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Autore: Yunalesca Valentine    25/04/2013    4 recensioni
Itachi non è morto. Sasuke collabora con Madara, ma non ha rinunciato al suo piano di vendetta contro suo fratello. Il Villaggio di Konoha, le due ultime forze portanti, i civili, tutti, non sono al sicuro con Madara che gira libero. Due ragazze, ninja della Foglia, si troveranno nel mezzo di tutto ciò. Come si evolverà l'intera storia? La fantomatica guerra alle porte sarà evitata oppure è un evento ormai inevitabile?
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XXII

Mission Completed

 

 

Dolorante, con qualche livido che stava iniziando a formarsi e col morale – ma non solo quello – direttamente al cimitero, Yunalesca andò verso il palazzo dell’Hokage, avviandosi dopo il padre. Era meglio per lei se arrivava ultima, in modo tale da riprendersi un po’ dalle botte ricevute e schiarirsi un po’ le idee lungo il tragitto, piuttosto che entrare come un uragano nell’ufficio dell’Hokage e dare spettacolo quasi seduta stante. Al solo pensiero di quell’ipotetico scenario, non sapeva perché, si sentiva stanca, a pezzi, ma al contempo incazzata come una bestia. Possibile che stesse iniziando ad impazzire com’era successo alla nonna materna?

Non se lo ricordava bene, ma anni prima l’anziana donna era uscita da casa brandendo una delle tante katana che tenevano in casa, dicendo che erano sotto attacco nemico. Sul momento nessuno osò fermarla, sia perché era armata, sia perché non sembrava distinguere fra i nemici che non c’erano e gli amici. Alla fine era dovuto intervenire Seiji per riportarla a casa senza ulteriori scene, e da allora fino alla sua morte, avvenuta due anni prima di quella di Harumi, tutti in famiglia controllavano che non uscisse quando la sua giornata era storta.

“Speriamo di non fare la sua stessa fine! Ci mancherebbe solo quello…”

Quand’era piccola adorava la nonna, perché era una di quei pochi che non le ripeteva ciò che gli altri, il padre in particolar modo, le dicevano di continuo riguardo il clan, il suo ruolo e posizione, trattandola quasi alla stregua di un povero malato mentale affetto da una disfunzione mnemonica. Adesso, però, a distanza di anni, l'eventualità d’impazzire come lei la preoccupava, anche se non raggiungeva il livello che l'intero affare delle bambine rappresentava.

«Wow, sembri reduce da una rissa! Cos’hai fatto per conciarti così?» chiese ad un tratto una voce maschile.

Yunalesca puntò il suo sguardo sul nuovo arrivato e scoprì che si trattava di Kiba, affiancato da Hinata e Shino, quest’ultimo leggermente in disparte.

“Adesso cosa vogliono questi? Non potevano farsi vivi in un altro momento? Oh, beh, meglio loro tre che Naruto! Se incontravo lui, potevo anche sognarmelo il palazzo dell'Hokage!”

«Sai, un albero aveva preso vita e ho deciso di farlo a pezzi».

«Oh, ma davvero?» ribatté Kiba, per niente sorpreso da quella risposta.

«Sì, ma non sono affari tuoi» replicò seccata Yunalesca, avendo intuito che l’altro non aveva recepito il semplice messaggio di pensare a sé stesso e, anzi, era intenzionato a saperne di più.

«Chiunque fosse, doveva essere bello tosto per ridurti così! Non vuoi dirci chi è?».

«No, Kiba, col cazzo che ti dico chi è».

Hinata, notando che l'atmosfera stava cambiando, corse ai ripari dicendo: «Stai bene?».

«Sì, sì, sto bene. Diciamo che non ho nulla di rotto, ecco» le rispose Yunalesca. «Adesso, però, vi devo lasciare. Devo occuparmi di una questione importante» aggiunse subito dopo, allontanandosi in fretta per evitare ulteriori commenti da parte di Kiba. Mentalmente ringraziò Hinata per averle dato l’occasione di far scemare la sua irritazione e, cosa più importante, di non perdere altro tempo prezioso. Prima sarebbe andata da Tsunade a sistemare la faccenda, prima sarebbe tornata a casa lasciandosi alle spalle quella missione assurda, Uchiha compreso, forse.

Raggiunse il palazzo qualche minuto più tardi, senza altri incontri casuali lungo la strada, trovandoci già tutti gli altri e anche il padre, il quale doveva essere arrivato poco prima di lei. Non che avesse importanza saperlo o no, ma almeno poteva intuire se era arrivata in ritardo o no.

Approfittando del momento di silenzio, lanciò una rapida occhiata al resto dei presenti: Seiji era accanto a Seika con le gemelle; Itachi e Kisame erano dalla parte opposta; e Tsunade era seduta sul suo comodo “trono”. Lei si trovava in mezzo ai primi due gruppi, proprio di fronte all’Hokage. Come posizione non era per niente male, se solo non avesse avuto alla sua destra l’Uchiha e alla sinistra il padre, seppur vi fosse comunque un margine di spazio fra loro.

«Ora che siamo tutti qui, possiamo cominciare» pronunciò Tsunade senza alzarsi dalla sedia e incrociando le mani. «Penso che sappiate il motivo per cui siamo qui, quindi vediamo di trarre le conclusioni dell’intera vicenda».

«Finalmente, eh?» mormorò Yunalesca, incurante dell’essere sentita dagli altri.

L'Hokage le lanciò un’occhiata eloquente, prima di riprendere il discorso: «La missione aveva due scopi: trovare un modo per fare uscire allo scoperto Kutani Reiga e verificare se era possibile riammettere il qui presente Uchiha Itachi come ninja di Konoha, rimuovendolo dalla lista di nukenin».

A quest’ultime parole, Itachi fece un passo avanti. «Questo non era negli accordi».

«Hai ragione, però sapevo che non avresti accettato l'incarico se non ti avessi detto di recuperare le gemelle anziché – chiamiamola così – la verità».

«Eh, sembra proprio che ti abbiano fregato!» esclamarono insieme Kisame e Yunalesca, entrambi con un’espressione divertita sulla faccia. A rimetterli in riga ci pensarono Itachi per il primo e Seiji per la seconda, riportando così l’ordine.

«E qual è l’esito di questa verifica?» chiese Itachi.

«Te lo dirò tra poco» gli rispose Tsunade. «Kutani Reiga, come abbiamo avuto modo di scoprire, è collegato a Madara, anche se non è ancora ben chiaro in che modo. Inoltre, la sua posizione è tuttora ignota».

«E tutto questo cosa c’entra con le bambine?» chiese Seika, avvicinando le gemelle a sé e guadagnandosi un’occhiata di traverso da Seiji.

«È semplice: saranno utili nell’attirare il nostro uomo dove e quando vogliamo. Sia chiaro, il loro ritrovamento e trasferimento qui a Konoha non aveva il fine di riaprire vecchi dilemmi familiari o creare problemi».

«Quindi, una volta catturato quell’uomo, verranno riportate dov’erano?» chiese Seiji, incurante della reazione che la moglie avrebbe avuto fuori da lì. Dopotutto, ne era certo, appena tornati a casa, lo avrebbe aggredito verbalmente fino ad arrivare a litigare. Ormai la prassi era quella e ci aveva fatto l’abitudine.

Tsunade rimase in silenzio un attimo, prima di rispondere: «La possibilità c’è, ma…».

«Ma?».

«Ma è ancora tutto da vedere. Per il momento, rimarranno con voi. E sapete cosa implica questo».

Seiji non replicò ed annuì soltanto, lanciando una rapida occhiata alle figliastre e ricevendone una da Seika che a tanti altri avrebbe fatto rimangiare le proprie parole seduta stante. Ma lui era abituato anche a questo, perché sapeva perfettamente che i punti forti della moglie erano proprio l’assalto verbale – tramutato e perfezionato in pura aggressione fisica dalla figlia – e lo sguardo spietato, che, a differenza del suo compagno d’armi, era usato di rado, solo nei momenti in cui Seika era profondamente adirata.

«Ora che la prima questione è stata sistemata, passiamo all’altra» pronunciò Tsunade, spostando il suo sguardo e la sua attenzione su Itachi, così come fece il resto dei presenti, Yunalesca compresa.

“In conclusione, quelle due palle al piede non me le toglierà nessuno… che bello! Menomale che non sono l’unica a non vederle di buon occhio…” pensò quest’ultima, corrugando la fronte.

«Per evitare inutili giri di parole e perdere altro tempo, andiamo direttamente al punto: questa missione è stata usata per valutare il tuo possibile reinserimento e l’esito è stato… positivo. Penso che tutti i presenti abbiano capito, a questo punto». Tsunade fece una pausa. «Comunque, voglio che sia chiara una cosa: tutto questo è stato reso possibile grazie alla verità dietro al massacro – che per il momento non sarà resa pubblica –, anche se niente e nessuno potrà mai cambiare gli eventi, riportare in vita coloro che non ci sono più o annullare gli effetti che ha avuto».

L’Hokage, alla fine di quel discorso, fece cenno ad Itachi di avvicinarsi e si alzò in piedi, per poi consegnargli un nuovo coprifronte col simbolo del Villaggio della Foglia, con la muta promessa di un futuro e costante impegno.

«Da adesso in poi, sei ufficialmente un ninja della Foglia. Avrai a disposizione due settimane di tempo per sistemarti e ricominciare a vivere».

Yunalesca trattenne uno sbuffo e alzò gli occhi al cielo, sperando che tra poco, pochissimo, potesse tornare a casa, dove già sapeva che le aspettava qualcosa di più noioso e anche gravoso - in poche parole, per lei la giornata non era ancora finita. Come se non bastasse, le sembrava che Tsunade la stesse tirando per le lunghe e, cosa più importante, trovava strano il ritorno di Itachi a Konoha. “C'è sicuramente qualcosa dietro, ma per il momento dovrò aspettare... Ho già avuto fin troppe sorprese per i miei gusti, e dubito che avrò molto tempo per indagare... Meglio prepararsi per ciò che mi aspetterà una volta tornata a casa!”

Tsunade, intuendo forse i suoi pensieri, volse lo sguardo nella direzione sua e disse: «Voi cinque potete andare, se non avete nulla da domandare».

Seiji, data la situazione, colse al volo l'occasione e, facendo un cenno con la testa, replicò: «Allora, togliamo il disturbo».

Felice d'andarsene, Yunalesca fu la prima a fare l'inchino e girare i tacchi, seguita dalla madre e le gemelle e, infine, dal padre, che prima dette una rapida occhiata a Itachi e Kisame con la coda dell'occhio.

Una volta fuori dall'ufficio dell'Hokage, l'uomo non disse nulla e si diresse verso casa assieme al resto della famiglia, mentre, all'interno della sua testa, stava cercando di decidere cosa farsene delle bambine e cosa dire a Seika senza arrivare a una discussione che non avrebbe portato a nulla; inoltre, avrebbe dovuto occuparsi anche di Yunalesca, che, data la situazione, rischiava di fare il botto come la madre o di tentare di risolvere il tutto a modo suo. Fra le due possibili alternative, Seiji non sapeva decidere quale delle due fosse la peggiore.

Giunti dinanzi a casa, Seiji lasciò che moglie, figlia e figliastre entrassero per prime, ottenendo così qualche secondo in più per riflettere e decidere; ma tutti i suoi piani, compresi quelli ancora non immaginati, saltarono in aria quando vide Seika ferma nel corridoio con le braccia incrociate sul petto e le gemelle attaccate al kimono.

«Dobbiamo parlare» gli disse.

«Era quello che avevo intenzione di fare».

«Bene».

«Andiamo di là».

«Sì, aspetta un attimo, però: Yuna, vieni a prendere Yumi e Yuko!».

Dal piano di sopra arrivò una voce adirata e infastidita: «No, scordatelo! Nemmeno morta farò venire quelle bestie nella mia camera!».

«Modera i toni, ragazza!» sbraitò Seika, il cui tono di voce era diventato improvvisamente simile a quello della figlia.

«Al diavolo! Non ho detto chissà cosa! Ho solo detto la verità e lo sai benissimo!».

Il battibecco fra madre e figlia continuò così per un quarto d’ora, durante il quale Yumi e Yuko guardavano prima Seika e poi in direzione delle scale e viceversa, in base a chi parlava. Alla fine, Seiji, spazientito, se ne andò nell’altra stanza per preservare il suo udito e lasciare che la moglie e la figlia concludessero da sole la loro “discussione”, visto che era meglio non mettere bocca tra di loro in una situazione del genere ­– l’ultima volta che l’aveva fatto, si era visto entrambe le donne di casa incolparlo di cose che non aveva fatto né visto in tutta la sua vita! –; poco dopo, sentì Seika accompagnare le bambine al piano di sopra e tornare giù, per poi raggiungerlo e sedersi di fronte a lui. Stranamente, non si sentivano le lamentele di Yunalesca o qualsiasi altro tipo di suono.

«Sai già cosa voglio dire, vero?» esordì Seika.

«Sì, lo so, e la mia risposta è la stessa di dieci anni fa».

«Possibile che tu debba sempre dire di no a tutto e tutti?! Non ti riesce, almeno per una volta, fare un’azione che esca dal tuo schema mentale di ninja e sia più umana?».

«Non dico sempre di no» si difese Seiji. «Valuto sempre la situazione e decido di conseguenza, quindi...».

Seika lo guardò, il volto contratto dalla rabbia che stava cercando di trattenere, e aprì la bocca per parlare di nuovo.

Yunalesca, adesso nascosta vicino alla porta e consapevole che quell’accesa discussione sarebbe durata a lungo, decise di sgusciare fuori di casa per prendersi una boccata d’aria e, soprattutto, staccare un po’ il cervello, occupando i suoi pensieri sul luogo in cui andare una volta fuori.

Senza farsi sentire né vedere, tornò in camera sua e lentamente aprì la finestra, uscì e la richiuse, tirando un sospiro di sollievo quando sentì l’aria fresca della sera sulla sua pelle. “Perché non ci ho pensato prima?” si chiese, mentre raggiungeva il tetto e si guardava intorno per trovare la sua prossima destinazione. Improvvisamente, si ricordò che, quando se n’erano andati dall’ufficio dell’Hokage, l’Uchiha e il suo compagno diversamente umano erano ancora lì: aveva appena scoperto dove andare!

E, così, la giovane kunoichi, passando di tetto in tetto, si diresse verso il palazzo dell’Hokage, approfittando della visuale dall’alto per osservare i movimenti del resto degli abitanti del villaggio, scorgendo persino la testa bionda di Naruto, il quale, molto probabilmente, stava andando a ingozzarsi di ramen come al solito.

Raggiunto il palazzo, fece in modo di guardare attraverso una delle tante finestre, ma nella stanza vide solo Shizune intenta a sistemare dei fogli: dell’Uchiha e dello squalo con le gambe nessuna traccia.

“E adesso?”

A quel punto, mentre decideva sul da farsi, le luci nell’ufficio dell’Hokage si spensero e, contemporaneamente, si accesero nella sua testa, rivelandole la sua prossima mossa: avrebbe fatto un giro nella zona in cui vivevano gli Uchiha. Con molte probabilità, se non al cento per cento, Itachi si trovava lì, ora che era di nuovo un ninja di Konoha a tutti gli effetti.

La giovane kunoichi non fece tanti discorsi e si diresse verso la parte del villaggio che voleva raggiungere, andando con passo spedito per arrivare in breve tempo; quando fu a “destinazione” – se così poteva essere chiamata –, si fermò per contemplare il posto e al tempo stesso controllare se vi era traccia dell’Uchiha o del suo compagno. Purtroppo, però, non vi era la presenza di nessuno dei due, a giudicare dallo scenario desolato…

“In conclusione, ho fatto un giro per nulla. Fantastico!” fu il pensiero di Yunalesca, la cui fronte si era aggrottata per il fastidio che quella situazione le aveva procurato. Se avesse saputo prima che avrebbe fatto un viaggio a vuoto, se ne sarebbe andata da un’altra parte, dove almeno l’atmosfera non era lugubre. Si voltò con l’intenzione di tornare indietro, a casa – ormai si era stancata persino di stare fuori –, dove l’aspettava una situazione diversamente felice, quando fu costretta a fermarsi: Itachi era apparso.

La sua figura si avvicinava lentamente, sotto lo sguardo vigile di Yunalesca, che, nel dubbio, decise di rimanere dov’era – in cima al tetto dell’edificio –; Itachi, una volta vicino, sollevò la testa e incontrò il suo sguardo, prima di aprire bocca per parlare: «Che cosa ci fai qui?».

«Sono venuta a vedere se eri effettivamente qui e, già che ci sono, ne approfitto anche per ringraziarti di persona, perché è grazie al tuo enorme aiuto se la mia vita è notevolmente migliorata! Quindi, grazie, Uchiha. Grazie, davvero!» fu la risposta di Yunalesca, carica di sarcasmo e risentimento.

«Ho fatto solo il mio dovere» replicò calmo Itachi. «È inutile arrabbiarsi e incolpare a chi non ha preso la decisione finale».

Yunalesca sapeva che aveva ragione, ma non riusciva comunque ad accettare come l’intera vicenda fosse stata chiusa e sistemata dall’Hokage… Guardandola meglio, alla fine quelli più penalizzati erano lei e la sua famiglia, mentre l’Uchiha si era addirittura meritato un nuovo coprifronte e la riammissione a Konoha!

«Potrai anche essere nel giusto, ma non riuscirai mai a farmi cambiare idea!» gli disse, il tono della voce un po’ più alto di prima.

Itachi, che si aspettava una reazione e una risposta del genere, si limitò a risponderle con un semplice «Lo so», facendola irritare ancora di più. Di questo passo, se avessero continuato così, sarebbero rimasti lì a discutere fino all’alba – cosa non auspicabile, visto che la mancanza di sonno e la stanchezza si sarebbero fatte sentire. Non lo avrebbe mai detto, ma la missione appena conclusa, grazie alla presenza delle due bambine che doveva proteggere e in qualche modo badare, si era rivelata un po’ ardua, seppur non impossibile per uno come lui.

Prima che Yunalesca potesse aprir bocca per l’ennesima volta, l’anticipò e le disse, sperando che non avesse davvero l’intenzione di restare lì tutta la notte: «Dovresti tornare a casa, adesso».

La ragazza lo guardò incredula, il discorso che voleva fare stroncato sulla punta della lingua. “Ho sentito male, vero?”

«Sono sicuro che tu mi abbia sentito, quindi non c’è bisogno che te lo ripeta» proferì Itachi, come se le avesse letto nel pensiero.

Yunalesca corrugò la fronte e gli disse, prima di girare i tacchi e andarsene: «Sì, sì, ti ho sentito… Me ne vado, prima che tu mi ridica la stessa cosa!».

Itachi attese che la sua figura scomparisse nella notte e, una volta sicuro di essere nuovamente solo, tornò sui suoi passi guardando per l’ennesima volta ogni angolo del luogo in cui era nato e cresciuto, dove anni prima vi era uno dei clan più noti di Konoha.

Ripensandoci bene, la scelta fatta dall’Hokage sembrava più una punizione che una ricompensa… Ma, forse, andava vista come un’occasione per voltare pagina e cominciare un nuovo capitolo della sua vita. Un capitolo nel quale avrebbe provato a fare ammenda per gli errori di cui portava e sentiva ancora il peso.

 

 


Aaand... It's finally over! :D *festeggia da sola con la Sangria* So perfettamente che non è un granché come finale, ma dovevo chiudere questa fic, in un modo o nell'altro. Da adesso, finalmente, non sentirete più le mie lamentele... Non ne siete contenti? xD Se sono contenta io da sola, figuriamoci... xP

Comunque, se potessi, metterei i titoli di coda come nei film, giusto per ringraziare tutti coloro che hanno avuto la pazienza e (sì, anche questo) il coraggio di seguire questa fic fino in fondo nonostante le mie lamentele e gli aggiornamenti ogni elezione di papa! Davvero, grazie sul serio :)

Per concludere, a chi interessasse, ci sono delle note aggiuntive in questo post qui [Cliccami!], dove parlo anche del futuro seguito che la fic avrà. Sì, so che può suonare parecchio strano, ma farò il continuo. Non chiedetemi quando inizierò a scriverlo o quando arriverà su EFP, perché non sono ancora capace di rispondere... ^^"

Bene, ringrazio ancora una volta tutti a prescindere e me ne vado.

Goodbye, people! :D

   
 
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