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Autore: kyuukai    27/04/2013    2 recensioni
Corri e vai, fogliolina,
Danza e vola intorno al fuoco
Troppo vicina, troppo avventata.
Ti spingi troppo oltre per le fiamme scure,
affascinata, ostinata, tanto che
i lapilli sospinti arderanno le tue punte.
Sai che prima o poi la tua freschezza
verrà rubata da cotanta avventatezza
ed arderà fino in cenere
di fronte al fuoco implacabile.
Perché dunque continui? Per quale ragione non indugi?
Desideri così tanto morire per quella fiamma mortale,
O fogliolina avventata, innamorata ed ossessionata?
[Incompiuta]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Izuna Uchiha, Madara Uchiha, Tobi, Tobirama Senju
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Dopo i primi incontri impacciati, accorti ed ancora incerti, i due ragazzini cominciarono ad aprirsi gradualmente, soprattutto il suo taciturno compagno di giochi.

O così almeno aveva pensato inizialmente.

Nonostante ci tenesse ad apparire freddo e quanto più maturo possibile, il giovane era una persona che si dilettava nell'arte della parola, conosceva alcune di cui l'altro non conosceva neppure il significato, intavolava discorsi che nessuno avrebbe pensato che un ragazzino potesse mai sostenere e si perdeva nel turbinio delle sue idee per ore, trascinando con s'è Hashirama, rapito da tanta intelligenza.

Oltre ciò era insofferente, a volte pareva che per una semplice manchevolezza o sciocchezza potesse prendere fuoco da capo a piedi tanto si infuriava con il compagno di giochi. Sbottava non poco quando Hashirama faceva qualcosa che lo infastidiva. Aveva delle singolari esplosioni di rabbia di tanto in tanto, le sue urla risuonavano per tutto il bosco spaventando tutta la sua popolazione, oltre che il povero ragazzo e le sue orecchie.

Quel tipo dai capelli corvini semplicemente aveva un carattere troppo eruttivo per riuscire a contenere ogni suo sentimento o commento.

Hashirama pensava, scherzando, che se ci avesse provato a contenersi anche un poco, sarebbe esploso ben presto. E le sue urla si sarebbero sentite fino agli angoli più remoti del Paese della Terra.

Imparò ben presto dunque che l'unico modo per difendersi dalle sue accuse (ridicole il più delle occasioni) e rimproveri era quello di fingersi abbacchiato e ferito dalle sue parole, accucciarsi a terra e abbracciare le ginocchia a capo chino. Solo allora pareva calmarsi, forse impietosito, forse perché la gola cominciava a bruciare, e nel giro di una mezz'ora tornava quieto e tranquillo, come se nulla fosse accaduto.

Capì inoltre che più tempo passava lontano dal fiume, più il suo cuore diventava gelido, assalito dagli animi freddi che lo attorniavano sempre, che tiravano i fili che costringevano le sue mani per creare una loro copia perfetta.

Hashirama non lo avrebbe mai accettato. Non ora che aveva trovato la cura per ogni suo male, per il gelo che minacciava di calare sulle sue spalle ogni ora, minuto che passava lontano da esso.

Purtroppo però era necessaria la sua presenza sul fronte di combattimento non aveva altra scelta che vestire la sua armatura e seguire i fratelli, a testa bassa.

Era il suo compito, come Senju, e non poteva farci nulla. E dovere, in qualità di fratello maggiore, aiutare i minori e difenderli con tutto sé stesso, conscio che i genitori non lo avrebbero fatto.

Ogni grido, ogni colpo di arma inflitto e ricevuto, ogni glaciale ordine al massacro gli sottraeva con prepotenza tutta la felicità che aveva accumulato in quelle poche ore tiepide al fiume.

Come se nulla fosse successo. Come se i ricordi di quei lieti pomeriggi passati lontani dal tempo, dalle circostanze e spazio fossero stati solo frutto della sua fervida immaginazione, o un sogno remoto.

Quando per le missioni Hashirama era costretto a stare lontano da casa sentiva davvero una fitta al petto per non avere la possibilità di recarsi nel suo posto preferito e segreto.

Ed incontrare il suo nuovo amico.

Andare in riva al fiume divenne quasi un bisogno fisico dopo ogni battaglia, scontro ed uccisione.

Ovviamente il suo compagno non era perennemente lì, in alcune occasioni non si incontrarono per nulla anche per giorni, ma andava bene lo stesso. Ognuno aveva la propria vita da vivere, e stare con lui era un insolito modo per riprendere fiato quando i tempi si facevano più scuri e negativi.

In mancanza del giovane, comunque, bastava sedersi sulla riva, avvolto dalla calma e pace della natura, ed osservare l'acqua brillare sotto i caldi raggi di sole, capace anche di portarsi via tutti i suoi pensieri più gelidi, per tornare tiepido e vitale.

Rifugiarsi in quel luogo era l'unico modo che aveva per rendersi libero dalle grinfie ghiacciate dei genitori e dalle loro aspettative, sentire meno lo sporco dato dal sangue delle sue vittime sulle mani, ribellarsi ed affermare la propria individualità.

E condividerla con il suo amico.

Hashirama provò fin da subito una sorta di simpatia (attrazione) per il ragazzino sconosciuto. Dopo il loro primo incontro era tornato anche lui sulle rive, nonostante sapesse che Hashirama avrebbe fatto altrettanto. Ed ancora una volta decisero di tacito accordo di non attaccarsi, anzi, approfondire la loro conoscenza, cautamente, passo dopo passo. Sempre attenti a tenere per sé particolari che li avrebbero traditi subito.

Il ragazzo dai capelli corvini più di lui, ad essere sinceri. Ad Hashirama quasi dispiaceva di non potergli dire la verità, di aprirsi totalmente a lui e dare così nuovo impulso alla loro bizzarra relazione.

Aveva bisogno di più calore, e il compagno era l'unico capace di fornirgliene di così piacevole.

Purtroppo però i segreti che tenevano nascosti fungevano anche da schermo fra i due, uno del quale sarebbe stato mortale solo provare a scalfire.

(Hashirama però aveva già accarezzato più volte l'idea di poterlo fare, nonostante sapesse che sarebbe significato la fine per entrambi, e vi passava il palmo della mano come a tastare la gelida superficie odiata che gli impediva di rivelarsi per ciò che era davvero).

E il suo amico lo sapeva bene, per questo era stato sempre restio a concedere più di qualche commento sulla sua vita reale, al di fuori di quella dimensione aurea.

I suoi gesti, sicuri nonostante l'età, erano precisi ed incisivi, mai guidati dall'incertezza o casuali. Come tanti aveva gli ideali, i sogni, ed avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per vederli realizzarsi. Hashirama ne era certo, e bastava ascoltarlo per essersene convinto.

Ma a differenza di tanti non sognava qualcosa solo per sé, la sua natura non prevedeva assolutamente l'egoismo. Non sognava di vincere un'altra battaglia, vivere semplicemente un altro giorno per vantarsene e continuare con la consapevolezza di aver fatto del male, di aver ucciso.

La gloria personale e la sete di sangue non contraddistingueva quel giovane sconosciuto. Il potere, e il diritto di guidare il proprio clan una volta battuto il precedente.

Affatto.
Desiderava la pace, ed oltre di essa un mondo totalmente nuovo, dove tutti i clan potessero vivere tranquillamente assieme, senza combattere tra di loro, senza sete di potere. Dove ognuno potesse rispettare il prossimo, riconoscersi come uguali, come shinobi validi e degni di sopravvivere.

Un angolo di cielo in cui i giovani non fossero costretti a vivere, vedere e respirare la morte ogni giorno, e che potessero crescere senza pensieri, che potessero giocare indisturbati senza minacce incombenti. E sperare di vivere oltre i vent'anni di vita.

Un'utopia, perfino per un sognatore come Hashirama, che rimase stordito da un'idea del genere e la possibilità di farla diventare realtà. Ascoltò comunque le sue vedute, le commentò, si scambiarono idee ed opinioni sulla situazione del mondo.

Modellò i suoi sogni assieme al suo amico.

-Deve cambiare, per forza- aveva mormorato il compagno, alzandosi per provare a tirare una pietra dall'altra parte del fiume -Ho bisogno che il mondo stia a sentire la mia richiesta, prima che si distrugga da solo. Devo raggiungere quante più coscienze possibili-

Il ciottolo schizzò via dalle sue mani esperte, solcò una piccola onda, ma poi sprofondò. Il ragazzo sbuffò imbronciato e poi incrociò le braccia sul petto.

-Solo così potrò mettere fine a questa dannata guerra senza senso e salvare i miei fratelli-

Una divina rivelazione, ecco ciò che ebbe nel sentirgli proferire quelle parole così profonde e impossibilmente magnifiche.

Hashirama osservò rapito il suo profilo risoluto come fosse la prima volta che lo vedesse. Sotto una luce nuova. Si sentì risucchiare, perdere nel suo sguardo intenso, fiammeggiante dalle larghe vedute.

Non aveva mai incontrato una divinità. Ma semmai fosse accaduto, si sarebbe aspettato che avesse le sue sembianze, la sua presenza, e la sua stessa voce.

Era una luce che brillava coraggiosa nell'oscurità, una fiamma indomita che non sarebbe mai morta, decisa a far avverare i suoi sogni qualunque costo.

Nonostante l'apparenza stoica, bisbetica e facilmente volubile, il suo amico era la persona più calda che avesse mani incontrato, animato da una passione fiammeggiante tale da neppure avvertire il gelo disposto attorno a lui.

Stando al suo fianco poteva sentire letteralmente le fiamme emanate dal suo corpo giovane e dalle sue parole illuminanti.
Era lavico, bollente e piacevole in una maniera totalmente masochista.

(Perché effettivamente, solo in tarda età, Hashirama avrebbe realizzato di esserlo stato davvero tanto, dopo essere stato ossessionato da quel ragazzo che era sempre stato irraggiungibile fin dall'inizio.
Ad allungare le mani sul fuoco, ovviamente, ci si brucia.
E quelle di Hashirama, fatte di legno grezzo, provavano un bizzarro quanto latente piacere nel lasciarsi avvolgere dalle fiamme indomite del giovane
).

- V -

Dopo quell'occasione, quel discorso così profondo e avvinghiante, qualcosa cambiò tra i due ragazzini, mano a mano che continuavano ad incontrarsi nel loro posto preferito.

Le volte successive in cui si incontrarono si salutarono quasi da amici, a loro modo, con rapidi cenni del capo in un caso e un sorriso pieno di felicità nell'altro.

Fu già un passo in avanti, un briciolo di fiducia sottintesa che si stabilì tra di loro, molto gradita per entrambi.

Solo molto tempo dopo, quasi due mesi, si scambiarono ciò che era rimasto della loro umanità.

Il giovane, avventato Senju lo aveva fatto senza pensarci, quando il moro aveva provato a chiamarlo, mentre stavano correndo verso l'acqua cristallina dopo un'intensa scalata della parete rocciosa dietro di loro. Hashirama era rimasto indietro, e l'altro, sempre meno paziente, aveva urlato un furioso:

-Ehi, muoviti, ….!-

Si era accorto troppo tardi di non sapere il suo nome. Aveva chiuso la bocca, un misto di dispiacere e amarezza dipinto sul viso. Dimenticò persino il motivo per cui voleva rimproverarlo.

L'altro si accigliò all'istante.

Non avrebbe mai voluto vederlo con quell'espressione scontenta, mai più.

-Il mio nome è Hashirama- aveva detto allora un attimo dopo tutto d'un fiato, per rincuorare il giovane.

E (l'odiato) schermo tra di loro si incrinò pericolosamente.

Occhi nerissimi nascosero appena lo sconcerto per aver fatto una cosa del genere, il giovane Senju non li aveva mai visti più grandi di allora. Ma come sempre seppe riprendersi in men che non si dica, e per nascondere i suoi pensieri gli diede le spalle, ed andò a riposare sotto un albero, lontano da lui, senza dire nient'altro.

Il suo amico aveva volontariamente lasciato correre, si accorse. Probabilmente stava provando a capire da che clan derivava ora.

Fu con riluttanza e paura che il ragazzo si sedette su una roccia in prossimità del fiume, alla larga dal ragazzo che si stava rigirando una pietra nelle mani. Con aria pensosa.

Gli occhi nerissimi sempre puntati su di lui ovviamente, a ricordargli la colpa di cui si era ricoperto.

“Che babbeo che sono stato” pensò abbacchiato poggiando il viso sulle ginocchia. Era stato troppo imprudente, in un attimo aveva buttato alle spalle il ferreo allenamento al quale la madre lo aveva abituato sin da giovanissimo, ed anche tutti i suoi insegnamenti.

Per un nome, Hashirama era stato costretto fin da piccolo a chiudere il proprio cuore, la sua umanità, e levare l'arma verso lo sventurato. Per un nome aveva dovuto cambiare la personale considerazione di un individuo ed attaccare senza tanti ripensamenti.

Era una regola d'oro fra gli shinobi, probabilmente i genitori dell'altro ragazzo li avevano passati anche a lui.

Hashirama era spacciato.

E come aveva temuto, infatti, il ragazzo non tardò troppo a materializzarsi alle sue spalle, senza neppure fare un rumore. Se ne accorse solo per la folata di vento scatenata dal suo atterraggio, e per colpa di un brivido lungo la schiena che lo scosse per intero.

Per poco Hashirama non sobbalzò per la sorpresa. Levò di scatto il viso cinereo all'altro e rimase in attesa.

Se proprio doveva morire lo avrebbe fatto a testa altra, ma non avrebbe trovato il cuore di fermare le mani del ragazzo dal togliergli la vita. Non era giusto.

Non dopo aver sentito i grandi progetti che aveva intenzione di realizzare. A confronto i suoi sogni erano ridicoli.

Quello lo guardò dritto in viso, con un'espressione profonda, troppo difficile da decifrare nella sua complessità. Hashirama era incapace di pensare a qualunque cosa, ogni pensiero estinto nel momento preciso in cui si era materializzato alle sue spalle.

Dava per certo solo che non sarebbe arrivato a quella sera.

Ed invece alla fine il giovane sospirò profondamente, prima di passarsi una mano tra i capelli corvini, gli occhi intensi rivolti al fiume davanti a loro.

-Madara-

Il ragazzo aveva tirato fuori l'argomento di spontanea volontà, sorprendendo il giovane Senju, che riprese a guardarlo ancora più sconcertato. L'altro scosse il capo alla sua espressione da pesce lesso, contenendo appena uno sbuffo vagamente divertito.

-Non posso dirti il cognome- continuò poi, prendendo posto accanto a lui.

Hashirama si sentì immediatamente molto più leggero, e invaso da un calore incredibile, anche se non era avvenuto alcun contatto fisico.

Aveva annullato ancora una volta la distanza tra di loro con poche, semplici parole. E scheggiato ancora più profondamente il vetro che li separava.

Hashirama gli sorrise riconoscente per la considerazione, e si affrettò a porgergli la mano, per suggellare l'attimo. Madara non accettò di stringergliela, ma annuì con fermezza.

Non ci rimase male. Era troppo impegnato a digerire l'informazione appena ricevuta e la scarica di eccitazione derivante da essa.

Madara.

“È davvero un nome magnifico” pensò mentre l'amico faceva volare la sua pietra sull'altra sponda, come se nulla fosse stato.

Per Hashirama invece era l'esatto contrario. Il fatto che Madara avesse deciso di condividere un segreto, un nome per il quale probabilmente in passato aveva dovuto uccidere, con lui, significava che aveva riposto fiducia in lui.

Calda, tiepida, bellissima, appagante fiducia, che nessuno aveva riposto in lui prima, che Hashirama non avrebbe mai voluto tradire.

Non sarebbe mai più stato lo stesso di prima.

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Sono consapevole che i primi capitoli probabilmente sono sembrati noiosi e senza particolari eventi, ma erano fondamentali per cominciare la storia. Da questo punto, spero qualcuno lo abbia notato, cominceremo ad andare più in profondità nella mente di Hashirama, e vedere occasioni che nel manga non abbiamo ancora visto tra i due.
Il che vorrà dire anche qualche interazione in più. Interpretate a vostro piacimento la scorsa frase.
Spero sia stato di vostro gradimento, e soprattutto, fatemi sapere se desiderate leggere qualche lemon nella storia, fino ad ora ho avuto solo una risposta, quindi se continuate a rimanere in silenzio deciderà lei per voi *ride sommessamente* . Fatemelo sapere con un commento, oppure contattatemi su Tumblr o su FB, troverete i link utili nella mia home page.
Passo e chiudo.

  
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