Alzai riluttante un
occhio. L’odiosa luce che
penetrava dalla finestra mi aveva svegliata, e mi accorsi felicemente
che Louis
era avvinghiato a me come una cozza. Aveva dormito con me per tutta la
notte.
Cercai
di uscire dal letto con più grazia
possibile, date i miei modi da elefante nei movimenti…
Mi
alzai e andai in cucina e sistemai la camera
da pranzo con tutti i rimasugli di pop-corn che ieri sera ci eravamo
tirati a
vicenda. Alla fine avevo ceduto alla faccia da cucciolo di Niall.
Presi
del latte, biscotti e feci colazione e, per
qualche motivo, pensai alla ragazza del sogno. La stessa del bar.
Dovrei
tornare al bar, per lavorare, e la sera andare a lezione.
Che
palle!
Sentii
che la porta di casa si stava aprendo e un
sospiro appena si chiuse. “Oh… Sophie.”
Inzuppai
un biscotto e mentre me lo portavo alla
bocca mi avviai verso l’ingresso proprio dietro la porta
della cucina.
«Bentornata,
straniera.»
dissi scherzosamente
prima di vederla continuando a masticare il biscotti. «Dove
hai dormit-» mi bloccai subito vedendola.
Aveva
le mani
strette a pugno con quelli che sembravano ciocche di capelli impigliati
tra le
dita, i capelli tutti scomposti, come se si fosse passata le mani tra
essi
varie volte. Gli occhi arrossati e gonfi che non smettevano di sgorgare
lacrime.
«Sophie!»
sussurrai esterrefatta, e non appena i nostri
sguardi si incrociarono lei scoppiò in un pianto libero.
Doveva sfogarsi per
tutto quello che le stava succedendo.
Non
aspettai oltre.
Mi avventai su di lei e la strinsi forte, e appena lei si accorse del
mio gesto
avvolse le sue braccia dietro la mia schiena, continuando a piangere
sulla mia
spalla.
Per
quanto tempo
siamo rimaste in quel modo? Secondi? Minuti? Ore? Non lo so, ma era
davvero
straziante vederla così disperata… vedere
così disperata una ragazza come
Sophie!
«Meg…»
mormorò una volta tranquillizzata mentre eravamo
sedute sul divano e ancora abbracciate l’una
all’altra.
«Dimmi.»
Non avevo la minima intenzione di lasciarla. Per
niente al mondo.
«Mi
taglieresti i capelli?» mi
chiese con un
filo di voce.
Tagliarle
i
capelli? Siamo già a questo punto? Questo spiega i capelli
tra le sue mani e i
suoi capelli arruffati.
Io
potrei tagliarle
i capelli?
«Vorrei
non farlo…»
sussurrai. Veramente,
non avrei davvero avuto il coraggio di tagliarle i capelli, anche se
prima o
poi ci dovrà essere qualcuno che lo dovrà fare.
«Per
favore» mi
pregò lei stringendomi ancora di più a
sé.
Mi
veniva da
piangere. Sophie… no… non può essere.
Perché proprio a lei?
Deglutii
e lei si
staccò da me e andò in cucina a fare
chissà cosa…
Dopo
poco tornò con
in mano le forbici che sono sempre stato nello stesso cassetto delle
posate.
Posso
farlo? Ho paura…
come posso IO ad avere paura? Non ho il diritto di avere
paura… eppure ce l’ho.
«Per
favore» mi
implorò ancora porgendomi le forbici.
Con
mano tremante
le impugnai e dopo che ebbi fatto un sospiro, Sophie si diresse verso
il bagno,
davanti allo specchio sopra il lavandino.
Si
sedette su uno
sgabello dopo averlo posto davanti allo specchio e chiuse gli occhi.
Non
posso farlo,
Sophie!
Tenevo
ancora le
mani lungo i fianchi con le forbici in una mano e l’altra che
si stringeva a
pugno, facendomi quasi male da sola.
«Per
favore» disse
ancora una volta Sophie
tenendo gli occhi chiusi.
Perché
è tanto
difficile? Non sopporterei vederla con i capelli corti…
Ma
lo devo fare per
lei… per Sophie. Voglio che stia bene. “Oh, ti
prego.”
Chiunque
ci sia
lassù… fa’ in modo che Sophie stia
bene. Per favore!
«Okay…»
sussurrai
con un nodo alla gola.
Passai
la mano tra
i suoi capelli, come facevo da piccola, usando le dita come spazzola.
Non
c’erano nodi,
eppure quando terminai di passare le dita per quell’unica
ciocca… dei capelli
mi rimasero impigliati tra le dita. Non avevo tirato, non
c’erano nodi. Ma erano
rimasti tra le mie dita.
Mi
veniva da
piangere… ma non potevo farlo. Non di fronte a Sophie.
Dovevo essere forte per
lei.
C’era
troppo
silenzio in quel bagno. Così tanto silenzio che mi facevano
male le orecchie.
Deglutii,
e il
silenzio che ci avvolgeva, lo amplificò più di
quanto abbia sperato.
Presi
una ciocca e
ci portai le forbici vicino. Bastava che chiudessi la mano in un pugno,
e le
avrei tagliato i capelli… ma è così
difficile!
«Per
favore» Capii
dal suo tono di voce che
stava trattenendo le lacrime.
Per
Sophie.
Strinsi
le dita, e
le tagliai un piccolo pezzo di capelli facendolo cadere per terra. Vidi
che le
spalle di Sophie si rilassarono quasi impercettibilmente.
Presi
un’altra
boccata d’aria e tagliai un’altra ciocca. Poco per
volta. Fino a tagliarle i
capelli a pochi centimetri.
Si
mise un
cappellino di lana per coprire la testa. Faceva così male
guardarla così.
«Grazie.»
Mi
rivolse un
sorriso, ed era un sorriso vero.
Se
io fossi stata
al posto di Sophie sarei riuscita a sorridere così? Se io
fossi stata al posto
di Sophie, avrei preso le sue stesse decisioni e sarei riuscita a
vivere
nonostante la consapevolezza di ciò che potrebbe aspettarmi?
La
risposta molto
probabilmente è no. Non ci sarei riuscita.
«Non
devi andare a lavoro?»
Una voce dietro di
me mi fece svegliare dai miei pensieri.
«Oh…
ti sei svegliato.»
sorrise dolcemente
Sophie a Louis dietro di me. «Buongiorno.»
«Buongiorno
a te,
Sophie.» Ricambiò il sorriso. Non sembrava turbato
dal cappellino di Sophie e
dalla sua – ormai logica – rasatura.
«Vuoi
che ti accompagni a lavoro, allora, Megan?» si
rivolse verso di me.
«Mmh.»
mugolai annuendo.
«Andiamo,
altrimenti farai tardi.» si
avviò
verso la mia direzione, ma invece che venire verso di me
andò da Sophie e la
baciò su entrambe le guance.
Si
fermò però poco
di più per un semplice saluto. Vidi le labbra di Sophie
incurvarsi in un
sorriso.
Cosa
le ha detto?
«Ciao,
Sophie.» la
salutò lui prendendomi per
mano e, poco prima di uscire, la salutai anche io, osservando ancora il
suo
volto incorniciato da un sorriso. Il suo meraviglioso sorriso.
Scendemmo
per le
scale, e una volta in strada gli chiesi: «Vuoi
far sorridere anche me?» chiesi curiosa.
«Che
cosa intendi?»
domandò di rimando
sorridendo alla mia domanda.
«Cosa
hai detto a Sophie?»
«Mmh…
siamo curiose oggi, eh.»
«Dai…
cosa le hai detto?»
«Che
cosa pensi che le abbia detto?»
“Oh…
siamo cocciuti
oggi?”
«Non
lo so… è proprio per questo che te lo sto
chiedendo!»
«Indovina.»
alzò un sopracciglio.
Ma
vuole fare l’antipatico?
È così frustrante!
«Sei
un antipatico!»
«Un
antipatico che ami…»
«Colpo
basso, Louis!»
lo ammonii non
riuscendo a nascondere un sorriso. «Beh…
non posso ribattere. Però rimani comunque un gran
antipatico!»
«E
tu una grande parrucchiera.»
«Le
hai detto che sono una brava parrucchiera?»
«No.»
«Ah,
Louis! Smettila con questo gioco, non è
divertente.»
Lui
sorrise. «Ho semplicemente detto che
il nuovo
taglio le dona e che Matt sarà felice di vederla
così bella.»
Rimasi
sorpresa dalle
sue parole. Ha detto veramente questo?
Abbassai
lo
sguardo.
Lui
era riuscito a
farla sorridere con un solo scambio di parole, mentre io, ho solo
cercato di
non piangere, mentre non riuscivo a rimanere tranquilla…
Louis
si fermò improvvisamente,
e io subito dopo.
«Cos’è
quello sguardo?»
chiese lui.
Gli
rivolsi uno
sguardo interrogativo. «Perché? Che sguardo
ho?»
Lui
piegò leggermente
la testa da un lato
sorridendo
dolcemente guardandomi.
«Stai
pensando che non sei riuscita a far sorridere Sophie.»
Non
era una
domanda. E ha colpito in pieno.
“Bingo!”
Sospirai
e mi
voltai dandogli le spalle tenendo la testa bassa.
Sentii
che mi
abbracciò da dietro, lasciandomi dei piccoli baci sul collo
che mi fecero
venire dei deliziosi brividi per tutta la schiena.
«Lo
so…»
sussurrò. «Sono
un uomo da sposare.»
Mi
irrigidii all’istante.
“Oh, non hai idea di quanto ti
voglia
sposare!”
«Assolutamente.»
bisbigliai appoggiando le mie
braccia sulle sue che intanto mi stavano stringendo sul ventre.
«Mmh…
mi sono fermato proprio nel posto giusto!»
Aprii
gli occhi
mentre lui mi stava facendo girare verso sinistra e poi
indicò l’entrata di un
negozio di… gioielli.
“Oddio.”
«Andiamo…» mi
prese per mano e mi portò all’interno del
negozio.
Venimmo
accolti da
una ragazza tutta tette e culo, imbrattata di matita nera e mascara che
sembrava fosse appena stata vittima di una rissa e il rossetto rosso
che
accentuava il botulino che sicuramente si era fatta.
Che
gente che
esiste!
Andai
a vedere le
collane che erano esposte verso l’entrata del negozio. Una
più scintillante
dell’altra, e una più costosa dell’altra.
Alzai
lo sguardo
dalla bigiotteria per cercare qualcosa di interessante e la vidi. La
ragazza
del sogno. Ma che cazz…?
Era
esattamente
come me la ricordavo.
Mora
con delle piccole
meches rossicce ramate, occhi grigio-verdi, la stessa maglietta con
scritto
sopra “Be what you want to be” che aveva anche il
giorno prima al bar di Matt.
Lei
alzò lo sguardo
e i nostri occhi si incrociarono, ma fu lei quella che lo distolse per
prima e
si allontanò da me guardando gli accessori che erano esposti
alle sue spalle.
«Ehi,
Meg… vieni qui.» mi
chiamò Louis
poco lontano da me.
Mi
avvicinai e
guardai curiosa ciò che aveva in mano.
«Vediamo
come ti sta…»
alzò una catenina davanti
a noi. «Girati.»
Obbedii.
Non ero
riuscita a vedere il ciondolo della collana…
Louis
mi scostò i
capelli da un lato, in modo che scendessero dalla spalla destra. Mi
allacciò la
collana attorno al collo, e poi mi raccolse i capelli con una mano
pefar
appoggiare totalmente la catenella sulla pelle ed evitare che i capelli
si
impigliassero.
C’era
un piccolo
specchio davanti a noi e osservai il ciondolo all’altezza del
mio petto.
Era
a forma di
goccia color verde smeraldo con varie incisioni che riflettevano la
luce del
lampadario al di sopra delle nostre teste.
«Riflette
il colore dei tuoi meravigliosi occhi.»
sussurrò Louis portandomi i capelli dietro alle orecchie,
continuandomi a dare lievi baci sul collo, mentre i nostri sguardi si
incrociavano nello specchio. «Sì…
direi
che debba proprio comprarti questa collana.» Si
alzò e, slacciandomi la
collana, si girò per andare verso la cassa.
“No…
continua a baciarmi!”
Mi
prese la mano e
mi accarezzò dolcemente le nocche, provocandomi
l’ormai familiare brivido sulla
schiena.
La
commessa Solo-Tette
sorrise a Louis e incartò quello che dovrebbe essere un
regalo da parte di lui
nei miei confronti.
La
commessa
ringraziò e, una volta datale un sorriso di sola buona
educazione, Louis mi
prese il mento e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Sorrisi.
Per qualche
strano motivo mi sentivo timida in quel momento…
Prese
il sacchetto
e andammo verso l’uscita, fino a quando sentimmo un scoppio.
Come un petardo,
come… uno sparo.
Senza
nemmeno
rendermene conto mi abbassai finendo in ginocchio a terra e mi presi la
testa
fra le mani. Che cazzo stava succedendo?
Alzai
lo sguardo e
davanti a me c’era un uomo imbardato di nero, con il
passamontagna che gli
copriva tutta la faccia, fatta eccezione per gli occhi, con una pistola
puntata
verso l’alto.
Tutto
era a rallentatore.
Mi
sembra che l’uomo
abbia detto qualcosa, o meglio… urlato qualcosa, ma non
riuscii a capire. Il terrore
mi stava invadendo.
Appena
ripresi un
minimo di coscienza per quello che stava succedendo, sentii qualcosa
premermi
sulla schiena. Louis mi teneva al riparo tra le sue braccia. Guardai la
sua
espressione verso l’uomo che aveva sparato. Era spaventato, e
non saprei
proprio cosa pensare in un momento del genere!
Presero
a rompere
tutte le vetrine e mettere i gioielli in vecchi sacchi.
“Devo
fare
qualcosa. Ma cosa!”
Per
qualche
irrazionale motivo, riuscii a svegliare le mie gambe dallo stato
comatoso in
cui erano cadute e mi alzai.
Uno
degli uomini
che erano entrati e stavano svaligiando la gioielleria, appena mi vide
in piedi
che li stavo fissando, con meno terrore possibile, mi urlò: «Torna a terra, mocciosa!»
Ho
avuto a che fare
con gente del genere in prigione, ma non ero mai riuscita ad avere la
meglio su
di noi… ma credo che questo dettaglio me lo tenga per me.
«State
facendo la cosa sbagliata. La polizia arriverà tra
poco.»
cercai di rimanere il più tranquilla possibile, ma ero
talmente
agitata che non riuscii neanche a sentire la mia stessa voce.
L’uomo
che mi aveva
urlato poco prima sorrise maligno, mentre l’altro continuava
a immettere nei
sacchi tutta la merce che poteva trovare.
«Credo
che tu non sia nella posizione adatta per parlare, dolcezza.»
marcò quello che doveva essere un vezzeggiativo.
Accarezzò la parola “dolcezza”
facendomi venire la pelle d’oca. «Rachel.»
fece un segno con la testa guardando qualcosa – o meglio,
qualcuno – alle mie
spalle.
Mi
voltai…
Era
esattamente
come l’ultima volta.
Era
esattamente
come l’avevo visto l’ultima volta.
Era
esattamente
come l’avevo sognato.
Lei…
lei mi stava
puntando una pistola. Avrebbe sparato? Sicuramente.
Come
nel sogno,
tutto si oscurò, solo io e – come si chiamava?
– Rachel.
Era
tutto
esattamente come l’avevo sognato. Lei con la pistola,
io… incapace di muovermi.
Ma
c’era qualcosa
di diverso rispetto al sogno. Il suo sguardo.
Uno
sguardo perso,
devastato, pieno di rimorsi.
Rachel…
perché stava
facendo questo se era così tormentato il suo
sguardo… perché stava facendo
questo se era così innocente nel suo sguardo?
Fireflies
Okay... sono in ritardo, quindi dovrete accontentarvi di un minuscolo spazio autrice lol
Il capitolo è lungo, più degli altri, e ci sono un paio di cose molto importanti per i prossimi capitoli.
Poi volevo chiedervi una cosa... ma vi piace la storia? No, perché con 83 seguiti, 50 preferiti e 17 ricordati, solo in 8 hanno recensito...
Boh,
vabbè, era solo per sapere una vostra impressione.
non saprei proprio cosa dire, anche perché devo fare in
fretta. Non ho ancora risposto alle recensioni. Domani o stasera tardi
rispondo A TUTTI.
Scusate
ancora.
Non so se vi
interessa, ma il nome della ragazza del sogno si legge reicel. Okay...
mai inglisc is veri uel!
Devo andare, se avete
domande, di qualunque genere, non siate timidi! Potete trovarmi su
twitter su @niallersbreath.
alla prossima c:
PS: se cliccate sul
titolo dello spazio autrice vi esce una canzone c: