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Autore: Daisy Ross    28/04/2013    7 recensioni
"Avevi undici anni, ed eri un comunissimo ragazzino, uno come tanti.
Avevi undici anni, ed era un comunissimo giorno di pioggia, in un'altrettanto comunissima libreria di città.
Avevi undici anni e un libro in mano, scoperto per caso tra i numerosi espositori del negozio, quando per la prima volta conoscesti un altro ragazzino, che gli undici anni li doveva ancora compiere.

Era il giorno in cui, malgrado tutte le pressioni dei tuoi genitori, malgrado l’ansia per i voti a scuola, malgrado le delusioni ricevute da quei pochi amici che credevi di avere, iniziavi a sognare. A sognare davvero."
One shot di poche pretese, scritta di getto in una serata un po' triste: quello che, un po' tutti, abbiamo provato con l'evolversi della saga, l'amore per i personaggi e la nostra crescita affiancata a quella di Harry.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ad Harry.
Sì, proprio quell'Harry, Harry Potter.
Grazie, per aver pianto, riso e gioito con me
grazie, per aver reso la mia vita una grande, enorme, fantastica avventura.



Stuck with him, until the very end

 
 

“L’irreale è più potente del reale.
Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l’immaginazione.”


 

Avevi undici anni.
D’accordo, così forse ti ho un po’ troppo generalizzato.
Rettifico.
Avevi undici anni, ed eri un comunissimo ragazzo, uno come tanti.
Di quelli con le ginocchia perennemente sbucciate, pochi amici, un piccolo gruzzolo di soldi messi da parte, una casa, una famiglia spezzata e pensieri sconnessi a fare da accompagnatori superflui alle tue giornate grigie.
Avevi undici anni, ed era un comunissimo giorno di pioggia, in un’altrettanto comunissima libreria di città.
Osservavi con vago interesse la gente in coda alla cassa sbracciarsi e spintonarsi frettolosa, impaziente di tornare a doverose e comunissime attività, e poi i pedoni fuori, coperti da pesanti impermeabili, correre a perdifiato sotto la pioggia.
Avevi undici anni e un libro in mano, scoperto per caso tra i numerosi espositori del negozio, quando per la prima volta conoscesti un altro ragazzino, che gli undici anni li doveva ancora compiere.
Con quei capelli neri arruffati, gli occhiali tondi –rotti, e tenuti insieme da un logoro pezzo di scotch- in bilico sul naso-, quei vestiti larghi, vecchi e consumati, decisamente troppo grandi per la sua figura mingherlina, e una piccola cicatrice a forma di saetta lì, frammentata sotto la frangetta, ti ricordava vagamente qualcuno di indefinito.
E forse, forse quello che per tutta quella gente alla cassa, e per tutti i pedoni di fuori, poteva sembrare un comunissimo giorno come gli altri…bè, forse per te quel giorno è stato speciale.
È il giorno in cui, malgrado tutte le pressioni dei tuoi genitori, malgrado l’ansia dei voti a scuola, malgrado le delusioni ricevute da quei pochi amici che credevi di avere, iniziavi a sognare.
Non che prima non lo facessi, certo; ma ora, iniziavi a sognare davvero.
E il ragazzo strano, quello che hai conosciuto, quello che scopristi chiamarsi Harry, ti accompagnava in ogni sogno.
E tu leggevi, leggevi fino allo sfinimento, leggevi perché ormai era diventato un bisogno. Leggevi perché eri impaziente di rifugiarti di nuovo in quei sogni: e, mano nella mano con Harry, varcavi le soglie di un castello su un lago e ti immergevi in una foresta incantata, praticavi magie, affrontavi pericoli che non ti saresti mai immaginato di poter superare e vivevi avventure fantastiche, così belle che faticavi a chiudere quel libro anche solo per pochi minuti.
E poi i libri diventarono due, tre, quattro e così via; e allo stesso tempo tu crescevi, e con te cresceva Harry e insieme eravate indistruttibili.
Ad ogni capitolo s’aggiungeva un sogno; potevi assaporare il retrogusto dolce della magia in ogni singola pagina, riga e parola che quei libri contenevano, e ti ritenevi ancora un comunissimo ragazzino, sì, però davvero fortunato.
Gli anni passavano, e tu vivevi tra banchi di scuola e sogni impossibili, ma dentro di te sapevi che, in un certo qual modo, erano veri. E poi Harry era sempre lì: se avevi bisogno, se capitavi in una situazione difficile, non dovevi temere. Lui ti avrebbe aiutato, sempre.
E come tu avevi affrontato le sue avventure con lui, Harry avrebbe fronteggiato il mondo con te.
Vagavi tra strade piovose di città e racconti di magia, d’amicizia, d’amore e di lealtà.
E sorridevi quando Harry sorrideva, ti struggevi quando lui era distrutto, piangevi le morti dei suoi cari che, in fondo, erano diventati cari anche a te, e sentivi tutto ciò che lui sentiva così intensamente da restare senza fiato.
Ma, nel frattempo, imparavi i valori essenziali delle cose, le cose importanti: amicizia, amore, coraggio. La tua testa, un tempo abitata di inutili considerazioni su comunissime giornate, era adesso piena di certezze, ideali sicuri su cui basarsi in caso di difficoltà.
 
E il tempo passava.
 
Ora sei più grande, più maturo.
Ora sei pronto.
Harry ti ha insegnato molte cose, cose di cui potrai andare fiero e che mai dimenticherai per il resto della tua vita.
Ora sei pronto per lasciare la mano di Harry.
Ma dentro al tuo cuore sai che non è un vero addio: Harry ci sarebbe sempre stato, nel cuore di chiunque avrebbe mai di nuovo sognato.
E porterai sempre una parte di Harry dentro di te; sarà quella, a consigliarti nei momenti più difficili e a darti conforto in quelli più tristi.
E lo saluti come si saluta un vecchio amico, uno di quegli addii scanditi tra sorrisi spezzati e lacrime distratte, intrisi al tempo stesso di gioia, gioia per la crescita e per la vita, che finalmente ti appare bella, e di malinconia, la malinconia di lasciare un mondo che hai amato e personaggi a cui ti sei affezionato.
Ma d’altronde, pensi, puoi sempre riaprire un libro.
E allora ritorni ragazzino, e puoi rivivere le avventure del tuo eroe, e scoprire che anche lui, diamine, anche lui era un comunissimo ragazzo normale.
E che a volte le cose più incredibili succedono giusto a chi sa aspettare.
E che, con tua immensa soddisfazione, sei rimasto con Harry fin proprio alla fine.
E che lui è rimasto con te.
















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Spazio Autrice.
Non ho molto da dire, è una cosa che ho scritto di getto e che con tutte le probabilità cancellerò anche domattina: non so come mi sia uscita, ho appena finito di rileggere -per l'ennesima volta, ci tengo a precisare- l'ultimo capitolo dei Doni della Morte e boh, mi sono sentita in dovere di scrivere questa robaccia.
Comunque sia, ho provato ad immaginare anche ciò che avete provato voi e a generalizzare il tutto; naturalmente, non mi è stato possibile descrivere veramente tutto ciò che un lettore amante della saga prova durante la lettura, ma ci ho provato almeno in parte. 
Spero vi sia piaciuta e...vista l'ora, direi, buonanotte. 



daylise_

  
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