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Autore: Raffaele De Masi    26/04/2013    3 recensioni
Michele non può più parlare, come conseguenza del grave incidente in cui è rimasto coinvolto. La sua vita già sconvolta viene ulteriormente peggiorata dalla comparsa di un'entità demoniaca che lo ha preso di mira.
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Se le storie demoniache vi fanno paura, tanto meglio.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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È difficile spiegare come Marika riuscì a trovare il coraggio per gestire una situazione come quella in cui si trovava, ma si sa che una persona che sente in pericolo ciò che gli è caro, di solito vince le peggiori paure.
Lei stava organizzandosi per affrontare l'entità che stava percuotendo suo marito Michele, disabilitato dal grave incidente d'auto che lo aveva reso muto. Quell’essere maledetto approfittava del suo handicap per agire indisturbata ma Marika l'aveva vista... o almeno aveva visto il punto in cui si era seduta.

Aveva avvertito quella presenza più volte in casa sua, ma solo inconsciamente aveva creduto nella sua esistenza, ne aveva paura. Quando però aveva avuto la prova definitiva della sua veridicità, la paura e lo sgomento erano cambiati in odio e desiderio di vendetta.
Mandò suo figlio Roberto dai nonni materni, anche se probabilmente, non era la sua casa ad essere infestata, perché l'entità aveva seguito suo marito fin dentro l'ospedale. Si sentiva comunque più tranquilla al pensiero che suo figlio si trovasse lontano dal luogo in cui l’orrore era cominciato.
Decise di rivolgersi a Padre Carlo, il parroco della chiesa locale. Egli era un amico dei genitori di Marika, quindi lei non si sarebbe sentita molto a disagio nel raccontargli tutta la vicenda. Il parroco ascoltò con attenzione il racconto di Marika, la quale non dimenticò di dirgli che aveva sempre sentito una presenza alle sue spalle quando era sola, e di come aveva visto con i suoi occhi qualcosa d’invisibile sedersi su una sedia, che erano molte le prove per autorizzare un esorcismo. Padre Carlo le credette ma non per questo si sentì meno sbalordito: aveva udito più volte nel corso della sua vita storie di manifestazioni sataniche che molestavano le famiglie con colpi sordi, oggetti spostati, possessioni... ma ne aveva solo sentito parlare. Naturalmente era in grado di compiere un esorcismo, ma l'esperienza mancante non era favorevole per il suo umore... lo innervosiva non poco.

Padre Carlo disse a Marika che, per cominciare, alle cinque di quel pomeriggio avrebbe svolto una comune benedizione alla casa per fare uscire l'entità allo scoperto; se fosse successo, avrebbe provveduto lui stesso all'esorcismo.
Puntualissimo, il campanello alla porta d’ingresso suonò e, con una forte emozione nel cuore, Marika aprì la porta al parroco. Lui conosceva la casa perché l’aveva già benedetta, però, dal modo in cui si guardava intorno, sembrava ci fosse entrato per la prima volta. Era sua convinzione che, se un uomo di chiesa semplicemente varca la soglia di un luogo infestato, questo sarebbe stato sufficiente ad aizzare un demone a scatenarsi.
Si era innervosito inutilmente, perché nella casa regnava il silenzio assoluto. Non si accorse che proprio quella calma era il segno dell'entità, che in quel momento lo stava osservando con odio crescente. Padre Carlo iniziò la benedizione dal soggiorno, che era connesso alla stanza d'ingresso. Marika si guardava intorno continuamente, timorosa a tal punto che il parroco le consigliò sorridente di calmarsi e che non doveva avere paura.

"Che la benedizione di Dio scenda su questa casa e su tutti coloro che vi abitano" recitò il parroco ad alta voce, spargendo l'acqua benedetta in punti casuali. Mentre il rito continuava, spostandosi dalla cucina alla camera di Roberto, la casa sembrò voler isolare l’audio all’interno... l'odio dell'entità si condensava nell'aria.
"Intervieni Signore per scacciare le insidie del maligno". La camera matrimoniale fu l'ultima stanza ad essere benedetta. Apparentemente nessun fenomeno demoniaco fece la sua comparsa. Padre Carlo rassicurò Marika, dicendole che spesso le larve di Satana forniscono prova della loro esistenza anche nel modo più violento, ma spesso basta una comune benedizione per scacciarle, quindi le suggerì di rasserenarsi e di servire Messa la Domenica. Marika lo accompagnò alla porta e lo ringraziò, ma in cuor suo non si sentiva affatto tranquilla... si era accorta dell'innaturale silenzio in casa.

Quando il parroco era andato via, Marika si sedette sul divano del soggiorno a riflettere. In quel momento una voce maschile, liscia come l'olio, parlò alle sue spalle «al prete non hanno insegnato che molti di noi usano la tattica del silenzio per scoraggiare la fede?».
Marika sobbalzò come una molla dal divano e si girò velocemente, tanto da farsi male al collo. Stava guardando un uomo vestito tutto di nero, situato tra l'ingresso della cucina e del soggiorno... ma non era un uomo a tutti gli effetti: i suoi lineamenti erano sfocati come lo si stesse osservando attraverso un velo. Avvertì anche un insopportabile puzza di escrementi.
Con grande coraggio riuscì a parlare, in modo autoritario «e così sei tu il mostro che sta torturando mio marito» e aggiunse ringhiando «mi fai schifo!».
Stava anche per chiedergli il motivo di tanta crudeltà, ma la domanda le morì sulle labbra quando incrociò gli occhi del demone, ora non più sfocati; non aveva mai incrociato uno sguardo simile: la malvagità che esprimevano quegli occhi era così palpabile da essere tangibile, avvertendone il veleno sulla pelle, e allora capì... quell'essere non aveva alcun motivo di fare del male, se non per il divertimento personale.
«Hai indovinato, sei una donna perspicace.» Disse il demone e Marika si sentì mancare il respiro... "quell'essere sente i miei pensieri", difatti aggiunse «hai indovinato ancora! Continua a sorprendermi Marika, stai cominciando ad essermi simpatica.»
La donna attese qualche secondo prima di rispondergli «non resterai a lungo tra noi, Padre Carlo eseguirà un esorcismo!».
Il demone sollevò la testa all'indietro, emettendo una risata sguaiata e maligna che raggelò la schiena di Marika.
«Lo sai che quel prete per me non è altro che un guanto da voltare e rivoltare?» sbottò il demone smettendo di ridere improvvisamente, fissando Marika, che sotto quello sguardo si sentì piccola come una formica. «Tu e la tua famiglia non vi libererete più di me, tu sei una troia e tuo marito è una larva da schiacciare; vostro figlio invece è entrambe le cose»
Marika si alzò di scatto e si avvicinò all'entità al punto da sfiorarle il naso, spinta da un coraggio che solo una madre potrebbe provare in una situazione simile.
Il demone, per una frazione di secondo, parve allarmato dal comportamento di Marika e le mostrò i suoi denti da squalo in un ringhio sommesso... il rumore ricordava un cane enorme e rabbioso pronto ad affondare le sue zanne su un qualche sventurato.
La donna gli parlò senza indietreggiare, con voce sussurrata e minacciosa «prova ad avvicinarti a mio figlio e troverò il modo di pestarti a sangue!».
L’entità continuava a fissarla negli occhi, emettendo costantemente quel cavernoso ringhio. Nel suo sguardo però, era comparsa una minuta traccia d’insicurezza, quindi le disse con voce calma, velenosa d’odio «sarò lieto di vedere fin dove ti potrai spingere contro di me, troia.» e senza preavviso, il demone svanì nel nulla, portandosi dietro anche il tanfo di escrementi.

Marika restò ferma in quella posizione ancora per qualche secondo, prima di mettersi a correre per raggiungere il bagno e vomitare abbondantemente. Era piena di dubbi e naturalmente era consapevole che le sue erano solo parole: cosa avrebbe mai potuto fare contro un demonio? Oltre a rivolgersi a Padre Carlo non le veniva in mente alcuna offensiva... l'unico modo per attaccarlo era un esorcismo.

Michele avrebbe lasciato l'ospedale il giorno seguente e quella notte Marika la passò insonne seduta sulla sedia situata accanto al letto in cui era sdraiato. Ma lentamente finì con l'assopirsi, e la stanza d'ospedale svanì in un vortice di colori.
Tra tutte le luci colorate, scorse un gigantesco occhio che la guardava con disprezzo, e con orrore, riconobbe lo sguardo del demone. Marika cercò di urlare ma non ci riusciva, era come se avesse perso l'uso della parola come suo marito. Un suono fastidioso incominciò a invaderle le orecchie… si faceva più intenso e riconoscibile, finché...

Si svegliò di colpo, col cuore che le scoppiava, e cominciò a cercare nelle sue tasche il cellulare che aveva lasciato acceso in caso i suoi genitori l'avessero chiamata per Roberto. Con un tuffo al cuore scoprì che ciò stava avvenendo, e se l'avevano chiamata alle due di notte, non poteva essere nulla di buono. Rispose con voce tremante, e sentii sua madre che la incitava a gran voce di correre immediatamente da suo figlio, che la invocava piangendo, isterico. Domandò immediatamente cosa era successo, e sua madre le disse che probabilmente era stato un brutto incubo ma suo figlio continuava a dire che qualcuno si era seduto sopra di lui e aveva cercato di strangolarlo.

Marika arrivò alla casa dei suoi genitori pochi minuti dopo: aveva corso come una pazza, suonando furiosamente il clacson contro chi gli si parava davanti. Non appena sua madre le aprì la porta, raggiunse Roberto, che stava piangendo convulsamente. Mentre lo teneva stretto fra le braccia, suo figlio le continuava a dire che qualcuno gli si era seduto sopra, schiacciandogli il petto, e gli aveva afferrato la gola impedendogli di respirare. Marika guardò i suoi genitori, entrambi molto pallidi, evidentemente spaventati. Rassicurò suo figlio che presto quell'uomo malvagio sarebbe stato escluso dalle loro vite.
Senza volerlo, guardò la porta socchiusa della stanza in cui aveva dormito Roberto... e dietro di essa, nel punto più in ombra, scorse la sagoma del demone che la fissava.

Michele uscì dall'ospedale prima di mezzogiorno. Era stato avvertito da sua moglie che Padre Carlo a momenti si sarebbe presentato.
Quella mattina, alle sette, Marika era andata in chiesa a trovare il parroco, per raccontargli tutti i fatti che erano capitati da quando lui aveva benedetto la sua casa. Padre Carlo era sconcertato: aveva sparso acqua santa nella casa, da cima a fondo, e non era successo niente di anomalo. Sopravvenne quindi la sconcertante conclusione che il demone era potente e astuto.
Nonostante non avesse esperienza nel campo degli esorcismi, il parroco sentiva comunque di essere in grado di affrontare la situazione, così comunicò a Marika che entro la mattinata avrebbe ottenuto il nulla osta per l'esorcismo, avvisandola che tutta la famiglia doveva essere presente, perché un demone non è un fantasma, perciò non poteva essere collegato al luogo in cui abitavano... aveva scelto di tormentare la sua famiglia, per cui tutti loro dovevano sottoporsi al rito.

Un quarto d'ora dopo mezzogiorno, Padre Carlo bussò alla porta di casa, e in quel momento gli abitanti al suo interno si accorsero immediatamente del silenzio che di colpo era calato, al primo suono del campanello.
Marika aveva avvertito suo figlio di non avere paura, qualunque cosa sarebbe successa. Suo marito era seduto sul divano del soggiorno in stato di profonda ansia, in compagnia di Roberto.
Marika aprì la porta al parroco, che aveva con sé una borsa che le ricordò quella dei medici. Le suggerì di riunirsi con la famiglia in soggiorno, ma che aprisse prima tutte le tende affinché fosse illuminato ogni angolo della casa: i demoni odiano la luce. Nonostante il silenzio regnante, tutto sembrava meno inquietante con la luce del sole.

Marika prese posto sul divano lasciando suo figlio tra lei e suo padre, mentre Padre Carlo apriva la valigetta e ne tirava fuori una stola viola che indossò sulle spalle. Raccolse poi una boccetta d'acqua benedetta e un libro molto vecchio, a giudicare dall'aspetto.
Il parroco decise di cominciare con un "Padre Nostro", e incitò la famiglia a pregare ad alta voce. Quando iniziarono a recitare la preghiera, il silenzio nella casa si fece così denso da rendere ovattate le loro voci. Padre Carlo si accorse del fenomeno e alzò il volume della sua voce. Terminata la preghiera, aprì la boccetta d’acqua santa recitando "benedici quest'acqua e fa in modo di servicene con fede", e spruzzò un getto sulla famiglia e su ogni angolo della stanza. Fu allora che si udì uno strano sibilo: il parroco si accorse che un getto d'acqua santa finito sul divano, dov'era seduta la famiglia, stava friggendo come olio in una padella. Trasalirono a quell'inquietante fenomeno, ma il parroco suggerì loro di non badarci, perché il demone avrebbe dato spettacolo per interrompere il rito.
Il parroco disse che da quel momento, ogni volta che prendeva una pausa durante il rituale, loro dovevano rispondere "Amen".
"Ecco l'acqua benedetta, porti a tutti noi vita e salvezza, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" "Amen".

BUM.

Un tonfo sordo e assordante proveniente dal soffitto fece sobbalzare tutti quanti, compreso Padre Carlo. Roberto urlò «È in soffitta!» quando seguirono altri tonfi ripetuti, come se un gigantesco essere stesse camminando pericolosamente sopra le loro teste, su di un pavimento che non poteva reggere il suo peso.
Padre Carlo si era scomposto solo per qualche istante, quindi riprese il rituale. "Oh Padre, libera questi tuoi servi dalle catene del potere diabolico, per Cristo Nostro Signore!" "Amen".

Dopo i tonfi, dei ringhi gutturali e spaventosi si fecero udire, dando l’impressione che dei mostruosi cani rabbiosi si fossero insidiati nelle mura della casa.
D'improvviso, mentre Padre Carlo continuava a pregare, si udì un colpo soffocato come quando si batte un tappeto, contemporaneamente il parroco si portò di scatto le mani in volto. Queste si riempirono subito di sangue. Roberto a quella vista iniziò a piangere in preda al panico, mentre Marika e Michele cercavano di tranquillizzarlo.
Qualcosa di invisibile aveva tirato un pugno al naso del parroco, rompendoglielo. Lo stesso essere poi, gli diede una forte spinta, facendolo urtare un piccolo tavolino di vetro mandandolo in pezzi, per poi cadere violentemente.
Michele tentò di parlare ma riuscì ad emettere solo un verso dissonante. Sua moglie si alzò dal divano per soccorrere Padre Carlo ma prima che potesse raggiungerlo, due mani invisibili le afferrarono le caviglie, facendole rovinare tutto il peso del corpo a terra, di schianto. Poteva farsi molto male, fortunatamente non batté la testa.
Il parroco si rialzò dolorante e la aiutò a rimettersi in piedi, per farla risedere di nuovo sul divano.

Il rito ricominciò indisturbato ma la vera forza che metteva in difficoltà il demone non era Padre Carlo, ma la determinazione di Marika ad allontanarlo.
Le sue percosse, mentre il rituale andava avanti, divenivano sempre più deboli: il divano su cui erano seduti sobbalzò rumorosamente, facendoli urlare per la sorpresa; gli oggetti sulle mensole furono scagliati contro il parroco e la famiglia; odori nauseabondi infestarono la stanza, costringendo Roberto e suo padre ad allontanarsi in bagno in più di un occasione, per vomitare. Oltre questi tentativi, il demone non riuscì più ad agire sui loro corpi.

Il rituale terminò… non fu l'ultimo. L'esorcismo si rivelò lungo e faticoso, e dovettero dividerlo in più sedute. Nel frattempo la famiglia decise di traslocare, perché sentivano quel luogo ormai bruciato e saturo di malignità.
L’esito degli esorcismi non fu pienamente soddisfacente. Il demone apparve spesso nei loro sogni, svegliandoli di soprassalto, coperti di sudore.
*

A distanza di anni dagli eventi spiacevoli, un bambino correva su di una bici. Era un appassionato di videogiochi d'avventura, quindi aveva deciso di esplorare un po' la campagna, situata dietro una strada isolata dove c'erano poche case e tanta natura.
Era faticoso pedalare sull'erba, ma se avesse corso sulla strada come avrebbe mai fatto qualche scoperta geologica?
Mentre avanzava, avvertì che sotto le ruota della bici aveva urtato qualcosa di duro, che non poteva essere terra.
Spinto dalla curiosità e dalla speranza di aver fatto qualche scoperta interessante, smontò dalla bici e cominciò a indagare.
Si trovava dietro una casa di cui la gente non amava parlare: erano accadute cose sinistre al suo interno che coinvolsero una famiglia di tre persone… furono attuati degli esorcismi.
Il bambino s’inginocchiò sul terreno e si accorse che tra l'erba c'era una superficie di legno. A quel punto ne strappò un po’, e si accorse con grande stupore che si trattava di una botola. Su di essa era dipinto un simbolo che gli sembrò una stella rovesciata racchiusa in un cerchio.
Con il cuore che batteva forte, cominciò a sentirsi un piccolo "Indiana Jones", e decise di aprire la botola per vedere se al suo interno si trovasse un tesoro o qualcosa di altrettanto interessante.
Riuscì ad aprire solo una fessura perché la botola era fissata. Cercò di sbirciare nell'oscurità... e in quel momento un forte ringhio gutturale, seguito da uno sbuffo d'aria, lo fece sobbalzare tanto da farlo cadere all'indietro con un urlo di sorpresa.
Si rialzò di scatto, rimontò sulla sua bici e corse furiosamente per la campagna... finché, inspiegabilmente, la ruota anteriore smise di girare, bloccando di colpo la bici come se avesse urtato qualcosa d’invisibile.
Il bambino fece un volo di diversi metri, per poi schiantarsi al suolo rompendosi il collo, morendo sul colpo.
 

  
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