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Autore: lady hawke    18/11/2007    2 recensioni
Dopo il discreto successo di una mia storia, Sette, il numero magico, e dopo il tarlo instillatomi da una crudele amica ho deciso di scrivere un piccolo spin-off di questa storia, interamente dedicato a Zia Muriel. Riuscirà il clan Weasley, con una Molly in procinto di partorire il suo settimo cucciolo e una banda di fratelli scatenati, a non farsi sopraffare da questa giunonica e insopportabile vecchia signora? Penso che potrete apprezzarla anche senza aver letto la prima parte^^
Ultimo capitolo!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Molly Weasley | Coppie: Arthur/Molly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Weasley Family'
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Cara zia Muriel…

…Ma quanto scrivi?

Che rapporti potete dire di avere con i vostri congiunti?
Riflettete prima di rispondere, poichè potrebbe costarvi la vita. Sapete come funziona: in ogni famiglia bisogna avere a che fare con parenti di provenienza alquanto dubbia, personalità multiple o personaggi piuttosto sgradevoli. Certo, ci sono poi dei fortunelli come i Malfoy, famiglia che da generazioni vanta soltanto figli unici, sempre maschi.
Nel nostro caso però stiamo parlando dei Weasley: capelli rossi, molti figli, gente che chiacchiera, maglioni con le iniziali ricamate sopra e cose del genere. Il dramma di queste famiglie numerose è che le notizie corrono veloci.

Molly non aveva fatto in tempo a rimanere incinta che era stata tempestata dalle lettere della sua adorata parente, zia Muriel. No, non fatevi ingannare. La strega non aveva ricevuto una simpatica lettera di felicitazioni in cui la vecchia zia si augurava ogni bene e chiedeva notizie degli altri suoi adorabili nipoti, ma una serie di lettere – a contarle, parevano aver superato l’ottantina, stando all’ultima stima – in cui la famiglia intera subiva il terzo grado.
Fu così che, la mattina del 4 agosto 1981, una provata signora Weasley fu svegliata dal becchettare di Errol, il gufo di famiglia, sul vetro della finestra della stanza da letto. Si voltò verso l’altra parte del letto, sperando che fosse Arthur a svegliarsi, ma lui non c’era. Stanca com’era, si era dimenticata di essersi alzata alle cinque e mezza per preparare la colazione al marito, per non spedirlo in ufficio a stomaco vuoto. Non c’era da fidarsi di quell’uomo in cucina, sarebbe stato capace di fargliela esplodere, e viste le ristrettezze economiche degli ultimi tempi non era il caso. Si alzò faticosamente, il pancione prominente non era mai stato molto comodo da portare a spasso, e con calma andò ad aprire la finestra al paziente gufo, che nel frattempo si era appollaiato sul davanzale.
Un moto di disgusto invase la donna, riconoscendo la calligrafia dell’intestazione.
Ma quella cara signora, quella vecchia pettegola, non poteva mai farsi un paiolo grande grande di cavoli suoi?

Mia cara Molly,
Perdonami se ti mando questa lettera così presto, ma fremo per avere notizie sul tuo conto. D’altronde come madre di famiglia sarai già in piedi da un pezzo, mi auguro di non averti disturbato troppo con le tue faccende. Come sta il piccolo Weasley in arrivo? Senti ancora quei dolori di cui mi hai scritto la settimana scorsa? Dovresti andare a farti vedere mia cara, se non al S. Mungo almeno da qualche altra parte, da qualche Guaritore specializzato. Posso consigliarti qualcuno a cui rivolgerti, se vuoi.
Che combinano i miei altri nipotini? Oh, cara, non sai quanto mi mancano. Conto di venire a trovarti presto, non è giusto che tu ti riduca come una schiava in casa, hai bisogno di una mano. Verrò a trovarti in settimana, so che hai un estremo bisogno di me.
Preparami una camera, detesto quel tuo vecchio divano del piano terra.
Zia Muriel.

La strega si sedette pesantemente sul letto disfatto, apparentemente inconsolabile. Cielo, quel mostro in casa. Era certamente peggio di una suocera, e il vero problema era che, trattandosi di una sua parente, non poteva chiedere al marito di disperderla per lei. Rilesse la pergamena una, due, tre volte: l’acidità di stomaco non faceva che aumentare.
Zia Muriel era una gran signora, inutile negarlo, ma nessuno avrebbe voluto frequentarla. C’era un motivo se tutti vivevano ad almeno centosettanta miglia da casa sua. Ma come si permetteva, poi, di fare certe insinuazioni? Non erano nemmeno le sette, certo che era ancora a letto; che senso aveva svegliarsi così presto se la casa era tutto sommato in ordine e i bimbi placidamente addormentati? Senza contare questa sua mania di fare la saccente ad ogni costo. I famigerati dolori erano i calci del bambino; non ci si poteva fare molto per evitarli e, di certo, non avrebbe potuto un dei suoi famosi “specialisti”: così spaventosi da far rimpiangere un medico babbano.
Lieta di questo buongiorno decise di cominciare a mettere in modo quel fenomenale meccanismo organizzato che era la Tana. Si vestì con cura, si pettinò i capelli tutti arruffati, compilò un breve e quasi cortese risposta per la zia e scese a preparare la cucina per l’assalto dei piccoli Ungari Spinati che erano i suoi adorabili figlioli.
Decise di metterli in piedi alle otto e mezza, o almeno questo era l’obiettivo che si era prefissata. Bill e Charlie erano perfettamente in grado di badare a loro stessi, ma i più piccoli andavano seguiti con particolare attenzione: trovare un bagno allagato non sarebbe certamente stato di suo gusto, si era già rovinata la giornata abbastanza.
Con cautela entrò nella stanza dei due figli maggiori e con la bacchetta aprì le persiane, facendo entrare copiosi i raggi di sole.
- Buongiorno, ragazzi. È ora di svegliarsi.
- Che ore sono? – chiese Charlie da sotto il suo cuscino, bisbigliando.
- Sono le otto e mezza, caro. – rispose la madre, conciliante. Sedendosi sul letto del figlio. Bill si mise a sedere, pigramente. Si strofinò gli occhi e guardò fuori dalla finestra, sbadigliando.
- Tesoro, mettiti una mano davanti alla bocca, non è bello! – lo redarguì Molly, severa.
- Sì, scusa mamma. – rispose lui, scusandosi.
Vedendo le facce assonnate dei bambini, la donna fu tentata di distendersi a sua volta per poter schiacciare un lungo e riposante pisolino; ma non era da lei e non poteva permettersi di dare un cattivo esempio.
- Via ragazzi, sbrigatevi o i gemelli vi renderanno la vita impossibile in bagno.
Scostando il cuscino e borbottando qualcosa che nessun altro comprese, il secondogenito di casa Weasley si alzò barcollando verso il corridoio, come un sonnambulo.
- Bill vai a tenerlo d’occhio, non vorrei che si addormentasse con la testa nel lavandino.
- Mandaci Fred e George, loro gli daranno una vera sveglia!
La strega si alzò, ponderando sul consiglio appena ricevuto.
- In fondo, non è una cattiva idea. – disse lei uscendo.
Recandosi nella camera dei gemelli ripetè la stessa operazione, inondando la stanza di luce. Non ricevette, però, alcuna reazione; i due continuarono a russare come se niente fosse.
- Ragazzi – chiamò cercando di non alzare troppo la voce – è ora di svegliarsi. – Nessuna reazione, ancora. Indispettita si sedette sul letto di Fred, cominciando a scuoterlo dolcemente.
- Fred, avanti. È tardi!
- Cosa? – urlò lui aprendo gli occhi di colpo. – Ah, sei tu mamma. Mi hai spaventato. – disse lui alzando la testa.
- Tesoro ti stavo chiamando da un po’ – rispose la donna amorevolmente.
- Stavo facendo un bellissimo sogno – si lamentò George, mettendosi in piedi.
- Andate a lavarvi e vestirvi, Bill e Charlie dovrebbero essere già scesi. Io vado a svegliare Percy.
La donna però non fu sorpresa di trovare il preciso Percy già a zonzo per la casa.
- Già in piedi, piccolo? – lo salutò lei.
- Sì – disse lui sbadigliando – Qualcuno deve avere aperto il rubinetto del bagno, il rumore mi ha svegliato.
- Oh, mi dispiace. Stavo giusto venendo a chiamarti. Vai a vestirti, ti aspetto di sotto.
Povero bambino, che brutto risveglio. Quelle tubature cigolanti davano molto fastidio anche a lei, a dire il vero. Arthur sembrava considerarle una simpatica particolarità della casa, pertanto non considerava necessario alcun intervento. Inutile dire che la cosa l’aveva adirata parecchio, ma suo marito sapeva rivelarsi un vero e proprio testardo quando si impuntava su qualcosa. La battaglia però l’attendeva. Appena mise piede in cucina vide i bambini farsi subito seri e stranamente compiti. Fata ci covava, senza dubbio.
- Cosa succede?
- Niente – disse Percy che si era appena seduto, trattenendo una risata.
- Bill!
- Perché deve essere sempre colpa mia, mamma! – si lamentò il ragazzino.
- Come perché? Sei il più grande, dovresti darmi una mano invece di fare degli stupidi scherzi!
- Ma non abbiamo fatto niente! – tentò di dire Fred, stranamente persuasivo. Molly si tranquillizzò e si mise a mangiare, lentamente, la sua abbondante colazione. Si poteva dire tutto dei Weasley, ma non che non fossero in grado di apprezzare la buona cucina. Si stava versando tranquillamente del succo di zucca, quando notò Charlie, seduto di fronte a lei, ridacchiare.
- Cos’hai lì sotto?
- Nulla te lo giuro!
- Fammi vedere – disse la donna alzandosi. Il bambino ponderò l’idea di darsi alla fuga, pur sapendo che sarebbe stato del tutto inutile. Sua madre non se lo sarebbe fatta scappare, ed era estremamente insultante farsi inseguire da una donna incinta di quasi nove mesi. E così decise di arrendersi.
- Cosa sarebbe? – chiese poi, rigirandosi tra le mani l’oggetto che aveva appena sottratto al figlio.
- Era nella roba di papà.
- Stava in una tasca – aggiunse Percy indicando una giacca abbandonato sul divano.
- Avete toccato le cose di vostro padre? – urlò Molly, fuori di sé – Quante volte vi ho detto espressamente di stare lontani dalle diavolerie che porta a casa? Potrebbero essere maledette o chessò io!
- E’ solo un oggetto babbano! – urlò Charlie, sulla difensiva.
- Davvero? E tu sai a cosa serve e quello che può fare? – urlò la madre, agitata. Possibile che non avessero imparato nulla? Quante volte gli aveva detto che poteva essere pericoloso maneggiare oggetti di dubbia provenienza.
- C’era un foglio nella tasca, mamma. Non è un oggetto maledetto. Dice che si chiama campino da bicicletta. Lo usano i babbani. Prova a tirare quella leva, fa rumore. – disse Bill cercando di tranquillizzare la donna.
La signora Weasley guardò l’oggetto, dubbiosa. Certo che i babbani avevano con sé oggetti ben strani. Se Arthur l’aveva dimenticato nella tasca non doveva certo essere pericoloso; probabilmente gli serviva per quella sua stupida collezione. Accidenti, però, perché l’aveva dimenticato lì? Non gli diceva sempre di tenerli lontani dai bambini?
- A cosa serve? E poi, cos’ è una bicicletta? – chiese George.
- Dai, mamma, prova a tirare la leva. – incoraggiò Percy, con gli occhi scintillanti dalla curiosità.
Obbediente, Molly eseguì. Dalla piccola scatola metallica uscì un suono squillante e cristallino. La donna, per la sorpresa lo fece cadere a terra.
- Bill, mettilo via, per piacere. – disse – e fai sparire quella giacca, per l’amor di Circe.
Dobbiamo preparare la casa per accogliere Zia Muriel.


Note finali: Buon pomeriggio a tutti, è la vostra Ladyhawke che vi parla. Per questa storia potete tranquillamente prendervela con Rowena, che mi ha fatto venire l'idea. Su pc è già a buon punto, quindi penso proprio che sarete costretti ad assistere allo spumeggiante finale. Grazie ad Alektos e Nonna Minerva che hanno avuto tanta pazienza sopportando le mie crisi di insicurezza e leggendo in anteprima questi miei capitoli.
  
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