2nd – Ultimate secrets
Sono in braccio a mia
madre, mentre intorno la foresta corre via veloce. La
pioggia è sempre più densa e fitta, tanta è la rapidità con cui ci muoviamo che
l’acqua mi arriva in faccia con la violenza di un getto di ghiaia e sabbia; le
gocce mi colpiscono, mi feriscono, addirittura. Perché
andiamo così di fretta? Cosa ci minaccia? Gli uomini
del villaggio non hanno rinunciato ad inseguirci? Yume
ha detto così, poco fa.
-
Mamma…
-
Ssht, Naruto, non sforzarti. La febbre è alta. Rischi di peggiorare.
Non rischio: peggioro.
Peggioro di continuo. La febbre mi sta divorando, e
dannazione, non so nemmeno il perché.
In fondo, non mi importa, finché sono con lei, finché ho lei: o finché lei
ha me, non c’è differenza. Posso abbandonarmi al corso degli eventi e lasciare
che tutto scorra intorno a me. Del resto, da quando
questa storia ha avuto inizio, tutto è stato veloce e incomprensibile, proprio
come questa nostra interminabile fuga.
Naruto e Yume rimasero seduti, in
silenzio, molto a lungo. Shikamaru, discreto e
intelligente, aveva capito subito che era meglio lasciarli soli ed era svanito
silenzioso come le sue ombre. Yume continuava a
percorrere e ripercorrere con gli occhi i lineamenti del figlio, a seguire
stupita le linee del suo volto con le dita affusolate. Il naso, disse, e il
taglio degli occhi, e soprattutto, oh!, soprattutto i
capelli, erano così identici. Quei
capelli dorati come il mattino e un po’ arruffati.
-
Sei
la sua copia esatta. – disse entusiasta. – Non potevo proprio sbagliarmi. Ti
avrei riconosciuto tra mille.
-
Parli
di mio padre, vero?
Yume fece cenno di sì, con un largo
sorriso, una mezzaluna che splendeva ancor di più in mezzo alla rossa criniera
dei suoi capelli.
-
Certo.
Sei bello quanto lui.
-
Mio
padre… – chiese esitante Naruto - …chi era?
-
Ma non sei altrettanto intelligente! – fece lei con una risata. – Davvero,
credevo l’avessi capito. Non te lo dicono tutti, da quando
eri bambino? Che sei identico a lui.
Lo prese per mano. Si alzarono e lo
condusse fuori, in strada, sotto la pioggia. Indicò il monte che sovrastava il
villaggio, dal quale i severi volti degli hokage
scrutavano la vita e
-
Quanti
ragazzi di questo villaggio, svegliandosi al mattino,
possono vedere il proprio ritratto scolpito nella roccia?
Naruto fissò le sculture che avevano sempre dominato la sua
esistenza, onnipresenti ed immutabili; le sculture che una volta, da piccolo, aveva imbrattato di disegnacci e
insulti; le sculture che raccontavano il passato della Foglia. Quattro volti; e
tra quelli c’era anche il suo.
-
Mio
padre è il Quarto Hokage. – affermò con certezza,
come qualcosa che avesse saputo da sempre.
Yume lo strinse al suo fianco. Restarono
insieme a guardare il monte, abbracciati, mentre la pioggia continuava a
scorrere tutt’intorno.
-
Andiamo
in un posto più asciutto. – disse infine la donna – Ci sono
molte altre cose di cui dobbiamo parlare.
Per prima cosa, Yume raccontò a
Naruto di come aveva incontrato suo padre, e di come lui era
nato. Era successo quasi per caso, disse, ma era stato indimenticabile.
Il loro primo incontro era stato a dir poco burrascoso.
-
Quella volta, ricordo che abbiamo addirittura combattuto. – raccontò ridendo. – Ma poi è nato qualcosa tra noi. Un legame; uno di quelli che
durano per sempre.
-
Avete
combattuto? Allora anche tu sei una ninja?
-
Me
la cavo. Ma non faccio parte di alcun villaggio, quel
che so fare l’ho imparato da me. Comunque, non molto tempo dopo sei nato tu. E’
stato un giorno che non dimenticherò mai. Lo stesso giorno in
cui a tuo padre successe… insomma, quello che sai.
-
Perché te ne sei andata? Ho creduto per tutta la vita di essere orfano.
-
La
gente del villaggio non mi amava molto, per via di quel che era accaduto tra me
e tuo padre. Sono piccoli, di cuore e di testa. Era una specie di gelosia. Io
ero straniera, eppure avevo con il loro prezioso hokage
un legame più profondo di quanto loro non avessero mai avuto.
Quando lui se ne andò, non ci fu più nessuno a
difendermi dalla loro malignità. La mia vita divenne un inferno e fui costretta
ad andare via. Avrei voluto portarti con me, ma la gente del villaggio ti reclamava in quanto figlio del Quarto Hokage.
Eri la sua eredità: il tuo sangue apparteneva alla Foglia.
Naruto tacque un attimo, ricordando i primi anni della sua
vita. Anni di odio e di emarginazione, in cui nessuno
lo aveva mai apprezzato o incoraggiato. La solitudine di cui
si era nutrito finché non aveva avuto, finalmente, l’occasione di emergere.
Era vero, la gente del villaggio poteva essere molto
gretta. Almeno, la maggior parte di loro.
-
Naruto…
Yume poggiò una mano sulla spalla del
ragazzo, intuendo i suoi pensieri.
-
Naruto,
posso immaginare ciò che hai passato. Io sono fuggita, e tu invece non ne hai
avuto la possibilità. So che non ci sono scuse per me, avrei
dovuto trovare un modo per restare al tuo fianco, o portarti via con la
forza, se necessario. Ti ho pensato così tanto. So che
non è molto, ma ti assicuro che, almeno con lo spirito, ti sono sempre stata
accanto.
Era colpa sua, in
fondo. Era lei che mi aveva lasciato solo. Lei, che mi avrebbe dovuto difendere quando io ancora non potevo, e invece se n’era
andata, era scappata, per vigliaccheria. Avrei dovuto odiarla, per questo,
perché se fosse rimasta, forse, sarebbe stata sola anche lei; ma saremmo stati
soli in due, e avremmo potuto sopportare, e darci forza l’un
l’altro. Avrei dovuto odiarla, ma non ci riuscii allora, e non ci riesco neanche adesso. Non posso odiarla. Ho troppo bisogno
di stare con lei, per odiarla.
-
Non
fa nulla, mamma. – sussurrò Naruto – Non fa nulla.
-
Allora
ascolta.
L’espressione di Yume cambiò
improvvisamente. Si fece preoccupata; nella sua voce c’era un tono di urgenza.
-
Non
ti ho protetto per vent’anni; troppi. Non che questo possa pareggiare i conti, ma oggi sono qui per avvisarti di
un pericolo che incombe su di te. Se non seguirai i
miei consigli, domani potresti essere morto.
Naruto cercò di obiettare qualcosa, sorpreso da
quell’improvvisa trasformazione nell’atteggiamento della madre, ma lei gli fece
cenno di stare in silenzio ed ascoltare.
-
Come
ti ho detto, io sono al di fuori di tutti i villaggi, ma questo non vuol dire che non tenga i contatti. Ho qualche persona fidata che
mi riferisce le ultime notizie, soprattutto su Konoha, e su di te. Sono qui perché
ho saputo che sarai eletto Sesto Hokage. L’ho saputo
addirittura prima di te; o meglio, l’ho immaginato, e oggi ne ho avuto la
conferma.
-
Ma che significa? Come l’hai saputo?
-
Io
conosco bene il mondo dei ninja. La guerra contro
-
La
pace è già stata firmata? – esclamò Naruto – Ma a me
nessuno ha…
-
Detto
niente, lo so. C’è un motivo per tutto. La condizione posta dal trattato è
simile a quella che, anni fa, costò la vita a Hizashi
Hyuga; e anche in questo caso,
-
Sarò
io.
Naruto si portò le mani ai capelli. Pareva assurdo, una
follia; eppure aveva senso. A ben pensarci, egli stesso, pur sapendo di essere molto forte, dubitava di essere davvero il ninja
più forte del villaggio. E poi, mai era stato scelto
un hokage di soli vent’anni.
-
Dovevano
sacrificare qualcuno per salvaguardare il segreto di quella tecnica. – mormorò Yume – Mi… mi dispiace,
Naruto. So che era il tuo sogno, e lo sapevano anche
loro. Hanno scelto te proprio perché immaginavano che non avresti sospettato
niente e avresti accettato senza pensare.
-
Mi
hanno tradito.
Nient’altro. In fondo, non aveva poi nemmeno tanta paura di
morire. Dopo anni di guerra e battaglie si era pian
piano abituato all’idea che ogni giorno della sua vita poteva essere l’ultimo,
come tutti i soldati. Ma il tradimento: quello era
intollerabile. Lo stesso villaggio che lo aveva cresciuto, per
cui lui aveva combattuto innumerevoli volte, difendendolo, soffrendo,
uccidendo in suo nome, ora lo distruggeva, si serviva di lui come di un
burattino per le proprie oscure manovre. Il suo sogno era stato, fin
dall’infanzia, quello di diventare la suprema guida e il protettore del
villaggio. Quel sogno gliel’avevano sporcato. Ora come
ora, non valeva più nulla.
-
Mi
hanno tradito.
-
Sono
venuta per questo, Naruto. Possiamo fuggire. Stanotte stessa. Fatti trovare
pronto, raduna le tue armi e quello che vuoi portare con te, a
Naruto annuì, senza parlare. Yume
sussurrò un saluto e sparì.
Avevamo parlato per soli dieci minuti, e tutto, tutta la mia vita, era stata sconvolta. Tutto era cambiato. Solo la pioggia, testarda, era
sempre la stessa, e continuava a picchiare.
Venne la notte; una notte nera e
scrosciante. Naruto uscì da casa guardingo. Portava
una sacca con pochi kunai e qualche rotolo, e si teneva sotto un telo mimetico,
più per ripararsi dalla pioggia che per nascondersi agli occhi di qualcuno. In
quell’oscurità, nessuno avrebbe potuto scorgerlo. Si mosse scivolando lungo i
muri degli edifici. Oltrepassò uno dopo l’altro tutti i luoghi che gli erano
più familiari e che stava per abbandonare. Camminava come in trance,
senza soffermarsi a pensare a ciò che stava accadendo.
Agli amici che abbandonava.
Al passato che rinnegava.
Al villaggio che tradiva.
Al sogno che perdeva per sempre.
Sapevo solo che ‘lei’
mi aspettava, ed questo solo pensiero bastava a
guidare i miei passi. Inesorabili, inevitabili, mi conducevano a lei; la mia
volontà era la stessa di un pezzo di ferro che rotoli e strisci verso il
magnete. E’ tutt’ora così. La mia vita si sfalda e va in pezzi, il mio corpo
trema di brividi sempre più atroci che, è inutile che cerchi di negarlo, ormai,
culmineranno con un ultimo, incontrollabile spasimo quando
il mio cuore si fermerà. Fra un’ora, forse, o fra due; eppure io sono felice,
ignoro ogni cosa, perché lei mi stringe tra le braccia, perché lei mi sussurra
inutili e tenere consolazioni, perché lei mi porta in una inarrestabile
corsa attraverso questa foresta sempre più buia. No, forse non è la foresta a
farsi più buia: forse sono i miei occhi che si indeboliscono
ogni minuto di più. Allora avevo solo iniziato ad intuire l’irresistibilità di questa attrazione, l’avevo appena assaggiata, eppure era
stato sufficiente a convincermi a intraprendere quella disperata fuga da tutto
ciò che conoscevo e amavo. E poi vidi qualcosa
scintillare nel buio, qualcosa di chiaro, di luminoso. Poco prima avevo creduto
con assoluta certezza che nessun occhio umano potesse
scorgermi in una oscurità tanto fitta, e resa ancor più cupa dal diluvio. Vidi
qualcosa che scintillava; capii cos’era, e capii di
essermi sbagliato.
-
Cosa sei venuta a fare?
La donna emerse dalle ombre nelle quali si era celata fino a
quel momento. Indossava una calzamaglia nera e aderente che lasciava scoperto
solo il viso, grazie alla quale era riuscita a rimanere quasi invisibile. I
corti capelli neri le colavano sulla fronte, impastati di pioggia; e sotto, lo
scintillio che l’aveva tradita. Due larghi e tristi occhi bianchi.
-
Sono
venuta a fermarti, Naruto. Rinuncia a questa follia.
Naruto e Hinata restarono
fermi, l’uno davanti all’altra, in mezzo alla strada, pronti a combattere.
Secondo capitolo della fic, che, come annuncia il titolo, è carico di rivelazioni.
Grazie a chi ha letto e commentato il
primo, riguardo agli aggiornamenti non preoccupatevi,
metterò un nuovo capitolo ogni quattro-cinque giorni.
La storia è finita tranne che per l’ultimo capitolo, che penso di completare
nei prossimi giorni, quindi potrò aggiornare con un
buon ritmo.
Un’ultima cosa: ho modificato la
presentazione della storia, sostituendola con una che mi pareva più evocativa e
adatta all’atmosfera della fic. D’ora in poi non
cambia più, garantito! Al prossimo capitolo!