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Autore: Lachelle Winchester    30/04/2013    6 recensioni
Da una parte la vita normale, dall'altra la caccia: come si possono conciliare due tipi di vite così diverse? Quale vita prevarrà sull'altra? Può un cacciatore abbandonare definitivamente la caccia?
Seguito di La caccia continua
Revisione completa
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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1 Always

Kansas


Le settimane successive non furono per niente facili per nessuno, soprattutto per Lachelle, che non riusciva a riprendersi in alcun modo. Vide il mondo crollarle addosso, si sentiva impotente e non riusciva a non pensare che tutto fosse successo a causa sua. Dean cercò in ogni modo di tirarle su il morale, portandole la colazione a letto, cercando di parlarle, ma ogni sforzo sembrava essere inutile. Più di una volta i due finirono per discutere e non trovavano il modo di parlarne e chiarirsi.
« Non è colpa tua, smettila di farti del male. » le disse lui una sera, seduto ai piedi del letto mentre la guardava piangere in silenzio, raggomitolata nell'angolo della stanza.
Non ne poteva più di vederla chiusa in camera, al buio e senza mangiare. Non l'aveva mai vista tanto fragile; Lachelle si era sempre dimostrata forte di fronte a qualsiasi situazione, aveva sempre affrontato tutto senza mostrare mai un segno di debolezza, e vederla d'un tratto così non era facile per nessuno.
« Non puoi continuare così. Io capisco quello che provi ma sei sempre stata forte, tu non ti arrendi così. » continuò cercando invano di confortarla e di starle vicino.
« Non puoi capire, » biascicò lei, quasi infastidita dalla consapevolezza che nessuno poteva comprendere il suo stato d'animo ma nonostante ciò tutti le continuavano a ripetere il contrario. « è tutta colpa mia, era compito mio. » aggiunse singhiozzando, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Dean avvertì il sangue bollirgli dalla rabbia; tante volte si era sentito colpevole di cose che non poteva controllare, quindi riusciva ad immaginare come si sentisse. Voleva farle evitare di soffrire inutilmente, voleva che la smettesse di sentirsi in colpa, proprio come lei gli aveva insegnato.
Il silenzio riempì la stanza ancora per un po', poi la donna si alzò da terra e si avviò in direzione del bagno per lavarsi la faccia. Si ritrovò avanti ad uno specchio che non le mostrava più la pancia che aveva avuto fino a poche settimane prima e quella visione la fece ricominciare a piangere. L’uomo si portò le mani alla fronte, arrabbiato con lei ma anche con sé stesso perché non riusciva a farla stare meglio, preso dalla disperazione e anche spaventato.
« La smetti di ritenerti l'unica responsabile? » le chiese avvicinandosi. « Non sei solo tu a stare male. » le confessò guardando il suo volto allo specchio.
La donna si era appoggiata con le mani al lavandino e aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
« Era una mia responsabilità. » ribatté lei abbassando il volto mentre il senso di colpa si faceva sempre più spazio dentro di lei.
Il Winchester si avvicinò per prenderle la mano, per instaurare un contatto fisico. Lachelle cercò di ritirarsi ma Dean afferrò i suoi polsi mentre lacrime e singhiozzi diventavano sempre più difficili da trattenere.
« Era una nostra responsabilità, non era solo figlio tuo e non è colpa tua. » le urlò lui perdendo la pazienza. « Ma a quanto vedo, anche per stasera è inutile. Chiudiamola qui. » concluse uscendo e sbattendo la porta con forza.

Dean, angosciato, rimase fermo dietro la porta chiusa alle sue spalle, massaggiandosi gli occhi stanchi con le dita della mano destra e stringendo la sinistra in un pungo.
« Qualsiasi cosa ti abbia chiesto non me l’hai mai concessa. » disse sedendosi su una poltrona di stoffa arancione, poco distante dalla stanza da letto.
Di rado gli capitava di pregare Dio, un Dio al quale non era neanche sicuro di credere, ma quando era davvero disperato era l’unica cosa che riuscisse a fare.
« Non la voglio perdere, aiutami per una volta. Ho perso tutto per la tua maledetta Apocalisse e tutte le stronzate che sono seguite dopo » imprecò alzandosi e tirando un calcio forte alla sedia; la prospettiva di vita che vedeva senza Lachelle non era delle migliori e permise alla rabbia di controllare le sue azioni.
« Non è di Dio che adesso hai bisogno. » si sentì arrivare una voce dalle scale, poi ne seguì la figura di Muriel. « Ma di una donna. » aggiunse salendo a fatica l’ultimo scalino.
Dean la vide e cercò di assumere il solito atteggiamento forte che aveva sempre avuto, immaginando che tutti in quella casa li avevano sentiti litigare ancora una volta.
« Non voglio interrompere le tue preghiere... » cominciò lei ma il Winchester la interruppe bruscamente.
« Non stavo pregando. » dichiarò con tono fermo, ma sapeva che all'anziana signora non poteva mentire; era in grado di capire sempre ogni cosa senza che nessuno le diceva nulla.
« Come vuoi tu, caro ragazzo. » continuò lei. « Io ti ripeto che hai bisogno di una donna. Chiamiamolo un piccolo aiuto in un momento di bisogno. » disse facendogli l’occhiolino.
Dean la guardò accigliato, limitandosi a farfugliare un « Non capisco. ».
« Non vuoi dei consigli per aiutare La Shelli? » lo esortò mentre prendeva posto sulla sedia arancione.
Sospirando, Dean si chiese come avesse potuto fraintendere; forse perché Muriel lo riempiva sempre di complimenti, facendo ingelosire Lachelle. I pensieri dell'uomo si spostarono sulla fidanzata ed immaginò la faccia rossa che avrebbe fatto in quel momento e sorrise.
"Immagino ti stia chiedendo se tu e La Shelli vi amiate ancora" prosegue lei massaggiandosi le gambe doloranti. Dean la sente quasi come una mamma e decide di accettare il suo aiuto.
« L'amore può finire per questo? » le chiese incrociando le braccia e inclinando la testa verso dietro, in modo da poggiarsi al muro. « Se non mi amasse più? Noi parlavamo sempre di tutto, affrontavamo tutto insieme, l'abbiamo sempre fatto. » confessò amareggiato e spaventato.
« Che caro che sei, Dean. » disse Muriel, mostrando un grande sorriso; il maggiore dei Winchester le aveva ricordato tanto un suo vecchio fidanzato, dal primo momento in cui l'aveva conosciuto, anche lui all'apparenza molto duro ma in realtà molto dolce.
« La Shelli sta attraversando un periodo difficile, perdere un bambino è una cosa che ti cambia la vita, che ti fa dimenticare tutto il resto. Le devi stare vicino, farle capire che ci sei, essere dolce, romantico... » gli spiegò con calma ma si interruppe quando vide il suo volto contrariato.
« Trasformare i topi di Cenerentola e una zucca in carrozza, certo. » ironizzò. « Io non lo so fare, non ne sono capace, hai sbagliato persona. » confessò, cercando di convincere entrambi che non sarebbe mai stato capace di fare queste cose. « Tenero e romantico io? Sono cose da film, queste. » concluse.
Muriel rimase in silenzio per alcuni minuti, poi si alzò e gli poggiò una mano sulla spalla.
« Metti da parte l'orgoglio, cerca di sforzarti, pensa a voi insieme. Tu la ami? » gli chiese guardandolo negli occhi.
Dean li chiuse e si vide abbracciato a Lachelle, vide i suoi occhi scuri e il sorriso ogni volta che lo baciava, la vide correre e inciampare, cantare con lui, fantasticare sulla magia e sui mondi che chissà perché tanto amava. Le sue labbra si increspano involontariamente in un sorriso.
« E allora non devi preoccuparti, ti verrà naturale. » sentenziò dunque la signora. « Dean io vi invidio. Una alla mia età non dovrebbe ma chi non vorrebbe essere guardato dalla persona amata come vi guardate voi? Vorrei sentire ancora quella sensazione. » gli confessò mentre le guance diventavano dello stesso colore dei suoi capelli, però senza fiocchetto.
« Grazie per l’aiuto, Muriel, ma non ho intenzione di ascoltare storie sulle farfalle nello stomaco e altre stronzate del genere. » sbottò lui prima che il discorso degenerasse. Cercò di evitare il suo sguardo, consapevole che l'anziana sapesse che provava davvero quelle cose e che non l'avrebbe mai ammesso.
« Quindi non conosci quella sensazione di ansia e felicità insieme, batticuore, mancanza di respiro, pressione nello stomaco? » cominciò ad elencare le sensazioni che provava quando era fidanzata col marito e ad ogni parola Dean riconobbe una sensazione familiare.
« Si, è l'acidità di stomaco. » le rispose per non darle soddisfazione, ma ormai la signora lo conosceva bene e gli sorrise mentre scuoteva la testa in segno di dissenso.
« Falle ricordare quanto sei importante, Dean e soprattutto falle capire quanto lei è importante per te. » gli consigliò prima di lasciarlo solo, avanti alla porta della camera da letto.
Lui rimase lì, fermo a provare qualche discorso, qualcosa da dire ma nulla gli sembra abbastanza convincente. Sam, passando di lì più tardi, lo vede discutere animatamente con la porta.
« Sai che avresti bisogno di un controllo dallo psichiatra, vero? » lo schernì, ma il fratello maggiore lo rimbeccò come sempre con uno « Sta zitto, Sammy! ».

Nei giorni successivi l’uomo pensò ai consigli di Muriel e trattò con distacco Lachelle; non era esattamente quello che gli aveva consigliato, ma per lui Lachelle non si sarebbe accorta davvero che le mancava se non avesse pensato di averlo perso. Il ragionamento non fu sbagliato, infatti una sera d'inizio luglio in cui Dean era rimasto con Kevin a magiare cioccolatini davanti alla tv, Lachelle uscì  dalla propria camera e scese in salotto. Si propose di aprire i cioccolatini che non erano riusciti ad aprire ma Dean rifiutò il suo aiuto, usando un tono distaccato e freddo; gli dispiaceva comportarsi in questo modo ma sentiva di doverlo fare per il loro bene.
Lachelle si rese conto davvero di quanto avesse sbagliato, di quanto le mancasse e di quanto facesse male vedere Dean comportarsi così con lei. Solo in quel momento capì che per settimane quell'uomo aveva fatto di tutto per lei ma non l’aveva apprezzato, presa dal dolore forte.
« Kevin, ti spiace andare di sopra a vedere i cartoni? » chiese al nipote con voce tremante.
L'istinto le diceva di sistemare le cose prima che degenerassero, di rimanere da sola con Dean e chiedergli scusa, dirgli che gli mancava e che le dispiaceva. L'uomo però si alzò dal divano e si recò in giardino.
« Non ce n'è bisogno. » intervenne freddo.
« Devo spegnere la tv? » le chiese Kevin, costringendo il suo sguardo a posarsi su di lui dopo che aver seguito Dean fuori alla porta.
Lei scosse la testa e una terribile sensazione la paralizzò.
« Ma non vuoi più bene a Dean? » le chiese il bambino con tono educato e innocente.
« Certo che gli voglio bene. Non so se lui ne vuole più a me. » rispose lei sorpresa dalla spontaneità del nipote.
« E allora perché non glielo dici? » suggerì lui.
Lei lo guardò e si rese conto di quanto i bambini riescano a trovare soluzioni così semplici perché per loro tutto è così semplice. Senza perdersi d'animo, si avviò in giardino a passo veloce.
« Dean, ti prego, basta. Ti posso parlare? » cominciò, cercando di non sembrare spaventata ma in realtà si rese sempre più conto di aver corso il rischio di perderlo in quelle settimane e pregò Dio affinché questo non succedesse.
Lui, girato di spalle e le braccia incrociate, aveva lo sguardo fisso sulla sua Impala e non le rispose.
« Smettila di ignorarmi ed evitarmi. » la voce cominciava a mancarle, la paura stava prendendo il controllo assoluto sul suo corpo, poi vede dal riflesso del finestrino su cui batteva la luce del lampione una lacrima sul volto dell'uomo scendere sulla guancia.
« Sei tu che hai smesso di parlarmi per prima. » furono le sue prime parole.
Non ebbero l’effetto che la donna si aspettava; aveva sperato che qualunque cosa avesse detto, l'avrebbe fatta sentire meglio solo per il fatto di sentirlo rivolgerle la parola, ma sottolinearono solo quanto l’abbia fatto soffrire nell'ultimo periodo.
Sapeva che aveva ragione, che l'aveva ignorato troppe volte mentre piangeva, di avergli chiuso la porta alle spalle e averlo lasciato solo. Sapeva di non meritare un uomo come lui accanto in quel momento, ma aveva troppo bisogno dei suoi abbracci, della sua presenza, dei suoi sorrisi, dei suoi scherzi, aveva perfino bisogno dei suoi difetti 
« Ho sbagliato, mi dispiace. » si scusò abbassando il viso. « Ero troppo impegnata a passare dal divano al letto, a piangere come una stupida per rendermene conto prima. Ti giuro che non ho capito niente, non riuscivo a rendermi conto di nulla. » proseguì senza aspettarsi di essere capita; quella era una cosa che facevano quando si confidavano ogni cosa, prima che lei rovinasse tutto.
« 
Mi sentivo un vuoto dentro e adesso l'ho solo reso più grande. » concluse avviandosi di nuovo dentro, rendendosi conto che Dean non aveva intenzione di continuare a parlare, ma si sbagliava.
« Ho cercato di aiutarti, sai che farei qualsiasi cosa per te. » mordendosi le labbra per il nervosismo, l'uomo riprese a parlare.
Lachelle si fermò di colpo.
« Anche fare pace? » azzardò lei. Non era mai stata così sfacciata in vita sua, ma amava Dean da troppo tempo e non l'avrebbe mai dimenticato, senza di lui non sarebbe più riuscita ad andare avanti. « Mi manchi tanto, Dean. » gli confessò avvicinandosi e prendendo la sua mano.
Dean riuscì a mantenersi freddo con lei fino ad un certo punto, poi le afferrò il braccio e la tirò a se per abbracciarla forte. Gli era mancato tutto di lei, dal suo profumo ai suoi capelli disordinati, dal suo calore ai suoi occhi scuri, dal suo volto sul petto alle sue mani intrecciate nelle proprie.
Continuarono a ripetersi « Mi sei mancata. », « Mi dispiace. » « Va tutto bene. » mentre si stringevano in un abbraccio senza fine, avvolti da quel formicolio di cui aveva parlato Muriel a Dean.

Dopo quello che sembrò un secolo, il loro abbraccio si sciolse e Dean le accarezzò il viso, asciugandole le lacrime. La aiutò a sedersi a terra e finalmente riuscirono a parlare, come avevano sempre fatto, senza nascondersi niente.
« Hai detto che io non potevo capire cosa provi. Perché non me lo fai capire tu? » le chiese e Lachelle si sdraiò sulle sue gambe, accanto ai colori lasciati a terra da Kevin.
« Non so spiegarlo. Un attimo prima stai lì che ti accarezzi la pancia e un attimo dopo non c’è più, come un pensiero che ti passa di mente e non puoi più recuperarlo. » rispose lei.
Dopo un lungo sospiro ricominciò a spiegare come si era sentita in quelle settimane.
« 
Ti viene l'ansia, la paura, l'angoscia, il senso di colpa, c'è solo buio, vuoto, silenzio. Poi senti gli occhi di tutti puntanti addosso e dei commenti che ti fanno vergognare. ».
L’uomo si chinò per darle un bacio.
« 
Emma? » le chiese, ricordando gli atteggiamenti poco piacevoli che la sorella aveva avuto con lei.
« Si e sai qual è la novità? » chiese lei guardandolo negli occhi. « Lei e Sam aspettano un bambino ma non l'hanno detto per non mettermi a disagio. » gli confidò mentre prese a sistemargli un sopracciglio col pollice. « Li ho sentiti parlare questa mattina. » aggiunse al suo sguardo interrogativo.
Dean prese uno dei colori a terra e cominciò a disegnarle qualcosa sul viso.
« So che la notte hai degli incubi »  disse, felice di avere di nuovo la propria donna tra le braccia. « e so anche che ti passano solo con un abbraccio.».
Da quando erano tornati dall'ospedale, ogni notte Lachelle sudava freddo e parlava nel sonno prima di cominciare a piangere, fino a che lui si svegliava e la stringeva forte, nonostante avessero appena finito di litigare.
« Se Sam sapesse quanto è dolce il suo fratellone. » scherzò lei con un sorriso, pensando a quanto dovesse davvero amarla per preoccuparsi per lei nonostante la loro situazione nei giorni precedenti.
« E se Emma sapesse quanto è trasgressiva sua sorella. » ribatté lui, a mo' di minaccia.
Lachelle si mise a sedere per vedere i disegni che Dean aveva cominciato a fare su dei fogli trovati a terra.
« Sai che i bambini disegnano meglio? » lo prese in giro, guardando uno sgorbio che aveva tutte le credenziali di essere stato disegnato da un Winchester; lo stile dei disegni dei due fratelli è inconfondibile.
« Io sono un grande artista. » fece la parte dell'offeso. « Disegno manga. Sai, i cinesi loro e il porno, uhm? » riprese in tono malizioso facendo schioccare la lingua e facendole l’occhiolino.
La donna cominciò a ridere fragorosamente.
« I manga cinesi? » ripeté senza riuscire a smettere con facilità, poi guardò meglio i fogli e la sua espressione si fece seria. « Dean, dimmi che non sei così stupido da disegnare queste cose sui quaderni di Kevin. ».
Il Winchester forzò un sorriso, rendendosi conto del guaio.
« Ehm...non è una cosa così stupida. » cercò di difendersi.
Dopo aver strappato le pagine incriminate, misero a posto e andarono in camera da letto, felici di essersi ritrovati, felici nonostante tutto.
« Sai che ho bisogno di te? » gli chiese lei ricavandosi un po’ di spazio con la mano sotto la sua schiena poggiata al materasso.
« Sono qui per questo. » le rispose avvicinandosi al suo viso. « Non c'è niente che non farei per aiutarti e lo sai. » .
   
 
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