Do svidan'ja, drug moj, do svidan'ja

Dal capitolo quattro:
"Solleva il viso e lo appoggia sul palmo della mano, quasi speculare alla posizione di Rodja.
Questi si sporge. Ha un’espressione concentrata, un qualcosa che gli anima lo sguardo, e che Sasha di primo acchito definirebbe banale sensualità, invece è patriottismo. «Aleksandr, io amo la Russia, è per questo che vorrei che fosse il primo Paese comunista del mondo.»
Sasha aggrotta la fronte. No, non capisce e non può capire. Il governo di sperpero dell’ultimo decennio non è quanto di meglio si potrebbe offrire all’Impero, ma nel comunismo non trova logica: gli uomini non hanno tutti lo stesso valore e lo stesso merito.
Squadra il Comandante con un’espressione così genuinamente perplessa che comprende di tradirsi del tutto.
Rodja, sorprendendolo, accenna una risata. «Lo so che per te non ha senso. Non condividi quello che credo. Ma non sei come quelli che difendi.»"