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Autore: Kira Kinohari    25/04/2013    1 recensioni
Kai appena uscito dall'ultimo incontro con Takao ha finalmente capito di doversi affidare a qualcuno, di non poter combattere solo per sé e quando gli si presenta l'occasione di mettere in atto ciò che ha appena imparato, se la fa sfuggire.
Cercherà di rimediare a modo suo, aspettando che il tempo faccia il suo corso e rimargini le ferite.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ancora altri giorni e Kai non si era fatto più vedere a scuola in compenso si vedeva ora, alla televisione, durante le selezioni per la squadra ufficiale della nuova associazione del beyblade. Kai se ne stava in disparte, mentre pian piano finivano i vari gironi. Prima la cantante Ming-Ming che era alquanto fastidiosa da sopportare, visto che passava ogni giorno ad ogni ora sulle televisioni, poi Mouses, Mistel e Garland. Adesso mancava solo l'ultimo incontro.
Kai salì sul piccolo palco, pronto a sprigionare tutta la sua energia, avrebbe fatto di tutto per incontrare nuovamente Takao, Aya ne era sicura, ma non aveva immaginato la forza del ragazzo rosso. Aveva una potenza smisurata, poteva addirittura copiare gli attacchi, per non parlare della sua capacità di previsione delle mosse avversarie. Un genio.
Kai stava subendo un sacco di colpi e Aya si avvicinava al televisore sempre di più, finchè non restò incollata allo schermo.
“Ehi, smettila!” urlò suo fratello.
“Si sta facendo del male.”
“Se la caverà, cocciuto com'è.”
Ma la ragazza non ne era convinta, lui era svenuto, e ora non parlavano delle sue condizioni di salute. Non poteva aspettare oltre. Spingendo sulle gambe più che poteva corse verso casa di Takao. Si fiondò dentro e con il respiro affannato chiese.
“Ho... Ho bisogno di sapere in che ospedale hanno portato Kai.”
“Aya” Ray le si avvicinò preoccupato, prendendola per le spalle.
“Ray, dov'è?”
“Non lo sappiamo. Abbiamo fatto qualche chiamata, ma non c'è traccia di lui in nessun ospedale.”

Kai vagava per le strade, passava tra la gente, ma non riusciva a pensare a nulla. Sentiva il vuoto dentro di sé, sentiva di aver perso tutto nel momento in cui il suo bey era stato fatto a pezzi.
Continuava a camminare perchè non aveva motivo di fermarsi. Continuava a camminare perchè se si fosse fermato forse avrebbe smesso di vivere, avrebbe iniziato a pensare.
Nulla aveva più importanza, solo Dranzer, ma lui non c'era più.

Aya lo trovò durante la notte di qualche giorno dopo, stava vagando per le strade vicino all'ospedale. Portava una mantella nera, era pieno di graffi e aveva i vestiti rovinati. Non si era ancora dato una ripulita dopo la battaglia. Questo era inaccettabile.
“Kai!” urlò lei avvicinandosi.
Il suo primo sguardo la fece fermare, ma il bisogno di aiutarlo la fece proseguire. Gli gettò le braccia al collo ringraziando il cielo che fosse vivo, poi lo spinse pian piano verso casa sua. Quando arrivò lì gli prese dei vestiti puliti e gli disinfettò le ferite. Lui continuava a fissarla, intanto, senza dire nulla. Gli bendò alcune ferite sull'addome, poi gli mise una maglietta, Gli poggiò un paio di cerotti sui tagli che aveva sul viso e fasciò anche le ferite alle braccia.
“Devi mangiare qualcosa.” gli disse, prima di sparire al piano inferiore.
Quando tornò di sopra Kai stava fissando il suo bey con una tale intensità che si sentì quasi un'intrusa. Poggiò il piatto sopra il comodino e gli porse una tazza di te verde. Kai quasi non volle berla, subito, poi iniziò a mandare giù qualche sorso e scolò tutta la tazza in un secondo.
Pian piano gli diede da mangiare, e lui si fece aiutare, quasi fosse un bambino. Aveva uno sguardo vacuo, gli unici momenti di lucidità sembravano arrivare quando osservava Dranzer. Anche la ragazza lo guardò e subito notò che era più piccolo, completamente diverso dal suo vecchio beyblade.
Dopo avergli preparato la cena e averlo imboccato scese di sotto, lavò quello che aveva sporcato e tornò di sopra per assicurarsi che si mettesse sotto le coperte e dormisse un po'. Lui era ancora seduto sul letto a fissare il suo forse unico vero amico.
“Devi dormire” gli disse, facendolo alzare, prima, e poi facendolo distendere sotto le coperte che aveva aperto.
“Buonanotte.” sussurrò prima di andarsene.
Una mano l'afferrò per il polso. Anche se non aveva dimostrato ragione per tutto il giorno, anche se era ferito, la sua presa era forte.
“Di cosa hai bisogno?” chiese Aya, preoccupata.
Lui non rispose, si spostò un po' nel letto, poi aprì le coperte e attese. Voleva che dormisse con lui.

La lezione stava diventando davvero insopportabile da seguire, soprattutto dopo quello che era successo la notte prima. Non poteva credere di avere realmente dormito insieme a lui, non che avesse realmente riposato, si era assicurata che lui dormisse, però, che non stesse male, che non avesse bisogno di niente.
Anche ora che doveva prestare attenzione a quella parte di lezione non riusciva a fare altro se non a pensare al suo viso mentre dormiva. Sembrava un bambino, così rilassato e indifeso.
Aya sospirò.
“Fa che suoni la campanella” pensò e quella suonò davvero.
Uscì dopo una giornata intera di lezioni inutili, ora avrebbe dovuto affrontare la furia di suo fratello. Non sapeva come avrebbe fatto a spiegargli che aveva dormito da quel ragazzo.
Scrollò la testa per non pensarci, e in quel momento esatto Yuya andò a sbattere contro di lei.
“Ehi, dove stai correndo?”
“Il più lontano possibile da qui.”
“Che cosa succede?”
Lui esitò un attimo, indeciso su cosa fare.
“Dai, mi puoi dire tutto.”
“Kai è tornato... Ma solo per fare le valigie e lasciare la scuola definitivamente.”
“COSA?”

Stava correndo il più veloce possibile, sperava di trovarlo ancora nella sua stanza, sperava che ancora non fosse andato via. L'aveva promesso a Yuya, doveva provare a fare qualcosa per fermarlo. Avrebbe fatto di tutto per fermarlo. Lei sapeva che cosa voleva dire lasciare la scuola, in quel momento. Voleva tornare a sfidare Brooklyn.
Entrò di gran carriera nella stanza e chiuse la porta. Lui stava mettendo le sue cose dentro una valigia.
“Non farlo. Ti farai uccidere.” implorò lei.
“Aya, dovresti uscire da questa stanza.”
“No, non vado da nessuna parte. Tu devi restare.”
“Non posso.”
“Per l'amor del cielo, Kai! Metti via l'orgoglio, ti prego.”
“La mia squadra ha bisogno di me.”
“Non lo fai per la squadra, lo fai per la rivincita.”
“E anche fosse?” urlò lui, stanco.
“Pensavo che stessi male, ieri notte non proferivi parola ed ora? Vuoi andare ad affrontarlo?”
“Sì, sono cambiate alcune cose.”
“Certo, capisco.”
Lui continuò a mettere le sue cose nella valigia, senza mai voltarsi un attimo. Lei si infuriò ancora di più a quel comportamento. Chiuse a chiave la porta, e si avvicinò con passo fermo.
“Cosa hai intenzione di fare? Fermarmi con la forza?”
“Farei qualsiasi cosa, per fermarti.” rispose lei, fermandosi proprio davanti a lui.
In quel momento Kai decise di voltarsi.
“Sei una sciocca.”
“E tu sei un bambino. Non sai accettare una sconfitta? Dovresti crescere!” gli urlò.
Fu un attimo, un secondo di rabbia che infuriò in lui e lo accese. Tutto quello che ci fu dopo furono dei baci, tutto un togliersi vestiti e buttarsi sul letto e fare l'amore. Aya chiuse gli occhi cercando di prendere i momenti migliori di quell'esperienza, la sua prima esperienza. E anche se pensava che Kai sarebbe stato rude e assente anche in quello, si sbagliò. Non parlarono, ma non la fece mai sentire più viva e più protetta di quel momento. Rimasero fermi nel suo letto, lei si strinse al suo petto, ancora fasciato.
“Non avremmo dovuto.”
“Lo so. Non posso permettermi di fare del male a Yuya.”
“Yuya?”
“Lui è innamorato di te. Ha avuto un'esperienza difficile, si è appena ripreso e questo lo ucciderebbe.”
“Io non provo interesse per lui.”
“L'importante è che non sappia di questo.”
“Va bene.” rispose lei, poggiando la testa nell'incavo della spalla di lui.

Quando si svegliò era sola. Accanto a lei c'era un biglietto scritto in calligrafia elegante.
Sei una persona speciale, mi dispiace. Kai.
Era partito lo stesso, era andato nonostante i suoi tentativi di fermarlo. Pensava che quella loro nuova intesa lo avrebbe fermato, ma naturalmente si sbagliava.
Uscì dalla stanza nel primo mattino, scese al piano inferiore e incontrò Yuya.
“Ciao, Aya.”
“Ciao, Yuya. Non ci sono riuscita. Mi dispiace tanto, ho fatto tutto quello che era in mio potere.”
“Oh, lo immagino.” rispose freddo lui.
“E' stato molto bello conoscerti, ma ora devo andare. TI auguro buona fortuna.”
Tutta la rabbia di Yuya nel ricordare quello che aveva sentito la sera prima, fuori dalla stanza del suo amico, svanì. Non poteva resistere senza vederla.
“Dove vai?”
“Torno in Spagna dai miei genitori. Non posso sopportare di vedere le persone andare incontro alla loro fine volontariamente. Non lo farò.” rispose, prima di uscire dal dormitorio e dalla sua vita.

Kai stava allenandosi al porto, quando qualcuno entrò nel casale dove stava lui.
“Chi è?” domandò.
“Sono io.” rispose Yuya.
Con sé portava una valigia.
“No, Yuya, non puoi venire a stare dove sto io. L'ultima volta è finita male, questa volta non può che andare peggio.”
“Non sono qui per te. Sto partendo.”
“Per dove?”
“Per la Spagna. Io e Aya andiamo via.”
“Quindi finalmente, ti sei fidanzato con lei?” la voce di Kai aveva tremato appena, ma il suo amico non se ne era accorto.
“Sì. Cerchiamo un po' di tranquillità ora.” non sapeva perchè, ma mentire gli era venuto naturale, come se non volesse che Kai pensasse di avere possibilità con lei.
E quindi con il suo comportamento l'aveva spinta tra le braccia del ragazzo che non amava, ma che la rispettava. Gli era dispiaciuto dover uscire da quella stanza, lasciarla sola nel suo letto, dopo tutto quello che era successo. Chiuse gli occhi ripensando a quella fantastica ora passata con lei.
“Siate felici.” disse Kai.
“Tu fa attenzione.”rispose prima di uscire lasciando il campione giapponese più solo che mai.


Erano passati due giorni da quando era arrivata in Spagna, naturalmente non aveva resistito all'impulso di guardare la sfida dei Justice5. Kai stava combattendo con Brooklyn proprio in quel momento, dopo un'entrata spettacolare.
Aya era rimasta col fiato sospeso per tutto il tempo, così come i suoi genitori, finché non finì l'incontro. Aveva vinto, è vero, ma era ferito. Molto ferito.
La ragazza prese il telefono e digitò un numero, dall'altra parte se la stavano prendendo comoda a rispondere.
“Pronto?”
“Nonno, ti prego, dimmi lui come sta.”
“Lui chi?”
“Kai.”

C'erano volute delle ore prima di avere notizie, ma finalmente suo nonno l'aveva richiamata assicurandole che Kai era nelle mani di dottori esperti e che se la sarebbe cavata alla grande. Lei ringraziò il cielo per quel regalo, poi salutò il nonno.
“Quando torni?” le chiese
“Tra qualche anno. Studierò qui, dove non ho distrazioni. È meglio così, nonno.”
“Tornerai, davvero?”
“Tornerò, lo giuro.”
  
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