Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Nori Namow    28/04/2013    12 recensioni
Harry più la osservava, più si chiedeva perché non fosse un gatto anche lui.
Magari proprio il gatto di Louis, che poteva dormire con lui, mangiare con lui, guardarlo mentre si spogliava.
-Beata te, che puoi strusciarti contro Louis quanto ti pare.- il riccio emise un sospiro sognante, sorridendo poi malizioso mentre faceva pensieri che è meglio non scrivere.
Però quel sorriso scomparve quando ritornò vicino al portone di casa sua, pronto a spaparanzarsi sul divano.
Rimase per due minuti buoni, ad osservare la porta chiusa.
E le chiavi che non aveva.

-----
Minilong/ Larry Stylinson
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





5. Nightmare










-Bene, io dormo sul divano e tu prendi il mio letto, va bene?-
Harry si torturò le mani imbarazzato, mentre Louis lo conduceva verso la sua camera da letto.
Lo spirito combattente del ragazzo che gioca all’ x-box era svanito, lasciando il posto a quella timidezza e a quelle gote rosse che a Louis piacevano troppo.
Gli sarebbe piaciuto dirgli ‘Hey Harry, che ne dici di dormire insieme?’ ma sapeva che avrebbe rischiato una denuncia, perciò rimase in silenzio.
Avevano parlato tantissimo, quella sera. Avevano parlato delle loro famiglie, della loro infanzia, delle loro ambizioni.
L’unica cosa della quale non avevano parlato, era delle loro paure, delle loro insicurezze, della loro omosessualità che cercavano di nascondersi l’un l’altro per paura di perdersi. Harry avrebbe desiderato parlargli di Jack, di come i primi tempi si sentiva talmente male da rannicchiarsi nel suo armadio, piangendo tutte le lacrime.
Non gli aveva detto neanche di quando era arrivato al punto da urlare contro sua madre che gli chiedeva di uscire, mentre lui non osava neanche affacciarsi ad una finestra a causa della paura insensata di trovare qualcuno che gli ridesse in faccia, urlandogli dietro insulti poco amichevoli.
Era andato via da Holmes Chapel, si era trasferito a Londra per continuare gli studi.
Harry voleva fare lo psicologo, voleva capire il cervello dell’essere umano, sentir parlare le persone delle sue paranoie, aiutarle.
Perché nessuno aveva aiutato Harry, la gente aveva solo contribuito a farlo star male.
-Ehm, se vuoi dormo io sul divano. Voglio dire, è casa tua e io sono stupido, perciò…-
-Toglitelo dalla testa, sei mio ospite. E poi no, non sei stupido. Ammettilo, cercavi una scusa per avere Lucille tutta per te.- Louis gli fece un occhiolino,
dandogli poi un pantalone di una sua tuta per permettergli di cambiarsi, e il riccio si sentì morire.
 
 
Incubi.
Harry aveva di nuovo quegli incubi.
Vedeva Jack che gli sorrideva, i baci sulle guance, gli abbracci, le parole dolci. Ricordava tutto così nitidamente, come se li stesse rivivendo tutti, quei brutti ricordi.
Cercava di fuggire, ma Jack era sempre lì con i suoi amici, pronto a ricordargli quanto fosse ridicolo.
Come aveva fatto a pensare che quel ragazzo perfetto potesse amare un concentrato di imperfezioni come lui?
Nessuno ti amerà mai, gli avevano detto.
Sei solo un patetico frocio, perché non ti metti una collana di corda al collo, e non ti ammazzi?, gli ripetevano spesso.
Già, perché Harry non si era ammazzato? Aveva desiderato farlo, porre fine alla sua vita gettandosi da un palazzo o inghiottendo un notevole cumulo di farmaci.
Ma perché non l’aveva fatto?
Paura.
Paura di morire, di non trovare nulla oltre la vita se non il profondo nero.
E quindi Harry si ostinava a soffrire, pensando che in fondo era meglio vivere di merda, che non vivere affatto.
Quando aprì di scatto gli occhi, il respiro affannoso e le lacrime che scorrevano sulle guance, osservò il soffitto della camera di Louis.
E gli tornò in mente il loro primo incontro, i cupcake, la sua risata, il suo sorriso, la sua mascella, i suoi capelli.
Le lacrime cessarono di scorrere, il respiro cominciò a regolarizzarsi.
Perché Harry non si uccideva, oltre che per paura?
Speranza.
Speranza di poter essere amato da Louis.
 


Louis non riusciva a chiudere occhio, troppo occupato a pensare a quel riccio che si trovava a pochi metri da lui, nella sua stessa casa.
Pensava che ci stesse davvero bene, fra quelle mura. Era convinto che fosse un abbinamento perfetto. Harry e la casa di Louis.
Harry che ci vive, nella casa di Louis.
La tachicardia che aveva da un’ora a quella parte non si era arrestata, e per un attimo credette che sarebbe morto quella notte a causa di un infarto.
Poi sentì un rumore sommesso, come se qualcuno faticasse a respirare e stesse avendo un attacco d'asma. Si alzò di scatto, mentre vedeva tutto nero per qualche secondo.
Sapeva a chi appartenevano quei sospiri sull’orlo del pianto. Entrò in camera sua, osservando un Harry seduto sul materasso mentre aveva la testa fra i capelli.
In quel momento gli sembrò così fragile, così spaventato dal buio che lo circondava e allo stesso tempo così abituato.
Stava piangendo, se ne accorgeva dal modo in cui il suo petto sussultava. Si avvicinò con cautela, cercando di non spaventarlo.
-Hey ricciolino, stai bene?- sussurrò preoccupato, mentre gli occhi lucidi del più piccolo osservavano impauriti quelli del più grande.
-S-Sì, ho solo f-fatto un-un incubo.- balbettò tirando su col naso. Louis gli si avvicinò, porgendogli un fazzoletto che aveva preso dal comodino accanto al letto, poi si sedette accanto a lui.
-Che tipologia di mostro hai sognato per ridurti così, eh?- cercò di allentare la tensione, mentre accarezzava piano la schiena di Harry che si rilassava sotto a quel tocco.
-Mostri del passato. Il problema è che non sono nemmeno così brutti.- Harry rise amaramente, mentre soffiava il naso.
-Vuoi… Vuoi che rimanga con te? Forse non sono un combattente nato contro i mostri, ma posso provarci a tenerli lontano.-
Gli occhi di Harry furono illuminati dalla luce lunare proveniente dalla finestra, e ciò gli diede la possibilità di guardare meglio il viso di Louis.
Aveva voglia di baciarlo sin da quel loro primo, disastroso incontro. E in quella stanza, quella notte, mai il desiderio fu più pressante.
Socchiuse gli occhi, avvicinandosi impercettibilmente alle labbra di Louis, che all’inizio non capì cosa stesse succedendo, vedeva solo la sua ombra protrarsi verso di lui.
Ancora qualche centimetro, e Harry avrebbe spazzato via tutta quella bella amicizia che stava costruendo.
L’avrebbe baciato, pur sapendo che lui non l’avrebbe mai ricambiato.
Sentiva il respiro caldo di Louis sulla pelle, mentre lui lo tratteneva, incapace di respirare.
Sentì uno scampanellio, poi un nuovo peso sul materasso.
Strillò per poi nascondersi dietro alle spalle di Louis, coraggioso com’era. Tomlinson scoppiò a ridere, mentre accoglieva una Lucille notturna fra le sue braccia.
-Hey Lucille, vuoi farci compagnia?- chiese al felino che rispose con un misto tra un miagolino e il suono delle fusa.
Harry si sentì rassicurato da quel rumore, ripensando poi a ciò che stava per combinare qualche secondo prima.
Tossicchiò in imbarazzo, dandosi dello stupido per aver pensato che Lucille fosse in realtà un mostro che abitava negli armadi.
L’accarezzò piano, mentre questa si sovrapponeva fra i due ragazzi come a marcare il suo territorio su Louis.
Poggiò infatti la testolina sul petto del ragazzo, mentre chiudeva gli occhi e cominciava a fare le fusa.
Il suono tranquillizzò entrambi i ragazzi, mentre cercavano di osservare la palla di pelo e non negli occhi.
Il più grande cercava ancora di capire se Harry avesse provato a baciarlo, o se fosse stata solo autosuggestione, dovuta al fatto che lui desiderava Harry,
ne era completamente cotto. E a quel punto Louis capiva che per quanto si sforzasse di guardare a terra mentre camminava per paura che scoccasse quella scintilla, che arrivasse il colpo di fulmine per il ragazzo sbagliato, ormai non c’era più nulla da fare.
Si era distratto per un secondo quel giorno, e il verde di Harry lo aveva brutalmente rapito.
 


Quando Harry si addormentò con una mano sulla pancia di Lucille e la testa vicina al petto di Louis, il moro sorrise felice.
Per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva bene con se stesso, nel posto del mondo adatto ad uno come lui.
Avvertiva la leggerezza palpabile di quella sensazione, e i due rumori che amava di più al mondo: il respiro profondo di Harry, e le fusa di Lucille.
Erano quelli, i momenti che Louis avrebbe conservato per sempre in un posto blindato del suo cuore, quello dove nei momenti bui puoi avere l’accesso,
e ricordarti perché devi ancora sorridere. Non sapeva quanto avrebbe sofferto, sentiva solo quella felicità immensa del trovarsi lì nel suo letto,
con la testa riccia di Harry poggiata sul petto, e quella di Lucille dall’altro lato.
Bellissimi animali, i gatti. Sono così affascinanti e indipendenti, ottengono ciò che vogliono senza troppi sforzi perché sanno che non gli verrà negato.
Era anche per quel motivo, che Louis desiderava essere un gatto.
Voleva essere felice e rendere felici le persone che amava, solo facendo ciò per cui era stato creato, ciò che era nella sua natura.
Era come quando lui faceva quella piccola richiesta a Lucille che lei subito eseguiva, facendolo rilassare da matti.
-Hey Lucille, fammi le fusa.-
 
 

 
Quando Louis si svegliò, accecato dal sole del mattino, sorrise.
Sorrise perché quello era il suo fottuto giorno libero, e poi sorrise perché c’era Harry a casa sua.
Harry, che non era più nel suo letto.
Si alzò di scatto entrando nel panico, mentre la sua mente già viaggiava su un altro binario.
Forse ha chiamato il fabbro e se n'è andato a casa sua. O Magari russavo troppo forte e ha davvero dormito sul pianerottolo,pensava.
Andò a passo svelto in cucina, inebriato da un profumo nuovo per la sua casa.
Quando entrò nella stanza dove giacevano i fornelli, strabuzzò gli occhi, affascinato.
Un Harry Styles con tanto di grembiulino stava cucinando delle crepes, mentre quelle già fatte le cospargeva di nutella e vi cospargeva sopra dello zucchero a velo.
Quando sentì il rumore di una sedia che strusciava, si voltò improvvisamente, trovando Louis che lo osservava curioso.
Gli piaceva, svegliarsi sapendo che lui era lì. Lo tranquillizzava, in qualche modo.
-Ehm, per ringraziarti dell’ospitalità ho pensato di prepararti la colazione. E ho già dato da mangiare a Lucille.- aggiunse sorridendo spontaneamente, mentre Louis perdeva qualche battito.
-E le hai anche cambiato la lettiera?- domandò Louis, serio più che mai. Evidentemente Harry aveva troppa paura di contraddirlo, per notare il sarcasmo.
-N-No, ma se vuoi lo faccio subito.- rispose apprestandosi a togliersi il grembiule.
Louis si alzò in fretta, ridendo sghembo. Poggiò una mano sulla spalla di Harry, sorridendogli quasi con malizia.
-Scherzavo, ricciolino.- sussurrò con tono seducente, mentre la sua mano indugiava sul punto in cui dovrebbero spuntare le ali.
Perché per lui Harry era un angelo, uno di quelli che li trovi una sola volta nella vita. Ripensò alla notte appena trascorsa, a quel movimento ambiguo nel buio,
che per un attimo gli aveva fatto pensare che forse il riccio stesse per baciarlo.
Perciò gli pose quella domanda, quella che avrebbe mandato in frantumi tutta la felicità che si stava costruendo.
-Cosa stava succedendo ieri sera, Harry?-






lollino, l'avevo detto io, che non li facevo baciare >.>
sono troppo simpatica, vero? LOOL
Bene, non ho molto da dire, se non che ringrazio tutte le persone che recensiscono, leggono.
Vi adoro, siete delle persone davvero belle e niente, vorrei abbracciarvi tutte.

Questo capitolo è per Eleanor Calder, la beard che purtroppo deve sopportare tutti gli insulti.
È solo il tuo lavoro, lo stai facendo bene. ♥
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Nori Namow