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Autore: janislovato_    29/04/2013    6 recensioni
"Mi prese la mano,mi diede un bacio sulla guancia e corse verso sua madre.
Mi guardai la mano ed avevo un braccialetto di cuoio normale,con inciso all'interno la lettera H.
Il mio stato d'animo era cambiato radicalmente,ero la bambina pił felice del mondo."
Quell'estate incontrai il primo amore della mia vita. Da quel momento non lo vidi pił.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Era una calda mattina d'estate,quando Janis non fu più Janis.

Janis era una di quelle bambine a cui non interessava molto giocare con le coetanee,era una di quelle che amava stare sotto l'ombra di una vecchia quercia del parco dove passava il tempo con suo nonno a leggere libri,a raccontarsi storie ed a sprecare il tempo cercando di indovinare la forma delle nuvole. Era una di quelle che non aveva l'amichetta del cuore,però aveva lui,il suo nonno. Amava la musica rock,come lui. Andava pazza per i Pink Floyd,Beatles,Janis Joplin,Jimi Handrix e Guns and rose's. Era una di quelle bambine un po' più trasgressive. Scappava la notte perché i suoi non tolleravano i “rumore” che usciva dallo stereo,mandava all'aria recite perché troppo “limitate”,similmente le giornate con la famiglia,faceva sempre casini insomma. Solo il nonno la capiva,le faceva capire cosa era giusto e cosa no,senza essere troppo duro. Aveva lunghi capelli neri,ricci in fondo e quasi sempre raccolti in una treccia o in una coda alta;aveva gli occhi più neri del mondo,che racchiudevano dentro il mondo intero,i sogni di una bambina di 10 anni e l'esperienza di una donna di 40 anni;la sua pelle era bianca,e le sue labbra sembravano dipinte da un pittore,di color rosso;il suo sorriso,per quanto furbo e dolce era il più bello di tutta Roma. Un giorno, si trovava nel parco dove s'incontrava sempre con il nonno,loro avevano appuntamento ogni giorno alle 17.00 e lui avvertiva sempre se non andava,e viceversa. Fatto sta che quel giorno il nonno ritardava,ritardava...allora Janis salì sulla quercia e cercò di trovare il nonno,ma nulla. Però vide qualcosa,vide un bambino che la guardava ridendo.

 

 

Scesi dall'albero,mi avvicinai al bambino e con aria innocente chiesi:

-Cosa trovi di divertente in me?-

Il bambino rispose in inglese,la lingua che più amavo. Non capii molto,ma mi accontentai dei suoi bellissimi occhi verdi.

-Se mi prendi in giro non fa ridere.- dissi,senza guardarlo negli occhi.

Lo guardai in una maniera diversa di come guardavo i miei amici,mi sentii un crampo allo stomaco,di quelli che non ti fanno respirare più.

-Wow.- disse il bambino,senza staccare gli occhi dai miei.

-Oh,io..io,penso di stare male.- dissi,cercando di non guardarlo più.

Sua madre,penso,lo chiamò lui mi guardò un altro momento, ed io offrii a lui ancora quell'occhiata.

Mi prese la mano,mi diede un bacio sulla guancia e corse verso sua madre.

Mi guardai la mano ed avevo un braccialetto di cuoio normale,con inciso all'interno la lettera H.

Il mio stato d'animo era cambiato radicalmente,ero la bambina più felice del mondo.

Ma sentivo di aver scordato qualcosa,o per meglio dire,qualcuno.

IL NONNO!

Erano ormai le 19.30,tornai a casa.

Entrando cominciai a chiamare mia madre,ma nulla. Lo stesso feci per mio padre,ed ebbi la stessa risposta.

Entrai in cucina,e sul tavolo vi era un biglietto con scritto:

-Vieni a casa di nonno,sii forte.-

Uscii di casa velocemente,corsi con tutta me stessa per arrivare a casa del nonno il prima possibile.

Entrai e c'erano tutti gli zii,cugini,mamma e papà.

Tutti versavano qualche lacrima,chi più,chi meno,ma tutti ne versavano.

-E il nonno?-

Dissi cercandolo.

-Il nonno...il nonno è volato in cielo,non non...mi dispiace piccola.- disse mio padre abbracciandomi e cercando di non piangere.

Stetti zitta...dalla giornata più bella della mia vita,ero passata alla peggiore.

Mi staccai da mio padre e corsi giù,in garage.

Il garage del nonno era la nostra stanza,quando stavamo assieme e c'era brutto tempo per uscire,ci chiudevamo lì e ascoltavamo musica,io seduta sulla vespa e lui sul letto ad acqua.

Entrai in garage e ricordai le parole che diceva sempre lui:

-Il giorno che tu ascolterai musica da sola in questa stanza,balla,canta,ridi,suona! E smonta tutto,cercami,in ogni angolo di questa stanza,solo tu potrai trovarmi.-

Allora feci come disse lui,presi il vinile degli Europe,feci scorrere le canzoni,ed intanto ballavo,cantavo,gridavo.

Cercai mio nonno in tutto quello che era in quella stanza,arrivò la canzone: The final coutdown,ed io non lo trovavo.

Mia madre,mio padre e alcuni miei zii mi guardavano,e piangevano.

Allora incrociai lo sguardo in quello di mio padre,e lui fissava la vespa.

Mio padre da giovane adorava quella vespa,ma mio nonno non glie la fece mai usare.

Allora mi avvicinai alla vespa,aprii il sellino e trovai una busta.

Smise di suonare il giradischi.

Aprii la lettera,era del nonno,per me.

-Bella! Se leggi questa lettera vuol dire o che io sono diventato così rimbambito da farti smontare la mia ragazza,oppure sono...morto.

Preferirei la seconda scelta di gran lunga!

So che stai male piccola.

So che non hai versato una lacrima.

So che sei forte.

So che vorresti non piangere,ma hai il nodo in gola che si fa sempre più grosso.

Prova a pensare a tutte le risate che ci siamo fatti assieme,nel garage,al parco,sotto la quercia.

Cerca di pensare che io sono ancora li con te,solo che non mi vedi.

Io ci sarò sempre,ricordalo.

Ed è per non farti scordare di me,che:
Io Filippo Ferranti,lascio a te, Janis,Faith,Giulia Ferranti:

-La vespa.

-La mia collezione integrale di vinili e cd.

-Giradischi.

-La mia villa a Londra.

Nessuno sa dell'esistenza di questa villa,non farti soffiare nulla da sotto al naso.

Promettimi che andrai bene a scuola,e che sarai felice.

Io voglio solo questo per te.

Ah,e non ti preoccupare,ai mangia soldi dei tuoi genitori e zii è rimasto qualcosa.

Ti ho iscritto già ad Oxford,spero che non mi deluderai fallendo gli esami di ammissione.

Vivi,piccola mia.

Ti voglio bene,tuo,nonno.

 

 

Lessi la lettera e le lacrime cominciarono a solcare il mio volto.

Non so descrivere esattamente come mi sentivo.

Ero triste per mio nonno.

Ero felice perché mi amava.

 

Presi un respiro e diedi la lettera a mio padre,che la lesse ad alta voce.

Tutti erano sotto shock,compresa io.

Era il più bel/brutto giorno della mia vita.” 

 

  

Avevo un male allo stomaco. Quei ricordi facevano male.

Mi capitava spesso di morire assieme a quei ricordi. Mi capitava spesso di morire.  

  
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