We fled far away
The salty ocean wind
made the seagulls cry
{ From
Finner ~ Of Monsters And Men }
Erano andati via subito dopo la fine della guerra.
Lei aveva perso una zia e aveva sentito una delle sue amiche
più care urlare di dolore sotto le Maledizioni dei
Mangiamorte - a volte riecheggiava ancora nei suoi incubi, la voce di
Hannah barbaramente distorta dalle sue stesse grida strazianti.
Lui aveva rimediato tagli e abrasioni durante il suo ultimo anno ad
Hogwarts ed era rimasto intrappolato nel castello mentre il suo
migliore amico fuggiva nella brughiera e lui, Seamus, neanche sapeva se
mai l'avrebbe rivisto - sì, Dean era tornato alla fine, ma
non c'era stato neanche tempo per parlare, avevano dovuto subito
combattere. Corpi, bacchette, pietre, sangue.
Per questo - perché la guerra aveva inciso così
profondamente le loro anime - non avevano avuto bisogno di fare lunghi
progetti, di discutere i pro e contro, di dedicare un ultimo pensiero a
chi restava. Erano semplicemente partiti, una mattina d'estate che
odorava di pioggia sull'asfalto e di sterpaglie bruciate.
Erano andati in Irlanda, ma non a Dublino, dove la madre di Seamus
lavorava per la Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, dove in
tanti avrebbero fatto domande, dove nessuno li avrebbe lasciati
tranquilli. Avevano preso una casa al Sud, in Waterford, dove gli
scogli rocciosi si alternano a spiagge ampie e sabbiose, dove il vento
dell'oceano rilascia una patina salata sul legno e sugli abiti, dove i
gabbiani stridono stropicciando le palpebre velate di lacrime.
C'era un anziano Babbano, Finner, che abitava poco distante da loro, in
un cottage con il tetto corroso dalla salsedine e una lucida porta
verde bottiglia; era stato lui a vendere loro quella piccola casa di
pietra grigia, piena di spifferi, a strapiombo sul mare. Susan ci
sentiva i fantasmi, le prime notti che ci avevano dormito; poi aveva
capito che era solo il vento, che infilandosi tra le vecchie imposte
della soffitta produceva scricchiolii e inquietanti suoni cupi. Ma
averne compreso la provenienza non le permetteva comunque di
addormentarsi facilmente.
« Dormi » le diceva Seamus, la voce impastata di
sonno tra le lenzuola azzurre.
Lei sospirava e affondava le dita nei suoi fini capelli color sabbia.
Ricordava perfettamente com'era iniziata, tra loro due: con lui che le
strinava la punta della treccia a una delle riunioni dell'ES e con lei
che, l'anno successivo, singhiozzava spaventata dopo essersi Spezzata
alle lezioni di Materializzazione. Avevano immediatamente trovato buffo
come le prime volte in cui avevano parlato lei fosse sempre e
immancabilmente ferita o mutilata, così Seamus l'aveva
invitata ad Hogsmeade, sperando che altri incidenti non si sarebbero
frapposti alle loro conversazioni. Ma non avevano fatto i conti con il
ghiaccio di marzo, e Susan era scivolata slogandosi una caviglia. Da
quel momento, Seamus aveva capito che erano destinati a stare insieme:
lei ad ammaccarsi e lui a cercare di rimetterla in sesto. Per lei aveva
anche accarezzato la possibilità di studiare per diventare
Medimago, ma poi era scoppiata la guerra. E quando finalmente era
terminata, ed era venuto il momento di ricostruire, di rialzarsi, di
ricominciare, loro avevano scelto di andarsene.
And the waves that hit his face
marked the past,
and the furrows on his skin -
oh, how time goes fast
Nelle fresche sere d'estate Seamus andava a sedersi
sulla spiaggia, e gli spruzzi d’acqua salata carezzavano il
suo volto, i capelli inghirlandati di minuscole goccioline.
Susan lo osservava da dietro le finestre, gli avambracci appoggiati sul
davanzale di pietra; poggiava la tazza di tè caldo tra i
vasetti colorati delle piante aromatiche, e puntualmente quando voleva
riprenderla senza distogliere lo sguardo dall’esterno, si
sbagliava e si ritrovava una piantina di menta fra le mani. A volte
pensava con nostalgia agli anni trascorsi ad Hogwarts a trapiantare
mandragole, a volte non avrebbe cambiato l’età che
stava vivendo per nessun’altra di quelle che già
aveva vissuto.
Erano invecchiati presto, lei e Seamus: a vent’anni
già vivevano soli in una casa ai confini del mondo abitato,
possedevano una scatola di ricordi e trascorrevano lunghe sere
invernali che a chiunque altro sarebbero parse noiose e monotone.
Eppure era esattamente in questo che risiedeva la loro
felicità.
Susan scriveva racconti per “Il Cavillo”,
cinquecento parole a settimana; Luna, che aveva sostituito quasi subito
il padre alla direzione del giornale, le aveva assegnato una rubrica
che era libera di aggiornare ogni sette giorni con ciò che
più preferiva - anche se gli scritti di Susan avevano quasi
sempre un taglio narrativo. Seamus invece si guadagnava qualche moneta
aiutando il vecchio Finner con il suo piccolo allevamento di ostriche.
Una volta a settimana scendevano al villaggio, e una volta a settimana
sparavano fuochi d’artificio sul mare - era George Weasley a
mandarli, un pacco ogni venerdì mattina; la maggior parte
era in versione sperimentale, non ancora messa sul mercato, e spesso
Seamus spediva a George qualche suggerimento su come avrebbe potuto
perfezionarli. Quando si destreggiava sulla spiaggia lanciando
prototipi nel cielo stellato, e la sua figura ricordava quella di un
prestigiatore o di un mangiafuoco, Susan osservava il suo volto
illuminato di mille colori e contava le rughe che già
solcavano la sua pelle macchiata di lentiggini.
After every sunny day
came a stormy night,
that's when Finner would say:
“keep your heads held high”.
C’era un momento della giornata in cui il
pezzo di cielo sopra la loro casa da limpido e radioso si faceva cupo e
nebbioso, promettendo scariche di pioggia e raffiche di vento forte;
era allora che Seamus e Susan indossavano la cerata e andavano sugli
scogli ad assistere alla mareggiata.
« Ci sono balene in questo mare? » chiedeva Seamus
ogni tanto, neanche la risposta potesse essere cambiata nel corso dei
mesi.
« Forse lungo l'Atlantico, forse dovremmo spostarci sulla
costa Est per vederle » suggeriva puntualmente Susan.
Ma nessuno dei due aveva mai avuto la seria intenzione di abbandonare
tutto per la seconda volta, non ora che possedevano una casa di pietra
in riva al mare e una barchetta di legno tinteggiata di fresco.
Era successo un giorno di metà maggio, mentre il cupo suono
della risacca si mischiava al frangersi dei cavalloni sugli scogli.
Avevano sentito il rumore di un vecchio bastone da passeggio, e il
vecchio Finner era apparso dal banco di foschia per affiancarsi a loro.
La sua barba era grigia e incolta, e tra i denti sorprendentemente
bianchi e dritti teneva una pipa intarsiata. Di solito raccontava
storie di pirati e di naufragi, di cacciatori di balene e di forzieri
d'oro, e sempre, quando il vento salato pizzicava le loro iridi
sensibili e l'istinto li spingeva ad abbassare lo sguardo, Finner li
invitava invece a tenerlo alto, fiero e puntato senza paure verso
l'orizzonte.
« Vento di cambiamento » aveva invece semplicemente
sentenziato quella mattina, con quella sua voce calma e un po' roca.
« Ci alzerei le vele, in una giornata così
»
E non c'era stato bisogno di dire altro, perché entrambi
avevano già capito che sarebbero partiti, di nuovo, dopo
anni. Se stessero accarezzando quel pensiero da già tempo o
se fosse stata una decisione improvvisa non rivestiva molta importanza;
sapevano solo che il destino li stava nuovamente chiamando a
trasferirsi, a stabilirsi in un nuovo altrove.
Forse era semplicemente il rimettersi in viaggio che avrebbe fatto la
differenza, che li avrebbe fatti sentire di nuovo vivi: l'idea di
cercare una nuova sistemazione, una nuova prospettiva da cui osservare
le stelle la notte. Forse sarebbero andati al Nord e si sarebbero
addormentati nella soffusa luce di un'aurora boreale. Forse sarebbero
andati davvero ad Est, e Seamus avrebbe finalmente visto le balene.
Forse erano semplicemente animi raminghi che avrebbero trovato la loro
felicità nello spostarsi continuamente da un luogo all'altro.
Frida’s corner ~
Questa storia è il mio primo (ne seguiranno sicuramente
altri) omaggio a quei fantastici ragazzi che sono gli Of Monsters And
Men - senza contare ovviamente i titoli delle mie storie precedenti, la
maggior parte dei quali è tratta dalle loro stupende
canzoni. Perché come diciamo sempre noi groupies,
c’è un verso dei Monsters praticamente per ogni
occasione.
A questo giro, la canzone è stata From Finner,
di cui vi ho riportato il link lassù in cima; le strofe che
hanno accompagnato la vostra lettura sono tratte da questa canzone, e
se siete stati dei lettori attenti, vi sarete sicuramente accorti che a
tre strofe corrispondono tre paragrafi che, più o meno, le
ricalcano. Il titolo della storia invece è un verso di Mountain
Sound (qui
il link; questa è ancora più bella di From
Finner, e davvero non si può vivere senza averla
ascoltata almeno una volta, quindi affrettatevi a farlo).
Tengo parecchio a questa storia, perché ci sono i Monsters,
c’è Irlanda, ci sono Seamus e Susan (che ho
scoperto piacermi moltissimo insieme ♥), e poi
perché c’è il viaggio in sé,
l’avventura, la libertà di prendere e di
andarsene, e poi di ripartire nuovamente, il vento salato a
scompigliarti i capelli. *_*
Questa storia si è classificata terza al “Of
Monsters and Men Contest” con un punteggio di
45/50. *_*
E questo è tutto! Grazie per aver letto! ♥
Frida