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Autore: Dami    01/05/2013    1 recensioni
Vampiri, un rito, una profezia, semidei e Hogwarts. Come sono legati? Hanno tutti qualcosa a che fare con Helen Marie Foster, ottime studentessa al sesto anno della prestigiosa scuola di magia e stregoneria. E' bella,intelligente, Grifondoro e mezzosangue e ovviamente non può mancare il bastardo che la tormenta con gli occhi blu cobalto, i capelli cioccolato e il profumo di menta. Chi è lui? Adam Thomas Tunner; schifosamente bello, altezzoso, viziato e spudoratamente Serpeverde, che sarà la causa della maggior parte di problemi di Helen.
In questo anno la Grifondoro affronterà eventi che distruggerebbero il più forte degli uomini, portandola ad un punto in cui anche l'individuo più tenace vorrebbe lasciarsi morire. Ma c'è solo una regola che la nostra Helen deve ricordare: l'amore vince tutto.
Premetto che è la mia prima fan fiction e non assicuro niente a quelle povere anime che avranno il coraggio e la voglia di leggere questa storia.In ogni caso, ringrazio coloro che perderanno un po' del loro tempo sulle mie parole.
Un'ultima cosa: sarei contenta che CHIUNQUE recensisse.Buone o cattive non mi interessa, tutti i consigli e le critiche sono bene accette per migliorare. Detto questo... BUONA LETTURA!
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Luna/Ron
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo tre.

Inaspettatamente vicino.

 

 

Era quella l'ultima domenica di settembre; erano passati già sette giorni da quando dei bambini del primo anno avevano visto una ragazza dal sorriso gentile e notevolmente bella rientrare a scuola con un altrettanto bel ragazzo di Serpeverde. I due si erano salutati amichevolemente. La Grifondoro ricevette perfino un candido bacio sulla guancia che fece bruciare d'invidia un gruppetto al quarto anno di Serpeverde, mentre poco più in là il migliore amico di Malfoy si mordeva la lingua per non correre ad uccidere il ragazzo.

Quella domenica tutto si era quietato anche se la regina di Grifondoro continuava ad avere problemi con quel villano, a detta di William, del suo fidanzato. Per quella mattina Helen decise di chiuderlo fuori dalla sua mente, ignorandolo.

Kevin aspettava lei e Annabeth in Sala Comune e una volta incontratisi, scesero a fare un'abbondante colazione. La Sala Grande non era al completo, solo due tavolate erano state ''saccheggiate'' dagli studenti. Le case di Grifondoro e Serpeverde quella mattina avrebbero dato inizio al torneo di Quiddicht.

Una volta che Kevin si fu rimpinzato con quantità inimmaginabili di cibo, tutta la squadra rosso-oro scese verso il campo di Quiddicht. Ottobre sembrava iniziare nei migliore dei modi. un sole sorridente, il cielo limpido e un tepore piacevole che baciava la pelle, erano le migliori condizioni di tempo che un giocatore di Quiddicht potesse desiderare.

Una volta che lo stadio si fu riempito, tutti i giocatori si alzarono sulle loro scope. Il fischietto di madam Bumb decretò l'inizio ufficiale della partita e subito le due squadre si misero a correre sulle loro scope come matti.

La partita era iniziata già da un quarto d'ora, Helen, il più lontano possibile da Tunner , cercava disperatamente il bagliore dorato del boccino d'oro quando lo speaker si mi a urlare eccitato, puntando l'attenzione sulla porta di Grifondoro.

<< Ci siamo! E' il turno della Potter, signori... - rimase un attimo col fiato sospeso a godersi l'azione - ... e la para, ragazzi miei! >>scoppiò a urlare, facendo l tribuna rosso-oro in urla e grida di ovazione. Helen, guardando il lancio che aveva dovuto parare Annabeth, cercò il battitore da cui era partito. William, qualche metro sotto si lei, rideva sotto i baffi agli insulti maleducati che i Serpeverde riservarono alla Potter. Qualcosa nella testa di Helen le suggerì che molto difficilmente Malfoy avrebbe lanciato tanto forte in modo che il portiere di Grifondoro non riuscisse a pararla, o peggio... che si facesse male. Sorridente anche lei in quel momento, la regina dei Grifoni perse subito il sorriso quando Tunner le si avvicinò.

<< Lascia perdere, Foster! Faresti meglio a tornartene agli spogliatoi. >> le urlò poco lontano da lei. Per sfortuna sua, anche il più odioso e odiato tra i Serpeverde giocava nel suo stesso ruolo e ogni partita era una sfida. Non si poteva negare che qualche volta avessero davvero dato spettacolo, e anche quella mattina non fu diversa.

Era un impiccio per Helen averlo così vicino, appena fosse scattata lui le sarebbe subito stato col fiato sul collo. Per questo, e anche perchè lo voleva il più lontano possibile da lei, si lanciò d'improvviso in picchiata verso il suolo, facendo trattenere il fiato agli spettatori sulle tribune. Tunner, disorirentato da quella rapidità e non solo, le fu alle calcagna qualche millesimo di secondo dopo. La Grifondoro davanti a lui non si schiantò a terra per un attimo, cose che a lui riuscì con difficoltà. Quando si trovò di nuovo a una distanza ragionevole dal suolo, la cercò con gli occhi e la vide correre come una forsennata verso la tribuna di Tassorosso. Con uno scatto felino le si avvicinò.

<< Non hai speranze, Mezzosangue! >> la sbeffeggiò apertamente. La regine di Grifondoro si appuntò mentalemte di schiantarlo quando fosse finita la partita. Assottigliò lo sguardo e con una portentosa accellerata della sua scopa si premurò di lasciare Tunner a mangiare la sua polvere. Lo scintillio del boccino la catturò, facendola arrivare sotto la tribuna di Grifondoro dove un gran coro di voci la incitava. D'istinto allungò un braccio per afferrare la piccola pallina svolazzante. Questa, infida e piccola, balzò in avanti. La furia di Helen la fece sporgere verso il manico della scopa fino a riuscire ad acchappare il boccino, ma mentre lei cercava di tornare seduta in sella e lo speaker gridava << Grifondoro vince! >>, la cercatrice venne colpita da una pluffa che la fece sbilanciare e cadde da almeno sei metri.

Helen Marie Foster non ricordava praticamente niente. Si risvegliò in infermeria e prima che madama Chips li cacciasse, potè parlare con Kevin e Annabeth, Peter non si era nemmno disturbato a presentarsi.

<< Com'è andata? >> chiese curiosa. Le faceva un po' male la testa, ma per fortuna nessun osso rotto.

<< Abbiamo vinto. >> grugnì Kevin; gli occhi azzurri che vagavano ovunque meno che a guardare la ragazza nel letto. Helen scambiò uno sguardo confuso ad Annabeth. '' Che ha? '' sembrava chiedere la cercatrice.

<< E ' arrabbiato. >> spiegò la Potter guardando il biondo amico.

<< Sì, perchè quello stronzo di Tunner ti ha disarcionata, per Merlino. >> sbottò il ragazzo interrompendole.

<< Ma non mi ha colpita una Pluffa? >> domandò Helen. Stava già meditando vendetta, la piccola Grifoncina.

<< No. - fece Annabeth con tono paziente - Tunner ha preso la Pluffa e l'ha lanciata... e tu hai perso l'equilibrio. >>

Helen non fu sorpresa da quel tiro meschino del suo compagno di pozioni, quasi non gli diede importanza. Una cosa però a cui non riusciva a smettere di pensare era la mancanza di Peter. Sperava almeno che si preoccupasse per lei, ma la speranza non era molto alta.

Alla fine Annabeth dovette trascinare via Kevin con minacce di vari Petrificus.

Mentre il pensiero di Peter la stava già torurando, il viso amico di William Malfoy le fece scappare un breve sorriso. Non rimase granchè stupita dal vederlo lì, più che altro quello le fece pensare ancora una volta che Peter non la calcolava minimamente. Si sedette sul bordo del letto, portando una folata del suo profumo invernale.

L'eleganza di un Malfoy era davvero distinguibile ovunque, e anche in quel caso William diede prova di essere un ragazzo con un'educazione impeccabile alle spalle; infatti, con viso costernato, si scusò per l'azione da bifolco e codardo di Tunner. Da buona Grifona non si mostrò risentita , lo ringraziò ancora per l'interesse e datisi la buona notte, il moro se ne andò lasciandola a riposare. Helen cadde subito tra le braccia di Morfeo e dormì tanto profondamente da non accorgersi del mondo intorno a lei.

Nel cuore della notte, quando anche madama Chips dormiva profondamente, nell'infermeria venne a trovarsi un ragazzo. Appena entrato cercò subito con gli occhi il letto occupato e una volta che lo ebbe trovato, rimase in contemplazione per almeno una decina di minuti.

Con il respiro leggero rimase a guardarla rapito; la pelle candida, le ciglia scure e lughe che si appoggiavano sugli zigomi risalatavano magnificamente, mentre il lunghi e lisci capelli biondi ricadevano scompostamente sul pigiama. Le si avvicinò cautamente sperando che non si svegliasse e una volta che fu all'altezza del suo splendido viso delicato fu tentato di lasciare un bacio sulla fronte candida; quello, al contrario dei soliti baci sarebbe stato un gesto di puro affetto che sapeva esprimere sentimenti inspiegabili a parole.

Alla fine decise di rinunciare, beandosi solamente di una folata del suo profumo di cannella. Lo avrebbe volentieri gradito addosso quel profumo, pensò, come ci voleva lei. Un desiderio celato, basato sull'attrazione fisisca che lo aveva colto alla sprovvista e non sembrava volerlo lasciare.

Decise che era meglio andarsene prima che quel profumo di cannella gli annebbiasse la mente e potesse fare qualcosa di cui si sarebbe certamente pentito.

'' Buona notte principessa '', pensò mentre la lasciava riposare e le labbra carnose e rosee della ragazza si incurvavano in un sorriso placido e involontario.

 

 

L'infermiera Poppy Chips era la migliore nel suo campo e di fatti Helen lasciò l'infermeria l'indomani, giusto in tempo per la cena.

Mentre camminava al fianco di Annabeth non era più tanto sicura di voler andare in Sala Grande. Oltre che a meditar vendetta, la Grifondoro si era soffermata a pensare che le avevano fatto visita le persone più disparate, tanto per cominciare William, e le aveva fatto piacere, certo; ma all'appello mancava l'unica persona che volesse vedere. La freddezza di Peter nei giorni precedenti si era tramutata in assoluto menefreghismo , tando da non preoccuparsi nemmeno delle condizioni della sua ragazza.Per questo avrebe fatto volentieri a meno della cena, perchè non voleva guardare in faccia la realtà: Peter non l'amava più come una volta.

Era cosciente del fatto che se fosse stata più furba e meno masochista , l'avrebbe lasciato senza pensarci troppo; Annabeth , e Kevin che lo conosceva bene, le avevano detto più volte che esistevano migliaia... milioni di ragazzi meglio di lui.

Finalmente entrarono in Sala Grande , lei ed Annabeth, puntando subito in direzione di Kevin. Dal tavolo Grifondoro , appena la cercatrice ebbe messo piede nella sala, partirono fischi e urla di acclamazione. Non avevano potuto e voluto festeggiare la loro vittoria senza la regina di Grifondoro e in quel momento stavano recuperando il tempo perduto. <

<< Ben tornata, Helen! >>, qualcuno le dava amichevoli pacche sulla spalla mentre continuava a camminare sorridendo ai suoi compagni.

<< Sei stata grande Helen! >>, sorrisi sinceri dai suoi amici. Per una volta si impose di non cercare Peter, il suo sguardo, la sua approvazione; non ce ne fu bisogno. Lo sguardo le cadde sul tavolo verde-argento vicino al loro e William le regalò un caldo e incoraggiante sorriso, mentre Tunner vicino a lui le fece involontariamente nascere un sorriso sadico.

Qualcuno poi la distolse dai suoi piani di vendetta e senza poter opporsi si ritrovò a ricamabire il bacio che Peter le stava dando, davanti a tutta la scuola.

Le riuscì solo di mormorare << Peter... >>, mentre lo guardava confusa. Si sedettero tutti a cena e per il resto della serata lui si limitò a baciarla, più del dovuto, e stringerla, troppo, tanto che più di una volta dovette mordersi la lingua per non gemere.

Harper si prestò a chiaccherare amabilmente con chiunque capitasse, decanatando e elogiando le mitiche imprese della sua amata fidanzata. Sembrava si fosse dimenticato che nelle due settimane precedenti era statol'immagine fatta a persona della freddezza, senza contare che non si era nemmeno preso la briga di vedere come stesse. Solo per pietà, e perchè non era un'oca da piazzargli una sceneggiata davanti a tutti, la regine di Grifondoro resse il gioco '' siamo la coppia perfetta'' davanti ai compagni, immaginando fuoco e fiammi in sala comune.

Fu parecchio infastidita dall'ipocrisia del suo fidanzato e quando avrebbe fatto la sua sfuriata, glielo avrebbe rinfacciato. Sapeva che avrebbero litigato, lei era arrabbiata all'inverosimile, ma le scelte ormai si erano ridotte: o chiarire cosa stesse succedenro oppure le loro strade si sarebbero divise.

Insieme a tutti gli altri salirono in sala comune. Ben presto fu chiaro che era meglio lasciarli soli, così, Kevin salì in dormitorio dopo averla salutata e Alex lo seguì subito dopo aver baciato Annabeth. Neanche a dirlo che la mora sparì nella camera dei prefetti.

Peter era seduto su di un pouf davanti al camino e Helen gli si parò davanti con aria minacciosa.

<< Amore... >> iniziò il ragazzo con tono mieloso, allargando le braccia verso di lei.

<< Amore un corno! >> abbaiò Helen, gli occhi fiammeggianti.

<< Ehi tesoro, cosa ti... >>fece lui, l'espressione ferita e le mani in grembo ora.

<< Non mi chiamare tesoro!- scattò la bionda- non ti sei degnato di venirmi a trovare in infermeria, ad Hogsmeade mi hai lasciata lì come l'ultima delle stronze e non- disse alzando la voce, con l'indice sinistro minaccioso davanti a lei- provare a toccarmi. >> gli sibillò vedendolo alzarsi. La guardava con un espressione tenera da cucciolo e dentro di sè Helen avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo e coccolarlo.

<< Helen che giorno è oggi? >> le chiese con il tono paziente con cui si parla a un bambino.

<< Il 30 settembre, e allora? >>. Peter la guardò con un sorriso enigmatico, aspettando che lei facesse due più due. Helen aveva un'idea ma la rabbia veniva prima.

<< Sono due mesi... >> le disse pazientemente.<< E' un anno e due mesi che stiamo insieme. >> le spiegò, poi, facendola sentire immensamente in colpa.

<< E questo... - disse facendo apparire una minuscola scatolina rossa - è per te! >>. Le porse la piccola scatoletta, lasciandola senza parole. La aprì con mani tremanti e quando vide la collana, le vennero gli occhi lucidi.

<< Grazie... >> squittì, buttandogli le braccia al collo. Non poteva chiedere di meglio.

<< E' per questo che ti ho lasciata sola a Hogsmeade. >> le spiegò con il viso rilassato, facendo sentire Helen tremendamente in colpa, di nuovo.

<< E sono venuto a trovarti, ma dormivi e ho preferito lasciarti riposare. >> continuò; Helen era ancora abbracciata a lui e piangeva come una bambina.

<< Mi dai una mano a metterla? >> gli chiese tirando su con il naso.

<< Certo, voltati. >>

Si tirò su i capelli e gli diede le spalle e lui le allacciò la collana al collo.

una piccola h incisa finemente su un piccolo cuore d'argento.

 

 

 

Ripresasi dalla botta della partita, la Grifona fece finta di non sapere niente della Pluffa tirata da Tunner. Lui non ne fece parola nè si scusò ( non che Helen si aspettasse delle scuse da parte sua ) e così lei se ne rimase zitta, aspettando il momento giusto.

Il pomeriggio passato in biblioteca per una ricerca di pozioni ( guarda caso ), non volendo, il suo stesso compagno che non perdeva mai quel suo caratteraccio, le fornì le armi con cui avere la sua vendetta.

Con l'aiuto del mantello invisibile e la Mappa del Malandrino di Annabeth, l'onesta e leale Grifondoro rimase nascosta nel bagno dei Prefetti fino all'arrivo della sua ''vittima''.

Tunner inconsciamente lasciò sul bordo della vasca il suo shampoo che sparì per i minuti che lui non c'era. Molto attenta a non guardarlo e a non farsi vedere, Helen sgattaiolò fuori dal bagno sghignazzando soddisfatta del suo... misfatto.

La mattina seguente, mentre lei riposava ancora placidamente, otto piani sotto di lei, William Draco Malfoy venne buttato giù dal suo letto da un urlo sovraumano.

Ancora assonnato e confuso, raggiunse il bagno dove Tunner si stava guardando allo specchio , sbigottito. Improvvisamentedel sonno non c'era più traccia dato che Malfoy scoppiò a ridere.

<< Bei capelli! >> sghignazzò al limite del possibile. Adam lo fulminò con uno sguardo ma la scena era davvero troppo esilarante.

<< Hai poco da ridere, stronzo. >> berciò acido.

<< No, dico sul serio. bei capelli !>>

<< Sono blu! Ho i capelli blu, dannazione! >>

<< Sono blu elettrico >> lo corresse Malfoy con tono saccente.

<< Invece che fare il cretino e ridere, accompagnami da madama Chips! >>.

Così i due Serpeverde salirono fino all'infermeria; il primo a entrare fu Malfoy, e alla sua vista madama Chips era sul putno di rimproverarlo ma appena fu entrato Tunner con i suoi nuovi capelli, anche l'infermiera fece fatica a trattenere le risate.

<< Signor tunner, che cos'ha combinato? >>

<< Non so. Ieri sera mi sono lavato i capelli e stamattina sono... così >> disse indicandosi il capo. Madama Chips sorrise.

<< Signor Tunner mi dispiace dirle che io non posso fare niente per il suo ''problema'' , ma le assicuro che i suoi capelli torneranno normali tra qualche giorno. Quella che ha usato è una pozione colorante a breve durata. >>

Pronto a distruggere mezza scuola, uscì dall'infermeria seguito a ruota da William. Ripercorse almeno un migliaio di volte ciò che aveva fatto la sera prima. Poi gli venne il colpo di genio: lo shampoo sul bordo della vasca.

Qualcuno doveva averci aggiunto la pozione.

Magicamente, il sorriso soddisfatto della Foster gli balenò in mente e non ebbe più dubbi: lei non era davvero come le altre.

 

 

 

Pochi giorni dopo l'incidente, come aveva auspicato madama Chips, i capelli del principe di Serpeverde erano tornati normali.

A molti, anzi moltissimi chilometri da Hogwarts e dall'inghilterra, nascosto da una fitta coltre di nebbia, c'era un palazzo magnifico. Se si fosse visto, si sarebbe potuto descrivere come un immenso edificio costruito con il più puro marmo bianco. Sembrava splendesse anche in mezzo alla nebbia.

Aveva qualcosa di etereo e misterioso proprio come la donna che passeggiava in uno dei suoi tanti corridoi. Aveva un'aria furtiva, nonostante quella fosse anche casa sua. Sparì dietro una porta bianca non prima di aver lanciato un'occhiata per assicurarsi che nessuno l'avesse vista. Gente come Diana o, ancora peggio, Apollo, potevano essere un impiccio non da poco.

Entrata come una ladra nella sua stessa camera, la prima cosa che fece fu affacciarsi al balcone che dava sul mondo degli umani. Dal monte Olimpo si poteva vedere tutto nitidamente, nonostante lo nascondesse quella spessa nebbia.

Puntò lo sguardo sull'Inghilterra. Su quella famosa scuola di magia, per precisare.

Quella piccola guastafeste semimortale che lei aveva deciso di ostacolare, per puro e semplice divertimento, in quel momento era proprio vicina al suo ''giocattolino''.

Afrodite, bastarda manipolatrice, non capiva cosa ci vedessa in lei il ragazzo che le era vicino in quel momento.

Venne distratta dal rumore di una porta che si apre e pochi attimi dopo potè vedere in faccia il piccolo Cupido. Aveva l'aspetto di un bambino di poco più di sei anni, mentre in realtà era vecchio quanto il mondo. Il bambino fissò la donna: aveva lunghi e ondulati capelli arancioni, il fisico snello e perfetto sdrappeggiato in una tunica bianca ed elegante. Una visione eterea.

Mai stata fedele al marito Efesto, come non era mai nemmeno stata leale a chiunque venisse in contatto con lei, le era venuta voglia di prendersi una minuscola rivincita al rifiuto di Apollo.

<< Afrodite... >> fece il bambino in tono distaccato, muovendo alcuni passi verso il balcone.

<< Cupido... >> sorrise la ragazza invitandolo ad avvicinarsi.

Nella mano destra stringeva un piccolo arco di legno intarsiato e nella feretra agganciata alla schiena si potevano vedere diverse freccie.

<< Allora, hai deciso che freccia usare? >> chiese alla dea senza troppi giri di parole con espressione seria. Voleva fare in fretta e levarsi il più presto possibile quella faccenda dai piedi. Nel profodno temeva quale potesse essere la risposta di Afrodite, e si maledì da solo pensando a quanto stupido fosse stato accettare.

Nel suo vasto catalogo di freccie, poteva vantare le più stambe combinazioni. Nessuna era pericolosa; si notava la differenza solo per l'intensità del sentimento, il rapporto di coppia e il lieto fine della storia. L'unica sua pecca, era stata costruire, e far conoscere, freccie d'oro massiccie. Erano belle e perfette, ma ingannatrici perchè aveva provveduto a macchiarle con della ruggine. Erano l'arma più potente che conservasse nella sua feretra. Non le aveva mai usate ma sapeva benissimo cosa portasssero. Non era niente di buono per degli adulti, figurarsi per degli adolescenti.

<< Quelle d'oro... - fece solenne Afrodite, e Cupido per un attimo si illuse di poter tirare un sospiro di sollievo,- ... con la ruggine. >> terminò , infida, la dea con un sorriso maligno sul bel volto.

Deluso, il bambino estrasse due freccie d'orate, con la punta affilata sporca di ruggine marrone. A malincuore prese la mira prima sulla figlia di Apollo; quando questi lo avesse saputo, di certo la sua ira sarebbe stata spaventos. E poi mirò al petto del ragazzo. Entrambe le freccie andarono a segno. Afrodite per la gioia si mise a saltellare e battere le mani contenta, mentre Cupido lanciò un ultimo sguardo di compassione a quei poveri ragazzi.

Non avrebbe mai usato su di loro quelle freccie; non voleva che vivessero una storia come quella che si prospettava: profonda, appassionata, dolorosa. Troppo dolorosa e senza una vera fine.

 

Con l'inizio dell'autunno le foglie arancioni che rivestivano gli alberi iniziarono a cadere, ricoprendo i giardini. Fuori del castello quella mattina soffiva un forte vento, freddissimo. Ottobre aveva sostituito settembre e il cielo grigio sopra Hogwarts minacciava pioggia.

Fortunatamente nell'aula di pozioni si era al sicuro; dopo aver consegnato l'ultima ricerca assegnata, i ragazzi stavano aspettando il prossimo incarico.

Sembrava strano, ma i due migliori studenti del sesto anno, come coppia di ricerche non erano niente male.

Il professore Lumacorno era piuttosto soddisfatto di aver creato quell'accoppiata, secondo lui, vincente. Proprio quella stessa mattina decise di mettere alla prova anche in campo pratico i suoi allievi. La classe , quindi, si ritrovò a dover eseguire una pozione in un'ora.

La studentessa di Grifondoro Helen Marie Foster quella mattina si sentiva strana; anche il suo compagno di banco Tunner, navigava con lei sulla stessa barca. Entrambi non la smettevano di massaggiarsi il petto all'altezza del cuore, nella speranza che quel bruciore che sentivano si allevviasse.

<< Vado a prendere gli ingredienti... tu prepara il calderone. >> disse la ragazza, avviandosi tranquillamente verso l'armadietto dove erano contenuti gli ingredienti. Non aveva nemmeno pensato di essere scortese o voler comportarsi da maestrina, semplicemente si era preoccupata di dividere i ruoili ma evidentemente Tunner non sembrava essere d'accordo. L'afferrò deicso per il polsosottile, tirandola indietro, vicina a lui.

<< No, - mormorò con voce roca- non voglio che proprio oggi ti salti in testa di confonderti e sbagliare ingredienti. >>

Helen lo guardò, vicina com'era gli occhi erano due fessure. Non si fidava di lei nemmeno per prendere degli ingredienti; si sentì tradita, in un certo senso, umiliata solo perchè non voleva che lei prendesse degli stupidissimi ingredienti.

<< Senti Tunner, non comportarti come se l'unico pozionista decente qui dentro fossi tu solo per quello che ha detto Lumacorno. Io devo solo migliorare qualcosa; so ancora scegliere cinque stramaledettissimi ingredienti. >> sputò risentita. RIprese possesso del suo polsoe si diresse finalmente alle scorte.

Poggiò in un angolo tutto il vario occorrente e quando si ritrovò a dover trasportare tutti quei barattoli di vetro, capì che sarebbero serviti due viaggi. Erano pesanti e... i contenitori erano enormi per riuscire a portarli insieme.

<< Da a me... >> disse Tunner sospirando pazientemente; si fece carico dei barattoli più voluminosi che stava tenendo in mano e nemmeno quando per sbaglio la sfiorò diede a vedere una sua reazione, al contrario di Helen; le salì un brivido su per la schiena e le guancie le diventarono scarlatte.

Quando finalmente tutti gli ingredienti furono sistemati sul tavolo, poterono iniziare a concentrarsi sulla pozione: Adam si occupava della preparazione mentre Helen si preoccupava di preparare correttamente gli ingredienti.

Stava tagliano tagliando quelli che sembravano dei piccoli bacchi neri quando innavertitamente lanciò uno sguardo in direzione del suo collega. Le costò molto ammetterlo, ma era stato un bene che l'avesse seguita fino all'armadietto.

<< Foster mi passeresti... >> stava dicendo in quel momento Adam, quando Helen lo interruppe.

<< Ahi! >> squittì la ragazza. Lasciò cadere il coltello sul banco e corse a stringersi il dito. Improvvisamente il bisogno di sedersi si era fatto pesante e le gambe sembravano tremarle.

'' Maledetto Serpeverde e la sua voce... ''

Con una dolcezza che non gli apparteneva, le prese la mano ferita tra le sue per studiarla attentamente.

<< Che succede qui? >> irruppe la voce di Lumacorno. Tunner spiegò tutto molto velocemente, osservando che la sua compagna continuava ad impallidire.

<< Va bene, signor Tunner. Si occupi di lei, per la pozione ci sarà tempo. >>

Uscirono dai sotterranei sotto gli sguardi confusi di Malfoy e la Potter. Helen rallentò a metà delle scale e Adam si mise al suo passo, la sua faccia era una maschera indecifrabile.

La coraggiosa regina di Grifondoro inconsciamente alzò lo sguardo sul taglio che le percorreva il dito e, schifata oltre ogni maniera dalla vista del suo sangue colante, impallidì alle tonalità dei lenzuoli appena lavati e poi svenne. Fortunatamente Adam la teneva per un braccio o altrimenti sarebbe caduta a terra. Senza pensarci troppo se la fece aderire al petto per sorreggerla e un attimo dopo le passò una mano sotto le ginocchia mentre con la'ltra le circondò la schiena e senza il minimo sforzo la prese in braccio come una bambina, stretta contro il suo petto. Il buon profumo di cannella lo avvolse fino all'infermeria dove, non trovando Madama Chips, la posò delicatamente sul lettino, assicurandosi che non cadesse. Poi sparì dietro un vecchio e logoro parasole per cercare le giuste pozioni per medicarla.

Tonrò da lei; aveva ancora gli occhi chiusi, ma almeno aveva riacquisito quel colore deliziosamente roseo sulla pelle.

Il principe di Serpeverde non riuscì a resistere all'impulso di sistemarle un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio; una volta ritirata la mano si lasciò andare in contemplazione, fissandola rapito, con un espressione da allocco. Lui, Adam Thomas Tunner, il don Giovanni di Hogwarts, che si limitava a fissare innocentemente una ragazza sdraiata su di un letto.

Scosse la testa per cacciare via quelle immagini e prese un boccetta che le passò sotto il naso. Al sentire quella puzza Helen si svegliò, fissandolo intensamente con i grandi occhi azzurri.

<< Ma buongiorno, principessa... >> fece con tono ironico Adam, subito dopo che la dolcezza di pochi attimi prima fu sparita.

<< Vieni, dammi la mano. >>. Senza apettare che gliela porgesse prese il dito ferito della ragazza e se lo portò più vicino. Si sistemò su uno sgabello guardandola con occhi vispi.

<< Non c'è Madama Chips? >> chiese titubante un attimo dopo. Improvvisamente Tunner pensò a un pettirosso infreddolito e spaventato.

<< No, ti medico io. Non ti fidi? >> chiese in tono beffardo. La Grifondoro deglutì. Si sentiva leggermente a disagio in quella situazione: poteva sembrare equivoca. Non scomoda, ma dannatamente vulnerabile, sdraiata.

<< S-si... era solo per chiedere. >> balbettò cercando di distrarsi.

<< Posso mettermi a sedere? >> chiese poi di punto in bianco.

<< Certo. Chi te lo impedisce? >> . Così si ritrovò seduta di fronte a lui, che la fissava da poco più in basso .

Il mago iniziò col prendere una garaza pulita, la intinse in un liquido ambrato e si fermò sui suoi occhi.

<< Brucierà un po'; ma tu fermami se fa male. >> . Non lo avev mai sentito così... così vicino. Annuì obbedientemente rimanendo zitta. Tunner iniziò a pulire la ferita e, sì, aveva ragione: bruciava. Quando la vide irrigidirsi cercò di trovare argomenti che potessero distrarla.

<< Ah! - esclamò di punto in bianco, ghignando - non ti ho ancora ringraziato per quei meravigliosi capelli blu. >> , la guardò un attimo per vedere la sua espressione: aveva le guance arrossate leggermente e un sorriso appena visibile le increspava le labbra, ma non lo guardava; ricordava una bambina appena beccata dopo un'innocente marachella e il tono di Adam ricordava quello di un genitore paziente, divertito dall'innocente scherzo. Continuò a parlare.

<< Sai, Malfoy ha molto apprezzato; credo stia ridendo ancora adesso. >> , quasi quasi gli venne da sorridere apertamente, ma gli uscì solo una smorfia che poteva avvicinarsi a un sorriso.

<< Anche Catherine dice che con i capelli blu sono più... - ci fu un' imbarazzante striscia di silenzio. - Vabbè, non importa. >> borbottò. Fino a un attimo prima avrebbe voluto saltarle addosso, ma in quel momento non gli andava a genio l'idea che Catherine trovasse eccittanti i suoi capelli blu a letto.

<< Se vuoi te li rifaccio volentieri. >> esordì Helen per sdrammatizzare. Magicamente aveva ripreso la parola. E sorrideva.

Adam pensò per un attimo che da quando trascorrevano così tanto tempo insieme non gli era mai capitato vederla sorridere.

Gli venne perfino spontanea la sua domanda.

<< Quand'è stata l'ultima volta che ti è capitato di sorridere sinceramente? >> domandò a bruciaperlo. Helen tornò seria e sembrò davvero pensarci su. Doveva ammettere che Adam non aveva tutti i torti.

<< Direi che è da un po'... >> confessò alla fine, sospirando triste. Il suo sguardo, prima puntato in quello del ragazzo, finì per spostarsi alla sua mano sana.

Faceva un certo effetto vederli così: il giorno prima erano come cane e gatto e lì, nell'infermeria, sarebbero potuti sembrare... amici.

<< Comunque, qual'è la pozione che hai usato? Devo ripagare William. >>. Helen gli fu segretamente grata di aver cambiato discorso così tempestivamente.

Si accordarono pacificamente sulla pozione da rifilare di nascosto al povero William e poi Adam non potè resistere a una domanda che gli frullava in testa da un po', che aveva un traccia di malizia che gli accendeva lo sguardo al pensiero.

<< Foster - iniziò col dire - mi puoi spiegare come hai fatto ad arrivar al mio shampoo? >>. Continuò a tamponare la sua ferita con estrema disinvoltura mentre la nostra povera Helen arrossì fino alle orecchie.

<< Sai Tunner, non dovresti lasciare i tuoi aponi incustoditi sul bordo delle vasche. >> gli sorrise di nuovo, perchè in quel momento le veniva facile e naturale.

Le guanciotte dolci , paffute e arrossate per l'imbarazzo la resero immensamente innocente e invitante davanti agli occhi famelici del principe di Serpeverde. Si sentì immensamente carico, elettrizzato quandò arrivò a realizzare che erano soli nell' infermeria. Avrebbe potuto fare di lei ciò che avrebbe voluto, lì, senza troppi problemi.

Quella piccola insopportabile odiosa saccente Grifondoro con la sua ingenua innocenza era capace di accendere in lui voglie e strani pensieri che avrebbero inorridito il più depravato dei maniaci.

<< Questo è Dittamo. Brucierà. >> l'avvertì prima di lasciar cadere qualche goccia sulla ferita.

Era già pronta a ritirare il la mano alla prima goccia: faceva un male del diavolo. Ma lui le strinse la mano delicatamente per fermarla.

Bruciava, bruciava come fuoco sulla pelle ma la mano di Adam a contatto con la sua la tratteneva dallo scoppiare a urlare e piangere.

<< Ecco! Finito. >>. Si chinò verso il tavolinetto su cui aveva adagiato tutte le varie pozioni e prese un altra garza e un ultima boccetta.

<< Allora Foster, come va con il tuo adorato Peter? >>

<< Potrebbe andare meglio, ma ci stiamo lavorando. >>. Già, nonostante la sorpresa della collana le cose erano tornate quasi ai livelli di partenza.

<< E tu? Non so come si chiami quella del momento.- scherzò, alludendo alle varie ragazze con cui lo vedeva - Ti vedo sempre con qualcuna di diversa. >>.

Se solo l'avesse conosciuta di più si sarebbe di certo tradita da sola, con le sue stesse parole. . Quell'accenno ,quasi impercettibile anche per lei, di gelosia era veramente qualcosa di inaspettato e sbagliato.

<< Quella di adesso si chiama Catherine. Me la porto a letto e basta; non sono uno portato per i sentimentalismi. >>.

Non era fatto oer i sentimenti che non implicassero passione, brama e lussuria.

<< Mi sembra ovvio. >> mormorò Helen , sovrappensiero. Adam si fermò a guardarla con un'espressione interrogativa.

<< Ovvio? >> chiese confuso.

<< Sì, ovvio. Tu non ti fai scrupoli per i sentimenti altrui ; pensi solo a te stesso e non ti preoccupi del male che puoi fare. sei egoista. >> disse con sincerità e innocenza disarmanti.

Adam, in piedi, appoggiò una mano vicino a dove Helen sedeva e si sporse verso di lei.

Nel preciso istante in cui se lo trovò a pochi centimetri da lei, il cuore le prese a battere come un forsennato: sembrava un cavallo impazzito. Immaginarsi cosa provò quando lui si sporse per afferrare qualcosa dietro di lei, ritrovandosi a pochi centimetri uno dalla bocca dell'altra.

Sentiva il suo respiro sulle labbra , il profumo di menta che la avvolgeva le annebbiò la mente. Voleva essere baciata, lì, in quel momento, su quel lettino in infermeria, da lui. Non c'erano Peter, Annabeth o Kevin che potessero tenere.

<< Ah, così sarei egoista? >> le soffiò provocante sulle labbra. Era talmente sensuale con quella voce roca e trasudante desiderio, gli occhi blu erano lucidi e la sua bocca sembrava il passaggio diretto per l'Inferno.

<< Sì, un immenso egoista. >>, sentiva i brividi che le percorrevano la schiena, le farfalle nello stomaco. Pensò che se l'avesse baciata lì, sarebbe morta.

La campanella suonò, avvertendo la fine delle lezioni mattutine, ma loro non si mossero da quella posizione. Rimasero a guardarsi come se fossero stati i loro occhi a non volersi lasciare. Mare e cielo, insieme.

Nemmeno quando la porta venne aperta, si preoccuparono.

<< Adam! >> squillò una voce giuliva.

Dall'espressione di Tunner si capiva chiaramente quanto gli costasse staccarsi dagli occhi azzuri - con pagliuzze d'oro, aveva notato- della Mezzosangue. ; puntò lo sguardo verso l'entrata e un attimo dopo entrò una ragazzina,e si comportò come se lei, Helen, non esistesse, attaccandosi alle labbra del bruno.

La Grifondoro fu tentava di vomitare ma optò per salutare e andarsene.

<< Ehm,g-grazie Tunner ... >> balbettò imbarazzata dallo slinguazzare rumoroso dei due.

E che diavolo! Un po' di contegno, per l'amor del cielo...

Richiamato da quella voce imbarazzata, si staccò bruscamente dalle labbra di Catherine che lo fissò con espressione evidentemente offesa.

<< Aspetta Mezzosangue! >>, in meno di due falcate la raggiunse e la fermò.

<< Devo ancora fasciarti il dito! >> . Helen gli sorrise debolmente. Gli sguardi della Serpeverde poco lontana da loro facevano intendere a chiare lettere che doveva andarsene; Helen Marie Foster sapeva capire quando era di troppo.

<< Tranquillo, lo faccio da sola! Tu va' da lei, mi sembra piuttosto... impaziente. >> gli sussurrò flebilemente mentre lui la fissava ipnotizzato.

Entrambi erano ancora là con la mente, a pochi attimi prima.

Se si fosse trattato di un altro gli avrebbe dicerto poggiato una mano sulla guancia per rassicurarlo, sempre se ce ne fosse stato bisogno, ma non doveva lasciarsi trasportare.

Accennò un leggero sorriso per ringraziarlo e poi sparì dietro la porta, lasciandolo a fissare il vuoto.

Un attimo più tardi sentì quell'oca di Catherine strusciarglisi maliziosamente addosso.

<< Benomale che se n'è andata quella inutile sanguesporco. >> berciò acida in direzione della porta. Anche lei, come Adam, era una dei pochi Serpeverde che credesse ancora nella superiorità dei purosangue.

Con quella frase credeva di scatenare i commenti del suo compagno ma la reazione, se possibile, si dimostrò come l'esatto opposto.

<< Come l'hai chiamata? >> le sibillò con tono minacciosamente freddo.

<< Sanguesporco - ripetè la bionda. - è quello che è: una mezzosangue. >>sputò convinta la ragazza.

<< Non lo rifare mai più. >>, ringhiò arrabbiato tenendole i polsi.

<< Ma... >> provò ad obbiettare lei...

<< Mai più! >> sottolineò deciso con quei suoi bellissimi occhi che mandavano saette.

 

Poco lontano da lì, mentrei due pseudo-fidanzati ''litigavano'' per una Mezzosangue, la suddetta ragazza uscì dall'infermeria con la testa immersa nella confusione più totale. Quella vicinanza con Tunner l'aveva confusa e gettata nello sconforto . Possibile che lei, Helen Marie Foster, Mezzosangue so-tutto-io, volesse davvero essere baciata dal principe di Serpeverde? Proprio lei, la fiera regina di Grifondoro? Sì, ovviamente sì perchè come tutte le persone normali poteva desiderare. Lo sbeglio però, si disse, non era contenuto tanto nel desiderio di quel bacio, ma desiderarlo proprio da quel infido bastardo che si era divertito anni a sbeffeggiarla. E dubitava fortemente che Tunner avesse potuto subire un cambio così repentino e profondo.

La prova che non si fosse completamente ammattito stava pochi passi dietro le sue spalle; il pensiero che i due in quel preciso momento stessero facendo chissà cosa la fece ragionare ed arrivare a una conclusione: si sarebbe dovuta ricordare che Tunner e lei erano agli opposti e quindi ciò che significava per lei un bacio era quasi sicuramente l'esatto contrario di ciò che rappresentava per quel mago.

Per lui era solo attrazione fisica, tutto qui. Ma per lei non si poteva dire lo stesso. E allora Peter? Peter era il classico bravo ragazzo con una fila di pretendenti lunga un chilometro ma che si ''innamora'' della raggazzina piccola e indifesa, che quasi nessuno nota mai. Se si fosse chiesto cosa ci trovasse di tanto interessante il lui, molto probabilmente non sarebbe stata in grado di dare una risposta esauriente.

Scosse il capo, come a voler cacciar via tutti quei pensieri e decise di andare a cercare Annabeth.

Quando era uscita dall'aula di pozioni con Tunner , la sua migliore amica aveva un'espressione preoccupata. Chissà cosa le avrebbe detto del suo racconto approposito di Adam...

Ma la fortuna, o la sfortuna a seconda dei punti di vista, volle farle incontrare Pierre.Il Serpeverde che l'aveva portata fuori dai Sotterranei stava parlando cordialmente con un graziosa ragazza di Corvonero.

Qunado vide i due salutarsi pensò che fosse giusto avvicinarsi e ringraziare. Nelle due settimane precedenti non le era nemmeno passato per la testa di di andare a cercarlo e ora che lo aveva sotto mano non si sarebbe evitata di ringraziarlo per un gesto tanto gentile.

Si avvicinò attirnado la sua attenzione schiarendosi la voce impercettibilmente. Il ragazzo si voltò verso di lei con la borsa dei libri appoggiata sulla spalla. La povera Grifondoro, già scossa dagli ultimi eventi, si ritrovò in grande confusione. La bellezza di quel ragazzo era qualcosa di inumano; non era alto quanto Tunner, che toccava il metreo e ottantacinque, ma aveva comunque un fisico solido e ben piazzato, da portiere di Quiddicht quale era.

<< Ciao Helen! >> la salutò educatamente non appena la vide.

<< Ehm, ciao Pierre! >>, quel tono così insicuro era da imputare a quegli occhi gialli tanto magnetici he sembravano sorriderle.

<< Come stai? >> , la naturalezza di quel ragazzo era disarmante. Per un momento si sentì perfino a disagio.

<< Bene.. senti Pierre, io ti devo ringraziare per quella sera. >>. Rossa dall'imbarazzo per no averlo fatta prima teneva la testa bassa.

<< Oh tranquilla, è stato un piacere. >> esordì cordiale il ragazzo.

<< Bhè, devo andare. C'è Annabeth che mi aspetta. >> disse Helen, indicando l'amica che la fissava poco lontana. Pierre le regalò un sorriso che le fece gelare il sangue nelle vene. Era enigmatico, più perfetto del possibile e misterioso.

Helen pensò che con i suoi occhi gialli e i capelli biondo bruciato somigliava a un creatura celeste.Ma non sepeva quanto si sbagliasse.

Era bello come un angelo, ma il suo sorriso sembrava più quello di Lucifero. 

  
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