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Autore: ElderClaud    15/11/2007    8 recensioni
“Di quello che ti pare Sakura… Ma tu mi ami… E per questo mi odi ! E sai una cosa… ?... Ti odio pure io… Perché ti amo… Perché per me l’inferno ha il sapore dei tuoi baci… Ma non me ne importa niente di finire all’inferno… Perché quella è la via !”
ATTENZIONE ! Quella che vi prestate a leggere è un fic veramente molto particolare… Il pairing protagonista infatti, va oltre l’umana possibilità. Non vi dico di chi si tratta perché altrimenti vi rovino la sorpresa ! Vi dico solo che si tratta di una Sakura= Personaggio dell’Akatsuki… Se volete sapere di quale personaggio si tratta… leggete !
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Sakura Haruno
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione

Attenzione ! Leggere attentamente prima di proseguire !

 

Quella che vi prestate a leggere è un fic veramente molto particolare…

Un esperimento della quale io ne vado fiera solo per metà.

Il pairing protagonista infatti, va oltre l’umana possibilità. Non vi dico di chi si tratta perché altrimenti vi rovino la sorpresa !

Vi dico solo che si tratta di una Sakura personaggio dell’Akatsuki…

Se volete sapere di quale personaggio si tratta… leggete !

 

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“Don’t go, He Says, But She's Still Sleeping”

 

Anf ! Cosa…”

 

Due occhi terrificanti si aprirono spaventati alle tenebre circostanti.

Il respiro affannoso e il corpo madido di sudore lo rendevano consapevole del brutto sogno appena fatto.

Il primo dopo molto tempo a dire la verità.

Era da tanto che non faceva degli incubi. Da quando, per l’esattezza, aveva incontrato lei.

Si alzò a sedere sul letto e si massaggiò le tempie doloranti. Il suo respiro era ancora irregolare e con la mente ordinò al proprio cuore di rallentare l’andatura.

Merda…

Gli ci volle parecchio per rendersi conto della situazione in cui si trovava. Non era semplicemente sudato. Era anche completamente nudo.

L’istinto gli fece scattare la testa di lato per cercare una risposta totale al suo atroce dubbio.

E la ebbe purtroppo.

A dargli le spalle c’era una schiena femminile. La pelle color perla era resa ancor più brillante dai raggi lunari, che passavano attraverso il vetro appannato della sua stanza.

I lunghi capelli rosati, belli come gioielli, erano lasciati liberi e sparpagliati sul bianco cuscino.

Merda…

Alla fine aveva ceduto quindi. Alla fine aveva completamente perso. Lei aveva vinto su di lui.

Era la prima volta che perdeva una scommessa. Anzi, per essere sinceri, era la seconda.

Si lasciò scappare un debole sorriso sulle labbra a quel pensiero, e gli occhi terrificanti si addolcirono sotto i capelli neri.

Era una cosa ridicola. Totalmente, su tutta la linea.

Perché lui, doveva essere invincibile. E invece… Il sorriso di lei lo aveva fatto completamente sciogliere.

“Sakura…”

E con la mente tornò indietro nel tempo. A parecchi mesi prima.

Aveva perso. Aveva fallito. Una scommessa perduta.

Credeva di essere morto quando in realtà, era ancora sulla sponda dei vivi.

Era in balia degli elementi. Dei loro elementi per l’esattezza. Perché lui fu un tempo un membro prestigioso dell’Akatsuki.

Ora invece. Una schifosissima cavia da laboratorio.

Non ricordava molto dello scontro che lo aveva visto partecipe con i nemici appartenenti alla foglia. Ma ora non aveva importanza. Era in mano loro adesso.

Si erano stupiti molto di come fosse ancora vivo. Doveva essere morto ma invece il suo corpo funzionava ancora. Ma lui era già morto dentro. Il suo orgoglio era perduto. La sua forza… Era fasulla.

“Notevole… Davvero notevole…”

Bisbigliavano i dottori ai suoi fianchi. Compiaciuti e intimoriti. Affascinati, da quello che per loro era l’ignoto.

Era legato come un salame. Spesse cinghie di cuoio lo avvolgevano rudemente in tutte le membra.

Mai come allora desiderò tanto perdere il controllo di sé stesso e compiere un massacro.

Ma non poteva. Era debole, e il suo potere, per giunta, era stato rubato dal suo corpo. Come un macabro trofeo per la vittoria sul nemico.

Che rabbia…

Poi un giorno arrivò lei. E mai si sarebbe aspettato di cambiare così tanto.

Il loro primo incontro era stato veramente terrificante.

Aveva cercato di aggredirla fin da subito. Senza aspettare che si presentasse. Lui, voleva solo che se ne andasse. Che lo lasciasse da solo.

Era la sua tecnica preferita ora. Spaventare a morte i dottori e gli inservienti. Urlando come un pazzo… Come una fiera impazzita al suo domatore. E godeva nel vedere le loro espressioni mutare di colpo.

Da superiori a pivellini.

Ma lei non si spaventò al suo attacco. Tutt’altro. Si arrabbiò tantissimo, e gli mollò la cartella medica sulla testa.

“Cretino ! Ti credi figo a fare così ?! Bhè non lo sei ! E comunque… Io mi chiamo Sakura Haruno… Sarò la tua… diciamo… fisioterapista per i prossimi mesi.”

Sarebbe stato seguito da una mocciosa ?!

“Non me ne fotte un cazzo di chi tu sia mocciosa ! Voglio solo essere lasciato in pace !”

Ma la tipa non batté ciglio.

“ Se è per questo anche a me secca seguire un assassino… Ma questi sono gli ordini ! E comunque… Non sono una bambina ! Sono una donna !”

A quel ricordo sorrise maggiormente nelle tenebre. Una donna ! All’inizio non voleva crederci. Ma poi si era effettivamente rivelata come tale.

Era giovane sì, ma era anche molto matura.

Allungò un braccio nell’oscurità per poter sfiorare quei magnifici tesori che erano i suoi capelli.

Mai si sarebbe aspettato di raggiungere questo livello di intimità con lei.

Perché all’inizio le cose erano veramente pessime.

Lui non voleva nessuno attorno. Meno che meno lei. Soprattutto lei.

La odiava con tutto il cuore e quello che diceva lo irritava. Tuttavia in sua presenza si comportava in maniera diversa che con gli altri dottori.

Lui se ne stava in silenzio.

La dottoressa bambina ( come lui amava sfotterla ) gli parlava a lungo. Porgendogli domande che puntualmente venivano ignorate.

“Si può sapere perché mi stai rompendo i coglioni ?! Perché mi parli ?! Di cose poi totalmente futili ! Cosa vuoi che me ne importi di Tizio che deve cercare Caio… Che deve andare da Sempronio…”

Era un test quello che gli stava proponendo. L’ennesimo ad essere sinceri.

Perché lei andava lì da lui solo per fargli dei test. E nient’altro.

“… A me non interessa questa roba ! Voglio solo essere lasciato da solo.”

Ma lei sorrise quella volta. Un sorriso furbetto e anche un po’ crudele di chi sa di avere il nemico in pugno.

“Perché se tu rispondi alle mie domande… Io ti libererò dalle catene che ti immobilizzano. Non ti piacciono le domande che ti propongo ?! Perfetto ! Non piacciono neppure a me ! Ma mi è stato ordinato di fartele… Per cui ti propongo una mia domanda personale.

Secondo te… Esiste l’amore ?!”

Era una domanda ancora più idiota di quelle che era costretta a sparare. Ma dopotutto in ballo c’era la sua libertà. Se così si poteva chiamare.

Sapeva cosa volevano fare. Fargli il lavaggio del cervello e farlo diventare un altro orgoglioso membro di quella civiltà che tanto amava definirsi misericordiosa.

Lui non voleva accettare. Ma accettò lo stesso. Nonostante dentro di sé si insultava in maniera indegna. Perché quella della dottoressa era una sfida. Una scommessa.

E lui era intenzionato a vincere. Di fargliela pagare cara.

 

Già fargliela pagare…

Ora il suo sorriso si era un po’ smorzato in quella oscurità sconosciuta.

Si alzò in piedi e si sgranchì le gambe. Era davvero da tanto che non si alzava in piedi.

Ma poi, quasi inconsciamente lo sguardo ricadde sulla donna che dormiva beata. Ignara, delle preoccupazioni del suo amante.

Perché poi stranamente, tra i due era nata una sorta di complicità.

Se in principio era una sfida, una gara di dimostrazione vera e propria. Ora era una questione di principio.

Perché lui era un convintissimo sostenitore che l’amore non esistesse realmente.

“Puoi amare una cosa… è vero, ma quella la si può definire possessione. Non amore. L’amore non esiste ! è solo una illusione creata dalla natura per permettere la continuazione della specie.”

E c’era qualcosa di vero in quelle parole. Non si poteva amare una persona. L’uomo saggio lo capirebbe fin troppo bene.

Ma una donna…

“Dici che non esiste l’amore… E allora che cos’è quella cosa… quella emozione, che ti fa andare in fiamme il cuore ? che ti fa sorridere ogni volta che vedi i tuoi figli giocare ?! Che ti fa piangere… ogni volta che ti senti tradito.

L’ultima non era propriamente una domanda. Ma piuttosto, un pensiero ad alta voce.

E i suoi occhi si fecero tristi a quel pensiero.

Se ne accorse lui… ma non volle dire niente. Avrebbe potuto replicare con frasi del tipo:

“Questo non è amore… la sofferenza non si può chiamare amore. Soffrire per una persona ?! Sei ridicola ragazzina ! Meglio concentrarsi su cose più materiali. Che sai di poter tenere con te per tutta la vita. Che non fanno soffrire…”

Ma non disse nulla, quella volta rimase zitto. E comunque, era un discorso che aveva già fatto in precedenza. E lui non amava ripetersi.

Si lo so cosa stai pensando… che è stupido soffrire per una persona che non ti vuole…”

Fu sorpreso delle sue parole. Ne fu veramente sorpreso.

Perché finalmente, dopo tante chiacchiere inutili, sembrava che ora la bilancia pendesse dalla sua parte. E non poté che esserne felice.

 

Ma poi…

La situazione era diventata veramente ridicola. Perché più si incontravano, più le parti si invertivano.

Dapprima era una sfida, poi divenne principio, ed infine divenne una questione vitale.

Si vedevano tutti i giorni praticamente. Per quella stupida discussione. Erano davvero affiatati ora, sembravano due rabbini intenti a discutere animatamente sulle sacre scritture.

E la gente che passava per i corridoi e sbirciava nelle sue stanze quasi non li riconosceva quei due.

Perché forse i due sfidanti non se ne stavano accorgendo. Ma nei loro occhi l’odio che nutrivano l’uno per l’altra era pressocchè scomparso.

Ridevano, scherzavano, litigavano, discutevano animatamente.

Più come amici che come nemici. Poiché anche la malizia, che spesso trasudava crudele nelle loro parole. Era completamente scomparsa.

E presto la confusione si fece strada nella mente di lui.

Era chiaro che lui non poteva più fare a meno della sua presenza. Era come una droga. E quando Sakura non c’era, tornava ad essere il solito bastardo di sempre.

Ad urlare contro i dottori e gli infermieri. Ad infierire come un folle su chiunque gli si avvicinasse.

Aveva ottenuto ottimi risultati a stare con lei. Davvero !

Non era più legato come un salame. Era libero di gironzolare per la sua stanza come gli pareva e piaceva. Merito delle risposte che le dava. Così diverse dalle sue ma così dannatamente ragionate che non si poteva non negarle.

Ma ora… ogni volta che lei mancava…

Ecco che l’incubo ricominciava.

Nuovamente veniva immobilizzato a letto, e ancora una volta gli incubi tornavano ad impossessarsi della sua mente.

Era tranquillo solo con lei. Perché i ragionamenti di lei, per quanto folli fossero gli davano da pensare.

E i pensieri che faceva ora lo spaventavano a morte.

 

Era una ossessione.

Era una autentica ossessione.

Quella ragazzina con le sue idee lo stava sempre più contagiando. Come un morbo incurabile.

E la odiava per questo. Perché lei, a differenza degli altri dottori, non si preoccupava unicamente delle sue condizioni fisiche.

Per quanto cercasse di smentire ogni volta la cosa.

perché ti preoccupi di me ?! Io sono un tuo nemico…” Domanda che le ripeteva spesso. Dapprima con rabbia… ora, con una nota di sensualità nella sua cupa voce. Quasi con sentimento.

“Io sono un medico… e tu sei un mio paziente. Non un nemico.

E se prima lo diceva con indifferenza ora le sue parole trasudavano reticenza. E si rifiutava di guardarlo negli occhi. Perché più il tempo passava più i ruoli si scambiavano.

I pensieri si invertivano e quasi entrambi non si riconoscevano più.

Perché finalmente, anche se non volevano ammetterlo. Stavano provando più di un semplice rapporto medico-paziente. E per questo si odiavano da morire.

 

Fino a quella notte.

Lei faceva il turno di notte in ospedale, e visto che era lì, perché non passare un po’ di tempo con lui ?!

Diciamo piuttosto che anche la ragazzina non poteva più fare a meno delle discussioni di lui.

“Sei ancora sveglio tu ?! Ma lo sai che ore sono ?! Sono le due di notte…”

Aveva la voce roca e le occhiaie per la stanchezza. Doveva aver lavorato a lungo quella notte… Perché non se ne tornava a casa ?!

Perché sei qui Sakura…?!” Era la prima volta che la chiamava per nome. Lui, l’aveva sempre nominata con quel ridicolo nomignolo di dottoressa bambina.

Lei non si scompose più di tanto di quella strana novità. Ansiosa com’era di parlare con lui.

“Io… Volevo solo dirti che… Per quanto riguarda la nostra discussione… Tu… Hai perfettamente ragione ! Su tutto ! L’amore è solo una illusione ! Una stupidissima illusione dettata dalla natura !

E io come una stupida a credere l’incontrario… A correre dietro a quel bastardo che mi ha lasciato nuovamente e per…” La voce spezzata dall’emozione. Le lacrime più rombanti di qualunque altra parola.

E a sentire quelle parole si arrabbiò moltissimo. Il suo unico cuore era in fiamme mentre la rabbia esplodeva nella sua anima.

Si alzò in piedi e si avviò a grandi passi verso di lei. La differenza tra di loro era tanta. Tantissima. Quasi, se non nella totalità più assoluta, completamente assurda.

Lui era più alto di lei… Lei era più giovane di lui… Ma non era una bambina. nel corpo né nell’anima. E ora, questo suo comportamento infantile lo faceva imbestialire.

“Sei una stupida Sakura… Veramente stupida ! Dici che l’amore non esiste solo perché un bastardo ti ha fatto del male ?! E tu non pensi a quanta gente fai male ?! Partendo dal sottoscritto ?! Ragiona Sakura… tu hai vinto con la tua teoria…”

Non le dette diritto di replica. Non le dette modo di ribellarsi.

Le prese il volto tra le mani e avvicinò le sue orribili labbra a quelle di lei. Morbide e delicate. E la baciò.

Senza indugi, senza rimorsi. Solo con grande e disperata passione.

E quasi non credette a se stesso. Di come lei lo ricambiasse. Buttandogli le braccia al collo quasi con rabbia.

Le mani di lui sempre più morbose nella ricerca della sua pelle.

“Stupida… Stupida Sakura ! Guarda che cosa mi hai fatto diventare… Sono un mostro io… E ti amo ! Non posso amare… è contro natura…”

Le mani di lei erano quasi più disperate delle sue. Mentre cercava le sue carni. Così oscure e così piene di dolore.

“Sta zitto… Ti prego stà zitto… Guarda cosa mi hai fatto… mi fai dannare tu ! Maledetto…”

E le lacrime si mescolavano con la rabbia e l’impossibile.

Perché la loro unione era veramente impossibile. Due opposti che si attraggono in quella maniera era una cosa contro natura. Un materialista contro una sentimentalista. Un mostro contro un essere umano.

Ora uniti nella carne e nello spirito.

Sul suo letto l’aveva adagiata. Ed entrambi ormai nudi. Ancora si parlavano affannosamente.

“Lo sai che io sono una bestia dannata ?! Che brucerò all’inferno ?! E che tu per quello che stiamo facendo mi seguirai ?!”

Lei quasi non lo ascoltava. Aggrappata alla sua schiena colma di cicatrici, seguiva il ritmo di lui con disperata ricerca.

“Non mi importa… non mi importa ! Se ti seguirò è perché me la sono cercata ! Tu con le tue teorie… l’amore è una illusione… maledetto…”

E il loro ballo continuava. Tra negazione e affermazione.

Finché, entrambi ormai arrivati all’apice, lui non si lasciò scappare un’altra parola grossa.

“Di quello che ti pare Sakura… Ma tu mi ami… E per questo mi odi ! E sai una cosa… ?... Ti odio pure io… Perché ti amo… Perché per me l’inferno ha il sapore dei tuoi baci… Ma non me ne importa niente di finire all’inferno… Perché quella è la via !”

Poi un’esplosione di sensi e di piacere li coinvolse completamente.

L’impossibile si era unito nell’impossibile.

E finalmente si accasciò lui su di lei, stando attento a non schiacciarla con il suo peso consistente.

E si addormentò nel sentirla nominare il suo nome in un soffio stanco e appagato.

Il suo nome… tanto orribile quanto lo era lui. Ma dettate da quelle labbra risuonava inspiegabilmente bellissimo.

 

Poi si era svegliato.

Dopo un incubo spaventoso. Che non ricordava, ma che in qualche modo lo inquietava.

Perché poi lui si era messo a pensare seriamente al futuro.

Che cosa poteva offrirle ?! Se non dolore, dolore e ancora dolore ?!

Cazzo…

Forse era questo che volevano dirgli i suoi incubi. Che lui era una persona totalmente inadatta a quel mondo. Un egoista alieno all’amore. Se non per tutto quello che riguardava il mondo materiale. Perché lui un tempo amava solo quello.

Ma lei, strega infame, lo aveva ammaliato.

Lui quella notte aveva amato. E non un oggetto… non i soldi

Ma una persona. Una donna. Con la carne e con l’anima. E si sentiva strano… veramente molto strano !

Felice e al contempo triste.

Gli sembrava di aver toccato il settimo cielo in quelle tenebre. Il cuore era come colmo di una gioia mai provata.

Ma poi, si rese conto anche di avere una forte fitta. Aveva finalmente assaporato cosa voleva dire veramente la parola amore, ma sapeva perfettamente che non poteva continuare a stare con lei.

Dei suoi cinque cuori spappolati… gliene era rimasto solo uno…

Ma con quell’unico cuore, che forse era quello che non aveva mai usato, era riuscito a fare una cosa davvero eccezionale.

E questo infondo, gli bastava.

Sorrise ancora nella notte alla sua compagna addormentata. Questa volta con più amarezza.

Se ne sarebbe andato via. Lontano da lei. Per non farla soffrire ulteriormente.

Si avvicinò all’armadietto che risedeva poco lontano dal suo letto ed indossò i suoi vecchi abiti galeotti.

Si rimise tutto. La giacca rossa e nera… il coprifronte da rinnegato… la maschera… E senza pensarci trafugò le chiavi della clinica dalle tasche degli abiti di lei.

Non aveva armi con sé, ne poteri di alcun tipo. Se l’avessero incontrato per strada non avrebbero faticato ad ammazzarlo.

Ma nonostante le vesti che portava lui ora non era più nessuno.

Kakuzu, il tesoriere dell’ Akatsuki era definitivamente morto. E quello che si stava apprestando ad uscire di nascosto dall’ospedale-prigione era solo una persona che gli assomigliava molto.

Tutto qui.

 

L’indomani quando Sakura si risvegliò dal suo sonno profondo, la prima cosa che fece fu di cercare a tastoni il compagno sul lato sinistro del letto.

Ma inutilmente.

Lui se ne era andato da un pezzo.

Al suo posto, un bigliettino di carta dettava brevemente le sue motivazioni.

“Hai sofferto con me… Nonostante tu mi abbia amato alla follia… Hai sofferto. E io non voglio che ciò accada. ora né in futuro. Non te lo meriti.

Hai vinto… Sakura… Hai vinto la scommessa ! L’amore esiste ed è tanto bello quanto doloroso.

Per questo me ne vado. Ma ti prego di non odiarmi… perché mentiresti a te stessa.

Rilesse e rilesse più volte quelle poche righe. Aveva voglia di piangere ma non le riusciva più neppure quello.

“Kakuzu… io ti odio…”

Riusciva solo a mentire a se stessa…

 

 

Allora…. Ve la siete fatta sotto non è vero ?! XD

Non vi aspettavate di certo un pairing come questo non è vero ?! Di KakuSaku ce ne sono veramente pochissime !! ( ne ho lette un paio in inglese…)

Ma si sa, con me le sorprese sono veramente sorprese !

Quindi, quello che vi chiedo ora è di ovviamente commentare e di farmi sapere che cosa ne pensate.

Vi chiedo però di essere clementi e di non criticare il pairing, per quanto assurdo sia, i gusti non si criticano.

È una fic che mi è nata in testa proprio oggi… Quindi non sorprendetevi se non è proprio il massimo !

Ero particolarmente ispirata grazie anche a questo disegno :

http://ivyadrena.deviantart.com/art/But-She-s-Still-Sleeping-56581141

 

Ma crearla è stata comunque molto difficile ! I personaggi di Sakura e Kakuzu infatti, sono molto difficili da trattare assieme. consideratelo dunque un esperimento !

A presto !

 

Ps: W i pairing assurdi !

   
 
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