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Autore: JordanV    19/11/2007    1 recensioni
Hogwarts è nel caos. Di nuovo. La colpa è di Hagrid. Di nuovo. Harry, Ron ed Hermione devono porre rimedio. Di nuovo...
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti e grazie ai miei recensori per il sostegno. Sono felice che questa piccola fic si sia guadagnata un po’ d’affetto e prometto che tenterò di concluderla in modo soddisfacente.

 

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‘Maledetto Potter!’

 

Draco Malfoy si era svegliato con una terribile emicrania. Aveva sognato ancora una volta la sua adorata prozia Araminta Melliflua (pace all’anima sua) che lo picchiava sulla testa con una copia arrotolata della Gazzetta del Profeta, accusandolo di non fare abbastanza per la causa dell’Oscuro Signore.

 

Per questo motivo aveva sofferto per tutta la mattina di una tremenda crisi di malumore e tutti quelli che si erano trovati sulla sua strada ne avevano fatto le spese.

 

Tuttavia non era colpa sua, rifletteva, guardando la squadra di Quidditch di Serpeverde che strisciava sul campo reso fangoso dalla pioggia.

 

Naturalmente era tutta colpa di quel Potter. Era solo e unicamente colpa sua se aveva sentito il bisogno di sfogarsi lanciando Schiantesimi a destra e a manca.

 

Draco si tolse la pioggia dagli occhi, poi si appoggiò virilmente la scopa sulla spalla, e marciò verso gli spogliatoi per una doccia.

 

Aveva passato fin troppo tempo in quel campo fangoso, con giocatori che non erano minimamente all’altezza della sua classe e della sua raffinatezza nel gesto atletico.

 

Il ragazzo spalancò la porta degli spogliatoi di Serpeverde ed appoggiò la sua Nimbus 2001 al muro. Poi cominciò a liberarsi dell’equipaggiamento, iniziando dalle imbottiture protettive, che gettò senza tante cerimonie in un angolo. All’improvviso sentì una specie di squittio. Si voltò e non vide nessuno. Draco si strinse nelle spalle e cominciò a slacciare il mantello che faceva parte della sua divisa di Cercatore e buttò anche questo sopra l’equipaggiamento. Lo squittio si fece sentire di nuovo, più forte, decisamente indignato. Draco si voltò lentamente. C’era…qualcosa che si agitava freneticamente sotto il suo mantello, nel tentativo di uscire allo scoperto.

 

Il Serpeverde si chinò in un lampo, estraendo la bacchetta da uno scomparto segreto dello stivale (Draco aveva sempre onorato l’antica tradizione dei Malfoy di portare armi nascoste) e la puntò verso la creatura sconosciuta.

 

Il suo primo pensiero fu che quell’idiota di un mezzo gigante si fosse fatto scappare uno snaso (la cosa non lo avrebbe stupito più di tanto: Hagrid non aveva mai dimostrato una grande intelligenza), tuttavia la prudenza non era mai troppa. Come se avesse capito le sue intenzioni, la cosa sotto il mantello smise immediatamente di muoversi. Draco aggrottò la fronte e cominciò a formulare uno schiantesimo, quando la porta si spalancò ed entrò Angelina Johnson. La ragazza si guardò intorno con occhi spiritati, poi si rivolse all’unico occupante della stanza.

 

“Dov’è Marcus?”

 

Draco si fermò a metà e la sua bacchetta sprizzò un’irritante cascata di scintille rosa.

 

“Come osi?” urlò, indignato. “Questo è lo spogliatoio di Serpeverde!”

 

E a quel punto Angelina fece qualcosa di totalmente imprevisto.

 

EXPELLIARMUS!!!”

 

La bacchetta di Draco schizzò via dalla sua mano e andò a ricadere nella cesta della biancheria sporca. Poi Angelina lo afferrò per il colletto della divisa.

 

Draco era troppo occupato a tentare di respirare, e Angelina troppo occupata a tenerlo stretto, così nessuno dei due vide il trubdolo scivolare fuori da sotto il mantello e infilarsi nella presa di aerazione dall’altra parte dello spogliatoio. Facendo sfoggio di una forza che mal si conciliava con il suo fisico sottile, Angelina sollevò Draco con una mano sola, e lo appese ad uno degli appendiabiti fissati al muro dello spogliatoio.

 

“Ora possiamo parlare da persone civili…dov’è Marcus?”

 

“Non lo so! Non è venuto agli allenamenti, oggi! E adesso mettimi giù, plebea!!”

 

Ma la ragazza aveva già perso interesse per lui, e aveva abbandonato lo spogliatoio sbattendo la porta.

 

Il retro della tunica si scucì e Draco ricadde sul sedere, ansimando. Gliel’avrebbe fatta pagare. L’avrebbe fatta pagare a tutti. Quando l’Oscuro Signore sarebbe tornato, avrebbe spazzato via tutti, babbani e mezzosangue, e finalmente i veri maghi dal sangue puro avrebbero dominato il mondo… o almeno così dicevano le favole della buonanotte che suo padre gli raccontava.

 

In quel momento uno degli armadietti si aprì e Marcus Flitt, pallido e stravolto, rotolò fuori. Il ragazzo alzò lo sguardo su Draco e mormorò, terrorizzato:

 

“Se…se n’è andata?”

 

………………………………………………………………

 

Albus Silente si fece incontro a Lucius Malfoy con il suo solito sorriso gentile. Il nobile si alzò lentamente e gli rivolse un grave cenno di saluto.

 

“Signor preside…” disse, pronunciando la parola ‘preside’ come se fosse qualcosa di particolarmente disgustoso.

 

“Lucius. Averti qui è sempre un piacere.”

 

Lo sguardo di Albus saettò verso una delle poltrone, che sembrava stare in piedi per miracolo, tenuta insieme da una quantità spropositata di nastro adesivo magico.

 

Il preside scosse la testa: (Via! Tutti in coro!) Lucius era sempre stato uno strano ragazzo. Oltre che un disastro negli incantesimi di riparazione.

 

“A che devo l’onore di questa visita?”

 

Lucius raddrizzò le spalle e annunciò:

 

“Sono qui per conto del ministero.”

 

“Questo lo sapevo già.”

 

“E allora perché me l’ha chiesto?” grugnì il nobile. Maledetto vecchio. Doveva assolutamente controllarsi. Ma quando sarebbe giunto l’avvento dell’Oscuro signore, tutti coloro che si opponevano sarebbero stati distrutti e anche lui avrebbe avuto la sua vendetta…soprattutto sul macellaio, Willy McBeef, protetto di Silente, che continuava a trattarlo con supponenza quando andava a comperare le bistecche.

 

“Perché non conosco il motivo per cui il Ministero ti ha mandato qui,” rispose il preside amabilmente.

 

“Stavo seguendo le tracce di un Trubdulus Veritatis…le mie fonti mi dicono che un cucciolo di trubdolo è stato venduto ad Hogsmeade. Credo sappia che una decina di quegli animali sono stati rubati la settimana scorsa…”

 

“Mi sembra di aver sentito una notizia del genere, sì,” annuì Albus, accomodandosi sulla poltrona traballante. Il preside picchiettò gentilmente un bracciolo con la sua bacchetta e la poltrona diventò una sedia reclinabile con quattordici funzioni di massaggio, “ma non capisco cosa c’entri con la scuola.”

 

Lucius digrignò i denti e Willy McBeef scivolò al secondo posto nella lista nera personale del nobile Malfoy. Ora al primo c’era Albus.

 

……………………………………………………………

 

La professoressa McGranitt stava ascoltando il racconto di Harry, Ron ed Hermione sul nuovo pericolo che stava minacciando la scuola. Accanto a loro c’era il professor Piton, e subito dopo di loro Sibilla Cooman, pronta a guidare la ricerca del trubdolo grazie alle sue facoltà divinatorie. La vicepreside si massaggiò le tempie, sospirando. Quella non era affatto la giornata adatta per un guaio del genere. Con Lucius e Albus che si occupava di lui, andare in cerca di quell’animale sarebbe stato un inferno. Senza contare il fatto che avrebbe dovuto fare un discorsetto a Hagrid riguardo il suo vizio di allevare animali pericolosi.

 

Tutti gli insegnanti riuniti in sala professori avevano ascoltato stupefatti il racconto dei tre ragazzi.

 

La professoressa McGranitt si alzò, decisa a prendere in pugno la situazione.

 

“Cominceremo a cercarlo immediatamente. A questo animale piace rintanarsi in posti bui e stretti, per prima cosa controlleremo il sistema di aerazione. Professoressa Caporal, chieda agli elfi domestici di portare il cibo preferito del trubdolo, lo useremo come esca.”

 

“Ma in fondo a cosa diavolo serve questo sistema di aerazione? I vetri sono incantati in modo da permettere il ricambio dell’aria,”

 

disse la professoressa Sprite, mentre affilava un enorme e minaccioso paio di cesoie. Harry rabbrividì e sperò che non incontrasse Baston.

 

“Nessuno lo ha mai capito. Ah, già, qualcuno deve andare ad avvertire il Professor Lupin, la sua esperienza ci sarà utile. Anche Madama Chips deve tenersi pronta, sarà necessario preparare delle pozioni calmanti per coloro che verranno colpiti dai poteri del trubdolo.”

 

La professoressa McGranitt si fermò a riflettere per un attimo.

 

“Un’altra cosa. Lucius Malfoy è qui per conto del Ministero. Non credo sia per questa storia dei trubdoli… il Ministero non manderebbe un alto funzionario a fare il lavoro di un semplice Cacciatore. Ma comunque vi raccomando la massima discrezione.”

 

Si voltò a dare un’occhiata critica ai tre Grifondoro che stavano stretti gli uni agli altri, indecisi sul da farsi.

 

“Penso sia opportuno che rimaniate qui.”

 

Alzò una mano per zittire le proteste che sapeva sarebbero arrivate.

 

“È  troppo pericoloso. Incanteremo la sala professori in modo da impedire al trubdolo di entrare… non preoccupatevi per la sua capacità di teletrasporto… e faremo lo stesso con i dormitori.”

 

Ron tirò un sospiro di sollievo, mentre Hermione e Harry si guardavano disperati. Con la Mappa del Malandrino sarebbe stato facile localizzare il trubdolo, ma naturalmente non potevano parlarne agli insegnanti. Tuttavia, se fossero andati con loro, avrebbero trovato il modo di guidarli. Come al solito, la fortuna venne loro in aiuto. La professoressa McGranitt stava dicendo:

 

“ Ci serve una mappa del sistema. Piazzeremo delle esche incantate di fronte alle uscite. Se il trubdolo ne mangerà una, sulla mappa si illuminerà il punto corrispondente. A proposito, qualcuno sa dove si trova la sezione mappe, in biblioteca?”

 

Silenzio.

 

Poi si alzò, timida, la mano di Hermione.

 

“Lo so io, professoressa. Devo anche avvertirla che Madama Pince è stata colpita dai poteri del trubdolo e…non si sente bene.”

 

La vicepreside sospirò.

 

“Allora suppongo che dovrete venire con noi.”

 

Mentre apriva la porta della sala insegnanti, Minerva McGranitt non riuscì a dominare un attimo di debolezza:

 

 

‘Con la minaccia di Sirius Black e i Dissennatori sui terreni della scuola…ci mancava anche questa!’

 

……………………………………………………………

 

“Siamo tutti pedine nelle mani di una divinità malata.”

 

La persona che stava esprimendo quel pensiero non era un filosofo (anche se era convinto di esserlo) ma una guardia di Azkaban che si chiamava Simon Kilkenny. Qualche mese prima era giunto a Hogwarts con i suoi compagni ed un manipolo di Dissennatori, pronti a difendere la scuola da Sirius Black. Non che a Simon importasse granché. Sapeva benissimo che in realtà Black era diventato il leader di una rock band, come diceva il Cavillo, quindi rimanere lì era una perdita di tempo.

 

L’uomo sospirò e si strinse nel mantello, che faceva ben poco per ripararlo dalla pioggia battente. Pensava che il paesaggio, l’umidità e il freddo fossero terribilmente deprimenti e non vedeva l’ora di tornare ad Azkaban. A quel pensiero si illuminò tutto. Azkaban, con le sue torri di pietra nera, le celle di tortura, la mensa dove veniva servito cibo vivo, la neve che cadeva perpetua…e i Dissennatori. Essendo vaccinato magicamente contro le creature, come tutte le altre guardie non subiva i loro effetti per questo era lì con il compito di controllarle. L’uomo alzò il bastone di cristallo che teneva in mano: all’interno il suo Patronus scintillava. Beh, era solo uno scarafaggio, ma serviva comunque allo scopo. Con quell’arnese conduceva i Dissennatori come se fossero docili pecorelle. Purtroppo, non avendo detenuti da torturare, le creature stavano diventando sempre più irrequiete e, soprattutto, lamentose.

 

Ad un tratto l’aria si fece più fredda e Simon vide un Dissennatore fluttuare verso di lui attraverso il prato. Era senz’altro Harvey, era quasi l’ora del suo rapporto.

 

“Allora, qual è la situazione?”

 

La creatura si strinse nelle spalle.

 

“…”

 

Simon sospirò.

 

“Me lo immaginavo. Black non è qui, vecchio mio, me lo sento.”

 

“…?”

 

“Come lo so? Istinto di cacciatore,” spiegò Simon, dando un colpetto al proprio bastone.

 

“…”

 

“E va bene, confesso, ho letto il Cavillo.”

 

“…?”

 

“No, non puoi assaggiare gli studenti. Harvey, credevo fossi un professionista e i professionisti fanno il loro lavoro senza lamentarsi.”

 

Il Dissennatore si strinse nelle spalle, imbarazzato.

 

“…”

 

“Scuse accettate. Non ti preoccupare.”

 

“…?”

 

“Uhm, è quasi l’ora del cambio. Direi che una partita a carte si può fare…”

 

……………………………………………………………

 

Lontano dai sentieri battuti dai Dissennatori Sirius Black se ne stava sotto la pioggia fissando il castello. La sua immagine serena lo disturbava terribilmente. L’uomo si abbandonò momentaneamente ai ricordi luminosi di una vita molto più felice: le lezioni di Trasfigurazione, i pomeriggi in biblioteca, la ragazza carina nel banco di fronte, le notti di luna passate a scorrazzare nei boschi con gli amici, le mattinate di sole trascorse a tormentare Piton… e sapeva che là, nella scuola che lui stesso aveva frequentato, si nascondeva quel vigliacco di Minus.

 

L’uccisore dei suoi migliori amici.

 

“Peter Minus… maledetto!”

 

……………………………………………………………

 

“Che schifo, Crosta!”

 

Tutti sussultarono e misero mano alle bacchette. Quando videro che si trattava di Ron, tirarono un sospiro di sollievo.

 

“Si può sapere che succede?” chiese Piton, di malumore, abbassando la bacchetta. Il folto gruppo di insegnanti aveva appena lasciato la sala professori diretto in biblioteca e tutti erano molto nervosi. Un altro spavento del genere e probabilmente qualcuno si sarebbe ritrovato pietrificato o colpito da qualche strana maledizione.

 

“Crosta mi ha starnutito nell’orecchio!”

 

“Questo succede perché tieni sempre con te quell’essere antigienico…” disse Hermione. Ron aggrottò la fronte.

 

“Lo tengo sempre con me perché il tuo gatto pulcioso cerca sempre di mangiarlo! Perché non gli ordini di piantarla?”

 

“Mmmh,” rifletté Hermione, “Da questo punto di vista hai ragione. Devo fare più attenzione alla dieta di Grattastinchi, non è salutare per lui mangiare certe schifezze…”

 

Ron si chiuse in un silenzio imbronciato.

 

Nel frattempo Harry aveva tirato fuori la Mappa del Malandrino e la stava controllando, facendo attenzione a non farsi scoprire dagli insegnanti.

 

“Allora? Dov’è? Non in biblioteca spero…” chiese Hermione, sbirciando la pergamena ingiallita.

 

“No, aspetta…” rispose Harry aggrottando la fronte. “Purtroppo il sistema di aerazione non è segnato sulla mappa. Sono indicate solo le aperture…ecco! Uh…credo che sia l’ufficio del professor Lupin…”

 

Continua…

 

 

 

  
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