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Autore: haev    27/04/2013    6 recensioni
-Capitolo ventidue.
«Pensi che lascerei una persona di cui ho bisogno?» richiese e questa volta il suo bacio si spostò più vicino all’orecchio.
Ero come entrata in apnea, Zayn non mi aveva mai trattato in quel modo, non mi aveva mai sussurrato quelle parole così dolci e benevole, irrequiete. Non mi aveva mai toccato in quel modo, il mio cuore batteva fortissimo, tanto che temetti che lui potesse sentirlo.
«Sei così fragile, Hope. Il mio destino è quello di stare con te.» e appoggiò delicatamente le sue labbra sul mio collo, sussultai e portai la mano tra i suoi capelli, stringendoli e premendo il capo di Zayn sulla parte che aveva iniziato accuratamente a baciarmi.
Completa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ventiquattresimo capitolo


Zayn,
ti prego immensamente di scusarmi se questa sera non ti ho salutato prima di andarmene, e ora ti immagino lì seduto sul letto, magari con qualche lacrima che ti sfiora le guance, perché so che ti commuovi anche per le piccole cose, so che non dai nulla per scontato e tutto per te è importante.
So anche che sarai arrabbiato con te stesso per non avermi salutata, ma ti prego non farlo, è una scelta mia e basta, okay?
Noi due abbiamo sempre avuto in comune una cosa, quella di parlare poco e di non esprimere i nostri pensieri, ma penso che entrambi abbiamo fatto un’eccezione quel pomeriggio al bar, quando tu mi hai raccontato della tua famiglia e io, il giorno dopo, ti ho raccontato di me. Forse è anche per questo che ti sto scrivendo proprio una lettera, perché non sarei riuscita a dirti niente quando ci saremmo dovuto lasciare, esattamente un’ora fa, dove io sono già in viaggio per Brighton.
Non ti ho voluto salutare perché sapevo che mi sarei messa a piangere, perché cazzo mi mancherai, tu sei tutto, ed è ovvio che il mio tutto mi manchi, no? Ma soprattutto perché sapevo che avrei fatto stare male te, so quanto ti fa stare male vedermi piangere, lo so benissimo e credimi, fa star male pure me sapere che tu stai male. Quindi, ti voglio ricordare come questo pomeriggio, quando i nostri corpi si completavano, oppure come questa sera, quando le nostre labbra hanno sussurrato quel ‘ti amo’.
Ora capisci perché non ti ho salutato all’ultimo? Perché ti voglio ricordare nel miglior aspetto di te e so benissimo che anche tu volevi farlo, seppur ora sei arrabbiato.
Spero che questa lettera la terrai sempre con te, la rileggerai prima di un concerto, oppure prima di andare a letto, o semplicemente la terrai nel tuo portafoglio.
È anche un modo per dirti che ci sono sempre, nella parte sinistra del tuo petto, io ci sono sempre per te.
Ora, te ne prego, sorridi perché spacchi i culi quando lo fai.
Ti amo, amor mio.
Ci vediamo tra due settimane,
Hope.
 
***
 
Ehi Harry,
ammettilo, non te l’aspettavi, vero? Non ti aspettavi una mia lettera d’arrivederci, lo so. Ti aspettavi che sarei entrata nella tua camera e ti avrei abbracciato forte, come un’amica avrebbe fatto. Mi spiace se devi tenere quest’abbraccio tramite questa lettera, ma odio gli addii e se voi continuerete a essere famosi, ve ne dovrò dare molti e voglio che il mio primo addio sia memorabile, ecco spiegato il motivo di questa lettera.
Ricordo ancora quando ti incontrai la prima volta, tu eri nudo, o meglio mezzo nudo e la cosa che mi sorprese di più, fu il fatto che a te non te ne importava un cazzo se lo eri o meno, non ti importava se eri in compagnia di due ragazze. Ora, scommetto che stai sorridendo, beh, mi hai stupito. Sai, non che non sia normale andare in giro mezzi nudi, però sotto quel corpo da uomo, intravidi delle imperfezioni: il tuo essere fragile e un falso ottimista.
Mi sorpresi quando iniziasti ad avvicinarti a me, Zayn mi aveva avvertito nei riguardi che amavi le donne, ma non avrei mai immaginato che in me cercavi semplicemente un’amica. E mi sorprende più il fatto che io quest’amicizia te lo concessa.
Sei forse una delle persone che mi conosce meglio al mondo, e l’hai fatto solamente in tre mesi che ci conosciamo. È come un record, Harry.
Noi condividiamo un passato e un presente che deve essere superato, e io lo so, Harry, io lo so che tu sei forte. Perché come riesci a fingere un sorriso davanti a mille telecamere, riusciresti a fermarti anche a scalfirti la pelle con quella lametta.
Non sono solo io quella forte qui, lo sei anche tu. Lo so perché nei tuoi occhi vedo una determinazione pazzesca, e so che ce la farai, leggo anche questo.
Ora, magari starai piangendo, oppure ti ho alzato l’autostima, ma ti chiedo di sorridere sinceramente.
Fallo e noi ci vediamo tra due settimane.
Ciao, Harry.
Hope.
 
***
 
L’aereo atterrò mentre ripensavo alle lettere che avevo lasciato ai due ragazzi, loro erano i due con cui avevo stretto maggiormente amicizia, per Louis lasciai un messaggio sul telefono, così come Liam. Niall potei abbracciarlo personalmente in aeroporto, visto che aveva accompagnato Jennifer.
Uscimmo e dopo aver fatto tutte le assicurazioni, andammo a prendere le valigie.
«Casa!» esclamai sorridendo.
Jennifer mi guardò triste, la fissai e l’abbracciai, per lei era un duro colpo. Non solo aveva lasciato a Parigi Niall, ma anche il resto dei suoi idoli, era come se là avesse lasciato una parte della sua anima.
«Jenni, solo due settimane.»
«Sento un vuoto nella pancia, Hope.» sussurrò abbassando lo sguardo.
La guardai triste e scossi la testa, non potevo farci nulla. Non avevo mai avuto degli idoli e non avevo la minima idea di che cosa si provasse a essere abituati ad averli accanto e poi subito dopo a viver senza di loro.
Pensai solo che fosse una sensazione orrenda, dato che mi mancava già moltissimo Zayn.
Prendemmo le valigie e uscimmo, successivamente prendemmo un taxi che ci portò a Brighton, in casa nostra.
«Siamo a casa!» urlai aprendo la porta.
La casa era estremamente in ordine, troppo a dire la verità. Si notava lontano un miglio che io e Jennifer eravamo mancate per ben due mesi da quell’abitazione. Mag era sempre stata una tipa ordinata fin quando abitavamo con lei, ma ora che eravamo state assenti, era naturale che la casa profumasse di pulito sei giorni su sette la settimana.
Dalla porta del bagno uscì una figura femminile: capelli ricci le ricadevano sulle spalle, un paio di occhi azzurri ci guardarono felici e il corpo perfetto si avvicinò a noi saltellando.
Era sempre lei, forse con i capelli un po’ più lunghi e la pelle più abbronzata, ma sempre lei: Mag.
«AAA! Ragazze! Quanto mi siete mancate!» e si buttò addosso sia a me che Jennifer, risollevandoci il morale.
Parlammo per la maggior parte del pomeriggio, raccontandoci quello che avevamo passato in quegli ultimi due mesi di assenza una dall’altra.
Mag ascoltava con gli occhi brillanti i nostri ricordi, pure lei come me, era una patita delle città dell’Europa e sentendoci raccontare quelle cose, la faceva divenire felice e spensierata.
In cambio, Mag ci disse che aveva passato uno dei momenti più rilassanti della sua vita. Scherzando ci disse che era anche per la nostra assenza, ma soprattutto perché era estate, e il suo lavoro richiedeva la partecipazione in inverno, visto che in estate tutti se ne andavano al mare. Ci raccontò che andò una settimana al mare sulle coste dell’Inghilterra con Matthew, il suo ragazzo, e alcuni loro amici. Organizzò diverse feste a casa nostra e confermò che Matt era un ottimo convivente, ma ci rassicurò che avrebbe vissuto con noi ancora qualche anno prima di trasferirsi da lui.
Fu un pomeriggio ricco di ricordi, e una sorta di ritorno alla vita passata, dove non conoscevo ancora i ragazzi.
Io e le mie due amiche passavamo molti pomeriggi insieme, a raccontarci le nostre cose e quel pomeriggio fu la conferma che seppur molte cose furono passate in quell’arco di tempo, alcune non erano per niente cambiate, come la nostra amicizia.
 
***
Feci un respiro profondo ed entrai nell’accademia davanti a me.
Ero sempre stata dubbiosa sul mio lavoro da grande, e in un certo senso, lo ero tutt’ora. Ma sapevo che quella era la mia strada. I libri mi avevano sempre affascinato, così come un diario e una penna, nelle mie vene scorreva una sensazione di benessere ogni qualvolta prendevo tra le mie mani una penna e lasciavo esporre tutti i miei pensieri.
Era una sensazione unica, e volevo raccontare di qualcosa nella mia vita futura.
Mi accomodai in una sala d’attesa mentre battevo impercettibilmente il piede a terra e un leggero sudore mi scorreva nelle vene.
«Hope Timbelt.»
Mi alzai di scatto e chiusi un secondo gli occhi, l’immagine del moro sorridente inondò la mia mente facendomi sentire meglio, sospirai e entrai nella stanza.
Pensavo di trovare l’intero corpo studentesco, invece c’erano solamente un paio di professori, probabilmente lettere e filosofia.
M’accomodai, mentre da dietro gli occhiali un signore dai grandi baffi, gli occhi vispi e la faccia tozza mi fissavano attenti.
«E’ un po’ tardi per iscriversi a questa facoltà, non crede, signorina Timbelt?» domandò l’altro uomo, aveva la faccia magra, tanto che si potevano vedere le ossa e un paio di occhi infossati in quel poco di carne che aveva.
Annuii e mormorai: «Sono sempre stata indecisa e ho pensato di farlo solamente un paio di giorni fa, in più in questi ultimi due mesi sono stata occupata, spero per voi che non sia un problema ricevermi oggi.» mi scusai.
«Non lo è affatto, sappiamo che alcuni studenti maturano la loro scelta durante l’estate.»
Annuii imbarazzata, quelli potevano essere i miei insegnanti futuri e non sapevo come comportarmi davanti a loro, non avevo mai avuto un colloquio universitario.
«Mi dica, che cosa la spinta a iscriversi qui?» domandò l’uomo in carne.
«A essere onesta, non avrei mai immaginato che mi sarei iscritta a lettere. È una cosa che ho maturato in quest’ultimo anno, anche se ho sempre adorato i libri e scrivere, negli anni precedenti avrei immaginato che mi sarei iscritta a legge oppure medicina. Però in quest’ultimo anno ho capito che voglio scrivere di qualcosa, qualunque cosa, quindi penso che il miglior ramo sia lettere.» spiegai d’un fiato, dicendo quelle cose mi tranquillizzai.
«Da quel che deduco, vuole diventare scrittrice?»
«In questo momento, sì.» e sorrisi impercettibilmente.
«Ha con sé qualche suo scritto?» domandò l’uomo magro.
Tirai fuori dalla borsa a tracolla dei fogli, erano semplici temi svolti alle medie e alle superiori, che una volta consegnati, avevo copiato al PC in modo che rimanessero sempre lì. Prima di andare a quell’università, guardai qualche pagina del mio diario e ricopiai qualche pagina epistolare, rendendola alla terza persona e non far capire che erano miei.
«Le faremo sapere, la prossima volta ci porti questi fogli compilati.»
Afferrai i fogli e li buttai nella borsa, felice: «Grazie mille.»
«Signorina, non dubiti delle sue capacità.» mormorò l’uomo chiatto facendomi un piccolo occhiolino.
Sorrisi di nuovo e feci un breve inchino, successivamente uscii dall’accademia e me ne ritornai a casa soddisfatta.
Durante la via del ritorno, notai sul ciglio della strada un ragazzo che mi sembrava fin troppo famigliare. Lo fissai a lungo per poi accertarmi che era il mio vicino di banco nell’ultimo anno di scuola, quello che mi aveva coperto durante le interrogazioni, suggerito nelle verifiche, fatta ridere nei momenti di noia.
«Micheal!» urlai sventolando un braccio.
«Cazzo! Hope!» urlò e attraversò in fretta e furia la strada, non badando ai clacson delle macchine, si avvicinò e mi abbracciò fortissimo. Ricambiai altrettanto calorosa, felice di averlo incontrato. In quei mesi mi era mancato terribilmente.
«Come stai?» esclamai.
«Andiamo a un bar, dai.» e mi fissò, poi scoppiò a ridere: «E’ una vita che non ci vediamo!»
Sorrisi e abbassai lo sguardo, poi pensai che passare un po’ di tempo con Micheal non sarebbe stato per niente male, mi mancava il mio amico.
«Allora? Zaynuccio come sta?» chiese sorseggiando la sua birra.
«Bene, ora dovrebbe essere in Grecia.»
«Dovrebbe.» annuì beffardo, «Certo che vi amate proprio, eh. Dovrebbe essere in Grecia!» disse imitando il mio tono di voce.
«Dai, Mich.» mormorai.
«Ehi, Hope. So che lo ami, te lo si legge negli occhi.»
Strabuzzai le mie iridi nere e arrossii violentemente, Micheal aveva sempre la battuta pronta, ma era anche uno che sapeva coglierti di sorpresa ogni volta.
Mi mancava avere accanto una persona così.
Gli raccontai un po’ del tour, e lui annuiva, consapevole che il mio fosse amore vero.
«Aspetta, anche Jennifer sta con uno di quei cinque, ora? Oddio, siamo messi male.»
Scoppiai a ridere mentre lo vedevo alzare gli occhi al cielo, e abbassai il capo: «Ho fatto un nuovo tatuaggio.»
Mi alzai e tirai su la maglietta, lì, sopra il bacino vi era dipinta in un segno indelebile la margherita in fiore, Micheal ammiccò e sussurrò: «Sei dimagrita?»
«Sto rimediando.» risposi, lasciando migliaia di interrogativi nella mente di Michael, ma tante risposte alla mia testa.
In quelle due settimane non ero andata neppure una volta in bagno, e seppur molte volte ne ero tentata perché Zayn mi mancava terribilmente, non lo facevo.
E non lo facevo un po’ per me e un po’ per lui, perché sapevo che entrambi avremmo sofferto.
Poi, poi avevo quel piccolo fiore che era la mia forza.
Era la conferma che finalmente avevo trovato l’amore e non ne valeva la pena farsi del male.



 

*Angolo autore*

Dai, ammettetelo, ho fatto un progresso rispetto all'altra volta. Ho pubblicato nello stesso mese, sono da amare. 
Mi scuso comunque per la troppa attesa, davvero, non ho fantasia in quest'ultimo periodo, o meglio non ne ho per questa FF che vi annuncio, è finita. Nel senso, il prossimo capitolo sarà l'epilogo. 
E scoppierò alla fine, perché davvero mi ha dato tanto questa Fan Fiction, e devo ringraziarvi tutti.
Spero che nonostante le migliaia di attese, vi siate affezionati e vi sia piaciuta. c:
Vi ricordate della FF che vi dicevo che stavo scrivendo, ho pubblicato i primi due capitoli, se vi va passate:

 

Onset

Non ho altro d'aggiungere, se non sperare che vi piaccia. 
A presto,
Giada.

  
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