Quando Hermione
si sentì stupida
Quando li vide
per poco non spezzò la bacchetta, poi
la rabbia scomparve, e a vincere furono le lacrime.
Fuggì
in fretta e furia dalla stanza, cercando di
cancellare dalla mente il volto di Ron e le sue labbra troppo
indaffarate a
baciare quelle di Lavanda.
Si sentiva
stupida, e neppure essere la migliore
strega della scuola avrebbe potuto dimostrarle il contrario. Lei,
Hermione
Granger era la strega natababbana più stupida di tutta
Hogwarts.
Se lo
ripeté più e più volte, mentre una
schiera di
colorati e vivaci canarini volteggiava per la stanza e poi sopra la sua
testa
cespugliosa.
Avrebbe fatto
quello che le riusciva meglio, avrebbe
continuato per la sua strada senza quel sorriso un po’
sghembo, senza quei
capelli rosso carota a rallegrarle le giornate, o quelle battute
inappropriate
a farla sorridere.
Eppure sapeva
che sarebbe stato tutto molto più
triste.
Che neppure
l’abbraccio di Harry avrebbe potuto
consolarla, neppure il
suo verde sguardo
di ammirazione di fronte a quel futile incantesimo.
Avrebbe voluto
piangere per ore intere, ma non poteva,
non davanti Harry.
Sospirò
rattristata, poteva solo arrendersi all’evidenza
dei fatti, Ronald Weasley era un’idiota, e lei lo era ancor
di più per essersi
illusa, e di cosa poi? Non sapeva neppure spiegarselo, e questo la fece
sentire
ancora più stupida e arrabbiata.
Ma la stoccata
più crudele arrivò pochi minuti dopo,
accompagnata da uno schiamazzo fastidioso e da infantili e complici
risatine.
Ron e la sua
chioma infuocata, le dita lunghe strette
a quelle di Lavanda. Il
ragazzo evitò il
suo sguardo e parlò solo con Harry, quasi fosse stata
invisibile, seduta su
quella vecchia cattedra e circondata da una vorticante aureola di
uccellini
dorati.
Sentì
la rabbia crescere ed esplodere, e se doveva
esser così stupida, decise che lo sarebbe stata fino in
fondo.
“Oppugno” La
bacchetta puntata contro Ron, un ghigno folle sul volto.
Gli uccellini si
schiantarono rabbiosi contro il
ragazzo, beccandolo e graffiandolo ovunque.
Hermione strinse
con forza la bacchetta tra le dita, e
uscì dalla stanza, le lacrime a pungerle gli occhi.
Che si fosse
veramente innamorata di quello stupido?
Se lo chiese più volte, mentre correva il più
lontano possibile da quell’aula.