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Autore: Kira Kinohari    27/04/2013    1 recensioni
Kai appena uscito dall'ultimo incontro con Takao ha finalmente capito di doversi affidare a qualcuno, di non poter combattere solo per sé e quando gli si presenta l'occasione di mettere in atto ciò che ha appena imparato, se la fa sfuggire.
Cercherà di rimediare a modo suo, aspettando che il tempo faccia il suo corso e rimargini le ferite.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una bellissima giornata di sole e sembrava sussurrare di aver bisogno del sorriso di lei per essere perfetta. Con questa idea nella testa Kai uscì dalla sua meravigliosa villa, prese la sua utilitaria e si diresse nel centro. L'insegna della BBA risplendeva dei colori rosso e blu ricordandogli il suo passato.
Entrò con passo sicuro, togliendosi gli occhiali da sole e indossando quelli da vista.
“Non mi abituerò mai a vederti con quegli occhiali!” urlò il suo amico Takao, avvicinandosi.
“Ehi, che ci fai tu qui?” chiese lui, sorridendogli.
“Kinomiya!” urlò una voce femminile dall'altra parte dell'ampio atrio “Non ho accettato la tua proposta per vederti arrivare tardi ogni mattina!”.
Aya era bellissima con la sua camicia rossa e i pantaloni neri aderenti. Arrivò sbattendo in testa a Takao alcuni fogli per rimproverarlo.
“Che ci fa qui la concorrenza?” gli chiese poi.
“Non ne ho idea.”
“No che ci fa qui lui!” ribattè Kai.
“Lui è il nuovo socio della BBA”
“Che cosa? Ma perchè non sei venuto da me?” chiese lui esterrefatto.
“Considerala una piccola rivincita per il passato”
In quel momento un ragazzo alto con una lunga treccia nera usciva da una sala accanto con al seguito un bambino che continuava a tirargli la casacca per fermarlo.
“Maestro Ray, per piacere.”
“Non ora, Haiko.”
“Haiko, che ti ha fatto Ray?”
“Non vuole insegnarmi a tirare con la mano sinistra”
“Non hai bisogno di imparare a tirare con la mano sinistra, mio caro. Per ora devi allenarti e diventare bravo con la tua mano naturale, poi imparerai qualche trucchetto, fra qualche anno.” disse Aya, accompagnandolo di nuovo nella sala allenamenti. Quando tornò sembrava più arrabbiata di prima
“Ray, potresti essere più gentile con i bambini, per piacere?”
“Anche tu lavori qui?” chiese Kai, decisamente stralunato.
“Oh, sì e ci lavora anche Garland.”
“Allenatore molto più capace di te, a quanto pare.” disse una voce squillante che proveniva dalle loro spalle. Con il suo migliore completo blu, Max si avvicinò ai quattro ragazzi che stavano discutendo.
“Max, già qui? Ti aspettavo per pranzo!” si lamentò la rossa.
“Perdonami, ma ho dovuto anticipare la partenza.”
“Oddio, anche Max” pensò Kai, desolato.
“Dov'è Judy?”
“Non è venuta.”
Dalle labbra della ragazza uscì un gemito frustrato. Lei amava lavorare con le donne, si capivano sempre senza bisogno di troppi chiarimenti, mentre con Max, beh, di solito finivano per litigare e non risolvere nulla.
“Ok, mi sento di troppo. Torno a lavorare, tu parlerai con mio fratello che voi uomini vi capite meglio, Kinomiya muovi il culo e lavora, e tu Ray, torna dentro e aiuta quei poveri bambini. ORA” urlò prima di girare sui tacchi e salire la lunga scala di corsa mentre i tacchi segnavano ogni suo passo.
Jake si avvicinò nello stesso momento in cui sua sorella era sparita, salutò Max con un sorriso ed una pacca sulla spalla, poi chiese a Takao di aiutare Ray con gli allenamenti e salì verso il suo ufficio, senza degnare Kai di un solo cenno. Probabilmente sua sorella gli aveva raccontato qualcosa, o forse era stato lui a capire tutto. Il risultato non cambiava, Kai non era il benvenuto in quel posto, lo accettava, così uscì di gran carriera per tornare al suo lavoro.

Era stato strano ritrovarselo davanti dopo due settimane, pensava di aver dimenticato quello che era successo a casa sua, ma non era così. Già solo vederlo da lontano l'aveva scossa, ma non avrebbe vacillato, lei aveva il suo uomo e non avrebbe fatto nulla per rovinare quel bellissimo rapporto.
Sospirò mentre usciva dalla stanza dove aveva tenuto la sua riunione mensile, avevano osservato i vari schemi delle vendite, le modifiche che aveva inserito effettivamente avevano funzionato. I blader che si iscrivevano alla BBA avevano degli ottimi sconti sui pezzi di ricambio e potevano allenarsi in qualsiasi momento, non solo fuori quando volevano giocare con gli amici, ma potevano disporre di aiuti da parte di allenatori professionisti. Garland e Ray erano sicuramente i migliori.
Questo spronava le famiglie ad iscrivere i loro figli alla loro società che tutelava i ragazzi e la loro passione. Naturalmente dovevano coprire questi costi con un canone annuo, ma era il canone più basso che avrebbero pagato ovunque, i Daitenji ci tenevano molto che il beyblade fosse uno sport accessibile a tutti.
Quando uscì dalla stanza era molto stanca, le bruciavano gli occhi e la pancia le gorgogliava come se non mangiasse da una settimana. Suo fratello le venne in contro con dei fogli in mano.
“Max ha firmato, avremo la loro collaborazione!”
“Ne sono felice,” rispose lei “ma ora possiamo andare a pranzare?”
“Certo.”
Quando uscirono splendeva un bellissimo sole, Aya si pentì di aver indossato le maniche lunghe, mentre cercava il telefono sotto il sole, intanto sentì suo fratello ridere.
“Che ti ridi?” gli chiese osservandolo, ma lui non ricambiava lo sguardo, guardava fisso davanti a sé. Aya seguì la direzione e quasi non si strozzò quando lo vide. Era bello come sempre, con i suoi corti capelli neri e gli occhi così intensi da fare male. Il suo solito sorriso sghembo disegnato sulle labbra la fece impazzire e gli si gettò tra le braccia.
“Sei arrivato” sussurrò stringendosi di più a lui.
“Sono qui”
“¡Hola Pedro!” salutò Jake “Era l'ora che arrivassi”

Dall'altra parte della strada Kai e Takao, pronti per andare a pranzare insieme, osservavano la scena sotto due punti di vista differenti, Takao era felice di vedere finalmente il ragazzo di cui la rossa non finiva mai di parlare, mentre Kai era preda di una strana sensazione allo stomaco, infelice che l'uomo di cui lei gli aveva parlato esistesse davvero.
“Allora esiste.”
“Chi? Pedro?”
“Pedro?” ripetè Kai, con l'amaro in bocca. Lo aveva rifiutato per uno che si chiamava Pedro?
“Si chiama così.” rispose Takao dirigendosi verso il piccolo ristorante che si trovava lì affianco.
Quando furono seduti ordinarono e poi iniziarono a parlare.
“Sai, essere di nuovo tutti e quattro in una stanza, insieme, mi ha fatto tornare più giovane”.
“Oh, sì. Siamo molto vecchi, vero Takao?”
“Ah, amico, devi sempre rovinare il momento?”
“Perdonami, ma oggi sono particolarmente acido.”
“E' per Aya, vero?” lui l'aveva notato da come l'aveva guardata, da quanto male gli avesse fatto che lui fosse finito come socio alla BBA e non nella sua azienda, lui lo capiva.
“No.”
“Dai, amico, non devi raccontarmi palle. Io lo so.”
“Lei è diversa.”
“Lo è. Una persona fantastica.”
“E mi manca.”
“Non mi sembrava che andaste poi molto d'accordo qualche anno fa.”
“No, prima di finire a letto insieme.”
“COSA?” Takao era shoccato, ricordava bene come la ragazza parlasse solo di Pedro, non poteva averlo tradito con Kai, non era da lei fare queste cose. “Quando?” domandò, ancora scosso.
“Quattro anni fa, due giorni prima della sfida con Brooklyn, quella che ho vinto.”
“E com'è successo?”
“Penso che lei avesse una specie di cotta per me, voleva dissuadermi da quello scontro, e così ci ha provato in tutti i modi.”
“Oh. Non sei stato carino ad approfittarti di lei.”
“Non me ne sono approfittato, non pensavo che sarebbe scappata in Spagna il giorno dopo.” rispose sbuffando “Pensavo di tornare da lei dopo la vittoria e poi, beh, di avere una specie di storia segreta.”
“Segreta?”
“Sì, non so se ti ricordi Yuya, ma beh, era innamorato di lei. Non volevo fargli del male”.
“Ah, Hiwatari, ci sei rimasto fregato.”
“Già, e il fatto che lei mi abbia cambiato in quegli ultimi mesi non ha aiutato poi durante gli ultimi quattro anni. Non ho fatto altro che pensarla.”
“Romanticone” rispose Takao, facendosi una bella risata. Era contento, però, che anche lui avesse imparato che vivere non era stare da soli, ma era affidarsi, innamorarsi e, sì, anche soffrire.

Kai stava facendo zapping alla Tv quando ricevette la chiamata. Rispose dopo aver constatato che era il suo amico.
“Tak?”
“Ehi, Kai. Sai che ti ho detto a pranzo che sono praticamente inseparabili?”
“Sì.” ricordò lui con una smorfia.
“Beh, se ne vuoi avere la prova stasera usciamo”
“E dove andiamo?”

Il locale era molto particolare, con grandi tendoni rossi lungo tutte le pareti, tavolini bianchi di ferro e una grande pista al centro. Takao e Kai si accomodarono in un angolo della stanza, ma due minuti dopo i loro ex compagni di squadra li avevano raggiunti. Max indossava una camicia smanicata bianca e un jeans scuro, sembrava così maturo, rispetto al passato. Invece, Ray indossava il solito completo cinese, lucido, lui era quello che aveva avuto meno cambiamenti rispetto al passato.
“E così anche loro sanno.” disse Kai, quasi rimproverando Takao.
“Ehi, amico, siamo noi.”
“Abbiamo affrontato cose più grandi di questa. Ti aiuteremo noi.”
Lui scosse la testa, ma in realtà era grato di avere i suoi amici con sé, era grato che non lo avessero abbandonato, nonostante tutto quello che aveva fatto in gioventù.
Aya, Pedro, Jake e Mimì arrivarono poco dopo, si sedettero vicino alla pista e ordinarono da bere, Kai cercava di evitare di guardarli e di stare il più possibile dentro una conversazione con i suoi amici, questo era davvero strano per loro.
“Allora Aya è importante.” pensò Ray, felice che il suo amico si fosse aperto in quel modo.
“Ecco, ora stai attento”
gli disse Takao, quando le luci si abbassarono in tutto il locale tranne che sul palco. Dalle casse partì una musica diversa, una musica latino americana.
“Ballano la salsa!” esclamò Max.
Ballavano la salsa Aya e Pedro ed era come se fossero nati per fare quello, ballare insieme. Erano bellissimi, coordinati e meravigliosi. Era emozionante vederli danzare e muoversi così bene sul quel palco. Kai pensò che forse non avrebbe potuto mai conquistare la ragazza. In quel momento pensò che c'era qualcosa in cui avrebbe dovuto fallire e li osservò con invidia. Lui la stringeva con una tale forza e sicurezza che pensò che nessuno avrebbe mai potuto portargliela via.
“Sono fantastici.”
“Davvero”.
Esprimevano una passione e un'appartenenza fenomenale.
“Sono spacciato.” mormorò Kai.
  
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