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Autore: Kiri94    25/04/2013    5 recensioni
AVVISO: la storia è stata completamente revisionata e riscritta in un modo più gradevole: per qualsiasi feedback vi invito a mandarmi un messaggio personale!
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La storia è ambientata 25 anni dopo la storia di Katekyo Hitman Reborn!: i protagonisti di questo "seguito" sono Kurai e Mirai, due gemelli figli di Mukuro e Chrome.
Chi sono e che poteri hanno? Cosa incontreranno sul loro cammino e quali avversità dovranno superare?
In questa Arc di presentazione introdurrò i personaggi principali e getterò le basi per la macrostoria ed alcune sottotrame che andranno a svilupparsi nelle Arc successive. Buona lettura!
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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Pioveva a dirotto, quella notte di fine Luglio, un tipico nubifragio estivo, da molti accolto con sollievo, una pausa da quella rovente estate dalle temperature record.

La pioggia scrosciante batteva con un sonoro ticchettio, a tratti rilassante, ad altri fastidioso: soprattutto per una certa persona, già nervosa di per sé, in una sala d'attesa di un ospedale «Grrr, non ne posso più! Tutta quest'acqua... mi dà sui nervi, byon!» disse una figura che continuava a camminare avanti e indietro, con tono seriamente infastidito e scocciato «Mi sembra di essere in gabbia! Quanto ci mette?! Voglio uscire, qui non ci resisto più, byon!» esclamò, rivolto a nessuno in particolare.
Ogni istante che passava pareva per lui una vera e propria tortura: si accasciò contro la finestra, quindi si rivolse alla persona al suo fianco «Hey, Kakipi, quanto manca ancora?!» mormorò infine.
L'altro figuro si sistemò gli occhiali in un gesto flemmatico, per poi finalmente aprire bocca «Ken. Se davvero non resisti più a startene immobile... perché non vai a farti un giro qua fuori?» disse con voce calma e apatica, per poi puntare lo sguardo verso l'amico, che risentito rispose «Ma sei scemo o cosa, Kakipi?! Non vedi che diluvia? Mi bagnerei dalla testa alle zampe, byon!»
«Magari sarebbe un miglioramento, Ken. Puzzi da fare schifo, davvero»
«MACCHECCAZ- Hey Kakipi, se lo ripeti io...!» ma fu interrotto da una terza voce «Ken. Chikusa. Silenzio» e subito i due ammutolirono, con aria inquieta: nonostante la voce fosse stata estremamente calma, ciò parve bastare a terrorizzarli, letteralmente.
L'uomo chiamato Ken deglutì «S-scusa, Mukuro-san. Non volevo svegliarti, byon...» pigolò, lasciando trasparire tutta la soggezione che provava in quel momento.
Tremando appena, guardò nella direzione dell'uomo, che alzò lo sguardo fissandolo con un occhio rosso vivido che riluceva nella penombra della sala «Siediti, Ken. Ho già abbastanza preoccupazioni senza dover badare a te» disse questi con un tono freddo e penetrante: ammutolendo, l'uomo obbedì come un cane al suo padrone e si sedette immobile sulla prima sedia vuota che trovò.
Passarono quindi secondi, minuti, forse ore, immersi in un totale silenzio rotto solo dall'incessante tic tac della pioggia contro il vetro e dal grattarsi ogni tanto di Ken.
Infine, le porte si aprirono, e subito il torpore generale si dissolse. Ken balzò in piedi come se fosse stato tutto questo tempo seduto su una molla, il ragazzo con gli occhiali al suo fianco si alzò con calma, e la terza persona rimase seduta mentre una infermiera si avvicinava.
«Chi di voi è Rokudo Mukuro?» disse con il tono allegro di chi porta ottime notizie. Finalmente anche la terza figura si alzò in piedi ed emerse dalla penombra, avvicinandosi.
Anche l'infermiera parve avvertire l'aura inquietante di quell'uomo, infatti mormorò nervosamente, quasi in un sussurro «S-sono usciti, signore!» quindi tornò a sorridere «Sono gemelli. Congratulazioni! Vuole entrare a vederli?» domandò con fervore.
L'uomo sorrise, un sorriso allegro e al contempo inquietante, quindi annuì e la si avviò verso la sala in silenzio, seguito a ruota dagli altri due.
Si ritrovarono in sala operatoria, dove i medici gli fecero indossare un camice, prima di proseguire verso un letto in cui giaceva una bellissima donna dai lunghi capelli ametista, che lo guardava sorridendo sfinita ma all'apice della felicità. Non appena l'uomo le fu vicino, parve rassicurarsi quel tanto che bastava per aprire bocca «Mukuro... sama... ce l'ho fatta...» per poi crollare addormentata, sfinita.
Mukuro le accarezzò con insolita dolcezza una guancia «Ottimo lavoro, Nagi» quindi la sua attenzione si spostò verso due bambini, non molto più lunghi di un filoncino di pane, serenamente addormentati avvolti in una coperta: la femmina aveva lo stesso colore dei suoi capelli, il maschio invece le medesime sfumature della madre.
Mentre li contemplava con un insolito, radioso sorriso, gli si avvicinò l'infermiera di prima «Allora... Ehm... Signor Rokudo. Ci sarebbe la questione del nome... avete già deciso come chiamarli?» disse con tono ansioso, quasi tremando.
Ci fu una pausa di un paio di istanti che però parvero una enormità: quindi Mukuro si girò a guardarla «Oya oya... se non ricordo male Nagi voleva chiamare Mirai la femmina e Kurai il maschio, quindi scriva questi nomi» nonostante la sua freddezza non lo dimostrasse affatto, lasciava comunque intuire la sua incredibile felicità.
«Benissimo» disse allegramente l'infermiera, segnandoli su un registro «Allora Mirai e Kurai. E il cognome?» accorgendosi solo a fine frase di aver fatto una domanda inutile.
Mukuro la guardò leggermente stupito, ma rispose comunque «Rokudo. Kurai Rokudo e Mirai Rokudo. Kufufu~» con un sorriso che di rado si era visto comparirgli in volto.

   
 
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