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Autore: FairyFrida    27/04/2013    2 recensioni
Quando si destreggiava sulla spiaggia lanciando prototipi nel cielo stellato, e la sua figura ricordava quella di un prestigiatore o di un mangiafuoco, Susan osservava il suo volto illuminato di mille colori e contava le rughe che già solcavano la sua pelle macchiata di lentiggini.
Song-fic ispirata da From Finner degli Of Monsters And Men. ♥
{ Terza classificata al “Of Monsters and Men Contest” indetto da Krixi19 sul forum di EFP }
Genere: Avventura, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Seamus Finnigan, Susan Bones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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We fled far away






The salty ocean wind
made the seagulls cry

{ From Finner ~ Of Monsters And Men }





Erano andati via subito dopo la fine della guerra.
Lei aveva perso una zia e aveva sentito una delle sue amiche più care urlare di dolore sotto le Maledizioni dei Mangiamorte - a volte riecheggiava ancora nei suoi incubi, la voce di Hannah barbaramente distorta dalle sue stesse grida strazianti.
Lui aveva rimediato tagli e abrasioni durante il suo ultimo anno ad Hogwarts ed era rimasto intrappolato nel castello mentre il suo migliore amico fuggiva nella brughiera e lui, Seamus, neanche sapeva se mai l'avrebbe rivisto - sì, Dean era tornato alla fine, ma non c'era stato neanche tempo per parlare, avevano dovuto subito combattere. Corpi, bacchette, pietre, sangue.
Per questo - perché la guerra aveva inciso così profondamente le loro anime - non avevano avuto bisogno di fare lunghi progetti, di discutere i pro e contro, di dedicare un ultimo pensiero a chi restava. Erano semplicemente partiti, una mattina d'estate che odorava di pioggia sull'asfalto e di sterpaglie bruciate.
Erano andati in Irlanda, ma non a Dublino, dove la madre di Seamus lavorava per la Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, dove in tanti avrebbero fatto domande, dove nessuno li avrebbe lasciati tranquilli. Avevano preso una casa al Sud, in Waterford, dove gli scogli rocciosi si alternano a spiagge ampie e sabbiose, dove il vento dell'oceano rilascia una patina salata sul legno e sugli abiti, dove i gabbiani stridono stropicciando le palpebre velate di lacrime.
C'era un anziano Babbano, Finner, che abitava poco distante da loro, in un cottage con il tetto corroso dalla salsedine e una lucida porta verde bottiglia; era stato lui a vendere loro quella piccola casa di pietra grigia, piena di spifferi, a strapiombo sul mare. Susan ci sentiva i fantasmi, le prime notti che ci avevano dormito; poi aveva capito che era solo il vento, che infilandosi tra le vecchie imposte della soffitta produceva scricchiolii e inquietanti suoni cupi. Ma averne compreso la provenienza non le permetteva comunque di addormentarsi facilmente.
« Dormi » le diceva Seamus, la voce impastata di sonno tra le lenzuola azzurre.
Lei sospirava e affondava le dita nei suoi fini capelli color sabbia. Ricordava perfettamente com'era iniziata, tra loro due: con lui che le strinava la punta della treccia a una delle riunioni dell'ES e con lei che, l'anno successivo, singhiozzava spaventata dopo essersi Spezzata alle lezioni di Materializzazione. Avevano immediatamente trovato buffo come le prime volte in cui avevano parlato lei fosse sempre e immancabilmente ferita o mutilata, così Seamus l'aveva invitata ad Hogsmeade, sperando che altri incidenti non si sarebbero frapposti alle loro conversazioni. Ma non avevano fatto i conti con il ghiaccio di marzo, e Susan era scivolata slogandosi una caviglia. Da quel momento, Seamus aveva capito che erano destinati a stare insieme: lei ad ammaccarsi e lui a cercare di rimetterla in sesto. Per lei aveva anche accarezzato la possibilità di studiare per diventare Medimago, ma poi era scoppiata la guerra. E quando finalmente era terminata, ed era venuto il momento di ricostruire, di rialzarsi, di ricominciare, loro avevano scelto di andarsene.



And the waves that hit his face
marked the past,
and the furrows on his skin -
oh, how time goes fast


Nelle fresche sere d'estate Seamus andava a sedersi sulla spiaggia, e gli spruzzi d’acqua salata carezzavano il suo volto, i capelli inghirlandati di minuscole goccioline.
Susan lo osservava da dietro le finestre, gli avambracci appoggiati sul davanzale di pietra; poggiava la tazza di tè caldo tra i vasetti colorati delle piante aromatiche, e puntualmente quando voleva riprenderla senza distogliere lo sguardo dall’esterno, si sbagliava e si ritrovava una piantina di menta fra le mani. A volte pensava con nostalgia agli anni trascorsi ad Hogwarts a trapiantare mandragole, a volte non avrebbe cambiato l’età che stava vivendo per nessun’altra di quelle che già aveva vissuto.
Erano invecchiati presto, lei e Seamus: a vent’anni già vivevano soli in una casa ai confini del mondo abitato, possedevano una scatola di ricordi e trascorrevano lunghe sere invernali che a chiunque altro sarebbero parse noiose e monotone. Eppure era esattamente in questo che risiedeva la loro felicità.
Susan scriveva racconti per “Il Cavillo”, cinquecento parole a settimana; Luna, che aveva sostituito quasi subito il padre alla direzione del giornale, le aveva assegnato una rubrica che era libera di aggiornare ogni sette giorni con ciò che più preferiva - anche se gli scritti di Susan avevano quasi sempre un taglio narrativo. Seamus invece si guadagnava qualche moneta aiutando il vecchio Finner con il suo piccolo allevamento di ostriche.
Una volta a settimana scendevano al villaggio, e una volta a settimana sparavano fuochi d’artificio sul mare - era George Weasley a mandarli, un pacco ogni venerdì mattina; la maggior parte era in versione sperimentale, non ancora messa sul mercato, e spesso Seamus spediva a George qualche suggerimento su come avrebbe potuto perfezionarli. Quando si destreggiava sulla spiaggia lanciando prototipi nel cielo stellato, e la sua figura ricordava quella di un prestigiatore o di un mangiafuoco, Susan osservava il suo volto illuminato di mille colori e contava le rughe che già solcavano la sua pelle macchiata di lentiggini.


After every sunny day
came a stormy night,
that's when Finner would say:
“keep your heads held high”.


C’era un momento della giornata in cui il pezzo di cielo sopra la loro casa da limpido e radioso si faceva cupo e nebbioso, promettendo scariche di pioggia e raffiche di vento forte; era allora che Seamus e Susan indossavano la cerata e andavano sugli scogli ad assistere alla mareggiata.
« Ci sono balene in questo mare? » chiedeva Seamus ogni tanto, neanche la risposta potesse essere cambiata nel corso dei mesi.
« Forse lungo l'Atlantico, forse dovremmo spostarci sulla costa Est per vederle » suggeriva puntualmente Susan.
Ma nessuno dei due aveva mai avuto la seria intenzione di abbandonare tutto per la seconda volta, non ora che possedevano una casa di pietra in riva al mare e una barchetta di legno tinteggiata di fresco.
Era successo un giorno di metà maggio, mentre il cupo suono della risacca si mischiava al frangersi dei cavalloni sugli scogli. Avevano sentito il rumore di un vecchio bastone da passeggio, e il vecchio Finner era apparso dal banco di foschia per affiancarsi a loro. La sua barba era grigia e incolta, e tra i denti sorprendentemente bianchi e dritti teneva una pipa intarsiata. Di solito raccontava storie di pirati e di naufragi, di cacciatori di balene e di forzieri d'oro, e sempre, quando il vento salato pizzicava le loro iridi sensibili e l'istinto li spingeva ad abbassare lo sguardo, Finner li invitava invece a tenerlo alto, fiero e puntato senza paure verso l'orizzonte.
« Vento di cambiamento » aveva invece semplicemente sentenziato quella mattina, con quella sua voce calma e un po' roca. « Ci alzerei le vele, in una giornata così »
E non c'era stato bisogno di dire altro, perché entrambi avevano già capito che sarebbero partiti, di nuovo, dopo anni. Se stessero accarezzando quel pensiero da già tempo o se fosse stata una decisione improvvisa non rivestiva molta importanza; sapevano solo che il destino li stava nuovamente chiamando a trasferirsi, a stabilirsi in un nuovo altrove.
Forse era semplicemente il rimettersi in viaggio che avrebbe fatto la differenza, che li avrebbe fatti sentire di nuovo vivi: l'idea di cercare una nuova sistemazione, una nuova prospettiva da cui osservare le stelle la notte. Forse sarebbero andati al Nord e si sarebbero addormentati nella soffusa luce di un'aurora boreale. Forse sarebbero andati davvero ad Est, e Seamus avrebbe finalmente visto le balene. Forse erano semplicemente animi raminghi che avrebbero trovato la loro felicità nello spostarsi continuamente da un luogo all'altro.















Frida’s corner ~

Questa storia è il mio primo (ne seguiranno sicuramente altri) omaggio a quei fantastici ragazzi che sono gli Of Monsters And Men - senza contare ovviamente i titoli delle mie storie precedenti, la maggior parte dei quali è tratta dalle loro stupende canzoni. Perché come diciamo sempre noi groupies, c’è un verso dei Monsters praticamente per ogni occasione.
A questo giro, la canzone è stata From Finner, di cui vi ho riportato il link lassù in cima; le strofe che hanno accompagnato la vostra lettura sono tratte da questa canzone, e se siete stati dei lettori attenti, vi sarete sicuramente accorti che a tre strofe corrispondono tre paragrafi che, più o meno, le ricalcano. Il titolo della storia invece è un verso di Mountain Sound (qui il link; questa è ancora più bella di From Finner, e davvero non si può vivere senza averla ascoltata almeno una volta, quindi affrettatevi a farlo).
Tengo parecchio a questa storia, perché ci sono i Monsters, c’è Irlanda, ci sono Seamus e Susan (che ho scoperto piacermi moltissimo insieme ♥), e poi perché c’è il viaggio in sé, l’avventura, la libertà di prendere e di andarsene, e poi di ripartire nuovamente, il vento salato a scompigliarti i capelli. *_*

Questa storia si è classificata terza al “Of Monsters and Men Contest” con un punteggio di 45/50. *_*
E questo è tutto! Grazie per aver letto! ♥

Frida




   
 
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