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Autore: Cabiria Minerva    29/04/2013    1 recensioni
Al suo risveglio Loki avrebbe visto la costa – ricoperta da una bassa vegetazione – e le onde del mare infrangersi su di essa. Avrebbe alzato lo sguardo e avrebbe visto pesanti nuvole grigie coprire il cielo, ed allora avrebbe capito qual'era il luogo che il fato aveva scelto per punirlo.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.


 

Fragments, shells of a long ago lifetime
Faces that once were mine,
thrown down by the sea

If I walk away, Josh Groban

 

 

Per quanto fosse seccante ammetterlo, c'era qualcosa in quel panorama a prima vista idilliaco – soprattutto grazie all'assenza di Thor e dei suoi amichetti importuni – che turbava profondamente Loki. Aveva passato almeno tre ore a vagare per le stanze del palazzo, osservando ogni particolare, soprattutto le assenze: quella che, in un'altra vita, era stata la camera da letto di suo fratello, era svuotata da ogni oggetto che gli apparteneva; i ritratti di famiglia erano privi di quel ragazzino dai capelli biondi; il Mjolnir sembrava non essere mai esistito.

Sebbene all'inizio la cosa l'avesse intimamente rallegrato – un mondo senza quell'inetto, sbruffone, attaccabrighe di Thor? Qualcosa che nemmeno nei suoi sogni più feroci, quelli che strisciavano nella sua mente subito dopo che il fratello era riuscito a mettere nei guai anche lui con una delle sue bravate, aveva mai osato immaginare – qualcosa stonava.

«Mio signore...»

Si voltò a guardare il servitore, un piccolo omuncolo dall'aspetto un po' gracile che non ricordava d'aver mai visto prima. «Che cosa c'è?»

«Mi dispiace disturbarla, mio signore, ma è l'ora dell'Accoglienza.»

Ah, l'Accoglienza. Allora non tutto era cambiato, pensò mentre si apprestava a raggiungere la Sala del Trono.

L'Accoglienza... mentre una serva gli sistemava il mantello sulle spalle e controllava che non ci fossero pieghe o macchie sui suoi vestiti, Loki si ritrovò a pensare ai giorni in cui era Odino a sedersi sul trono e ad accogliere doni, domande, a volte semplici lodi. Lui e Thor, molti anni prima, si nascondevano dietro una delle grosse colonne portanti e osservavano gli asgardiani prostrarsi ed allungare stoffe, oggetti intagliati o cibarie di ogni genere – le sedute più divertenti erano certamente quelle in cui al re venivano offerti animali vivi che, non di rado, fuggivano qua e là per la sala, costringendo le guardie reali a rincorrerli.

Con un cenno distratto allontanò da sé questi pensieri. A chi importava, ormai, di quei ricordi inutili? Eppure... Eppure nulla! Quello era il suo regno, e non ci sarebbero state contraddizioni alle sue parole.

Inspirò profondamente, godendo della sensazione che entrare in quella sala come re e non più come bastardo gli arrecava. Oh, se solo suo padre e suo fratello avessero potuto esser lì, vederlo in quelle sue nuovi vesti...

Mi divertirò immensamente.


 

* * *


 

Mi annoio...

Era passata meno di un'ora da quando Loki si era seduto sul trono, e la sua pazienza era agli sgoccioli. Sinceramente, da bambino si divertiva molto di più. Allora gli sembrava quasi una festa, ma ora...

Ora qualcosa era cambiato. Gli asgardiani erano scontenti e, per quanto cercassero di celarlo, la loro infelicità li avvolgeva come un manto nero e pesante che li soffocava, stringendoglisi addosso sempre più strettamente. Come diamine era possibile una cosa simile? Lui era un buon re, ne era certo. Era intelligente ed astuto, perciò doveva essere un buon re. Ne era sempre stato certo, e se solo Odino se ne fosse accorto in tempo, non sarebbe dovuto arrivare a quel punto. Non avrebbe dovuto scatenare una guerra contro il fratello, nessuno sarebbe dovuto morire inutilmente e il Bifrost sarebbe stato ancora integro.

Si levò di scatto, lasciando il mantello sul trono.

«Sono stanco. Fateli tornare in un altro momento.» disse alle due guardie ai lati dello scranno, mentre a passi lunghi usciva dalla sala, diretto verso i giardini del palazzo. Lì aveva sempre potuto pensare in santa pace, tranne quando Thor e i suoi amichetti decidevano di mantenere le loro missioni un po' più casalinghe – cosa che, stranamente, capitava sempre subito dopo una delle loro marachelle e della conseguente tirata d'orecchi da parte di Frigga. E proprio lì Frigga gli aveva insegnato tante cose... Passando accanto ad una panca in marmo, fredda e sporca di terra portata dal vento, quasi rivide il piccolo se stesso, i capelli scompigliati e le manine che tentavano di rubare un libro dalle mani della donna. Inconsciamente passò le dita sulla pietra, quasi una carezza distratta.

Alzò lo sguardo tra le fronde degli alberi, gli stessi su cui Thor si arrampicava sempre quando erano bambini, istigando il fratello a seguirlo, distraendolo così dallo studio. Chiuse gli occhi.

Ovunque guardasse immagini del suo passato lo seguivano. Immagini sbiadite, lontane. Immagini spezzettate che creavano un mosaico di ricordi che non sapeva spiegarsi.

Perché. Perché continuava a vedere, a sentire, malgrado la perfezione di quel mondo in cui lui era re, in cui tutto era perfetto?

Lì, proprio lì, a pochi passi da sé, vedeva i suoi genitori passeggiare, un sorriso, una parola sussurrata. E dietro... dietro di loro, quasi nell'ombra, c'era Thor. E Loki. Poco più che bambini, forse con il loro tutore.

Chiuse gli occhi. Dannazione!

Con una veemenza dettata dalla frustrazione, Loki attraversò il giardino cercando di ignorare le ombre, le figure che lo seguivano. Sicuramente non erano che degli sciocchi prodotti di un sentimentalismo che non sapeva di possedere, e quattro passi nel suo regno, nella sua Asgard, sicuramente l'avrebbero distratto abbastanza da dimenticare quelle ridicole, patetiche scenette.

 



Chiedo immensamente scusa per questi mesi di pausa, ma purtroppo tra una cosa e l'altra e il continuo rimandare a domani, ho un po' perso la cognizione del tempo.. E grazie a chi, malgrado la lunga attesa, leggerà anche questo capitolo. :)

A presto,
Cabiria Minerva
   
 
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