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Autore: Waterproof    01/05/2013    8 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7.  










Forse avrei dovuto metterci più enfasi, ma lui non parve neanche accorgersi dei miei ripetuti colpi al suo petto. Sandy gridava il mio nome e mi ammoniva, ma io stavo cercando un modo per fare seriamente del male a Styles e solo quando i miei occhi caddero sul suo volto me ne resi conto: i capelli.
Con un soffio si spostò un ricciolo caduto sulla fronte, incurante del fatto che fossi a cavalcioni su di lui e stessimo dando spettacolo in corridoio. Sogghignai, ridendo come una malata mentale in fase terminale e mi avvicinai al suo viso. La sua espressione mutò immediatamente, mentre mi guardava…

Le labbra? Mi sta guardando le labbra? Concentrati, Lewis. Il tuo obiettivo è distruggerlo, nient’altro di erotico. Distruggilo!

Sbattei le palpebre e cercai di non far caso alla sensualità del suo sguardo e ai gridolini isterici ed invidiosi di Sandy la Cozza e sollevai un braccio, portando una mano sul suo volto. Sentii che si stava lasciando andare alle mie carezze, e quella cosa mi confuse.
Che diamine stava facendo? Perché io tentennavo così tanto?!
Mi ripresi e feci scorrere la mano verso l’alto, prima di raggiungere la meta ambita. Con un gesto secco, gli scompigliai i capelli il più velocemente possibile. Erano ancora umidi, sarebbe stato difficile rimetterli a posto.

Paura Pot… Ehm, Styles?

Quando si rese conto di quello che stavo facendo, era troppo tardi: ormai era un cespuglio di ortiche. Ortiche perché era irritante. Soddisfatta, mi alzai da terra, rientrando in camera mia.
<< Ma sei impazzita?! >> Mi gridò, chiudendo la porta con un colpo secco. I miei occhi caddero sul nodo dell’asciugamano allentato, che gli indicai.
<< Denudati e ti denuncio per violenza sessuale! >> Gridai, coprendomi gli occhi. Sentii un fruscio, al quale cercai di non pensare: Dio, se me lo fossi trovato nudo davanti... Dovevo mantenere la calma, ma le sue sparate non aiutavano certo.
<< Potresti finalmente dire di aver visto un pe… >>
<< Zitto! >> Lo interruppi, scostando il braccio. Ah, si era messo i jeans. Almeno quelli. Gli ormoni si assopirono, lasciando alla mia razionalità ampio spazio d’azione.
<< Ma almeno hai baciato qualcuno? Dio, non riesco a trovare un povero santo che ti sopporterebbe. >>
Borbottò, gesticolando e con tentativi falliti cercò di aggiustarsi i capelli che gli avevo rovinato.
Inarcai un sopracciglio, accigliata. Non potevo credere alle mie orecchie; ma si stava per caso guardando allo specchio mentre parlava? Io insopportabile?
<< Io posso baciare chiunque, in qualsiasi momento. >> Spiegai, incrociando le braccia al petto con fare deciso. Forse ero stata avventata ed esagerata, ma il succo era quello. Libero arbitrio, si chiamava così.
<< Ah, ma davvero? Baceresti solo programmandolo. >> Rispose, facendo leva sul mio senso dell’ordine.
Lui non mi conosceva affatto, non poteva sapere della mia capacità di sorprenderle, le persone. D’altronde, la cosa non mi stupiva affatto: da quando ci conoscevamo, non aveva mai perso tempo nel cercare di conoscermi. Io sapevo tutto di lui, il mio spirito di osservazione mi aveva permesso di cogliere ogni cosa di lui, del suo carattere, del suo mutamento in quegli anni. Qualsiasi cosa. E lo avrei sopportato se lui non fosse stato così antipatico con me.
Riflettei sulle sue parole e decisi di dare voce all’istinto, per quanto potesse costarmi farlo. Mi avvicinai a lui, veementemente e in due passi gli fui di fronte. Lo afferrai dietro al collo, prima che lui potesse difendersi credendo che volessi scompigliargli ancora quella chioma e portai il suo viso alla mia altezza prima di dimostrargli quanto io potessi essere spontanea.

O stupida.

Unii le nostre labbra, con evidente sorpresa sua e ira di Sandy che stava trattenendo il fiato.
Harry legò le sue braccia intorno alla mia vita, stringendo i fianchi con fare quasi possessivo e passò la punta della sua lingua sul mio labbro inferiore.
Mi stava chiedendo il permesso?
Inconsciamente e inconsideratamente glielo concessi.

E’ per dimostrargli che io non sono quella che crede. Giusto?

Strinsi forte le palpebre, per scacciare dalla mente qualsiasi dubbio e sentii le mie dita intrecciarsi tra i suoi ricci per avvicinare ancora di più il suo volto.
Da un angolo recondito del mondo sentivo arrivare la voce di Sandy che ci chiedeva di smetterla, ma ad un tratto io sentii qualcosa.
Mentre le mie labbra si muovevano con quelle di Harry, sentivo qualcosa di familiare.
Purtroppo la situazione non mi permetteva di riflettere, e quando mi allontanai avevo il fiatone. Lo guardai, e per un attimo tutta la sicurezza di prima vacillò di fronte a quegli occhi liquidi e più scuri.
<< Visto? >> Mormorai, cercando di mantenere la calma. Harry arretrò di un passo, scuotendo il capo. Sembrava sconvolto, ma non era possibile. Era di me che si parlava.
<< Devo andare. >> In un istante fu fuori dalla camera, a petto nudo, lasciandomi sola con una compagna di stanza che gridava cose senza senso riguardo la lealtà. Non stavano insieme, lei lo avrebbe usato solo per il sesso. Come lui, d’altronde. Si completavano, erano due persone meschine e senza cuore.
Abbassai lo sguardo e riflettei su quello che avevo appena fatto, meditando ampiamente sulla mia incoscienza e sull’assurda situazione in cui mi ero andata a cacciare.
Avevo baciato Harry.
Ma la cosa non era tragica in sé: il problema era che era stato eccitante.

Come l’odio.

L’immagine della mia migliore amica che ripeteva quelle che erano state parole pronunciate da me tornò prepotentemente a farsi spazio nella mia mente. Due settimane prima, rimproveravo a Elena e Liam che tra me e Harry non ci sarebbe stato mai niente, perché per entrambi oltre l’odio c’era il nulla. Mi ero praticamente smentita da sola, smontata con le mie stesse mani.
A proposito di Elena e Liam… Era troppo tempo che io e lei non ci sentivamo, a causa del costo eccessivo delle chiamate internazionali; ma il periodo di permanenza a Parigi doveva essere terminato, quindi le inviai un messaggio per capire se avrei potuto chiamarla.
Attesi con impazienza una sua risposta, curiosa di sapere se con il suo amato amico fosse andato tutto bene, e nel frattempo raccolsi la mia borsa ed uscii di nuovo.
Harry lo avrebbe detto a Josh? E io avrei dovuto dirlo a Louise? Insomma, mi stavo facendo mille problemi quando poi quella cosa non era significata un bel niente, né per me né per lui. Pertanto, fingendo indifferenza, raggiunsi il cortile recandomi nuovamente in direzione della serra, per trovare frescura e pace. Cercai con gli occhi la panchina, cercando di evitare le uniche due persone che avrebbero potuto farmi capire quanto fossi stata stupida e mi distesi su una panchina abbastanza distante, per poter riposare in pace.
Sciolsi i capelli e li lasciai cadere, mentre una lieve brezza li muoveva, facendo oscillare le punte.
Forse avrei dovuto fare una telefonata ad Elena… Forse non aspettava altro che sapermi viva per raccontarmi tutto quello che era successo con Liam.
Forza e coraggio, sfilai il cellulare dalla tasca degli shorts e digitai il numero.

Uno, due, tre…

Cosa stava facendo? O forse non era tornata ancora da Parigi, quindi preferii staccare tuttavia, proprio mentre ero in procinto di farlo, sentii la sua voce assonnata provenire dall’altro capo del telefono.
<< Mademoiselle Lewìs, quel plaisir! >> Roteai le pupille, sorridendo.
  << Je suisheureux de savoir que vous êtes de retour sains et saufs. >> Dissi, reggendole il gioco. La sentii trattenere il respiro per un istante, prima di sospirare ed imprecare per la frustrazione.
<< Non è giusto, tu il francese lo conosci ! >> Si lamentò, come una bambina alla quale avevano appena tolto la caramella.
<< Ho detto : « sono felice di sapere che sei tornata sana e salva » >> Scoppiai a ridere come un’idiota, contagiandola. Sapeva che avevo seguitoun corso anni prima, per poter apprendere meglio la lingua e leggere libri direttamente in lingua originale, tipo Madame Bovary.

Lo avrai letto e riletto quel libro.

Scacciai l’immagine di Styles dalla mia mente e tornai ad occuparmi della mia migliore amica.
<< Eh, be’, sono felice anch’io. Come procede lì ? >>

Sì, come procede qui ?

Boccheggiai un istante, prima di decidere il da farsi.
Non aveva contato niente, era stato un incidente di percorso. Una dimostrazione della vera natura istintiva della Abbey umana.
<< Procede, procede. Voglio sapere di Liam, gli hai parlato ? >> La udii annuire, ma il tono sembrava cambiato.
Mi preoccupai all’istante, Liam poteva averla tranquillamente rifiutata, vedendola solo come un’amica. In quel caso le conseguenze avrebbero potuto essere due : morte istantanea di Payne o distruzione di una bella amicizia.
<< Vuole parlarmi. Lui sa che torno domani, quindi non può neanche lontanamente immaginare cosa io stia pensando… >> Mormorò.
<< Perché domani ? >> Chiesi, curiosa. Cosa stava combinando ?
<< Non ne ho idea, forse si è preparato il discorso del rifiuto. >> Non mi piaceva sentire la combattiva Elena in quel modo : era davvero questo che significava essere innamorati ? Distruggere il proprio essere per dolore o per amore ? Decisi di collocarlo tra le cose da NON fare prima di morire.
<< Elena, non saltare subito alle conclusioni peggiori. Forse ha bisogno di tempo. Insomma, la sua migliore amica gli ha appena confessato di essere innamorata di lui, tu cosa faresti al posto suo ? >>
<< Hai ragione… E con Styles come va ? >>
Ma perché ? Perché ?! Stavamo discutendo di Payne, come potevamo essere passati all’argomento Harry nel frangente di un millisecondo ?
Dopo averle raccontato tutto per sommi capi, attesi una risposta : dall’altra parte, solo silenzio.
<< TU COSA ?!  >> Me l’aspettavo, d’altronde. << Ci sono migliaia di modi per dimostrare che non sei affatto una bell’addormentata, e tu scegli il peggiore ! >>
Lei, in fondo, era la mia coscienza. Come toglierle quel ruolo privilegiato ?
<< Come bacia ? >> Chiese subito dopo, facendomi sussultare. Ma che domande erano ?!
<< Male, molto male. >> Mentii, e lei se ne accorse.
<< Sono certa che se non vi odiaste te lo saresti già portato a letto, Lewis. Ma lasciamo perdere, prima o poi succederà di nuovo. E forse avrò la fortuna di esserci ! >>
<< Non succederà un bel… Cosa ? >> Mi bloccai, ripensando alle sue parole.
<< Esatto, babe ! Vengoa Londra ! >>
 
Elena mi aveva lasciata senza parole tre ore prima, comunicandomi che entro un paio di giorni sarebbe arrivata in città : forse, se tutto fosse andato per il verso giusto, l’avrebbe accompagnata Liam, e io non vedevo l’ora di vederlo per chiedergli di far scomparire la faccia di Harry, che proprio in quel momento era seduto di fronte a me, in mensa e mangiava un piatto di pasta, controvoglia. Lo fissavo di sottecchi, chiedendomi a cosa stesse pensando.
No, non mi interessava.
Però quell’espressione corrucciata, lo sguardo vago, le lunghe dit ache stringevano svogliatamente una forchetta… Era palesemente attraente, non c’era niente da dire. Ma il suo carattere orripilante cozzava con la figura alta e slanciata che in quel momento si era accorta che la stavo fissando.
Avvampai, cercando di nascondere il volto dietro i capelli, ricordami poi di non avere una frangia o qualcosa di simile. In altre occasioni avrebbe sparato una delle solite battutine, o mi avrebbe presa in giro. In quel momento distolse gli occhi e li rivolse a Josh.
Si alzò di scatto, portando con sé il vassoio che posò sul cestino dei rifiuti dopo averlo svuotato, e lasciò la stanza.
<< Che diavolo gli è preso ? >> Domandò Josh, guardando gli astanti. Tutti tranne me.
Io che potevo saperne, d’altronde ?
<< Non  lo so, forse qualcuno dovrebbe andare a controllare. >> Propose Louise, guardandomi.
<< Sì, Josh, vai. >> Lo spinsi lievemente prima di ricevere in risposta un mugolio di dolore. Il mio sguardo cadde sulla sua caviglia, fasciata. Sbarrai gli occhi, chiedendogli cosa gli fosse successo.
<< Sono caduto e me la sono slogata. Succede. >> Spiegò. << Potresti andare tu ? Ti prego… >>
<< Eh ? Ma stai male ? >> Sussultai, allontanandomi quasi mi fossi scottata.
<< Ma dai, Abbey, non posso lasciarlo così. >> Improvvisò un paio di occhi imploranti, senza sapere che in realtà non avrebbero sortito alcun effetto.
Tuttavia, mi alzai, controvoglia, e seguii il percorso fatto da Harry poco prima, immaginando che si fosse rintanato in camera sua.
Quando mi ritrovai di fronte alla porta, tentennai, incerta sul da farsi ; non avevamo alcun tipo di rapporto, con quale faccia – dopo averlo oltretutto baciato – mi sarei presentata da lui chiedendogli come stesse ?
Un rumore che proveniva dall’interno mi fece sobbalzare, tanto che senza neanche bussare entrai, sgranando gli occhi di fronte alla scena che mi si era appena presentata davanti…
 




HOLAAAAAA
Scusate per il ritardo, ma sono super stressata e… Vabbè, niente! Ahahahah
Ci ho messo un po’ a scrivere questo capitolo, inoltre Word mi va in francese e ho dovuto cancellare tutte le correzioni automatiche.  Ci ho messo una vita.
Grazie mille per l’interesse che state mostrando nei confronti della storia, sono felicissima *-*
Quindi, ho deciso che vale la regola dello spoiler, per tutti i capitoli.
Ho lasciato la scena finale in sospeso, quello che succederà dopo non so neanche io da dove mi sia uscito ahahahahh
Bacibaci :*
A.

 
  
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