Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Welle    29/04/2013    1 recensioni
Londra. Città bellissima e piena di vita. Una città in cui magia e mistero si fondono assieme creando una nube che cela terra e cielo. La nostra storia inizia qui, in una città come le altre, con una ragazza come tante... O almeno, questo è quello che saremmo portati a pensare.
Genere: Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella notte nei sogni di Ella continuava a risuonare una sola parola: Persefone. Cosa voleva dire? Ma soprattutto, era davvero accaduto o se l'era solo immaginato? La sveglia cominciò a suonare e come ogni mattina si preparò in tempo record. Prima di uscire dalla propria camera si ricordò di quel dannato libricino e lo mise in borsa, intenta a lasciarlo nello stanzino polveroso dove l'aveva trovato. Appena uscita di casa sorrise, contenta che anche quel giorno il sole splendesse e riscaldasse la città. Incuriosita si voltò verso la piccola aiuola, dove fiori gialli, viola, rossi e bianchi vivevano abbracciati l'un l'altro. Ancora una volta si chiese cosa diavolo stesse accadendo e decise che quella sera avrebbe parlato con sua zia: probabilmente aveva iniziato a mettere i tranquillanti anche nei suoi pasti.

Dopo una passeggiata di cinque minuti, giunse in biblioteca ed entrò, pronta a subirsi una buona dose di malumore già a quelle ore del mattino. Il signor Smith, però, stavolta era in piedi a circa cinque metri dall'entrata, con quei suoi occhietti fissi su di lei.

« ...Sono in ritardo?»

Chiese lei preoccupata, guardando l'orologio.

« Oh no, tutt'altro. Ma oggi saremo chiusi»

Rispose lui, con un tono diverso da quello del giorno precedente. Sembrava quasi allegro.

« Ah, quindi...?»

Chiese lei, non capendo cosa stesse accadendo.

« Quindi oggi cominciamo il tuo allenamento. Hai portato il libro?»

Ella abbozzò un sorriso imabrazzata e lo guardò interrogativa. A quanto pare, oltre ad essere un orso era anche schizofrenico.

« Ma sì, il libro nero, quello hai trovato ieri.»

« Ah, quello!» Disse lei. Lo tirò fuori dalla borsa e glielo porse. « L'ho letto, ma non sono tipa da queste letture, diciamo così ».

L'uomo-talpa talpa era ancora li, in piedi, con le mani giunte dietro la schiena, che la guardava dal basso della sua statura in modo inquietante. Immediatamente Ella pensò che il sua capo volesse molestarla. L'idea di dover tenere a bada un ometto alto sì e no un metro non le metteva poi così paura. Lo poggiò sul bancone e fece un passo indietro.

« Eccome se lo sei! Prendilo e seguimi»

Ancora una volta l'idea di essere stuprata sfiorò la mente di Ella, la quale, chissà perché, rise tra sé e sé. L'ometto camminò per i corridoi stretti formati dagli alti scaffali fino a giungere alla scala che portava al piano rialzato, adibito alla sala lettura. Era una saletta ampia e luminosa, date le grandi finestre che smaterializzavano la parete sinistra. Al centro un lungo tavolo in legno con circa dieci sedie. Sul lato destro una grande libreria che copriva l'intero muro. Sospirando prese l'oggetto e lo seguì ancora confusa su ciò le stava dicendo.

« Facciamola breve» Esordì lui, cominciando a camminare su e giù per la saletta. « Il libro che hai in mano è anche conosciuto come “la profezia”. Dai tempi dell'Antica Grecia gli uomini hanno cercato questo libro e dopo millenni è giunto nelle mani di mio padre, il quale l'ha lasciato poi in eredità a me. Conosci la mitologia greca? »

Ella si sedette. Il tono con cui stava parlando il signor Smith era serio ed estremamente deciso. Si limitò a fare “no” con la testa.

« Crono, dio del tempo, fu spodestato dal figlio Zeus, che divenne poi re degli dei. Si dice che Crono fosse rinchiuso in una terra sconosciuta, in un tempo in bilico fra il prima e il poi. Con il tramonto della civiltà greca, ben presto gli dei si ritrovarono impoveriti dei propri poteri, specialmente Zeus, il cui culto ormai veniva considerato sempre più una mera superstizione. Ecco, col suo indebolimento Crono poté fuggire dalla propria prigione, giurando vendetta. Ben presto ci si rese conto che quella partita sarebbe stata vinta dal Titano. Così, gli dei chiamarono un oracolo, il quale predisse loro uno scontro finale in un'epoca del tutto nuova, un'epoca dove l'uomo sarebbe divenuto ministro della natura. E' ovvio che si riferisse ad un epoca tecnologica come la nostra. Così si decise di formulare un libro profetico dove poter convogliare le proprie energie affinché i poteri divini non svanissero nel nulla. Lo stesso fece Crono, avendo scoperto il piano degli avversari torturando l'oracolo. I due libri si dispersero ed uno eccolo qui. La profezia dice inoltre che il libro di Zeus sarebbe stato aperto solo da Persefone, o meglio da colei destinata ad ereditare lo spirito di questa figura. L'altro, di conseguenza, sarebbe stato aperto da Ade, dio degli inferi, nonché sposo di Persefone.»

Un sonoro deglutimento ruppe il discorso. Ella non sapeva che dire. Aveva paura, era confusa e non capiva se ciò che stava accadendo fosse frutto di una demenza precoce. Perché mai quelle storie avrebbero dovuto avere un fondo di verità? E se fosse stato tutto uno scherzo organizzato da Bonnie? Passava troppo tempo a guardare quei programmi di scherzi, d'altronde.

« Io sarei Persefone?»

Chiese lei incredula. Ormai aveva rinunciato ad opporsi alla situazione. Preferiva rimandare le spiegazioni razionali a quella sera prima di andare a dormire. Suo padre le aveva sempre insegnato di prendersi del tempo per pensare prima di mettersi a dormire. In una società dove tutto ha un costo, sarebbe un peccato non poter usufruire dell'unica cosa ancora a nostra disposizione senza limiti: i nostri pensieri.

« Esattamente. Il libro adesso pian piano rivelerà le altre personalità della mitologia.»

Senza aggiungere altro, il padrone della biblioteca si diresse verso uno scaffale. In punta di piedi raggiunse un volume molto grande, dalla copertina verde. Sul dorso, con la scritta in oro, vi era scritto: “Enciclopedia sulla Mitologia Greca e Latina”. Lo prese e si sedette al tavolo. Con lo sguardo invitò Ella a raggiungerlo. Senza esitare si sedette di fronte a lui.

« Il mito di Persefone è il mio preferito!»

Commentò lui elettrizzato, battendo le mani due volte, proprio come un bambino davanti al suo piatto preferito.

« Vediamo un po'...»

Iniziò a sfogliare le pagine velocemente, come se conoscesse quel libro a memoria.

« ECCOLO!»

Urlò poi, facendo sobbalzare la ragazza. Uno sguardo allarmato si fece strada sul suo viso. Preferiva di più il signor Smith brontolone a quello delirante.

« Persefone fu presa in moglie da Ade, il quale la tenne prigioniera negli Inferi con lei. La madre della giovane, Demetra, furiosa cominciò ad impedire che i campi fossero fertili e fece calare il gelo sulla terra. Giunti ad un compromesso, Persefone passò l'eternità alternando la sua presenza fra le ombre dell'inferno e la luce della superficie. Ogni qualvolta si trovasse fuori dall'oltretomba, la natura festeggiava con lei, quando invece vi faceva ritorno il mondo lentamente moriva. A questo mito sono attribuite l'alternarsi delle stagioni... bla bla bla... bla bla bla...»

Il racconto colpì particolarmente Ella. Aveva prestato attenzione ad ogni singola parola, come se non volesse farsene scappare una. Ignorava la causa di questa, se vogliamo, avidità di sapere, ma in fondo non le dispiaceva l'idea di far parte di un disegno molto più grande di lei. Insomma, fare la bibliotecaria non era una conquista da poco, ma essere una dea era di gran lunga più figo.

« I tuoi poteri quindi sono legati alla natura»

La ragazza inarcò le sopracciglia e piegò la testa leggermente di lato.

« In piedi! Prova a fare qualcosa!»

Propose lui, scendendo dalla sedia e posizionandosi vicino alla parete con le finestre. Senza troppe esitazioni, l'altra lo raggiunse. Con uno sguardo neutro da dietro le spessi lenti, l'uomo la incoraggiò ad esprimere ciò che era ormai in grado di fare.

« Cosa dovrei fare esattamente?»

« Ah beh, questo non lo so di certo io!»

Rispose facendo spallucce. L'espressione del suo viso le fece capire che davvero non aveva idea di cosa dovesse fare con precisione. Doveva semplicemente fare qualche tipo di magia. Iniziò a mordersi il labbro inferiore, rosso fiamma per il rossetto, come era solita fare nelle occasione un po' più snervanti del solito. Si mise le mani in tasca e guardò fuori, cercando l'ispirazione. Da quella finestra si vedeva l'intero quartiere. Le innumerevoli case tutte uguali conferivano allo scenario una certa ripetitività che dava la nausea. Alzò lo sguardo e vide il cielo blu. Un sorriso sincero le affiorò sul volto e senza pensarci due volte fece scattare la serratura e in men che non si dica l'odore della mattina londinese invase la stanza. Una lieve brezza faceva sobbalzare le pagine del libro verde, come se avessero il singhiozzo. Ella tese una mano fuori e un piccolo uccellino vi si posò sopra. Era piccolo, marrone e dal becco giallo vivo. Rimase a fissarla per un po' e successivamente cominciò a gorgogliare felicissimo. I fischi erano acuti e pieni di vita. Istantaneamente la giovane inizò a ridere, come se fosse stata contagiata dall'allegria del piccolo volatile. Immediatamente, però, l'animaletto spiccò il volo e solcò i venti primaverili.

« Beh, come inizio non è poi tanto male. Dovrai solo allenarti maggiormente.»

Senza badare molto però a quello che le stava dicendo il signor Smith, la ragazza girò velocemente la testa. Qualcuno la stava chiamando. Guardò sospettosa l'altro, il quale ricambiò con un'occhiata ancora più interrogativa della sua. Era ovvio che era stata solo una sensazione. Le era capitato già altre volte in passato di sentirsi chiamare, quando in realtà era solo frutto della sua immaginazione. La vocina, però, si fece risentire. Senza dire nulla, iniziò a camminare per la biblioteca, mentre la voce si faceva sempre più forte. Si fermò dinnanzi alla porta d'ingresso e la aprì. Bernoccolo corse dentro e sparì dietro al bancone, alla ricerca della sua ciotola.

« Era il gatto»

Urlò al signor Smith, dall'altra parte del locale.

La giornata andò avanti molto lentamente e il povero gatto divenne lo strumento di allenamento della giornata. Ella doveva cominciare a leggere la mente dell'animale, così da poter affinare le sue abilità di comunicazione col mondo naturale. La fase di manipolazione dei vari elementi -stando a quanto diceva il suo “maestro”- sarebbe venuta poi col tempo.

L'orologio a cucù batté mezzogiorno e un suono orribile -che avrebbe dovuto sembrare un cinguettio- riecheggiò per la biblioteca.

« Riprenderemo domani, credo tu debba digerire molto di ciò che ti ho rivelato oggi»

Uno strano sorriso macabro espresse quello che doveva essere un sentimento di comprensione da parte del suo capo.

« Beh, in effetti... A domani, allora»

Raccolta la borsa e il libro nero si avviò all'uscita, quando si fermò per voltarsi verso l'omino.

« Perché devo imparare queste cose? A cosa mi sto preparando?»

La risposta fu secca e rapida.

«A combattere Crono».

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Welle