Erano ormai passati due giorni da quando ero stata a casa
degli stallieri e Harry non si era ancora fatto vedere al lavoro. Speravo
tornasse, sapevo che era tutta colpa mia se non veniva più a lavorare.
Ogni mattina vedevo sempre e solo quattro ragazzi, e speravo
che in lontananza comparisse una quinta figura, dai capelli ricci e ribelli. Ma
per quanto avessi pregato, lui non era mai tornato.
Non avevo la forza di guardare le foto che avevo rubato.
Erano ancora dentro le tasche del mio vestito e non osavo aprirle. Sapevo che
era in gran parte colpa di quelle se Harry non si era più fatto vedere.
‘Cosa cavolo ho combinato?’ mi chiesi guardando la finestra
che dava sul cortile di casa mia.
‘deve essermi partita la testa quel giorno. ZAYN TI AVEVA DETTO
DI NON ENTRARE E NON DOVEVI FARLO!’ urlai nella mia testa, prima di chiudere la
tenda e correre giù per le scale.
Avevo bisogno d’aria. Di distrarmi.
Mi affrettai verso la cucina e vidi Clodette preparare
panini e verdure.
-Che fai? Sono le nove di mattina- chiese guardandola di
traverso.
-Andiamo al lago oggi. Ci fai compagnia?-
-Per caso sono arrivati gli stallieri?- chiesi senza far
caso alla domanda.
-Si sono arrivati, ma..-
-Sono tutti e cinque?- chiesi speranzosa.
-No, solo quattro-
-Ah..-
-Mi hanno detto che Harry in questi giorni sta poco bene- mi
disse Clodette girandosi verso il lavandino per lavare i pomodori.
Annuii tristemente.
-Io.. vado fuori. Ho bisogno d’aria-.
-Certo- mi rispose con un sorriso.
Uscii di casa e andai a trovare Jackson. Ci avrebbe portati
lui al lago in carrozza.
Quella era la mia famiglia: Clodette, Jackson, Richard,
Camille. Mio padre ne faceva parte in un modo tutto suo.
Quando due giorni prima ero tornata a casa dopo la notte
passata fuori, nessuno se ne era accorto. Zayn mi aveva riportata lì prima che
il sole sorgesse e quando Clodette era entrata in camera per svegliarmi, io ero
lì. Nel letto in cui da bambina mi stringevo perché temevo il “mostro del
lago”, protagonista delle leggende di paese.
Lo stesso che mi aveva accolta
quando le lacrime inumidivano il mio volto la notte in cui mia madre morì.
Lo
stesso sul quale mi ero gettata dopo le botte di mio padre.
Lo stesso in cui
pensavo alla miriade di domande sui miei nuovi misteriosi amici stallieri.
Non avevo raccontato a nessuno dell’accaduto, e nemmeno Richard aveva voluto rivangarlo per
non farmi soffrire.
-Ci accompagni al lago, Liz?- disse Jackson dandomi una
pacca sulla spalla e riportandomi alla realtà.
-Già. Ho… bisogno di un po’ di cambiamento d’aria-.
Tecnicamente il lago era piuttosto vicino, e l’aria era
fondamentalmente la stessa. Ma io sapevo a cosa stavo alludendo.
Non avendo sott’occhio i suoi fratelli avrei evitato di
pensare a Harry.
Anzi avrei potuto provare a guardare i fogli che avevo
rubato dalla sua stanza.
“Mente geniale” pensai tra me e me.
-Viene anche papà?-
-No no. Non può. Andremo solo noi-.
‘Benissimo’ pensai.
Corsi verso casa. Salutai velocemente Richard che stava
cercando di far indossare a mia sorella un vestito. Povera, lei odiava i
vestiti.
Corsi verso camera mia, e con foga aprii l’armadio, venendo
sommersa da una dozzina di vestiti.
Avevo il brutto vizio di lanciarli dentro senza piegarli. Di
solito li mettevo a posto il fine settimana. Ma quella domenica la mia mente
aveva viaggiato da tutt’altra parte.
Mi alzai faticosamente sotto il peso di tutti quei vestiti.
Li ributtai tutti nell’armadio eccetto quello.
Lo appoggiai sul letto. Le mani mi tremavano, non sarei
riuscita a prendere i fogli. Mi sentivo in colpa, tremendamente.
Solo quando Clodette fece il mio nome per la terza volta mi
decisi a prenderli.
‘O ora, o mai più’ mi dissi infilandomi i fogli in tasca e
correndo verso la carrozza.
Di sicuro il sole scozzese non poteva competere con quello
del sud. Ero stata solo una volta in Provenza, perché vi abitavano dei parenti
di papà, da piccola, e ricordavo che emanava un calore che ti entrava nel
corpo.
Ecco. A Loch Ness non era esattamente così, ma quel giorno
si stava bene.
Clodette e Jackson erano seduti in riva al lago dalla
superficie brillante, e io e Ric stavamo giocando con Camille a lanciare
bastoni a Margot, che scalciava peggo di Jeffrey quando s’imbizzariva.
-Liz, dici che se ne lancio uno nel lago e Margot ci entra
Nessie la mangia?-.
Richard impallidì e le si avvicinò pietrificato.
-Non provare a dirlo Camille. Lei prenderà Margot con i suoi
lunghi denti, la farà in mille pezzi che mangerà uno ad uno. Il suo sangue le
colerà dalle fauci. E quando avrà finito ne vorrà un altro. E verrà a cercare
te. Mentre dormi nel tuo lettino..-
Non riuscì a trattenermi: vedere Camille che si spaventava
seriamente per le idiozie che mio fratello stava dicendo mi fece ridere.
Camille mi guardò senza capire mentre ridevo a crepapelle.
-Ti fa così ridere?- mi chiese arrabbiata incrociando le
braccia.
-Camille, Camille.. Ric ti sta prendendo in giro-
-Perché?- chiese girandosi arrabbiata verso mio fratello.
-Ma così per scherzare-
-Perché?- ripetè lei.
Bene mia sorella stava cominciando con una sfilza di
‘perché’ tipici della sua età.
Lasciai mio fratello a rispondere all’incessante
domanda, tanto che mi lanciò uno sguardo pieno di odio.
Ridendo mi avvicinai alla carrozza e mi ci sedetti sopra.
Infilai la mano nella tasca e toccai la superficie liscia dei fogli.
“Liz, coraggio” mi dissi tirandoli fuori e appoggiandoli
sulle ginocchia.
HARRY
Finii di mangiare e mi sedetti alla scrivania, contemplando
per l’ennesima volta il mio libro.
Sbuffai.
Zayn non avrebbe mai dovuto portare a casa nostra Lady
Smith. Era insopportabile, ma non stupida. Era ovvio che si era posta delle
domande.
Forse era meglio dire che Liam non avrebbe mai dovuto
accettare il lavoro a casa di Lord Smith. Anzi, meglio ancora: non avremmo mai
dovuto lasciare Mullingar.
“E’ necessario, dopo quello che è successo, vedrai sarà
meglio per tutti, non possiamo più stare qui, è un rischio che non ne vale la
pena di correre”.
Oh ma certo Lou, molto meglio ora, vero?
Nessuno capiva niente.
Dopo che la mia vita
non aveva più senso, mi avevano strappato anche dal luogo che amavo, l’unico
che mi teneva legato al ricordo di lei.
Presi in mano la penna, ma i pensieri della mia vita a
Mullingar superavano le parole che volevo scrivere sui fogli.
“ –Dai Harry corri.. se no arriviamo tardi- Erin mi urlò in
mezzo al prato pieno di fiori.
-Arrivo arrivo! Ma perché tutta questa fretta?-
-Dai lo sai che non possiamo arrivare tardi- mi disse con la
sua voce dolce.
-Stiamo qui ancora un po’… dai amore- le sussurrai in un
orecchio cingendole la vita.
Sorrise. Quel suo bellissimo sorriso le si dipinse sul
volto.
-Ok, ma solo per poco. Lo sai che odio arrivare tardi- “
Improvvisamente tutto divenne buio. Sapevo esattamente cosa
sarebbe successo in quel momento. Erin sarebbe stata strappata dalle mie
braccia per sempre. Non pensavo che avrei potuto ancora avere la forza per
piangere. Ma una lacrima rigò il mio volto.
Avevo bisogno di rivedere il suo viso, su quei dipinti.
Li avevo lasciati sulla scrivania mentre facevo pulizia
qualche giorno prima.
Ma lì non c’erano. Aprii i cassetti sempre con più violenza,
mano a mano che non li trovavo. Sbattei l’anta del mobile con una forza tale
che il pendolo accanto cadde a terra e il vetro si frantumò. Superai i frammenti
sul pavimento con un lungo passo e arrivai di fronte alla finestra.
Non c’erano.
Non li trovavo.
Da nessuna parte.
Erano le cose più importanti che possedevo, DOVEVO
trovarle.
Cercai di focalizzare nella mente i movimenti che avevo
fatto, da quando li avevo riprese in mano dopo tanto tempo.
Li avevo messo lì,
poi avevo tentato di scrivere, poi ero andato in salotto perché era
arrivata Lady Smith….
Tutto si fece improvvisamente più chiaro, anche se
desideravo con tutto il cuore che non fosse vero.
Lei era lì, l’avevo sorpresa
accanto alla scrivania.
Sentii le pupille restringersi come spesso mi accadeva. I
pugni contrarsi e le unghie conficcarsi nel palmo. La bocca mi tremò e percepii
la rabbia esplodere in me.
Non me ne resi conto, ma due minuti dopo, con un fragoroso
rumore, la scrivania accanto a me si trovava a terra, riversa su un lato.
LIZ
Avevo guardato dieci dipinti con gli stessi soggetti: la
ragazza bellissima del quadro nella di stanza di Harry, e quel ragazzo riccio,
con gli occhi verdi.
Aveva la stessa fisionomia di Harold ma non poteva essere
lui.
Sul retro dei dipinti erano state scritte delle date:
23.07.1782, 12.08.1602, 09.01.1404.
Non capivo, forse erano i parenti di Harry, ma perché dietro
a un dipinto c’era la scritta: “Erin, Harold ti amerà per sempre”?
Appoggiai confusa i dipinti sul sedile accanto al mio e
chiusi gli occhi.
Riuscivo a sentire le grida di Camille, le risate di Richard
e lo zampettio di Margot.
Di solito sorridevo sempre in quei momenti. La mia famiglia
mi rendeva felice, ma ora non riuscivo a esserlo.
Harry era strano, inquietante, freddo e mi odiava.
Perché mi ero cacciata in quel guaio?
Avrei dovuto ascoltare Zayn, e interessarmi meno a Ha…
-MUOVITI, ALZATI, io e te dobbiamo scambiarci due
chiacchere-.
“oddio, quella voce. No Liz, stai sognando”.
Solo quando aprii gli occhi mi resi conto che era tutto vero.
-Harry, che ci fai..-
-Chiamami HAROLD, io mi chiamo HAROLD!- mi urlò contro.
Aveva lo sguardo più spaventoso di sempre. Mi ricordava
quasi mio padre, quella sera, qualche giorno prima. Cercai di non pensarci.
Non riuscii a rispondere.
Harry mi prese violentemente per un braccio e mi trascinò
verso il bosco.
Lanciai una rapida occhiata a Clodette, Camille, Jackson, e
Richard. Nessuno si era accorto della presenza di Harry per fortuna.
Lo seguii, autoconvincendomi di non sapere perché era venuto
lì, ma in cuor mio sapevo che era lì per
i disegni che avevo rubato.
Mi sentivo uno schifo.
Ci fermammo di colpo e lui si voltò verso di me. A pochi
centimetri dal mio volto preoccupato.
-DAMMELI-
Provai a ribattere mai lui mi bloccò.
-E non chiedermi che cosa. Lo sai. Io lo so-.
Con gli occhi gonfi di lacrime allungai una mano verso la
tasca della veste.
Non appena i fogli furono fuori, Harry allungo velocemente
il braccio e me li strappò di mano.
Mi guardò con uno sguardo pieno di odio, e subito dopo
guardò i dipinti, come per controllare se fossero tutti.
Annuì lentamente, e lanciandomi ancora un occhiata si girò
per andarsene.
-Harold!- lo chiamai bloccando il suo cammino.
-Chi è Erin?- chiesi lievemente.
Harry parve quasi contrarsi. Chiuse le mani a pugno
stropicciando i disegni. E si voltò.
Tornò verso di me alla velocità della luce, mi prese per il
braccio e mi strattonò.
-NON PRONUNCIARE QUEL NOME. Tu devi solo farti i fatti
tuoi!-.
Mi lasciò così, in lacrime.
SPAZIO AUTRICI:
Ciao a tutte meraviglie!
Tutto bene? Eccovi il settimo capitolo, speriamo di non avrevi deluse/i. Che ne dite, vale la pena di definirlo più dinamico dei precedenti o non ne è degno? lol
A parte questo, il mistero legato ai disegni sembra infittirsi e prima
o poi verrà tutto a galla, Erin compresa. Abbiate solo un po' di
pazienza,se vi interessa, e tutto sarà svelato!
Finora che ne pensate?
Qualche recensione in più farebbe comodo, è vero,
però ci tenevamo a dirvi che solo il fatto che facciate il
sacrificio di leggere è una piccola vittoria per noi, davvero.
Volevamo ringraziare in particolare le 'fedelissime' che hanno
pietà di noi e ci lasciano sempre una piccola recensione, quindi
a massive thank you to Yaya, ilovearthur, mysmjle
(che addirittura abbiamo conosciuto un po' su twitter) e poi
l'antipaticissima, odiata e a cui non vogliamo nemmeno un po' di bene _Nightingale_
, che oltre ad essere autrice del bellissimo disegno, a scrivere molto
bene, è una delle nostre migliori amiche! Grazie davvero,
sperando di non aver dimenticato qualcuno. L'alzheimer avanza <3
Ovviamente, grazie anche a TUTTI gli altri recensori e lettori!
Scrivere 'Blood' è un piacere, e se apprezzate siamo non felici,
di più c:
Che dire, ci vediamo al capitolo otto sperando che non ci abbandoniate!
Vi vogliamo bene, e forza e coraggio che tra poco è estate!
Ps. Pensavate che Ele avesse scelto un nick definitivo? HA, U CLOWN. lol
Si scherza ovviamente eh, ora è @vashappenjng. Sempre belli se li sceglie <3
Un bacio a tutti, alla prossima