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Autore: Shark Attack    19/11/2007    4 recensioni
- Perchè hai grumi di sangue fra i capelli? - la voce di Micah tradiva un'ansiosa preoccupazione.
Sheryl si voltò, i suoi occhi glaciali lo trafissero peggio di una lama. - Lo vuoi davvero sapere?
AVVISO: Se vi impressionate facilmente e non vi piacciono le persone sadiche e crudeli, questa storia non fa per voi.
Genere: Dark, Horror, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gea la guardò a testa alta, col naso all’insù, come una che snobba qualcun altro. Non approvava quel genere di discorsi, ma in cuor suo sapeva che aveva ragione. Sheryl non aveva più niente al mondo per cui vivere, e il destino voleva che fosse incapace di morire. Era un particolarità di alcune creature magiche, una particolare maledizione che impediva di morire in qualsiasi circostanza stesse per accadere; e Sheryl era una di queste creature, come aveva abilmente intuito il Padrone qualche anno prima.
Gea comprendeva il suo dolore e non poteva fare altrimenti. Quella che aveva davanti ne aveva passate così tante che non era più nemmeno classificabile come Creatura Umana Incapace di Morire.
No, quello lo era alla nascita.
Da quando il Padrone l’aveva presa con sé nel castello, era diventata velatamente una creatura aliena, qualcosa d’indescrivibile. Giovanissima, appena sulla ventina, ma così magra e segnata dalla vita che sembrava potesse avere cent’anni.


THE EVIL

Sheryl si svegliò che i raggi del sole ancora non erano del tutto comparsi da dietro la scura foresta sterminata che circondava il castello e che si stendeva in tutta la sua imponenza davanti alla finestra della stanza della ragazza.
Si passò le mani nei suoi lunghi capelli opachi e nel seguirli fino alla punta si stiracchiò le braccia pigramente. I suoi occhi chiarissimi e innaturali scrutarono l'orizzonte, ma un secondo dopo erano semplicemente puntati lontano, sognando di essere laggiù con loro.
Spostò con delicatezza il lenzuolo di tessuto grezzo e rabbrividì scoprendo le gambe, ossa sotto pelle.
Meno di un minuto dopo Sheryl era già pronta nella sua divisa bianca dai bordi blu scuri. Una fascia dello stesso colore dei bordi separava la giacca dai pantaloni e di quel blu scuro era anche l'elastico che teneva al loro posto in una treccia i capelli. Al collo aveva una catenina minuscola, con appeso un ciondolo a forma di lacrima, rubino color del sangue.
S'udirono due giri di maniglia e alla porta comparve Gea, l'unica compagnia di Sheryl in quell'immenso palazzo.
- Ben svegliata! - esclamò esibendo un enorme sorriso smagliante – Come va?
Se Sheryl le avesse gettato una secchiata d'acqua gelida addosso avrebbe avuto una reazione migliore.
- Va beh, ho sentito che il Padrone ti vuole nel suo studio. - fece un cenno alla porta, ma l'altra ragazza non parve comprendere il messaggio. Era rimasta perfettamente immobile. Gea indurì la sua espressione, il sorriso scomparve e, digrignando i denti, - Su-bi-to!
-D'accordo, vado..
Ogni volta che si muoveva lo faceva con pesantezza e controvoglia. Era il suo modo pacifico per esprimere che quella vita le faceva schifo. Immensamente schifo.
I primi tempi usava esprimere quel concetto cercando disperatamente di distruggere più ale possibili del palazzo, anche se ogni volta veniva regolarmente presa e rinchiusa senza tante cerimonie in un sotterraneo, e lì lasciata dimenticata da tutti anche per mesi. Poi la facevano uscire, il Padrone le faceva la solita lavata di capo e tutto tornava normale. Lei tornava una normalissima bambola. Qualche mese dopo aveva un'altra crisi e la storia si ripeteva.
La musica era sempre la stessa, ma il disco si frantumò dopo che il Padrone la lasciò nei sotterranei per più d'un anno, senza vitto ne igiene. Ne uscì profondamente cambiata. Le ci vollero due mesi perchè riprendesse conoscenza del sole, e ancora le dava qualche fastidio.
Nel palazzo tutti avevano una paura tremenda del Padrone, ma non erano pochi quelli che lo ammiravano per portamento, autorità e potenza. Soprattutto per la potenza.
Quando passava per i corridoi tutti cercavano il più possibile di essere invisibili e di non intralciarlo, mentre ogni volta che chiedeva che qualcosa venisse fatta scattavano come molle per eseguire l'ordine. Lo stesso atteggiamento il personale lo assumeva con Sheryl, e sempre per gli stessi motivi.
Era anche lei molto potente, e in giro si mormorava che fosse persino più forte del suo stesso Padrone.
A passi rapidi e decisi scese le scale della torretta in cui domivano lei e Gea e percorse tutti i corridoi prima di arrivare alla porta dello studio del Padrone. Lì davanti vide una ragazzina esile e molto giovane, non ancora sviluppata, fremere davanti ad una pila di piatti rotti che le erano caduti. Non appena scorse Sheryl la sua rapidità nel raccogliere i cocci si decuplicò e filò via all'istante chiedendo scusa fino a che non era più nel suo campo visivo. Sheryl scosse la testa tristemente e bussò alla porta.
Rispose una voce dal timbro forte. - Avanti.
La porta era di marmo sottile e s'aprì solo utilizzando una buona dose di forza. Era stata progettata per impedire l'accesso ai seccatori, perchè il Padrone sosteneva che chi non avesse la forza per decidere della sua vita senza coinvolgere gli altri non era neanche in grado di entrare al suo cospetto.
- Oggi andremo in missione. Sei contenta?
La poltrona era girata verso l'ampia vetrata che dava luce alla stanza e che mostrava ancora una volta la foresta. Erano al terzo piano del palazzo e si poteva benissimo vedere anche una parte del giardino sottostante. Dal lato destro della poltrona comparve una mano che reggeva un calice di una sostanza simile a latte argenteo. Si vedevano anche le gambe accavallate dell'uomo e una ciocca dei suoi capelli grigi che, alla luce del sole, apparivano bianchi.
La ragazza rimase leggermente interdetta dalla sua frase. Non si sarebbe aspettata ne convenevoli ne qualcosa di gentile, ma l'idea di una missione, per di più insieme.. solitamente le faceva da sola, e neanche di recente. Rispose allo stesso modo.
- Qual'è la missione?
- Un gruppo di gente a cui non piaciamo..
- L'esercito del Re?
- .. anche chiamato così, esatto.. - aggiunse con un gesto della mano di sufficenza.
Sheryl rimase sulla porta, mordendosi il labbro inferiore. Non aveva nulla da dire in contrario.
La poltrona si voltò di scatto e l'uomo le puntò addosso i suoi penetranti occhi neri. - Possiamo andare.
Posò il calice sul tavolo con irruenza mentre si alzava; una goccia del liquido biancastro schizzò sul dorso della sua mano. Senza troppe cerimonie lo leccò via, poi guardò di sottecchi la ragazza, sempre immobile accanto allo stipite.
- Ho ripensato – esordì mentre si sitemava la camicia e afferrava la parte superiore della sua divisa, molto simile sotto ogni aspetto a quella di Sheryl – Ho ripensato alla tua condizione attuale.. da quant'è che non esci dal palazzo?
- Non metto piede neppure nel giardino da 4 mesi, 2 settimane e 3 giorni – rispose prontamente lei.
Il Padrone si bloccò per un istante a quella risposta immediata e precisissima. Si allacciò un bottone con noncuranza e sistemò la banda che divideva diagonalmente il suo petto.
- E in missione? Da quanto?
- Da due mesi dopo che sono uscita dai sotterranei.
- Bene. Oggi azzereremo il contatore, allora. Ho bisogno di te perchè pare che siano davvero molte guarnigioni e ben scelte, non i soliti soldatucoli, contadini con in mano uno stupido fucile..
- Non se ne possono occupare i tuoi soldati?
Si stava riferendo ai cosiddetti “prigionieri” che il Padrone di tanto in tanto faceva tra i nemici più forti che gli si paravano davanti. Solitamente gli eserciti del Re erano piuttosto deboli in confronto a Sheryl, ma ongi tanto un esercito risultava esser messo meglio di altri e il Padrone decideva di prendere qualche soldato in “prestito”, come lo chiamava lui, per metterlo dalla sua parte. Ogni volta che c'era un esercito invadente non scendevano in campo personalmente ne lui ne Sheryl, ma venivano mandati avanti i suoi soldati, dopo averli ricoperti di uno speciale incantesimo che li rendeva infuocati, e quindi impossibili da attaccare per qualsiasi essere umano normale che si sarebbe ustionato al contatto.
- Detesto ammetterlo ma sono in minoranza.
E dopo uno sguardo gelido Sheryl capì che la discussione era terminata.


Il fango schizzò sui suoi pantaloni e rese ancora più indistinguibili le sue scarpe da ginnastica. I lembi del suo mantello strisciavano a ritmo della sua camminata stanca e la pioggia che cadeva fitta non lo aiutava di certo. Lui era stanco, erano ore ormai che vagava in quelle condizioni, non avrebbe retto ancora a lungo.
La sua grande speranza venne animata dall'avvistamento di alcune abitazioni, poco distanti dal bordo della foresta che lo aveva ingabbiato per giorni. Trovando in quella visione le forze necessarie a progesuire, Micah accelerò il passo ma una radice nascosta lo fece precipitare con la faccia a terra. Non per questo scoraggiato si alzò a sedere e si tastò il corpo per controllare che tutto fosse a posto. Che non avesse perso o rovinato un oggetto particolare..
Dieci minuti più tardi la foresta gli era alle spalle e le case erano diventate un paese di modeste dimensioni, con tanto di bar e poste.
Si rifugiò sotto il porticato dell'abitazione dello sceriffo, sperando di poter essere accolto da lui in quella notte di lupi, ma ben presto scoprì, grazie ad un passante, che se voleva trovarlo doveva andare al bar.
- Ragazzo! - sentì urlare dietro di lui non appena ebbe messo piede su uno scalino del portico del bar – Non osare metter piede in nessun edificio del paese, se sei un fuorilegge.. e ne hai tutto l'aspetto. Sei fuggito, per caso?
Micah alzò stancamente la testa verso l'uomo. Lo vide appoggiato al muro mentre fumava una pipa. Aveva il volto rosso, come se avesse bevuto troppo. Doveva esser uscito per una boccata d'aria.
- Non sono un fuorilegge. Sto solo cercando un posto dove stare stanotte, e una persona.
- In questo caso, benvenuto a Mervel ragazzo! Sono lo sceriffo, quindi se mai dovessi sgarrare, sappi che dovrai vedertela con me! - ed esibì un sorriso da furbastro. Avrà avuto una sessantina d'anni, ma aveva tutta l'aria di saper fare bene il suo mestiere.
- ..grazie signore.. posso chiederle dove potrei passare la notte? Sono molto stanco, è da tutto il giorno che vago nella foresta e..
- Con questo tempaccio? Buon Dio, figliolo, sei forse ammattito?
Micah sospirò e approfittò della chiaccherata per risposarsi sedendosi sui gradini. - Non so neanche io cosa stia succedendo, quel che è certo è che sto cercando una persona.. beh, in realtà anche un altro gruppo di gente, visto che non stavo viaggiando da solo..
Il vecchio prese posto accanto a lui e fece un'altra tirata di pipa. Il fumo venne abbattuto dalla piggia quasi ancor prima che potesse uscire dal camino.
- Ti ospiterò io, promesso. Ho un paio di letti che potranno fare al caso tuo.. ma pensa, ha anche l'imbarazzo della scelta, ah! Però in cambio.. - ruotò la pipa e gettò via il tabacco bruciato - .. voglio che mi racconti la tua storia. Che ne dici?
Micah non sapeva veramente se essere felice o meno.


- Non ti nasconderò che il mio scopo qui è di controllare quanto tu sia effettivamente capace, Sheryl. E' davvero tanto tempo che non ti eserciti..
La ragazza soffocò una risata amara. Le missioni erano sempre un eliminare qualcuno, possibilmente più di 10 persone alla volta, e adesso, di fronte ad un esercito di 4 scheramenti, osava chiamare l'imminente massacro di massa “esercizio”..
La risata sarebbe stata amara, ma il suo cuore sprofondò ugualmente nella tristezza. Quei soldati, almeno, potevano morire.. li vedeva già tremare dentro le loro ridicole armature. Lei li avrebbe sbaragliati in meno di un'ora e la sua massima copertura vestiaria era la giacca, di tessuto pesante perchè era un giorno invernale. Presto sarebbero cadute le prime nevi..
Iil Padrone trovò una roccia sporgente per sedersi, e si mise comodo. Sheryl rimase immobile come se non se ne fosse accorta. - Puoi cominciare con quelli in mezzo, direi.. è più interessante vedere i soldati in preda al panico.. almeno avranno qualche brivido prima di andarsene, non trovi?
Gli occhi di Sheryl si ridussero a due fessure, le loro pupille s'iniettarono di sangue. - Assolutamente.
Osservò per bene la sistemazione dei soldati: 8 file da 10. 80 in tutto per schieramento, e lì davanti a lei ne aveva ben 4. 3200 soldati in tutto. Utilizzando i suoi poteri riusciva a visualizzarli uno per uno, e anche ben distintamente. Uno si stava soffiando il naso.
Cercò di fare mente locale e visualizzò solo le file numero 4 e 5, quelle centrali, per l'appunto.
Fece qualche passo in avanti, i soldati della prima fila la videro. I comandanti gridarono di mettersi in difesa e partì un comando anche per alcuni maghi che, dalle retrovie, attivarono delle barriere protettive per neutralizzare i primi attacchi nemici, che erano sempre i più sbaraglianti. Poi si sarebbero ripresi e sarebbero andati al contrattacco. Sì, si ripeteva il comandante, sarebbe andata proprio così. Vide la ragazza e subito capì chi era. Ebbe la sensazione di essersela fatta nei pantaloni.
“I soldati delle file che ho scelto sono più tranquilli.. meglio per loro. La barriera copre fino ad un'altezza e profondità di 50 metri. Ingegnoso.. ma piuttosto scarso.”
Sheryl si era abituata ad avere una mente fredda e calcolatrice. A 200 metri circa dalla prima fila si fermò, puntò a terra i piedi e urlò a pieni polmoni – Il sommo Heebritvi offrela possibilità di salvare la pelle! Arrendetevi e tornate a casa!
Il comandante udì alle sue spalle molti consensi a quella proposta, e pure lui sperava di poter tornare a casa dalla moglie incinta. Guardò lo schieramento alle sue spalle, e gli stemmi luccicanti sulle loro divise. Voltò il cavallo e incoraggiò i suoi.
- Non fatevi tentare da quella strega, noi non torneremo a casa, noi combatteremo perchè chi vi abbiamo lasciato possa avere un futuro! Un futuro in cui regnino pace e serenità, in cui i nostri figli possano crescere e vivere come è meglio per loro, e come vogliamo che sia! Combatteremo!
- Sì! - urlarono gli altri comandanti.
- Combatteremo!
- Sì!! - urlarono i soldati all'unisono.
Il morale delle truppe s'alzò moltissimo all'udire quelle parole, era un concetto che premeva su tutti loro e dopo quel discorso erano pronti a dare il meglio per proteggere i loro cari. Volarono alcuni berretti, le urla si fecero sempre più forti, i sorrisi sempre più vivi. Sembrò persino spuntare il sole tanta speranza c'era nell'aria.
Tutta quell'esplosione di vita e motivazioni fece scattare qualcosa nel petto di Sheryl e le file designate, non solo dello scheramento centrale, crollarono a terra contemporaneamente.
Per i soldati e i comandanti fu un fulmine a ciel sereno. Un soldato della terza fila ebbe il coraggio di controllare come stessero i soldati dietro di lui. Gli cadde il fucile di mano e il suo rumore metallico creò una spaventosa consapevolezza nell'animo di tutti i presenti. Erano tutti morti, senza una goccia di sangue fuori dal corpo.
Lo sgomento raggiunse anche le frange più estreme dell'esercito. Un ghigno soddisfatto si disegnò invece sul volto della ragazza.
Il comandante che aveva fatto il suo discorso vincente qualche secondo prima aveva ancora gli occhi spalancati quando si voltò a guardarla. -..merda...
Sheryl alzò una mano parallela al terreno, si sitemò meglio in piedi e anche le ultime due file, le numero 7 e 8, crollarono a terra, stavolta con i petti lacerati da artigli invisibili. Si rivoltarono tutti nei propri laghi di sangue. Qualche soldato della sesta fila, esattamente in mezzo alle tre appena decedute, si lasciò scappare urla di terrore; altri disertarono lanciando via le armi e farfugliando qualche maledizione alla strega.
Sheryl puntò la mano contro gli schieramenti alla sua sinistra, ma conservò il loro terrore eliminando le prime tre file degli schieramenti opposti, pur senza muovere un muscolo. Le era bastato focalizzarli con la mente per segnare anche loro, stavolta con un soffocamento fulmineo.
I cavalli dei comandati s'imbizzarrirono, turbati da quella presenza demoniaca là attorno e così fecero anche tutti gli altri soldati dell'esercito.
- Ma come.. è già crollata la loro sicurezza?
Sheryl si stava divertendo un mondo. Aveva rabbia e odio e sgomento incanalati in lei da anni, ormai, e questo accresceva il suo potere sempre più. Era irrefrenabile. E sadica. Ma una voce sconvolse il suo delirio.
- Ora basta, Sheryl. - Heebrit, il Padrone – Falli fuori, ho visto quel che m'interessava. Andiamocene.
Il comandante vide in lontananza una figura vestita di bianco che s'alzava e si allontanava. La ragazza si era voltata verso di lui per il tempo che aveva parlato, poi era tornata ad occuparsi di nuovo dell'esercito.
Alzò entrambe le braccia, puntando le mani con le palme al cielo, parallele al terreno. Le divisioni più lontane dei soldati vennero sollevate in aria nell sconforto generale; i soldati a terra erano paralizzati dalla paura e quelli che non lo erano cercavano una via di scampo nella fuga. La treccia di Sheryl vibrò e le sue mani si tesero verso il cielo. I soldati in aria raggiunsero l'altezza di 50 metri o forse più, e nei secondi successivi alla loro librazione vennero gettati a terra di schianto addosso agli altri loro compagni.


Lo sceriffo si gettò nella sua poltrona e alzò goffamente un braccio per afferrare la sua tazza di the. Micah, seduto sulla sedia dall'altra parte della scrivania, fece altrettanto.
- Allora.. laggiù ci sono i letti su cui puoi passare la notte. Ovviamente ne dovrai scegliere uno..
Il ragazzo si voltò a guardare di quale portata fosse l'imbarazzo della scelta: i “letti” non erano altro che brande e la differenza consisteva semplicemente nel lato che la finestra con le sbarre dava sulla strada. Erano due celle per i prigionieri.
- Beh, la ringrazio molto per l'ospitalità, signore. - disse, prima di strozzarsi con la bevanda.
Lo sceriffo annuì compiaciuto. - Ora puoi raccontarmi la tua storia.
Micah si sistemò la coperta sulle spalle e prese la tazza a due mani, sulle gambe.
- Io non sono nato qui.. cioè, non in questo paese, ovvio.. vengo dall'altro Mondo.
L'uomo lo guardò con più attenzione.
- Fin da piccolo mio nonno mi ha raccontato dell'esistenza di questo posto e spesso lo accompagnavo da queste parti per le sue faccende.. non so di preciso cosa facesse, ma mi piaceva stare qui, imparavo anche qualche incantesimo..
Sospirò fissando le tavole del pavimento. Il fuoco nel camino scoppiettò allegramente. Bevve un altro sorso di the e riprese il suo racconto. Lo sceriffo lo stava ascoltando pazientemente.


- Ci hai messo relativamente poco tempo, Sheryl. Brava. E il panico tra i soldatini è stato.. molto esaltante. - Heebrit sorrise compiaciuto.
Sheryl si sedette su una delle sedie imbottite di fronte alla scrivania del Padrone e afferrò uno dei suoi soprammobili in pietra rigirandoselo fra le dita.
- Come hai terminato gli ultimi?
- Li ho fatti schiantare gli uni contro gli altri. - rispose senza alzare lo sguardo dall'elefantino bluastro che torturava con calma facendolo passare di mano in mano.
Gea, in piedi accanto allo stipite della porta metallica dei sotterranei, emise un'impercettibile gemito.
Il Padrone non se ne curò affatto. - Deve averti sottratto una buona quantità di energia. - Un po'.
L'uomo si sedette nella sua poltrona e spostò lentamente lo sguardo da Sheryl, all'elefantino con cui giocherellava svogliamente, a Gea. - La prossima volta che ci sarà un esercito simile andrete in missione voi due. Sarà la prova di Gea, contenta?
La ragazza sentì un fremito lungo tutto il corpo e la bocca le diventò all'improvviso secca.
Non s'udì la sua risposta.
Heebrit continuò a fissarla pazientando.
Sbatteva le palpebre nervosamente e non riusciva a controllarsi. Non aveva mai avuto il coraggio necessario ad uccidere, tanto meno per sterminare così tanta gente. Aveva ancora un cuore, dopo tutto. Gli altri due individui nella stanza no.
Sheryl continuava a rigirarsi fra le dita l'elefantino, tormentandogli la coda e seguendone l'attorcigliamento con un indice bianco.
Gea abbassò lo sguardo a terra, poi sentì rumore di qualcosa che si framtumava. Alzò lo sguardo e vide la sua amica con piccole scheggie di pietra bluastra in mano. La forza del pensiero.
- Allora? - il Padrone si gettò indietro sullo schienale, senza mai staccare gli occhi dalla ragazza. Se li sentiva passare su ogni centimetro del corpo, sentiva le sue occhiate come vampate ogni volta che pretendeva qualcosa di impossibile da lei.
Inspirò profondamente, resa nervosissima da quella situazione. Aveva anche iniziato a sudare.
Annuì in silenzio.
Quella notte non riuscì a dormire. Nella sua mente coscienza e egemonia del Padrone si stavano dando battaglia su ogni fronte. Alla fine la mattina la sorprese col volto rigato di lacrime. Quanto invidiava Sheryl, lei non aveva tutti quei problemi.
Lei non aveva più un cuore.






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Bene! Eccomi qui con il secondo capitolo! Che ve ne pare? Troppo trucido? Beh, che ci volete fare.. i personaggi sono così! ^_^
Grazie a tutti coloro che hanno letto, non mi spiacerebbe sentire le vostre opinioni in merito, un commentino non costa nulla! >_^
Grazie a matthew che mi ha recensita, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Al prossimo, ciao!

   
 
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