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Autore: uadjet    27/04/2013    1 recensioni
“Perché fai quella faccia?! Ne avrai provato almeno uno nella vita” gli chiese la ragazza, ben sapendo che il primo contatto di Harry con un autobus era stato il Nottetempo al terzo anno. Dopo essere scappato di casa. Sul Nottetempo. No, di certo non una bella esperienza.
“Non è come il Nottetempo, sta’ tranquillo” dissipò i suoi dubbi la giovane, “ per quello dovresti prendere un treno Freccia Rossa” concluse, ridacchiando tra i baffi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VII libro alternativo
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2.

“Questa mattina è cominciata proprio con il piede girato a centottanta gradi” pensò Clio affaticata mentre l’autobus che avrebbe dovuto prendere le sfrecciava davanti. E non aveva di certo tutti i torti. Con una battaglia all’ultimo sangue con la sveglia, una fetta biscottata con la marmellata finitale sui pantaloni, e un cambio d’abito all’ultimo secondo, quella era proprio la goccia che aveva fatto traboccare il vaso in cui avrebbe dovuto essere contenuto il suo buonumore.
La giovane cercò di non pensarci, controllando quale sarebbe stato il prossimo bus rosso a passare, e a malapena soffocò un gemito di frustrazione. “Tra quattordici minuti? Io non ce li ho quattordici minuti” mormorò amareggiata, al solo pensiero di ciò che l’avrebbe aspettata: un’intera mattinata a farsi demolire la tesi dal suo tutor, con tanto di battutina velenosa in omaggio.
“Posso dire che questa sarà la giornata migliore della mia vita” stava riflettendo sarcastica, quando improvvisamente si piazzò davanti a lei il bus a due piani che stava disperatamente aspettando.
“Wow, beh, forse potrei ricredermi, no?” sussurrò tra sé e sé ottimista, mentre un ragazzo le finiva addosso in uno scontro frontale.
“Perché non guardi dove vai?” disse glaciale il giovane, che notai essere molto affascinante, con una chioma di capelli corvini ordinati e un paio d’occhi altrettanto scuri, in contrasto con la carnagione molto pallida.
“Sei tu che mi sei venuto addosso” ribatté la ragazza salendo sull’autobus, pensando ad un tratto che quel viso le era familiare, “e poi esisterebbe l’educazione, non te l’hanno insegnato?” concluse, mentre le porte si chiudevano.
“Giovani moderni …. Non sanno proprio come comportarsi” riflettè amara la giovane, sistemandosi i capelli castani legati in una lunga treccia, “eppure mi pare di averlo già visto … bah, sarà la mia memoria fotografica” concluse mentalmente, sapendo che ogni volto nella sua testa occupava un preciso cassetto, ritornando a galla ogni qualvolta rivedesse qualcuno già registrato. Sicuramente quel ragazzo le era passato davanti durante una passeggiata, oppure aveva aspettato di attraversare la strada con lei un pomeriggio qualsiasi. Ma certo, era sicuramente così.
Come temeva la mattinata fu un vero inferno, e fu con un sentimento di sollievo che tornò a casa sua, pronta per preparare il pranzo. Si accorse che qualcosa non andava quando trovò l’uscio dell’appartamento socchiuso. “Un ladro” pensò istintivamente, recuperando dalla sua enorme borsa lo spray al peperoncino che teneva sempre con sé, persino sotto il cuscino. Prendendo un bel respiro profondo per mantenere la lucidità spostò con il piede, senza fare rumore, la porta, ed entrò a passo felpato, nascondendosi in un angolo del corridoio d’entrata, e cercando di carpire qualche rumore.
Sentì un tonfo in camera sua, come di libro caduto dalla sua libreria, e, azzardando uno sguardo verso la camera interessata, notò che dalla porta usciva uno spiraglio di luce. Si arrischiò a continuare l’avanzata, cercando di trattenere il respiro, e proprio quando si trovava di fronte all’uscio, la porta venne a perta di scatto, rivelando l’intruso.
Non ebbe un attimo di esitazione, e con una prontezza degna di Jackie Chan assestò al malcapitato un calcio nei gioielli di famiglia dopo avergli spruzzato una buone dose di spray sugli occhi. Si aspettava quasi che il malfattore la bloccasse, o le puntasse un’arma alla gola, ma non fece nulla di tutto ciò. Mentre con una mano si copriva gli occhi e con l’altra si massaggiava la parte lesa dal calcio, mormorò on voce strozzata: “Ma che diamine fai? Io sono Harry Potter!”

  
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