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Autore: Floramoss    29/04/2013    11 recensioni
Harry e Severus, suo tutore da tre anni, alle prese con la vita di tutti i giorni: il bambino sta crescendo e il loro rapporto si fa ogni giorno più stretto e confidenziale. Con gli incidenti che normalmente si verificano in ogni comunissima famiglia. Chi sarà l'ospite del tè delle cinque? E riuscirà Severus a domare la curiosità sacrosanta di Harry che ha inizato a conoscere il mondo solo da quando vive con lui? N.B. ho scelto il rating giallo per eccesso di zelo, ma forse verde andava bene comunque. L'intento è ironico.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, Severus Piton
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Tè per tre

Tè per tre.

 

 

 

 

Finiamo sempre con l’assomigliare

a ciò che amiamo.

(San Bernardo di Chiaravalle)

 

L’acqua era piacevolmente calda, le essenze rilassanti: Severus aveva desiderato quel bagno da ore e adesso finalmente lo stava assaporando. Di solito preferiva la doccia, più veloce, più pratica, più… maschile, secondo il suo parere. Ma i suoi dolori muscolari dovuti alla tensione che non lo lasciava mai erano peggiorati negli ultimi giorni e per scioglierli senza dover ricorrere a medicamenti aveva optato per un bagno caldo. Si era quasi addormentato nella vasca quando si ricordò che doveva mandare a letto il marmocchio prima che passasse l’ora canonica. Con un po’ di dispiacere si alzò, mese fuori una gamba, poi l’altra, rabbrividendo al contatto col pavimento di pietra. Non aveva messo nessun tappeto, si segnò mentalmente di farlo la volta successiva. Fu allora che la porta si aprì di colpo ed Harry piombò nella stanza. Severus non ebbe il tempo di pensare che era completamente nudo e indifeso di fronte al bambino. Nella frazione di secondo che il suo cervello impiegò a focalizzare la situazione era tardi: Harry lo guardava incuriosito strizzando leggermente un occhio, la testa appena piegata di lato. Fu questione di attimi: il pozionista trovò finalmente il modo di fare uscire un suono dalla sua bocca e chiamò a sé un asciugamano, mettendosi immediatamente sulla difensiva e confondendo il rossore che gli aveva colorato il viso col calore dei vapori della vasca ancora fumante.

-Per Merlino Harry, lo sai che si deve bussare prima, soprattutto quando si tratta di questa stanza! –

- Ma mi scappa la pipì, me la faccio addosso! – In effetti adesso che lo osservava si accorse che il bambino stringeva le gambe.

 - D’accordo vai… - e si rimproverò mentalmente di non avere ancora provveduto a ricavare una piccola toilette per le emergenze, adesso che lì ci vivevano in due. Harry fece quel che doveva fare mentre Severus attendeva ammantato nel telo verde, le braccia incrociate sul petto e una smorfia spazientita sulla faccia. Il piccolo gli passò di fianco e l’uomo prevenne qualsiasi tentativo di far parola: - Vai a metterti il pigiama e dopo vieni a lavarti i denti.- Quando la porta si richiuse dietro le spalle del bambino Severus tentò inutilmente di ignorare quello che era accaduto. Si guardò allo specchio: non era più capitato dai tempi in cui era studente che qualcuno lo vedesse completamente svestito e nemmeno allora era stata una bella sensazione. Non aveva nulla che non andasse, era esattamente nella norma, forse un po’ magrino all’epoca ma per il resto… beh, niente di cui farsi complessi, anzi. Appunto. Per tutti i draghi della Romania Harry lo aveva visto! Di sesso avevano già avuto modo di parlare e ricordava di essere stato esauriente. Un discorso tra un adulto maschio e un bambino maschio, quello che normalmente avviene tra padre e figlio. Il piccolo sapeva adesso come i bambini venivano concepiti e venivano al mondo. Ma Harry l’aveva mai visto un uomo adulto completamente nudo? Pensando all’unico esemplare maschio con cui aveva vissuto prima di arrivare ad Hogwarts si augurava ardentemente di no. Vernon era già sufficientemente pietoso coi vestiti addosso. Decise di accantonare momentaneamente il problema: forse stava eccedendo in zelo e preoccupazione. Forse Harry non ci aveva nemmeno fatto caso… impossibile…. allora forse avrebbe dimenticato in fretta l’accaduto archiviandolo come fatto non particolarmente degno di nota e di relative domande… questa ipotesi lo incoraggiò già di più. Finì di prepararsi per la notte e per il momento la giornata con tutti i suoi turbamenti terminò lì.

Il giorno dopo Harry fece esattamente tutto quello che faceva ogni benedetta mattina e partì per andare a scuola accompagnato dall’auror  di turno: nessuna domanda inopportuna, nessuna espressione interrogativa. La sola cosa fuori posto che il professore notò fu la pettinatura: si era pettinato con la scriminatura centrale, che oltre a non stargli bene, non gli stava proprio, nel senso che i capelli si ribellavano e a dispetto dei tentativi del bambino tornavano a cadergli nel solito ciuffo.

- Harry per amor del cielo smettila di toccarti i capelli.! Non è educato mentre si mangia! 

- Uf, ma non vogliono stare giù! –

- Perché non è la loro natura, non sono come i miei. –

- Ma io li voglio come i tuoi. –

- Non sono abbastanza lunghi. –

- E infatti ho deciso che non me li taglio più. –

- Tu li taglierai e li terrai in ordine come un bambino dovrebbe tenerli. –

- Ma così non ti somiglio! –

- Ma non devi somigliarmi! Avanti finisci la colazione che fai tardi a scuola. - 

Questa era stata la breve conversazione che sul momento non sollevò più di tanto l’ interesse del mago adulto: gli parve un capriccio, uno sghiribizzo partorito dalla mente di un bambino dotato di sufficiente fantasia per inventarsi motivi di gioco da un nonnulla. Harry se ne era andato sbuffando con il ciuffo al suo solito posto.

Con una piacevole sensazione divertita e di sollievo, benché ancora oscurata da una leggera ombra di dubbio che l’episodio della sera precedente fosse già passato nel dimenticatoio, Severus si apprestò ad affrontare una nuova giornata lavorativa.

Durante il mattino però, durante una breve conversazione intrattenuta assieme alla collega di Legislazione delle Arti Magiche, il pozionista finì col rivedere sotto nuova luce l’episodio della colazione.

- I ragazzi Severus sono in quell’età in cui rischiano di emulare le persone sbagliate solo per non rimanere esclusi dal gruppo: era sicuramente più rassicurante quando l’emulazione era rivolta ai genitori, a meno che non si trattasse di genitori degenerati... E non capiscono che la mancata osservanza delle restrizioni sull’uso improprio di alcuni incantesimi è punibile ben prima del compimento della maggiore età. Bla, bla bla….- Severus aveva smesso di ascoltare quasi immediatamente tornando col pensiero alla discussione di poche ore prima, con Harry indispettito di fronte alla scriminatura mal riuscita. Fece mentalmente una breve panoramica dell’ultimo periodo e fu in grado finalmente di isolare momenti simili: Harry che voleva assolutamente un maglione nero, che insisteva per preparare pozioni, che si sedeva in poltrona leggendo libri assurdi per la sua età, come il manuale di crittografia magica, e che se ne usciva con espressioni quali “mi è consentito ritirarmi in camera mia?”… Così, mentre la loquace collega continuava a blaterare sulla leggerezza degli adolescenti in fatto di rispetto del codice magico, il pozionista realizzava che il bambino stava tentando di somigliare il più possibile a un Severus Piton in miniatura. Si sganciò con una scusa dalla collega: la scoperta gli aveva creato un moto strano nell’animo: piacevole da una parte, preoccupante dall’altra.

Per l’ennesima volta, di fronte ad interrogativi di cui, da tutore neofita, si trovava completamente a digiuno di esperienza, finì col confrontarsi con la immancabile signora Weasley la quale, da donna votata anima e corpo alla causa della maternità, non mancò di offrire il suo spassionato parere.

- Oh è assolutamente normale professore. – disse mentre finiva di stendere una serie infinita di mutande e t-shirt a forza di colpi di bacchetta. Affacciato al camino Severus la osservava compiere non meno di tre azioni in un colpo solo e rispondere a lui era forse la quarta. Per certi aspetti quella donna era davvero da ammirare.

- Charlie si metteva i miei vestiti e Ron trafficava in cucina prima di realizzare che il cibo preferiva mangiarlo che prepararlo. I bambini sono così, imitano i grandi. –

- Ma Harry non dovrebbe imitare me maledizione!  -

- E chi allora? E’ con te che si confronta tutti i giorni. –

 

Già, questa era la spiegazione più logica. Ma al mago l’idea non piaceva: non sarebbe piaciuta a Lily, né tantomeno a quell’idiota di suo padre James, ma in questo caso avrebbero avuto pienamente ragione. Harry non aveva nulla di buono da imitare da lui: era un uomo sgradevole,  arrabbiato col mondo e con la vita, poco amato dalla comunità magica. La sola cosa di sé che riconosceva come un possibile lascito per il marmocchio erano la volontà ferrea, la disciplina e la conoscenza. Cose non appetibili per un bambino di otto anni. Ma soprattutto significava che il legame tra lui e Potter si stava davvero facendo troppo intenso e questo non era mai stato nei suoi piani. Un coinvolgimento emotivo era ancora ancora comprensibile e accettabile, era già accaduto in quei mesi di convivenza, ma una simbiosi era assolutamente fuori discussione. Lui era e rimaneva Severus Tobias Piton e doveva mantenere la giusta distanza dal figlio di Lily, benché non potesse negare che il livello di guardia fosse già stato superato da un pezzo. Doveva trovare il modo adesso di far capire ad Harry che aveva sbagliato modello.

Nel pomeriggio il piccolo tornò da scuola con un biglietto.

- E’ della maestra Jane. –

Già, la maestra Jane. La maestra Jane era la psicologa coi capelli rossi che tanto gli ricordava Lily maledizione! Cosa voleva da lui? Aprì il biglietto. Era un auto invito per un té. Glielo aveva detto del resto no? Che avrebbero bevuto un té insieme. Non gli aveva detto però che il the lo avrebbero bevuto da lui. Harry osservava le facce sempre più sconvolte del suo tutore: da quando gli aveva svelato il mittente della missiva a quando il professore aveva posato gli occhi sul biglietto gli aveva visto cambiare espressione alla stessa velocità con cui corrono le nuvole nel cielo in un giorno di vento. Adesso sembrava quasi, come dire, nel panico, cosa assolutamente non da lui. Ritrovato il controllo sui suoi cinque sensi e sui muscoli facciali Severus disse semplicemente:

- Non si puo fare. –

- Perché? –

- Perché la maestra Jane non può venire ad Hogwarts, questo lo sai anche tu. E dove glielo offriamo il tè? magari sul soffitto? Servito dal fantasma senza testa o dalla signora grassa? –

- E se si arrabbia? –

- Se è intelligente non lo farà. –

- Per me si arrabbia. –

- Ritieni la tua insegnante poco intelligente Harry? –

- No, ritengo che è una femmina… le femmine si arrabbiano spesso, soprattutto quando dici di no. –

A volte credeva che l’arguzia del giovane Potter fosse già motivo sufficiente a renderlo un uomo felice…

- Io non voglio farla arrabbiare. – Ecco, adesso l’arguzia si era sciolta come la cera delle candele e aveva impiastricciato tutto. Se si lasciava prendere dal sentimentalismo per un nonnulla non avrebbe avuto molta fortuna nella vita.

- Harry qui la maestra Jane non può venire. Questo è il punto e dopo il punto ci si ferma. –

- Fai una magia e inventati un’altra casa! Tu sei il mago più bravo che c’è! –

- Intanto si dice “ci sia”… e grazie comunque per il complimento… ma- si interruppe pensieroso: il marmocchio non aveva detto una stupidaggine in fin dei conti. E la casa non c’era nemmeno bisogno di inventarla dalle fondamenta. C’era Spinners’ End. No… Spinners’ End poteva dirsi tutto fuorché una casa accogliente e adatta a un té delle cinque.

- Ti prego ti prego ti prego Severus… a me piace la maestra Jane… -

Per Severus era una lotta all’ultima emozione: Jane gli ricordava Lily e Lily era la mamma di Harry e Harry amava Jane. Jane era un’insegnante e una psicologa, forse voleva parlargli di Harry o forse voleva parlare di loro, di lui e di harry e Severus faticava a parlare di lui e di Harry con gli estranei. Lo faceva solo e raramente col Preside e con quella pazza di Molly Weasley perché con qualcuno doveva pur farlo quando si trovava all’impasse, cosa che accadeva piuttosto di frequente. Spinners’ end, la casa più brutta, tetra e piena di brutti ricordi che una persona potrebbe desiderare. Ma era una casa babbana, in un quartieraccio babbano: con una ripulita e qualche tocco di luce poteva usarla come set per un paio d’ore. Si accorse che Harry lo fissava nella stessa identica posizione che gli era propria: schiena eretta e braccia incrociate sul petto. Ecco, poteva approfittarne per chiedere alla psicologa come poteva fare a togliere ad Harry il brutto vizio di imitarlo.

Harry si divertì un mondo a veder cambiare la casa sotto i propri occhi. Più tempo passava col suo tutore più pensava che era davvero forte e che era stato fortunato ad essere “quasi adottato” da lui: a parte Ron, nessuno dei suoi compagni aveva un papà capace di fare cose del genere. Severus non era suo papà ma vivevano insieme come se lo fosse in fin dei conti. E’ vero, non si somigliavano molto, a parte per il colore dei capelli che erano scuri scuri, ma si poteva rimediare… non gli sembrava tanto difficile somigliare al suo tutore anche se… si era accorto che erano più diversi di quello che pensava e questo lo aveva un po’ sconcertato. Forse la maestra Jane avrebbe potuto aiutarlo, lei era una psicogola giusto? Studiava le persone e quindi le conosceva bene. Forse lei sapeva il perché e quindi sapeva anche come a fare a rimediare le differenze…

Jane arrivò puntualissima. Non fece nessun commento entrando nel salotto di casa Piton. Solo uno sguardo meravigliato nel constatare la dotazione bibliografica di quella stanza.

- Noto con piacere che lei legge molto signor Piton. –

- E’ la mia più grande consolazione. – Si accorse troppo tardi di aver servito su un piatto d’argento proprio ad una psicologa sicuro materiale da lavoro. Si augurò di non fare ulteriori gaffe e che la conversazione non prendesse pieghe troppo personali.

- Severus… posso chiamarla per nome vero? Dopo qualche minuto in compagnia di una persona mi riesce difficile mantenere un contegno da signora per bene… -. Il mago ebbe un attimo di smarrimento, non erano poi molte in fin dei conti le persone che lo chiamavano per nome. Lei lo notò.

-Ma se lo ritiene più consono ai nostri ruoli manterrò il cognome. –

- Faccia come preferisce dottoressa, io mi adeguerò. –

- Bene… Severus… allora, a che punto siamo? – Di quale punto stava parlando? Ecco, lo sapeva, adesso si sarebbe tradito maledizione, quella sapeva fare bene il suo lavoro. Il pozionista decise che avrebbe giocato d’anticipo, rispondendo a più di quello che gli veniva chiesto. Così forse avrebbe smorzato un po’ gli entusiasmi investigativi della giovane.

- Io e Harry ci stiamo ancora conoscendo, la cosa più difficile da ottenere è stata la fiducia reciproca ma posso ritenermi soddisfatto per i risultati raggiunti finora. – Beh, gli sembrava un discorso ben fatto e inattaccabile.

- Direi che  l’obiettivo è raggiunto Severus… il bambino si fida di lei. Guardi. – approfittando del fatto che Harry si fosse distratto ad armeggiare con un telescopio la dottoressa mostrò a Piton un disegno: Harry aveva disegnato le persone della sua famiglia, una famiglia speciale rispetto agli standard, ma pur sempre la sua famiglia: Severus riconobbe, oltre al piccolo con tanto di occhiali e cicatrice, sé stesso, Ron Weasley e i signori Weasley, il Preside. Nessuna traccia di Petunia e consorte.

- A parte la fantasia di Harry, non capisco perché abbia vestito quest’uomo anziano da mago Merlino ma è probabile che sia un’associazione d’idee (e Severus non poté far altro che pensare che la cara Jane questa volta aveva sbagliato in toto visto che Silente era rappresentato nelle sue consuete vesti), può notare come abbia disegnato lei… -

Severus subito non capì a cosa la maestra si riferisse: era lui, capelli lunghi, naso enorme, abito nero… che cosa c’era di strano? Guardò con aria interrogativa la donna e se ne pentì anche subito perché gli veniva spontaneo metterla a confronto con Lily.

- Non noto niente di strano. – non si era nemmeno sforzato di notare se ci fosse qualcosa di strano, ma doveva trovare un modo veloce per distogliere lo sguardo da lei e tornare al disegno.

- Lei è davvero così alto Severus? – di nuovo lui la guardò interrogativo. Tornò al disegno. In effetti Harry lo aveva disegnato spropositatamente altro. Occupava l’intera altezza del foglio, superando di molto anche Albus e Arthur. Harry non aveva rispettato le proporzioni.

-Lei qui è un gigante… occupa un sacco di spazio… Harry ha voluto rappresentare anche il suo migliore amico e i genitori che considera parte integrante del suo gruppo famigliare, e il signore anziano che mi ha detto però che non è il nonno e mi dovrà allora spiegare chi è, ma lei, Severus, lei domina.-

- Quindi? –

- Quindi il bambino si fida di lei. Totalmente. – Il pozionista non poté evitare una scossa di soddisfazione correre dentro di lui. Harry si era voltato a guardarli sorridendo, non alle loro parole ma a qualche pensiero di cui solo lui era cosciente. Lasciò perdere il telescopio e si arrampicò sulle gambe del suo tutore trovando posto così fra gli adulti e la loro conversazione. Anche a Jane scappò un sorriso mentre per Severus fu un nuovo shock: questa confidenza del bambino in presenza di estranei lo metteva un po’ a disagio.

- Harry forse è il caso che tu sieda al tuo posto. – Il bambino lo guardò interrogativo: perché avrebbe dovuto? Si era seduto ancora in braccio al suo tutore e non gli era mai stato detto di scendere. Però obbedì.

- Che ne dici di andare di là a prendere la torta? –

- C’è anche una torta? Questo qui non è un té delle cinque, è un party. –

- La torta è stata un’idea di Harry, è un’abitudine che ha copiato da casa Weasley. –

- Uhm, la signora Weasley è effettivamente una pasticcera provetta. Mi chiedo dove trovi il tempo di preparare anche torte così buone. A volte sospetto che abbia la bacchetta  magica! – Severus deglutì augurandosi che ad Harry non sfuggisse qualche parola di troppo ma il bimbo era già corso in cucina.

- Vorrei approfittare del fatto che è di là per chiederle una cosa dottoressa. – Jane accennò lievemente col capo.

- Harry ultimamente copia tutto quello che faccio… allora, ho capito che sono la figura adulta più vicina in questo momento ma mi creda, ho i miei buoni motivi per desiderare che Harry non mi somigli. –

Jane si allargò in un sorriso comprensivo.

- Severus… si è già risposto da solo… e sui suoi timori beh… io non la conosco e non so cosa abbia di così terribile da non dover essere preso ad esempio da Harry. Se l’hanno scelta come tutore di sicuro è perché lei è una persona fidata e mi creda… Harry è un bambino sereno, più di quello che ci si poteva aspettare. Forse quello poco sereno è lei… –. 

-  Io sto bene. –

- E io proverò a crederle. –

Per le streghe di Salem, quella donna riusciva quasi a fargli una legilimens pur senza non avere minimamente l’idea che potesse esistere una simile pratica. Formulò immediatamente una domanda di rimbalzo risposando l’attenzione sul piccolo.

- Non dovrebbe aver già superato quella fase scusi? –

- Evidentemente prima non ne ha avuto l’opportunità. Credo che la vita familiare di Harry sia iniziata con lei Severus. –

Il discorso fu interrotto da una torta ancora fumante che avanzava con solennità a un metro da terra. Harry aveva voluto metterci pure una candela nel mezzo, anche se non era una torta di compleanno. Perché i realtà lui di torte di compleanno non ne aveva mai viste nei primi sei anni di vita e adesso metteva candele dappertutto.

- Oh Harry addirittura con le scintille… mi fai sentire come una regina. – Severus vide Harry arrossire e abbassare gli occhi, che però erano lucidi per la gioia. Pensò che il piccolo doveva essere un po’ innamorato della sua insegnante, nel modo in cui i bambini possono innamorarsi ovviamente: pura adorazione. Del resto Jane aveva quel modo di fare che non poteva non conquistare, un’affabilità propria da libro delle favole.

Dopo aver mangiato la torta, con commenti di sincero apprezzamento (Jane non poteva sapere che il dolce usciva dalle cucine di Hogwarts ma si lasciò sfuggire un “tanto buona da non sembrare fatta da mani umane”) Harry prese la parola e per Severus fu, inaspettatamente, il panico.

- Maestra Jane, se io fossi più grande… come Severus… potremmo essere fidanzati? –

- Harry non credo che questa sia una domanda… -

- Lo lasci finire Severus. – Harry lo guardò come a chiedere il permesso e il suo tutore non poté far altro che acconsentire visto che non farlo lo avrebbe messo contro Jane: uno scontro d’autorità non sarebbe stata la scelta migliore dal punto di vista educativo. Strinse però il tovagliolo per scaricare la tensione.

- I miei amici somigliano al loro papà maestra…-

- Anche tu somigli al tuo Harry! –

-Severus! se lo interrompe ancora sarò costretta a farla andare dietro la lavagna. – e gli fece un occhiolino mentre Severus arricciava la bocca contrariato.

- Io però vorrei somigliare a Severus perché lui è …è forte… sa fare un sacco di cose e ha una testa grande così maestra Jane, perché ci stanno dentro tutti i libri che legge, e poi tutte le mamme lo guardano quando andiamo a spasso perché si veste in modo strano e poi ha anche un bel corpo…-

- Harry! – adesso Severus non era più pallido come sua consuetudine e il tovagliolo che stringeva era ridotto a un ammasso di fibre spiegazzate.

- Ho capito cosa vuoi dire Harry, adesso rispondo alla tua domanda così togliamo dall’imbarazzo il tuo tutore… - .  Col uno sguardo eloquente Jane fece capire a Severus che non avrebbe tollerato rimproveri al bambino.

- Severus, dovrebbe essere l’uomo più felice del mondo, ha appena ascoltato una dichiarazione d’amore in piena regola. E le dichiarazioni di questo genere fatte da bambini difficilmente non son veritiere.-

Harry lo guardava raggiante. Il piccolo mostro era pure contento di averlo così spudoratamente messo alla gogna… “dichiarazione d’amore”… le parole usate da Jane però lo stavano distraendo non poco dalla sua prima reazione che lo avrebbe indotto ad appendere Potter per i piedi fuori dalla guferia. E così invece si ritrovò a dire un “grazie Harry” senza nemmeno rendersene conto. -Però adesso mi lasci finire i discorsi con la tua maestra. –

- Ancora una cosina Severus… - pigolò il bambino. Il mago iniziò a temere nuove confessioni e si preparò ad intervenire come un arciere sulle mura del castello di fronte agli assedianti. Aveva già una mano pronta alla faretra.

- Ho un problema con Severus…C’è una cosa che non capisco, io sono un maschio e Severus è un maschio ma allora perché… -. Nel cervello del pozionista i neuroni iniziarono a girare alla velocità della luce palesandogli immediatamente dove il moccioso stava andando a parare. Si alzò dalla sedia. La freccia in scocca.

- Harry per favore! – Il piccolo si ammutolì. Ma era anche un po’ spaventato dalla reazione quindi Severus abbassò subito il tono e cercò di parlare con tutta la dolcezza di cui era capace (non sapeva neppure se ne era dotato ma ci provò):

- E’ un problema di età… te lo spiego dopo. Alla maestra Jane adesso glielo racconto io, tu per favore sparecchia… -. Harry fece come richiesto, invogliato anche dallo sguardo complice della sua insegnante. Appena furono soli, Severus buttò fuori di un fiato ciò che aveva da dire, per liberarsene al più presto e augurandosi di non prendere il colorito delle barbabietole.

- Harry mi ha visto nudo ieri. E’ entrato nella stanza da bagno senza bussare. –

- E? – Ma per tutti i sabba, non era una psicologa? Non aveva capito?

- E… credo che non avesse mai visto un uomo adulto nudo prima, quindi temo sia rimasto… (cosa doveva dire? sorpreso? scioccato? sbalordito? quale parola lo avrebbe reso più stupido davanti alla donna? e a quella donna in particolare tra l’altro.) -

- Incuriosito? – Ecco aveva risposto lei, meno male.

- Sì, credo di sì. Ma invece che farmi domande si è fatto chissà quali disegni mentali. Non riesco a capire perché non ne ha parlato con me subito. – Severus sentì di essere arrossito.

- Forse lei in quel momento ha avuto una reazione brusca… tipo quella di poco fa… e non mi meraviglio se il bambino quindi ha preferito rimandare la domanda. Non si preoccupi… la sua è la classica reazione dei genitori con i figli quando si parla di sesso.-

- Ho già spiegato ad Harry i meccanismi del sesso. –

-Meccanismi? –

- Insomma… come funziona… l’innamoramento, i gesti e le parole dell’affettività, i rapporti sessuali e il concepimento. C’è tutto mi pare. –

- Sì, c’è tutto. E’ stato bravo a parlare anche dell’affettività. Non è scontato mi creda. Ma Harry non aveva mai visto un adulto nudo e adesso lei completerà la lezione. – Gli fece un sorriso, non ironico, un sorriso vero.

- Lei sarebbe un buon genitore, Severus. Ed è un eccellente tutore. –

Il tè terminò fra discorsi più leggeri, panoramiche sulla vita di Harry a scuola e di Harry a casa, brevi tentativi di incursione nella vita privata di Severus da parte di Jane che dovette però arrendersi di fronte agli scudi alzati dal pozionista. La donna era evidentemente incuriosita da quell’uomo che sapeva nascondere tesori dietro ad una facciata di impenetrabile riservatezza e di finta insolenza. Lei era una psicologa, era il suo mestiere guardare dietro le apparenze. Era comunque soddisfatta di quell’incontro perché teneva ad Harry ed era certa ora che fosse davvero in buone mani.

 

Rientrati finalmente ad Hogwarts, dopo aver cenato ed essersi preparato per andare a letto, esaurita l’euforia della giornata, Harry fece a Severus l’attesa domanda. Seduto su grosso cuscino davanti al fuoco si mise in sintonia col suo tutore che stava aspettando quel momento già da qualche ora. Il fuoco disegnava riccioli sulla faccia del bambino, Severus era pronto.

- Severus, allora, il tuo pisello anzitutto è più grande e rugoso del mio e poi hai i peli lì e anche sulla pancia e un po’ sul petto. – Severus incassò signorilmente il colpo.

- Li ho anche sotto le ascelle e sulle gambe se non hai notato. – Doveva in qualche modo smorzare l’imbarazzo che la domanda gli aveva inevitabilmente creato. Il piccolo fece una smorfia buffa, di uno che ha un enorme dubbio.

- Non avevi le braccia alzate. Come facevo a vedere sotto le ascelle. –

- Giusto. Comunque fidati, li ho anche lì. –

- I peli non sono belli. –

- Cresceranno anche a te.-

- E il pisello? –

- Crescerà anche quello. –

 - Davvero? –

- Sì Harry, a meno ce tu non abbia problemi ma non credo sia il tuo caso! L’anatomia dei nostri genitali cambia con l’età. Tu per esempio adesso non sei ancora in grado di riprodurti, il tuo organo sessuale non è ancora pronto. Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto qualche tempo fa sugli spermatozoi?-

- Sì, sono quelli che fanno nascere i bambini. –

- Ecco, tu ancora non li hai, sei troppo piccolo. Fra qualche anno le cose cambieranno. –

- Fra quanto? –

-  Quando avrai 12 13 anni. –

- Mi si allunga il pisello e mi vengono gli spermatozoi? –

- Esatto. –

- E poi posso far nascere i bambini. –

- Sì, solo quando avrai incontrato una ragazza che ti meriti. E che ti ami. E spero dopo il diploma! –

- Prima no? –

- No! Devi diplomarti, poi penserai a farti una famiglia. –

- Io ce l’ho già una famiglia. – Severus si commosse ma non lo diede a vedere.

- Hai qualche altra domanda prima di andare a dormire? Visto che siamo in argomento e mi trovi disponibile… - .

- Uhmmm… no. Ma spero di avere un pisello come il tuo da grande. Secondo me avresti fatto un sacco di bambini! – si alzò, baciò Severus sulla guancia e corse verso la camera. Si girò un’ultima volta verso il mago.

- Passi dopo a vedermi? –

- Sì, passo dopo. Dormi adesso! – Il bambino sparì dietro l’angolo, Severus lasciò che il colorito della sua faccia tornasse normale e piegò all’insù l’angolo della bocca. Era stata una giornata intensa, piena di rivelazioni e nuove confidenze. Provò per un attimo a immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita se le cose fossero andate diversamente per lui, se non ci fosse stato Voldemort, se non ci fosse stato James Potter, se Lily avesse scelto lui come compagno. Se davvero avesse avuto figli… Si imbarazzò di nuovo ripensando ai discorsi di Harry sulle sue parti anatomiche. Però la sua vita non era andata così. Non aveva sposato Lily, era diventato servo del signore oscuro e…

- Severus? Severus non ho sonno. Vieni a leggermi una storia? –

- Arrivo. – Si alzò, prese dalla libreria un volume dall’aspetto consunto e si diresse verso la camera del bambino. Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

 

 

 

  
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