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Autore: Nonna Minerva    16/11/2007    17 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Warning: le tre lettrici campione a cui ho sottoposto questo capitolo mi hanno fatto tutte notare l’alta percentuale di sadismo contenuta verso la fine ( e non si sono messe d’accordo

Warning: le tre lettrici campione a cui ho sottoposto questo capitolo mi hanno fatto tutte notare l’alta percentuale di sadismo contenuta verso la fine ( e non si sono messe d’accordo! ).

Ecco, anche se non mi crederete mai, io ci tenevo lo stesso a precisare che ( questa volta ) NON era assolutamente intenzionale.

A mia discolpa dirò che il 16 è già pronto e che mi lancio immediatamente sul 17.

 

Vi dico anche che le bozze di questo capitolo risalgono al 28 marzo e 23 maggio ( non crederete nemmeno a questo, ma è vero )! Una curiosità...

 

Amo in modo particolare questo capitolo, quindi non torturatemi troppo, ok?

 

 

 

 

15. May I have this dance?

 

Alle mie lettrici

campione,

cui, nonostante

le insinuazioni,

voglio bene lo stesso.

 

 

Il tempo stava peggiorando, nuvoloni grigi si addensavano in un cielo sempre più scuro da quando il pallido sole invernale si era andato a nascondere dietro l’orizzonte.

Remus guardò l’orologio e decise che era rimasto abbastanza; a quanto pareva Ninfadora aveva ragione, il loro uomo sembrava non avere niente di losco da nascondere e se l’aveva, lo faceva decisamente bene.

Da un po’ di tempo, la ragazza proponeva di tentare di avvicinarsi un po’ di più alla casa e, se ne capitava l’occasione, di provare ad entrare, per chiarire una volta per tutte se Wallace era o no un Mangiamorte.

Per quanto lo riguardava, a Remus andava bene così, poiché se il decreto contro i licantropi non fosse stato annullato, lui sarebbe stato costretto a vivere lì ancora per un bel po’, e voleva avere almeno l’impressione di fare qualcosa di utile .

Si alzò facendo attenzione a non far troppo rumore.

Aveva le mani ed il viso arrossato a causa del freddo pungente e non si sentiva più le dita dei piedi. Soffiò sulle mani intorpidite per scaldarle un po’.

Stava diventando troppo vecchio per certe cose.

 

Nascosto il mantello, entrò nel condominio e subito sentì in lontananza un rimbombo come di musica tenuta molto alta.

Perplesso, salì le scale e si accorse che la fonte di tutto quel rumore era il suo appartamento.

La signora Pinch si affacciò sul pianerottolo con un aria un po’ preoccupata.

“E’ normale che tua moglie tenga la musica così alta, Remus? Ho provato a suonare, ma non mi ha aperto.”

Eh, certo che no, pensò lui con un mezzo sorriso, difficile che riesca a sentire il campanello.

“Non vorrei che le fosse successo qualcosa,” mormorò la vicina, in ansia.

“Vedrà che sta benissimo, al massimo mi preoccuperei per lo stato dei suoi timpani. Stia tranquilla, signora Pinch, ci penso io,” la rassicurò.

 

Aprì la porta di casa e sembrò che avesse alzato il volume, vista la musica che usciva dalla porta spalancata della camera di Tonks.

Si affacciò sulla soglia e ciò che gli si presentò di fronte lo lasciò a bocca aperta.

La sua giovane coinquilina saltellava per la stanza, ballando a ritmo di musica  e cantando a squarciagola, usando la spazzola come microfono.

Non era certo intonata, ma Remus rimase incantato dal modo in cui agitava i fianchi e dal movimento dei piedi scalzi sul tappeto.

Mai avrebbe immaginato che una persona che, come lei, tanto spesso e con tanta facilità perdeva l’equilibrio, potesse danzare in modo tanto aggraziato.

 

So I said I'm a snowball running
Running down into the spring that's coming all this love
Melting under blue skies
Belting out sunlight
Shimmering love

 

Nonostante la stagione, la ragazza indossava una semplice t-shirt, estremamente aderente,  che ad ogni movimento si arrotolava appena all’altezza della vita, esponendo qualche centimetro di pelle candida.

Remus sorrise lievemente fra sé di fronte a quell’insolito spettacolo. Questa era la Tonks che ricordava, stava finalmente iniziando a ritrovare un po’ della sua gioia di vivere.

Arrivò, non visto, fino allo stereo ed abbassò drasticamente il volume.

Tonks continuò a cantare ancora per qualche secondo, prima di accorgersi che la musica di sottofondo era improvvisamente cessata, ed iniziò a guardarsi attorno smarrita.

Quando il suo sguardo si posò su Lupin, il volto della ragazza si tinse di una graziosa tinta scarlatta.

“E’ così che fai le faccende di casa?” la rimproverò scherzosamente lui.

“Ehi! Potevi bussare!” protestò lei, quando recuperò l’uso della parola.”Da quanto sei lì?”

“Abbastanza,” replicò lui misterioso. “La prossima volta, tieni il volume un po’ più basso. La signora Pinch ha detto di aver suonato, era preoccupata per te. Che c’è per cena?”

Tonks si fece, se possibile, ancora più rossa.

“Ho capito, ci penso io,” sorrise lui, “Vestiti che prendi freddo. Che ne dici se stasera mangiamo in soggiorno, davanti al fuoco?” propose.

La ragazza annuì e lo spedì fuori dalla sua stanza mentre cercava qualcosa con cui coprirsi.

 

***

 

Avevano cenato seduti sul tappeto, la schiena appoggiata ai divani e le gambe distese di fronte a loro, mangiando ciò che Remus aveva preparato con quello che aveva trovato in frigo.

Tonks, che si era presa l’incarico della riabilitazione di Remus dall’alcool, aveva concesso di aprire una bottiglia di vino, ed ora ridacchiavano allegramente al ricordo di una serata molto simile a quella, tanti mesi prima a Grimmauld Place.

Risero di gusto al ricordo di Sirius che, più ubriaco del solito, si era inginocchiato di fronte a Molly, chiedendole di sposarlo.

Quando le risate si affievolirono, tacquero entrambi; Tonks aveva lo sguardo fisso sulle fiamme che scoppiettavano nel caminetto e Remus ne approfittò per osservarla.

Era bella, anche se non aveva i capelli rosa, anche se era costretta a sfoggiare il suo aspetto naturale, o almeno lui credeva che lo fosse.

 

Rifletté su quello che doveva significare per lei quella situazione, e come dovesse pesarle il fatto di non poter cambiare.

Alla fine espresse a voce alta i suoi pensieri.

“Non deve essere facile per te.”

“Cosa?” domandò lei alzando lo sguardo, disorientata dal repentino cambio di argomento.

“Essere costretta in questa forma, quando eri abituata a cambiare tanto facilmente.”

Tonks annuì lentamente, iniziando a seguire il corso dei pensieri del mago.

“All’inizio è stato davvero un problema, soprattutto al lavoro, dato che era il mio punto forte, ma adesso sto iniziando a farci l’abitudine; devo, specie se questa situazione dovesse durare ancora a lungo.”

“Non dire così, vedrai che tornerai presto ad essere quella di prima,” affermò lui, non volendo nemmeno pensare a Ninfadora Tonks vincolata per sempre a quei tono spenti.

“E se non accadesse? Voglio dire, devo essere pronta anche per quella evenienza. Non sarebbe poi così grave, è solo una questione di tempo e abitudine.”

Tacquero di nuovo, immersi nelle loro riflessioni, gli unici rumori nella stanza lo scoppiettio del fuoco ed il ticchettio dell’orologio a muro appeso in cucina.

 

“Invece suppongo che a te non spiacerebbe poter cambiare, una volta ogni tanto,” intervenne all’improvviso la ragazza.

Remus rifletté alcuni istanti sulle sue parole.

“E’ vero,” ammise lentamente, “Fosse solo per evitare gli sguardi terrorizzati, di odio e disprezzo di tutti coloro che sanno quello che sono. Purtroppo, però, non posso cambiare il mio aspetto, non ho questo dono, ma tu sì, e spero che tu possa ritrovare quello che hai perso, un giorno.”

Tonks appoggiò il suo bicchiere sul tavolino, lontano dal bordo, in modo da prevenire futuri disastri.

 

“Un dono l’hai chiamato,” commentò pensierosa la ragazza, “La maggior parte delle volte è così, ma a volte può rivelarsi anche una maledizione.”

“Non ci credo,” osservò Remus.

Lei cercò il suo sguardo, inarcando un sopracciglio.

“Dici che ti piacerebbe cambiare, anche solo per evitare le occhiate di chi conosce il tuo problemino mensile; certo, per un po’ potrebbe funzionare, fino a che sussisterà la novità.

Pian piano però, la gente inizierebbe ad associare il tuo stato al tuo nuovo volto e saresti daccapo. Inoltre le persone fanno fatica a fidarsi di te, quando con la sola forza del pensiero puoi modificare il tuo aspetto. Per non parlare di coloro che sarebbero pronti a sfruttare questa tua capacità per soddisfare le loro fantasie, chiedendoti di cambiare per loro.”

Remus non riusciva a crederci.

“Non immaginavo neanche lontanamente succedessero cose del genere, mi dispiace.”

Lei scosse lievemente la testa, un sorriso amaro dipinto in volto.

“Non fa niente. Ormai ci sono abituata, nel caso di quegli idioti pervertiti di solito è sufficiente una fattura ben piazzata. Il periodo peggiore è stato quando ero a scuola, sai quanto possano essere crudeli i ragazzi a quell’età. Nessuno si fidava di me, li spaventava il fatto che io potessi cambiare il mio aspetto e mai qualcuno mi ha chiesto di uscire, nessuno mi ha mai invitata al ballo, anche se probabilmente quello dipendeva più dalla mia goffaggine che dal mio essere una mutaforma,” concluse, cercando di sdrammatizzare, accorgendosi, forse, di avere rivelato un qualcosa di troppo.

 

Remus non sapeva cosa dire. Era incredulo, non avrebbe mai immaginato esistessero tanti pregiudizi nei confronti dei Metamorfomagi. Ninfadora era una ragazza in gamba, talmente dolce e solare... non capiva come si potesse non essere attratti da lei.

Avrebbe tanto voluto dire qualcosa per farla sentire meglio, solo non trovava le parole giuste per farlo.

Forse, però... se io... sì, perfetto! Pensò il mago, appoggiando il suo bicchiere sul tavolino ed alzandosi in piedi, facendo peso sulle mani.

“Remus, dove vai?” domandò la ragazza, vedendolo dirigersi verso le mensole di fianco al caminetto.

Lui non rispose e scelto un cd lo infilò nello stereo e premette il tasto d’avvio.

Una melodia lenta e piacevole si diffuse nella stanza.

“Remus?” tentò lei, nuovamente, non comprendendo il motivo del suo improvviso bisogno di accendere la musica, ma il mago non disse una parola.

Si limitò ad avvicinarsi e, fermatosi a pochi passi di distanza da lei, tese la mano in chiaro segno d’invito.

Tonks osservò la mano di Remus per qualche secondo, confusa, poi quando comprese quello che aveva intenzione di fare, la afferrò esitante e si lasciò tirare in piedi.

“Remus, non sei obbligato a...” iniziò la ragazza, ma lui la interruppe, posandole una mano sulle labbra.

“Lo so,” mormorò il mago, “Non lo faccio solo per te, vedi, anche io ho qualcosa da recuperare. Quando ero a scuola non ho avuto occasione di partecipare a molti balli, anche se mi sarebbe piaciuto. Mi faresti l’onore di concedermi questo, Dora?”

 

Gli occhi della ragazza scintillavano di commozione e riconoscenza mentre chinava leggermente il capo in segno di assenso e lui le prendeva una mano, appoggiandosela sulla spalla, scivolando poi verso il basso ed aggrappandosi delicatamente al maglione di lei all’altezza della vita.

Afferrò quindi la mano libera della giovane ed intrecciò le dita con le sue.

Cercò lo sguardo di Tonks, e quando lei annuì, iniziò a muovere qualche cauto passo.

Ci volle un po’ perché trovassero il giusto ritmo e la corretta coordinazione, ma alla fine entrambi riuscirono a muoversi con una certa grazia, senza troppi incidenti, lasciandosi cullare dalle note lente che si libravano nell’aria.


Well baby I surrender
To the strawberry ice cream
Never ever end of all this love
Well I didn't mean to do it
But there's no escaping your love

 

Quando le loro mani si fossero separate e Tonks avesse appoggiato la testa sulla sua spalla, Remus non lo sapeva, ma non poteva nemmeno negare che la cosa gli piaceva, come gli piaceva il dolce profumo di lei che gli invadeva le narici ed il modo in cui i loro corpi sembravano essere un incastro perfetto.

Appoggiò la testa sulla massa scomposta che erano i capelli di lei, di quel colore che così poco rispecchiava la sua personalità e chiuse gli occhi.

Ballarono fino a che la musica non si affievolì e cessò, a quel punto, Tonks alzò la testa – mancando di poco il mento di Remus, che fu abbastanza svelto da scostarsi – e batté più volte le palpebre, come se si fosse appena svegliata da una specie di sogno.

Si ritrovò il volto di lui a pochi centimetri di distanza e gli rivolse uno sguardo felice e sognante.

Erano talmente vicini che sarebbe bastato un minimo movimento per annullare la distanza fra di loro e, assurdamente, l’idea le appariva tremendamente allettante.

Lui non era più il mago solitario e scontroso che aveva conosciuto mesi prima, non era più il suo collega, né il suo coinquilino. In quel momento era semplicemente Remus, e le sue labbra non erano mai state così invitanti.

Quando decise di scoprire se fossero anche ‘baciabili’, lui non si tirò indietro, e lei ritenne di avere il permesso di proseguire nel suo esperimento.

 

Ma non lo seppe mai, perché proprio un istante prima che le loro labbra si sfiorassero, la sollecita vicina bussò alla porta, avvisandoli che Ginger era scappato di nuovo in giardino e che l’aveva riportato a casa.

Mentre lasciava che Remus andasse ad aprire e a riprendersi il gatto, Tonks si accasciò sul divano, chiedendosi se quello strano impulso fosse dovuto solo alla magia del momento o se fosse un campanello d’allarme che indicava qualcosa di più profondo.

Decisamente la prima, convenne, cercando,  più di ogni altra cosa, di convincere se stessa.

 

Continua...

 

 

 

Capitolo 16: Unfounded jealousy.

 

  
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