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Autore: TheOnlyWay    29/04/2013    9 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 14.

 





«Allora, tesoro, raccontami un po’… come stanno andando le cose?»
June sospirò, prese il padre sottobraccio e continuò a camminare. Sam si era preso una giornata libera, per poterla trascorrere interamente con la figlia.
Aveva bisogno di parlare con lei e, inoltre, gli serviva il suo aiuto per scegliere un regalo appropriato per il compleanno di Jay, che avrebbe festeggiato il giorno dopo.
Perciò erano usciti insieme, quella mattina.
«Bene, direi.»
«E come ti trovi con Louis?»
Al pensiero del fratello (ormai aveva cominciato a considerarlo tale), June sorrise.
Come poteva non adorarlo? Era sempre presente, la proteggeva, era geloso di Harry, probabilmente avrebbe ucciso chiunque si fosse avvicinato con qualche intento strano ed era così dolce che era impossibile non volergli bene.
«Sono felice, papà. Come non mi succedeva da tempo.» rispose, sincera.
Okay, non era propriamente la risposta alla domanda di Sam, ma June sapeva che era lì che voleva andare a parare: voleva sapere se stava bene e se la sua nuova situazione non la stesse mettendo in difficoltà.
Incredibilmente e contro qualsiasi aspettativa, June si sentiva davvero bene. Aveva guadagnato un fratello, una buona amica, un corteggiatore indesiderato e una compagnia così simpatica e sincera che non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Per una volta le cose andavano decentemente e lei sperava solo di poter godere di quella felicità ancora per un po’.
«Sono sollevato. Pensavo che l’avresti presa peggio.»
«E perché avrei dovuto? Papà, lo so che ami la mamma e so che lo farai sempre, ma questo non vuol dire che dobbiamo passare il resto della nostra vita a piangere il suo ricordo. Lei non lo vorrebbe. E poi, Jay è una donna fantastica. È sempre gentile, mi tratta come se fossi sua figlia e mi tiene in considerazione. Non avrei nessun motivo per fare la bambina capricciosa.» rivelò, tranquilla.
Non aveva mai detto quelle cose a Sam, ma voleva fargli sapere che aveva il suo appoggio incondizionato. Voleva capisse che anche lui si meritava la felicità e che non poteva vivere sempre in funzione di lei.
June era grande e abbastanza matura da capire, perciò sorrise incoraggiante e indicò al padre un negozio sulla destra della strada.
Sam, ancora senza parole, si lasciò trascinare.
«Sai cosa dovresti fare? Dovresti comprare a Jay un bel vestito, tipo questo in vetrina e portarla fuori a cena, solo voi due.» suggerì, adocchiando con aria sognante l’abito color cipria indossato dal manichino.
Sam annuì, concorde.
Quando entrarono nel negozio, June si perse qualche secondo ad osservare l’aria stranamente familiare del commesso. Le dava le spalle, perché era impegnato a sistemare una pila di maglioni da uomo su alcuni scaffali, ma quella matassa di ricci disordinati era assolutamente inconfondibile.
Impallidì, perché non poteva assolutamente essere vero che Harry facesse il commesso in quel negozio. Con tutti i posti che esistevano a Doncaster, perché doveva trovarlo proprio lì? E perché proprio quando era insieme a suo padre? E se lui avesse sospettato qualcosa?
Santo cielo, June non riusciva nemmeno a pensarci.
Probabilmente avrebbe ucciso prima Harry, molto crudelmente, e poi avrebbe ucciso lei.
June scosse la testa. Non era ancora pronta per affrontare tutto quello. Stava per dire a Sam che magari era meglio un altro negozio, perché quello era troppo caro, ma Harry si girò e la colse in pieno mentre lo guardava con tanto d’occhi.
Le sorrise, sereno e si avvicinò.
«Ciao, June. Signor Goodman, come và?» salutò, cortese. June spalancò la bocca, incredula.
E da quando, Harry era così posato? “Signor Goodman, come và?” ma a chi voleva darla a bere? Lei non ci cascava di certo. Anche perché, il modo in cui l’aveva guardata, le aveva fatto intendere che l’avrebbe presa in giro in eterno per averla beccata a fissarlo.
«Ciao, Harry. Chiamami Sam, non c’è bisogno che mi dai del lei.» sorrise Sam. E June, che ad ogni secondo che passava era sempre più strabiliata, strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
Harry si voltò verso di lei e le sorrise, falso come Giuda. June arrossì e cominciò a fissarsi i piedi, ostinata. Sam, invece, non si accorse di niente, perché il suo telefono cominciò a suonare e dovette scusarsi e allontanarsi un po’ per rispondere.
June rimase lì impalata, completamente assorta dai lacci consunti delle converse azzurre. Voleva parlare con Harry e insultarlo per non aver mantenuto il segreto sulla loro uscita, ma non poteva certo correre il rischio che suo padre ne venisse a conoscenza.
Sam si avvicinò qualche secondo dopo, con un’espressione mortificata dipinta in volto.
«Tesoro, ti dispiacerebbe occupartene tu? Jay ha avuto un guasto alla macchina ed è bloccata fuori città. Cercherò di tornare il prima possibile. Ti dispiace?»
«Figurati. Lascia stare, mi farò due passi al rientro. Non è necessario che torni qui.» disse, tranquilla.
«Non preoccuparti, Sam. La accompagno io, tanto tra poco mi danno il cambio.» si propose Harry, all’improvviso.
Sam annuì, lo ringraziò con una pacca sulla spalla, consegnò a June la carta di credito e le lasciò un bacio sulla fronte. Dopodiché uscì dal negozio e June cadde nell’imbarazzo più totale.
«Ehm…»
«Allora, piccola. Dimmi tutto.» mormorò Harry. Fece un passo verso di lei, sempre con quel sorriso malefico. June arretrò, imbarazzata e cominciò a girare tra gli scaffali.
«Domani è il compleanno di Jay. Ho consigliato a papà di regalarle un vestito. Penso che quello in vetrina le piacerebbe.» con un cenno del capo, indicò l’abito esposto.
Harry storse il naso.
«Che c’è?»
«Jay non si vestirebbe mai di rosa, piccola.»
«Sei un ignorante, Harry. Quello non è rosa, è cipria. Ed è un colore molto elegante. E poi Jay è scura, starebbe benissimo.» borbottò June.
Harry alzò gli occhi al cielo.
«D’accordo, d’accordo. Vuoi quello. Sai la taglia o vado a occhio?» domandò, dirigendosi verso la zona del negozio in cui erano ordinatamente appesi i vestiti. June fece spallucce.
«Una 46 credo che vada bene.» se poi non le fosse stato, avrebbe sempre potuto cambiarlo.
In completo silenzio, Harry prese una scatola da confezione regalo, di un delicato verde acqua, piegò il vestito e lo ripose con cura all’interno.
June osservò rapita ogni suo movimento, con i gomiti appoggiati al bancone e le guance un po’ rosse. Il negozio era vuoto, oltre a loro due e molto probabilmente nessuno sarebbe arrivato a disturbarli.
«Non sapevo che lavorassi qui.»
«Ci sono un sacco di cose che non sai di me, piccola.» replicò Harry, tranquillo. In realtà, quel negozio apparteneva a suo zio e lui non ci lavorava quasi mai, esclusi casi eccezionali.
In quei giorni, lo zio era a Glasgow per una questione importante e aveva chiesto ad Harry di coprire il turno di mattina. Harry aveva accettato, perché un po’ di soldi gli facevano comodo e comunque aveva bisogno di occupare il tempo.
O il pensiero di June avrebbe finito per diventare un’ossessione bella e buona. A proposito di June, trovarsela lì era stato un colpo di fortuna in cui non aveva minimamente sperato.
Era impossibile non notarla, con quei capelli rossi fiammanti e prima o poi era sicuro che qualcun altro, oltre lui, si sarebbe accorto di quanto fosse fantastica.
In ogni caso, sperava di riuscire a conquistare prima che succedesse una cosa del genere.
June sbuffò, poi afferrò il sacchetto che Harry le stava porgendo e fece un cenno del capo.
«Ci si vede, Harry.»
«Dove vai?»
«A casa, dove se no?»
«Ti accompagno.»
«Non c’è bisogno.»
«Voglio stare un po’ con te, chiedo troppo?»
June ci rifletté attentamente. Chiedeva troppo? Ovviamente no. Ma cosa sarebbe successo se l’avesse baciata di nuovo?
Lei non poteva correre il rischio di innamorarsi di Harry, perché era evidente che sarebbe stata una gran stupidata. Ne avevano già parlato e la conclusione era una soltanto: Harry non andava bene per lei. L’avrebbe fatta soffrire e conquistarla, per lui, era solo una questione di principio.
Perciò era meglio che si facesse passare quella strana voglia che aveva di stare con lui, prima che accadesse l’irreparabile.
Cosa avrebbe fatto, dopo? Avrebbe affidato a Mr. Carota il suo cuore infranto? No, non si sarebbe mai pianta addosso e non sarebbe mai arrivata a quel punto.
Andassero pure al diavolo Harry, i suoi baci mozzafiato e la sensazione di sicurezza che provava in sua compagnia.
«Sono io che non voglio stare con te.» rispose, un po’ fredda.
Harry non si scompose minimamente. Anzi, inarcò un sopracciglio, salutò con un cenno del capo la ragazza appena entrata – che chiese scusa per il ritardo e si mise dietro la cassa – e prese June per mano.
«Ed eccola che ricomincia.» borbottò, seccato.
«Io non ricomincio un bel niente! Sei tu che non capisci.»
Però continuò a tenerlo per mano, nonostante fosse un controsenso bello e buono, nonostante non fosse affatto coerente con quanto gli aveva appena detto.
«Senti, June. Te l’ho già detto trenta volte: tu cambierai idea, su di me.»
«E tu Harry? Continuerai a considerarmi una stupida scommessa?»


***


Eccoci qua. Questo capitolo è un po' di passaggio, perciò non ho proprio niente da dire. Le cose tra Harry e June prendono una piega particolare, perché per June fidarsi è difficile e... be', lo vedrete.
Comunque, spero che vi sia piaciuto e, mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero tanto!
E vi ringrazio per seguire la storia/commentare/ascoltare le mie cagate e blablabla
Vi adoro,
Fede <3

 
 
 
   
 
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