per non farmi urlare, ma fu presto sostituita da qualcosa di più morbido.

Qualcuno mi sta baciando.





Holaaaaaaaa
Eccomi qui, di nuovo. Boh, ho voluto chiudere il capitolo con un BOOM. La persona che sta baciando Abbey potrebbe essere chiunque, ve lo dico. Non saltate subito a conclusioni affrettate!
In questo capitolo Harry comprare poco, ma la vendetta di Abbey sarà servita a qualcosa?
Inoltre, ho pensato di lasciare uno spoiler tramite messaggio privato. Quindi, chi recensirà riceverà un assaggio consistente del prossimo capitolo.
A proposito, se ne vedranno delle belle AHAHAHAHAH
Vi adoro, grazie per aver inserito la storia nelle preferite e nelle seguite :3
A.

  
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