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Autore: _Gwen    30/04/2013    9 recensioni
La prima volta che il destino li ha fatti incontrare e la concatenazione degli eventi li ha fatti ritrovare faccia a faccia, è stato muto ed inevitabile.
Entrambi furono sicuri e tacitamente d'accordo che quella era avversione a prima vista. Era logico, dopotutto.
Lily/Scorpius
Traduzione della storia "Aversión a primera vista"
Di x.LalaCleao.x
Buona lettura ;)
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius, Ron/Hermione
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Niente
 
Avanzò ancora una volta per lo stretto corridoio del treno, schivando le persone e i gruppetti che conversavano e ignorando le occhiate curiose di quelli che sicuramente l'avevano vista entrare nello scompartimento occupato solo da Scorpius Malfoy. Li ignorò tutti, anche perché, come suo padre, ci era abituata e lei e i suoi fratelli avevano appreso modi diversi per evitare i commenti e gli sguardi indagatori. James schiantava la gente e faceva scherzi a tutti quelli che parlavano di lui e che si riferivano alla sua persona come “il figlio di Harry Potter”. Albus, con la sua abilità,  manteneva pieno d'onore il nome che gli era stato assegnato, offuscando il nome in sé. Infine, Lily semplicemente teneva il mento alto e camminava per i corridoi come se attorno a lei non ci fosse nessuno. Anche se era stata varie volte sul punto di schiantare qualcuno, in quell’occasione non l'avrebbe fatto, non era decisamente dell'umore adatto per tirare fuori la bacchetta dalla divisa. Era una cosa stupida, davvero, perché non doveva darci così tanta importanza. Lei lo sapeva, dall'inizio, le regole del gioco erano quelle ed era arrivata fino a lì solo per mera curiosità.
 
O forse perché aveva la sindrome di Harry Potter e non poteva evitare di ficcare le proprie narici anche quando nessuno la interpellava e voleva salvare situazioni che stavano al di là delle proprie possibilità e del proprio potere. E anche al di là del diritto stesso che aveva di farlo, come Scorpius Malfoy, che chiaramente non voleva che qualcuno come lei, tra tutte le persone, credesse che lui avesse bisogno di essere salvato. No, Malfoy stava bene come stava, per conto suo, come sempre. E Lily lo sapeva, che mai avrebbe potuto mettere in dubbio tutto ciò che lui e la sua famiglia consideravano importante per qualcuno che rappresentava...come l'aveva definita Zabini?...un capriccio, sì. Questo era lei, un inappropriato e inconveniente capriccio per lui e si supponeva che lui per lei fosse stato lo stesso. Solo curiosità. Anche se i capricci non avrebbero dovuto avere tutta quella importanza. E quindi lui non ne aveva, di importanza, perché lui non era niente, niente, niente e così dovevano essere le cose. E allora perché sentiva che le mancava sempre più aria ad ogni passo che faceva? Perché sentiva che le costole si contorcevano e si chiudevano attorno al povero, piccolo e fragile organo di carne che cercava come un disperato di uscirle dal petto? Perché non poteva respirare? Era lei o le pareti del corridoio si stavano facendo più strette?
 
No, era lei, si convinse. Era lei. Perché il mondo non era cambiato di un millimetro da un paio d'ore addietro e Lily era sufficientemente matura per comprenderlo. No, niente sarebbe cambiato. Niente si sarebbe rovinato. Non era una tragedia. Come poteva esserlo, se non c'era stato altro che un mero preludio e anni e anni di avversione mutua? Sì, anni e anni di elaborate bugie per se stessi, alle quali avevano creduto e che avevano funzionato perfettamente per fini pratici. E quella bugia sarebbe stata l'ultima che avrebbe detto a se stessa: quella non era una tragedia e non poteva importarle di meno.
 
Perché, ad un certo punto, un punto che lei si era persa, in cui aveva senza la minima ombra di dubbio commesso un grave errore, forse, solo forse, si era innamorata di lui. Ma non le importava, davvero. Anche perché i suoi sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati. Lui non avrebbe mai pensato a lei come a ciò che rappresentava qualcosa che tutti comunemente chiamavano amore.
 
Lei era l'ultima di una lista piena di cose assai più valorose: il denaro, il lignaggio e lo stato di sangue erano ciò che Scorpius Malfoy aveva sempre conosciuto, dalla culla, e Lily dubitava seriamente che le avrebbe dimenticate tutte per lei. No, era ridicolo pensarlo. Però, per una strana ragione, non perdeva le speranze.
 
-Lily, cosa fai qui? Pensavo che fossi...- domandò Rose, vedendola rientrare nel loro scompartimento, un istante prima che il treno si andasse a posizionare sul binario 9 e ¾.
 
Sì, era stupido. Perché a lui non importava e a lei non importava e loro non avevano importanza e nonostante questo non riusciva ad evitare di avere false speranze. No, non poteva evitarlo.
 
Forse aveva ereditato da suo padre molto più di quanto desiderasse.
 
Come la cieca fede di vedere un giorno tutto al proprio posto, con una soluzione.
 
Forse sì, era stupido.
 
Forse Lily era solo un'illusa.
 
 
***
 
 
Rimase seduto a guardare fuori, fino a che il treno non entrò in stazione, con gli occhi puntati sulle persone che aspettavano impazienti di arrivare a destinazione. I primi che notò, furono tutte quelle famiglie e quelle persone che attendevano i figli dal ritorno da Hogwarts, nel caso degli studenti come lui, per l'ultima volta. I secondi, una donna coi capelli rossi come il fuoco vicino ad un uomo dai brillanti occhi verdi con gli occhiali, sulla cui fronte era impressa una cicatrice a forma di saetta. Attorno a loro, vi erano diverse persone coi capelli rossi che chiacchieravano. Ma in quel momento, osservando gli Weasley, non riuscì a pensare a nessun commento pieno di disprezzo da fare. Certo, non poteva dire che li adorava e avrebbe voluto trascorrere le domeniche pomeriggio con loro a braccetto, perché sarebbe stato un ipocrita, ma non gli veniva in mente niente. Perché se doveva essere sincero, in quel momento, lo stato di sangue era l'ultima cosa a cui pensava.
 
Quando il treno si fermò e vide una testa bionda come la propria, accanto ad una donna alta, elegante e coi capelli neri, Scorpius seppe di dover scendere. Era ora, comprese, ora di lasciarsi Hogwarts alle spalle e tutto ciò che quella scelta significava. E anche se per anni aveva detto che non vedeva l'ora di abbandonare quella schifosa scuola una volta per tutte, le sue azioni attuali non sembravano andare nella stessa direzione. Per un altro istante, rimase seduto, vedendo gli alunni scendere e riunirsi alle famiglie. Vide lei scendere e unirsi alla sua. E, per altri secondi, si concesse di osservarla, ignorando il nodo nello stomaco e la  netta sensazione che guardarla in quel modo avrebbe solo peggiorato la situazione. E si continuava a ripetere che lei fosse stata solo un capriccio di cui voleva dimenticarsi. Era questa la ragione per cui l'aveva baciata, era stata l'unica soluzione che gli era venuta in mente.
 
Non l'aveva baciata in modo veloce e superficiale, come voleva, ma aveva fatto l'errore di lasciare trasparire tutte le proprie emozioni, erano scoppiate, senza che lui riuscisse a frenarle. Aveva lasciato che si capisse quanto fosse ormai troppo forte e prepotente il desiderio di baciarla, di tenerla stretta a sé, di inspirare il suo profumo, di sfiorare quella pelle liscia, candida e piena di lentiggini. Non avrebbe dovuto significare niente, doveva solo togliersi lo sfizio. Eppure, si era scavato la fossa da solo. Perché lei non sarebbe tornata a cercarlo e sapeva che ciò che c'era tra loro, di qualunque cosa si trattasse (si rifiutava di utilizzare quelle cinque lettere che insieme componevano la parola “amore”) non se ne sarebbe andato dalla sua testa tanto facilmente. 
 
Ma a lui non poteva importare di meno che Potter stesse alla larga dalla sua vita. No. Era felice. Sì...profondamente felice...Potter non era niente.
 
Grugnendo, si mise in piedi e prese il baule, per uscire definitivamente dallo scompartimento e dal treno. I suoi genitori lo stavano aspettando, sapeva che sua madre non era una donna paziente quando si trattava di lui. No, Scorpius sapeva che Astoria Greengrass non sarebbe stata tranquilla fino a che non lo avesse visto sano e salvo (sua nonna Narcissa sembrava avere la stessa sindrome verso suo padre Draco) ed era così da quando era piccolo, eccessivamente protetto da sua madre e da suo padre. E dubitava che quella dinamica familiare potesse cambiare molto. Non che Scorpius si lamentasse.
 
Nel vederlo, suo madre si avvicinò a lui e lo circondò con le braccia. Scorpius rimase rigido, teso, notando al di sopra delle spalle della donna la famiglia Potter, che era a pochi metri da loro, tutti riuniti, intenti a ridere e a conversare. Sciogliendo l'abbraccio, borbottò -Non in pubblico, madre-
 
Astoria, lontana dal sentirsi offesa o ferita per il rifiuto del figlio (che non sembrava mai contrariato nel ricevere le sue dimostrazioni d'affetto, sempre se giustificate e moderate), lo guardò con curiosità, inarcando le fini sopracciglia nere di fronte al nuovo atteggiamento del ragazzo -Mi dispiace, a volte dimentico che non sei più un bambino- anche suo marito Draco, accanto a lei, guardò il figlio con curiosità.
 
-Nel caso non lo avessi notato, madre, ho smesso di essere un bambino da un po' di tempo- replicò, passandosi una mano per i capelli biondi.
 
I suoi occhi grigi scorgevano in modo occasionale e furtivo la testa rossa di Lily Potter, che continuava a dargli le spalle senza il minimo segno di volersi voltare verso di lui. Poteva però sentire la conversazione dei Potter dalla sua posizione. Anche il primogenito, James Sirius Potter, era lì per accogliere i due fratelli minori.
 
-Certo che no- stava dicendo Ginny Weasley, con severità -Non puoi rimanere per sempre con tuo zio George al negozio, James. Ne abbiamo già discusso-
 
Scorpius posò lo sguardo su Draco -Padre- l'uomo sorrise, dando un semplice e veloce abbraccio al figlio. La voce dei membri della famiglia Potter continuava ad essere ben udibile anche al di sopra di tutte le altre presenti in stazione. Tutte, tranne quella di una persona, la minore dei Potter, che rimaneva in silenzio.
 
Scorpius si raddrizzò e si passò ancora una mano tra i capelli. Astoria notò il gesto e la sua espressione si addolcì -No. Certo che non sei più un bambino, Scorpius. Ma sono tua madre e sarai sempre mio figlio, non importa quanti anni tu abbia. Lo stesso vale per tuo padre- Draco annuì seccamente.
 
Sospirò -Sì, lo so madre. Perdonate il mio tono brusco- si scusò.
 
Draco prese il baule del figlio e il suo gufo Coal e disse -Andiamo. Questo posto  è pieno di...gente-
 
In un'altra epoca avrebbe detto sangue sporco, ma in quel momento non l'avrebbe fatto. In primo luogo, perché erano tempi di pace per la comunità magica e non voleva essere proprio lui a risollevare vecchie questioni. In secondo luogo, anche se odiava ammetterlo, doveva la vita e la libertà a...Santo Potter. Ed era sicuro che la Granger non gliela avrebbe fatta passare liscia, e lui aveva una famiglia a cui badare. E perché, ad essere sincero, con tutto quello che aveva vissuto durante la guerra a causa di Voldemort, Draco Malfoy non voleva altri conflitti. E non voleva che suo figlio finisse nelle stesse condizioni in cui era stato lui.
 
Draco e Astoria si fermarono quando videro il figlio fare un passo nella direzione opposta alla loro, verso quella della famiglia più vicina, che non smetteva di osservare. Scorpius sapeva che doveva essere completamente andato, per fare ciò che stava per fare e soprattutto davanti alle uniche due paia di occhi di cui davvero gli importava. Sapeva, però, di non essere il primo, il primo sangue puro che gettava il suo più che nobile e impeccabile albero genealogico dalla finestra per il primo bel faccino di una sangue impuro che aveva incrociato il suo cammino. E sapeva di essere doppiamente ingiusto, perché stava minimizzando le cose. Il suo sangue puro per lui aveva importanza, ma non giustificava le azioni che aveva compiuto fino a quel momento. Inoltre, lei non era solo un bel faccino. No, Potter, anzi, Lily, era più che un semplice bel faccino. Ma non riusciva a capire perché stesse facendo una cosa simile.
 
Aveva un'idea, anche se non gli piaceva molto. Dannazione. Lo sapeva che sarebbe successo. Solo Merlino sapeva quanto ci aveva provato...quanto aveva combattuto.
 
Rose Weasley, accanto a Lily, lo notò: se ne stava lì, in piedi e picchiettò sul braccio di sua cugina gentilmente, facendo un gesto in direzione del ragazzo con la testa. Lily, che fino a quel momento era rimasta di spalle, si voltò -Rose, che...?- la voce, però, gli morì in gola. Là, strategicamente posizionato sufficientemente lontano dalla sua famiglia e sufficientemente vicino a lei perché lo vedesse, c'era lui, in piedi, in tutta la sua altezza. E bellezza. Con un sorriso arrogante sulle labbra.
 
E, senza pensarci, senza trattenersi, senza prendere in considerazione il luogo in cui si trovava o le persone che erano lì con lei e lui e tutti quelli che potevano vederli, andò nel punto in cui si trovava il biondo, con un'espressione radiosa e sicura sul viso e così, senza averlo pianificato, circondò il suo collo con le braccia, si alzò leggermente sulle punte dei piedi e lo baciò. Forte e decisa, come desiderava farlo dall'ultima volta che aveva sfiorato quelle labbra. Che andassero al diavolo i Malfoy, i Potter, i sangue puro, i sangue impuro e tutto il resto.
 
Quando si separarono, Malfoy le sorrise arrogantemente e guardò da sopra la sua spalla, dove il resto dei Potter e dei Weasley li osservavano, in silenzio, con le bocche semiaperte. Dietro di lui, suppose Scorpius, i suoi genitori dovevano avere la stessa espressione, o peggio. No, concluse, decisamente peggiore. Ma non si pentiva minimamente di ciò che aveva fatto.
 
Schiarendosi la gola, Ginny prese suo marito (il suo pietrificato marito) per un braccio –Beh, questo...- e sorrise, non realmente sorpresa -E' piuttosto familiare, no?- dopotutto, il suo primo bacio con lui era avvenuto in circostanze simili, con circa una cinquantina di persone a guardarli, in mezzo alla sala comune di Grifondoro. Ed evidentemente Lily era più propensa a quei momenti di quanto Harry desiderasse. Sì, Lily era decisamente figlia loro, ma in quell'occasione non riuscì a vedere la cosa come un pregio. Ginny sapeva comunque che il suo sposo la pensava così. Sorrise.
 
-Cosa..?! Leva la tua sudicia bocca da mia sorella, Malfoy!- gridò James, prendendo la bacchetta.
 
Sua madre, però, lo richiamò con durezza -James- la voce era terribilmente severa e pericolosa, simile a quella che sua madre, Molly Weasley, utilizzava quando erano piccoli -Non comportarti come tuo zio Ron, per favore. Dovremo già combattere abbastanza con lui quando tornerà in sé- Ron continuava a rimanere pietrificato come Harry, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce fuori dall'acqua, ma Ginny sapeva che non avrebbe tardato a reagire e a cominciare una sfuriata sul suo odio eterno verso Draco Malfoy e sul fatto che fosse da traditori baciare suo figlio.
 
-Ma...è Malfoy...- insisté, come se sua madre non avesse capito bene, o non avesse visto ciò che aveva visto lui -Stava baciando Lily, la nostra Lily-
 
Ginny sorrise -A quanto pare- poi si rivolse a suo marito, senza perdere il sorriso -Caro, stai bene?- ma Harry non reagiva. Con affetto, gli scosse il braccio. E gli occhi verdi dietro gli occhiali si incontrarono con quelli grigi di Draco Malfoy dall'altro lato della stazione. Per un secondo, l'aria sembrò rimanere sospesa in aria. Era evidente, anche per Harry, che Draco non aveva potuto prevederlo, così come lui. Astoria, da parte sua, toccava il braccio dell'uomo, così come faceva Ginny con Harry. L'espressione della donna non era di sorpresa o di repulsione, solo neutra.
 
E allora sospirò, rassegnato e annuì. E Malfoy, digrignando i denti, fece lo stesso, acconsentendo per un mutuo e silenzioso accordo. Forse, pensò Harry, solo forse, era giunta finalmente l'ora di chiudere il cerchio. Di lasciarsi finalmente indietro le inimicizie e di guardare al futuro.
 
Scorpius sorrise e la baciò un'altra volta, rifiutandosi di lasciarla -Solo per essere chiari, Potter, io ti odio-
 
Lui era un Malfoy, Serpeverde in tutto e per tutto e se poteva dare fastidio ai Potter con quei baci, allora lo avrebbe fatto una e un'altra volta. Ancora, ancora e ancora, per il semplice piacere di farlo (e Merlino, amava farlo) e per la piccola soddisfazione che sentiva nel vedere ridotto in quello stato James Potter. Dopotutto, era nei suoi geni Malfoy, in ogni sua cellula e nemmeno Lily Luna Potter avrebbe cambiato questo. Anche se, sospettava, non era qualcosa che la rossa voleva fare. Non voleva cambiarlo. E per questa ragione la desiderava e l'amava ancora di più.
 
Anche Lily sorrise, radiosa e lo baciò -Oh, anch'io Malfoy...anch'io...-
 
Era avversione a prima vista, dopotutto. E forse per quel motivo nessuno si sorprese quando un gufo nero e dalle piume grigie fece visita al numero 12 di Grimmauld Place durante tutta l'estate. Così come nessuno di sorprese quando Scorpius Malfoy arrivò lì il primo di Settembre, anche se non andava ad Hogwarts, solo per accompagnarla al binario 9 e  ¾.
 
E, decisamente, nessuno si sorprese quando il Patronus di Lily si rivelò essere uno scorpione argentato.
 
Sì, quella, definitivamente, era stata avversione a prima vista.
 
Dal primo giorno.
 
E nessuno avrebbe preferito che fosse in un altro modo.
 
No.
 
Nessuno avrebbe cambiato niente.
 
 
 

 

  
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