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Autore: Remedios la Bella    25/04/2013    3 recensioni
-E tu come ti sei sentito?- gli chiese Harry.
-Felice e al tempo stesso arrabbiato verso di loro perché sono solo… ma dopo quello che mi hai detto, sono felice di averli visti.- commentò Teddy, sorridendo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note:
-La storia è ambientata circa nel 2009, quindi Teddy Lupin è al suo primo anno a Hogwarts.
-La one-shot è ispirata a un'immagine che ho trovato varie volte su Facebook, e con cui piango ogni volta, perchè c'è la mia coppia preferita disegnata in quell'immagine e viene riflessa tutta la tristezza di un orfano di Guerra come Teddy. Il titolo della one-shot si ispira proprio al titolo di quel disegno.
-Non è come me l'aspettavo, ma spero la gradiate lo stesso. Vi lascio alla storia.
-Remedios la Bella.



STESSO SPECCHIO,
STESSO POSTO,
DIVERSO ORFANO


Il Natale nel mondo dei maghi e delle streghe era una di quelle festività che si poteva percepire nell’aria sin dai primissimi giorni di dicembre, tanto era sentita. Lo spirito natalizio allietava ogni cuore, entrava sotto la pelle, dispensava dappertutto sorrisi e gioia.
Le strade della cittadina di Diagon Alley, a almeno due settimane prima della Vigilia, si riempivano di articoli magici di ogni sorta, modellini di scope volanti in miniatura da regalare ai futuri giocatori di Quidditch, libri di fiabe per i più piccini le cui illustrazioni uscivano fuori dalle pagine per poi proiettarsi nella stanza del piccolo mago, e le mega offerte dei “Tiri Vispi Weasley” in quei giorni raggiungevano picchi notevoli di vendita, con gran gioia di George e Ron, che potevano portare in famiglia tanti di quei soldi che la Tana avrebbe potuto essere ricostruita.
 La festa amata da tutti alla Tana si faceva sentire più che mai: il grandissimo nucleo familiare si riuniva nella sala, davanti a biscotti, fette di carne di ogni genere, porridge, succo di zucca, contorni, pasticcini, ogni genere di leccornia che si potesse raccattare a Natale, e mangiava fino a scoppiare sentendo le storie di Charlie Weasley, che per l’occasione riusciva a tornare dalla Romania e raccontava ai più piccolini Albus Severus e James storie di draghi che per poco non gli avevano bruciato le sopracciglia con il loro alito caldo e di cavalcate mozzafiato, con conseguente luccichio degli occhi dei due pargoli. La signora Weasley non apprezzava granché che suo figlio raccontasse certe storie a dei bambini, e detta della donna avrebbe potuto inculcare loro stranissime idee sul loro futuro e – “Che la santa spada di Godric ci salvi!” usava dire come imprecazione – quei piccoli sarebbero potuti diventare cavalcatori di draghi, con conseguente innalzamento della loro probabilità di morire in un incidente.
Tutti gli altri ridevano alle imprecazioni di quella santa donna e i figli arrivavano a stuzzicarla ancora peggio, beccandosi affettuosi scapaccioni da parte del signor Weasley.
Alla riunione venivano proprio tutti quanti: I Potter e le due famiglie Weasley, seguite dai sei bei nipotini,tra cui Victorie era la più grande, e anche Teddy Lupin, il figlioccio di Harry, accompagnato dalla nonna Andromeda.
Un enorme gruppo di gente che rideva, scherzava e ricordava i vecchi tempi, tralasciando però quel passato burrascoso che aveva segnato le vite precedenti dei più grandi: la Seconda Guerra Magica, Harry il Prescelto, la morte di alcuni durante la battaglia, o più lontano nel tempo, gli anni del Terrore del Signore Oscuro. Non erano favole da raccontare a dei bambini in fondo, solo incubi ormai passati ma incancellabili.

 ***

Il fuoco nel camino scoppiettava vivace, Arthur si scaldava i piedi appoggiati alla lastra del camino con un cuscino stretto alla pancia e dormicchiava leggermente. Harry invece si teneva chino sul fuoco, canticchiando la melodia del nuovo singolo delle Sorelle Stravagarie, uscito quell’anno proprio in occasione del Natale.
 I bambini  giocavano nell’altra stanza, poteva udire la voce lamentosa del secondogenito urlare un insulto riguardo a un Troll al fratello James, le urla felici di Lily e Hugo che giocavano alla cavallina con gli zii e i borbottii delle due vecchie della famiglia, Andromeda e Molly, mentre le spazzole incantate magicamente pulivano i piatti nel lavello e le ghirlande appese alle pareti canticchiavano motivi natalizi.
Si sfregò le mani ancora e poi appoggiò la testa alla poltrona, quando poi sentì una voce che lo chiamava:-Harry… posso parlarti?-
La voce cristallina di Teddy lo fece girare.
 Sorrise al figlioccio e annuì consenziente:-Dimmi tutto!-
-Tu ricordi come erano i miei genitori?- chiese l’undicenne, guardando il padrino con occhi sgranati. I capelli blu del giovane, dono genetico della madre Metamorfomagus, erano tinti di rosso carminio, quasi che fosse imbarazzato dalla sua richiesta.
Harry si sistemò meglio sulla sua poltrona e sospirò:- Come mai questa domanda, Teddy?- chiese dolcemente.
Teddy alzò le spalle:- La nonna dice sempre che erano due grandi maghi, ma poi non approfondisce niente. Vorrei saperne di più… sono pur sempre mio padre e mia madre, ecco.-
-Potrei ridirti le stesse cose di tua nonna, tuo padre fu  il miglior insegnante che io avessi mai avuto a Hogwarts e mi aiutò un sacco, e con tua madre non passava giorno senza che tutti noi sorridessimo. Era una bomba, sprizzava buon umore da tutti i pori.-
- E mi volevano bene?-
- Te ne volevano tantissimo, Teddy, davvero. Tuo padre quasi ruzzolò a terra quando venne a dirci che eri nato. Era la gioia fatta persona, e mi chiese di getto se volevo esserti padrino.-
- E allora perché non sono rimasti con me?- domandò il piccolo Lupin, i capelli leggermente afflosciati e di un blu stinto stavolta. Il padrino sbatté le palpebre colto alla sprovvista. Lo guardò intensamente e gli afferrò il braccio delicatamente:- Non pensare mai che i tuoi ti abbiano abbandonato. Remus combatté fino all’ultimo, e Ninfadora lo seguì perché lo amava come nessun altro. Il loro rapporto, dopo tutte le difficoltà che avevano vissuto, era qualcosa di veramente indissolubile.-
-E’ per questo che mia madre è andata a combattere nonostante avesse me?- Teddy si morse il labbro frustrato. Non pensava male di sua madre, per niente, ma doveva avere una risposta a quel quesito che lo tormentava da quando, per puro sbaglio, aveva sentito sua nonna piangere.
Proprio la vecchia Andromeda Black, colei che aveva rinnegato la sua appartenenza a una casata di assassini, la forte Black, aveva pianto davanti alla tomba della figlia, come è lecito che una madre faccia. Aveva poi borbottato quel qualcosa che Teddy ora stava chiedendo a Harry.
Il padrino emise un sospiro e sorrise:- Voleva assicurarti un futuro migliore. Voleva un mondo in cui tu saresti cresciuto felice e senza preoccupazioni. Anche se in cuor suo sperava di poter rimanere con te, anche da lassù lei è felice che tu sia qui, vivo e vegeto.-
Abbracciò il figlioccio, spinto dal senso di paternità che provava verso di lui, e poi lo riguardò negli occhi:- Dimmi… perché tutte queste domande?-
-Perché li ho visti a scuola.- fu la risposta di Teddy.
-Dove?- chiese disorientato Harry.
Il Metamorfomagus lo guardò come se lo zio avesse scarso intuito. Prese un pezzo di carta e ci scrisse, mordendosi la lingua concentrato, “Erouc li am otlov li ottelfir non”.
Harry lesse e all’improvviso capì:- “Non rifletto il volto ma il cuore”. Oh… -
-E’ stato strano- riprese il giovane:- Pensavo che quello Specchio non mi riflettesse perché stregato, ma poi li ho visti. Erano come dietro di me, ma quando mi sono girato non c’erano. Mamma mi ha sorriso, e i capelli le si sono colorati di blu se non sbaglio. Papà invece mi ha appoggiato…-
-… la mano sulla spalla.- concluse Harry, sorridendo nostalgico:- Anche i miei lo fecero.-
- Papà era proprio come nelle foto che mi hai fatto vedere, aveva uno sguardo davvero dolce.
 La mamma invece era più bella di quello che mi aspettavo e abbracciava papà, come se fosse il suo più grande tesoro.-
-E tu come ti sei sentito?- gli chiese Harry.
-Felice e al tempo stesso arrabbiato verso di loro perché sono solo… ma dopo quello che mi hai detto, sono felice di averli visti.- commentò Teddy, sorridendo.
-Tornerai a vederli?-
-Non mi stancherò mai di farlo… ho il permesso del professor Paciock sai?-
-Dici sul serio?- fece Harry, alzando le sopracciglia felicemente sorpreso:- Neville te lo lascia fare?-
-E’ stato lui a portarmi davanti allo Specchio, dopo che gli ho detto che ero figlio del suo vecchio professore di Difesa contro le Arti Oscure. Mi ha anche raccontato di un certo Piton vestito come sua nonna, se non ricordo male.-
Harry rise davanti a quel ricordo, contagiando anche il figlioccio.
-Quindi adesso non sei arrabbiato con i tuoi?- gli chiese infine.
Il ragazzo alzò le spalle e inclinò la testa:- Non più, anche se la nonna continua a borbottare sul gesto di mia madre.-
-Che in fondo è un po’ la stessa cosa che ha fatto lei!- sussurrò Harry rivolto a Teddy.
Il metamorfomagus inarcò le sopracciglia confuso e tentò di avvicinarsi al padrino, ma sentì qualcosa tirargli l’orecchio:- Nipote caro, credo che tu ne abbia abbastanza per stanotte.- tuonò Andromeda, guardando severamente sia Harry che Teddy.
-Ma nonna! Non ho fatto niente di male!- protestò l’undicenne liberandosi dalla stretta della nonna. Harry sorrise timidamente davanti allo sguardo della Black; ancora non era abituato al fatto di vederla,tanto era simile alla donna che aveva ucciso il suo padrino.
-Se continuiamo a raccontarti le storie passate, rischiamo di farti diventare uno scapestrato come tua madre, per la barba di Merlino!- parlottò ancora la donna, muovendogli il dito davanti al naso:- Quindi adesso vai con gli altri a giocare su!-
Teddy mise il broncio alla nonna, mentre i suoi capelli si tinsero di rosso sangue dalla rabbia, gonfiandosi come il pelo di Grattastinchi, ma le obbedì comunque. Prima di lasciare la stanza comunque rivolse un sguardo al padrino e lo ringraziò,salutandolo poi con la mano. Harry ricambiò.
Andromeda rimase quindi da sola con Harry, Arthur infatti era ormai più nel mondo dei sogni che lì:- Quel ragazzino ha la stessa curiosità della madre. Che Salazar me ne scampi!-
-E’ un bene no?- fece Harry, osservando speranzoso la donna,c he lo trafisse con lo sguardo.
- Fino a un certo limite!-
-Andromeda…- sospirò l’uomo, incassando le proteste della Black.

 ***

Era quasi mezzanotte, ma Teddy non riusciva a chiudere occhio. Si trovava ancora nel salotto della Tana con la sua testa, nel bel mezzo della discussione con il padrino.
 
“- Voleva assicurarti un futuro migliore. Voleva un mondo in cui tu saresti cresciuto felice e senza preoccupazioni. Anche se in cuor suo sperava di poter rimanere con te, anche da lassù lei è felice che tu sia qui, vivo e vegeto.-“

 
Prese la foto dal cassetto del comodino e la guardò per l’ennesima volta. Lui non era che uno scricciolo che agitava i pugni paffuti verso l’obiettivo della macchina fotografica. Sua madre lo teneva in braccio, il volto radioso e il sorriso più largo e bello che una madre possa avere. Remus le cingeva la vita con il braccio, le labbra premute tra i capelli dell’amata intente a darle un bacio.
Piccole lacrime scesero dai suoi occhi. Avvicinò la foto alle labbra e la baciò lievemente.
Se prima guardava la foto con un leggero senso di rammarico, quel giorno un enorme senso di nostalgia e tristezza lo invase.
Non si sarebbe stancato di vedere quelle due persone sorridergli e baciarsi, non lo avrebbe mai fatto.
L’obiettivo della madre in fondo era stato raggiunto: sarebbe cresciuto felice e senza preoccupazioni.
Ma quel senso di vuoto che si colma solo con l’amore autentico di un genitore sarebbe rimasto per sempre, indelebile come quella foto che amava conservare di sé con le persone che più amava a questo mondo.
   
 
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