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Autore: sunnymargot    02/05/2013    9 recensioni
Harry si volto velocemente e si lasciò sfuggire un “oops” mentre i suoi occhi verdi venivano ingoiati da quelli blu dell’altro ragazzo. Un millesimo di secondo e i cuori dei ragazzi persero un battito.
[Larry]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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(In)Comprensioni

 
“Louis posso parlarti?”, Jay era entrata in camera senza nemmeno bussare infastidendolo.
“Se ti dicessi di no parleresti uguale, giusto?”
“Sì, è importante”, Louis scrollò le spalle e le fece cenno di sedersi sulla sedia di fronte a lui che era seduto sul bordo del letto a gambe incrociate e posò il laptop di fianco a lui.
“Quindi?” chiese spazientito, insomma era venuta lì per parlare, che parlasse.
“Mi dispiace Louis”, gli occhi le si fecero lucidi e le labbra tremavano appena così come la sua voce, “qui non sei felice, finché non diventi indipendente economicamente non puoi andartene, ma mi dispiace così tanto non vederti più sorridere in questa casa”.
Louis si morse il labbro inferiore, “Non mi accetterete mai per quello che sono”, non era una domanda, la loro reazione era stata una risposta più che esauriente.
“Ci hai preso alla sprovvista, conosci tuo padre, è inutile illuderti, no, non ti accetterà. Ma sei anche mio figlio e per quanto sia difficile per me comprendere tutto questo, io ci voglio provare davvero”.
Louis la guardò con gli occhi sgranati, non se lo aspettava questo sforzo da parte di sua madre, ma se aveva anche una sola opportunità per riavvicinarsi a lei voleva provarci.
“Uhm, non so che dire” disse abbassando lo sguardo, quello di Jay era troppo penetrante e lui non era pronto a farsi scavare dentro, non ancora.
“Parlami di lui”, bisbigliò velocemente sua madre, forse non troppo convinta.
Parlami di lui.
Ok, questa è facile.
“Allora, lui si chiama Harry, ma questo già lo sai”, spostò lo sguardo fuori dalla finestra, “ha la testa piena di ricci, sono morbidi e mori, se li scuote sempre”, sorrise, “i suoi occhi non hanno un colore definito, cambiano tonalità in base al tempo, passano dal verde più accesso, all’azzurro che sfiora il grigio e le sue labbra sono perfette” quando sono sulle mie, quando percorrono il mio corpo baciando ogni centimetro della mia pelle, quando mi lasciano i segni dell’amore, pensò, ma non poté dirlo a sua madre, sarebbe stato imbarazzante per entrambi.
“L’ho conosciuto perché m’è venuto addosso per ben due volte nella stessa giornata”, rise, “diciamo che è abbastanza distratto ed è molto ansioso e quando è preoccupato si morde il labbro inferiore, come me. E’ un ragazzo molto dolce e divertente, ha sempre la battuta pronta e ha una bellissima risata, chiunque starebbe in silenzio per sentirlo ridere, è qualcosa di magico. Inoltre mangia veramente tanto e ha una passione per i muffin al cioccolato e le caramelle gommose, è inquietante la dose che riesce a mandare giù di quei troiai.”
Louis continuò a parlare di Harry per quasi un’ora intera, tra un sorriso e l’altro, mentre sua madre lo ascoltava e ad ogni parola il cuore un po’ s’alleggeriva, perché come poteva essere sbagliata la felicità di qualcuno?
Jay non aveva mai visto suo figlio parlare così di qualcuno, non aveva mai visto quegli occhi azzurri brillare per amore.
Forse è vero che l’amore non ha sesso.
“Grazie Louis”, sospirò dolcemente fiondandosi tra le sue braccia, quanto gli era mancato suo figlio.
Louis rimase un po’ perplesso, in realtà non capiva bene cosa stesse succedendo, ma sentendo le lacrime di sua madre bagnargli la guancia ricambiò l’abbraccio e dopo tanto tempo la sentì un po’ più vicina al cuore.
 
 
 
“Harry?”, il riccio si voltò di scatto trovandosi a pochi centimetri dal barista con cui aveva parlato due giorni prima, non se lo ricordava così alto, ma forse la sua figura era slanciata da quel ciuffo che sfidava le leggi di gravità.
“Ma tu sei uno stalker o cosa?” chiese tra i divertito e lo spaventato.
“In realtà abito qui”, sorrise facendo un cenno al palazzo dietro di lui, “ e stavo andando a compare le sigarette, mi accompagni?”
Il riccio alzò il sopracciglio in segno di sorpresa, forse avrebbe dovuto rifiutare, soprattutto sapendo quanto Louis fosse geloso, ma non c’era e lui si stava annoiando a morte perché i suoi amici erano tutti impegnati, a fare cosa non lo sapeva.
Forse rimase un po’ troppo a pensare a cosa rispondere perché Nick riparlò “Non voglio provarci con te, ok? Voglio solo farmi qualche amico, non è semplice quando arrivi in una nuova città.”
Harry ci pensò qualche secondo, non c’era niente di male a farsi un nuovo amico, dopotutto se era costretto a passare una giornata da solo voleva dire che non ne aveva abbastanza.
“Mmh, ok, anch’io devo comprare le sigarette” rispose stringendosi nel giacchetto.
 
“Quindi vai ancora a scuola, eh, ricciolino?”, rise portandosi la tazza bianca alle labbra. Dopo essere passati dal tabacchino, Nick aveva proposto al riccio di prendere una cioccolata calda al bar in centro. Harry andava sempre lì con Louis, gli sembrava un motivo stupido per rifiutare così aveva accettato e si era beccato anche una scottatura sulla lingua a causa della cioccolata bollente.
“Già, ne ho ancora per due anni in realtà” disse sconsolato, la sua voglia di andare a scuola, soprattutto ora senza Louis, era inesistente. Si chiedeva dove trovasse la forza di alzarsi ogni mattina dal letto prima di conoscere Louis. Certo, c’erano i suoi amici, ma non erano comunque un buon motivo per andare a scuola, gli avrebbe visti il pomeriggio. Invece il bisogno di vedere Louis il più presto possibile lo portava a entrare addirittura in orario, sorrise, non vedeva l’ora di rivederlo.
“Con quel sorriso devi avere una mandria di ragazzine che ti vengono dietro”.
Harry arrossì violentemente “Io, ehm, ecco”, si morse il labbro.
Nick scoppiò in una fragorosa risata “Calmati, stavo scherzando”, si sporse in avanti arrivando a pochi centimetri dal riccio immobilizzato dall’imbarazzo, “si vede lontano un miglio che sei gay”.
Se possibile, Harry arrossì ancora di più affondando il mento nel cappotto e abbassando lo sguardo.
Nick sembrò sorpreso di quella reazione e dopo averlo osservato per qualche secondo continuò, “Guarda che non c’è niente di male, anch’io lo sono e penso che lo sia anche quel ragazzo seduto là a chiacchierare col barista”.
Harry sorrise agitato “Qui non lo sa nessuno di me, o quasi”, ripensò a quel giorno nel bagno della scuola, a Stan, a capodanno.
Louis.
Serrò la mascella, aveva tenuto quei ricordi così lontani da lui, li aveva appallottolati e nascosti in un cassetto della mente sperando di non trovarlo più, di dimenticare.
Ma come scordarsi tale orrore?
Louis.
In quel bagno.
Il sangue.
I lividi.
Andiamo a casa.
Le gambe molli, le mani tremanti, strinse gli occhi, non voleva pensare a tutto quello che Louis aveva dovuto sopportare, il dolore, l’umiliazione.
Louis.
Voglio abbracciare Louis.
Non pensare, Harry, non pensare.
Gli occhi umidi e il respiro accelerato.
“Harry?”, Nick lo guardava confuso, con un senso di impotenza.
Il riccio si alzò di scatto con il fiatone, come se avesse corso, ma in realtà erano stati i ricordi a correre, arrivando dritti al traguardo, al suo cuore.
“Io, scusa, devo andare”, così dicendo si dileguò veloce fuori dal bar e si diresse a casa sua, lasciandosi poi scivolare con le spalle lungo la porta chiusa nel buio del corridoio.
Ogni singola scena di quella sera riaffiorava senza pietà e lo distruggeva, doveva essere forte per Louis, ma ora questo non c’era e tutta quella scorza dura si stava sgretolando. Probabilmente se tutto questo fosse successo a lui non avrebbe fatto tanto male, ma come si poteva ferire una creatura così perfetta, dolce e indifesa? Louis, così fragile.
 
Harry sentiva fortemente il bisogno di spaccare qualcosa, qualunque cosa. Per questo, la mattina seguente, ciò che venne rotto fu il naso di Stan preso violentemente a pugni dal riccio.
Harry non era riuscito a dormire la notte, ogni volta che chiudeva gli occhi l’immagine di Louis steso sul pavimento freddo si faceva sempre più nitida. Aveva mandato dei messaggi a Louis e lui gli rispondeva che stava bene, anche se era un po’ stanco, ma almeno da Hollister poteva scherzare un po’ con Josh. Ma la cosa più bella che gli disse era che sua madre voleva capirlo e che forse ci stava riuscendo davvero.
La mattina si era alzato dal letto con due occhiaie profonde e nere, come il suo umore, come la maglia che indossò. Harry vedeva nero e aveva deciso che anche qualcos’altro sarebbe diventato nero quella mattina.
E così fu, il naso di Stan, il suo occhio destro e la mascella gonfia, il labbro spaccato. Ed Harry vedeva nero mentre lo gonfiava di botte, mentre nessuno cercava di fermarlo, la gente si era limitata a disporsi intorno a loro per godersi la scena.
Alla fine fu Liam a dividerli, appena uscito di classe, si diresse verso la massa e trovò Harry così incazzato che un po’  gli fece paura, ma prese subito in mano la situazione strattonandolo violentemente per un braccio e sbattendolo contro l’armadietto dietro di lui.
“Harry!”, lo smosse un po’ finché i suoi occhi non si schiarirono e lo sguardo si rilassasse insieme al volto, “Harry andiamo a casa”.
 
Harry dopo quel giorno ne rimase a casa altri tre, era abbastanza soddisfatto di quello che aveva fatto, non poteva nasconderlo, ma preferiva comunque stare a casa per tranquillizzarsi un altro po’.
Inoltre sentiva molto spesso Louis e sembrava che le cose gli stessero andando bene, con il lavoro, con sua madre, e questo lo rilassava.
Sentiva sempre di più il bisogno di parlare con Louis, gli mancava tantissimo e nei momenti in cui sentiva la sua voce, la sua risata, tutto sembrava migliore. Non riusciva ancora a capire come facesse a rendere tutto più bello, era assurdo, ogni cosa valeva la pena di essere vista, ascoltata, vissuta se eri con Louis.
Ecco perché Harry amava Louis, perché dava un senso alle cose, dava un senso alla vita.
 
 
 
“Haz, ti va di venire al Twenty stasera?” gli chiese Niall mentre giocavano a Fifa.
“Mmh, va bene, dai”, Niall sorrise e tornò a concentrarsi sulla palla, ma niente da fare, rimaneva una schiappa in quel gioco.
Ultimamente Niall passava molto tempo a casa del riccio, cercava di distrarlo e farlo divertire, anche se a volte con scarsi risultati, ma apprezzava lo sforzo.
Liam invece, non si vedeva molto, Harry pensava fosse per Zayn, anzi, ne era abbastanza convinto. Gli dispiaceva non vederlo più come prima, ma se questo lo rendeva felice, lo sarebbe stato per lui. Aveva sempre avuto dei dubbi su quell’amicizia troppo attenta ai particolari e questi venivano confermati ogni volta che si guardavano o si accarezzavano la mano di nascosto.
 
Quando Harry entrò nel locale la prima persona che vide fu Nick, si sentiva tremendamente in colpa per come l’aveva lasciato da solo in quel bar, così si diresse verso di lui.
“Allora sei sempre vivo, ricciolino” gli fece il moro sorridendogli.
“Io,ehm, mi dispiace, non dovevo scappare così” disse Harry abbassando lo sguardo, per non incrociare quello del barista, aveva paura di essere giudicato.
“Tranquillo, tutti abbiamo dei momenti no”, scrollò le spalle e gli mise un drink trasparente sotto gli occhi, “ma se vuoi farti perdonare puoi farmi un po’ di compagnia".
Ed Harry rimase, dopo un paio di drink iniziò a sciogliersi e a scherzare animatamente, dopotutto non era male quel Nick o forse lui era un po’ ubriaco.
Fatto sta che senza rendersene conto butto giù più bevute di quelle che una persona normale avrebbe retto ed è per questo che senza nemmeno accorgersene la mattina seguente si trovò disteso nel suo letto con la testa pesante che sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro e un bigliettino sul comodino.
Non dovresti bere così tanto ricciolino,
Nick :)
 
 
Louis, come tutti i venerdì sera, era sommerso di ordini, sembrava che la gente non desiderasse altro che bere, mentre lui non desiderava altro che andare a casa e chiamare Harry. Sapeva che era uscito perché l’aveva sentito qualche ora prima, ma era ormai diventato dipendente dalla sua voce, avessero trasmesso quella invece di quel rumore che non si poteva nemmeno definire “musica” ci sarebbe stato più volentieri al lavoro.
Così si prese dieci minuti di pausa e uscì dal locale col cellulare in mano digitando il numero di Harry che ormai aveva imparato a memoria.
Uno squillo, due squilli.
“Pronto?”
Colpo al cuore. Erano le quattro di notte e quella non era la voce di Harry.
“Scusa ma chi sei?” chiese Louis cercando di non lasciare trapelare il panico dalla sua voce.
“Nick Grimshaw”.
Louis riattaccò preso da una spasmo.
Nick?
Harry gli aveva parlato una volta di lui, era il nuovo barista del Twenty One e avevano chiacchierato un paio di volte, aveva detto.
Perché aveva risposto al cellulare di Harry, del suo Harry?
Louis mantieni la calma, non arrivare a conclusioni affrettate.
Harry ti ama.
Non ti tradirebbe mai, nemmeno da ubriaco, nemmeno se non ci sei.
Tu lo conosci, tu ti fidi, vero Louis?
 

 

 
 
Eccomi qua, credo puntuale lol
Allora, questo capitolo è ok, niente di che, ma nemmeno malaccio dai, poi ora vi lascio con un po’ di suspense u.u
Come vediamo la madre di Louis cerca di capirlo e ci sta riuscendo, credo, e questo mi rende felice.
So che ad alcune di voi Nick, nella realtà, sta simpatico, ma a me no perché è un essere umano, non una cozza e quindi può anche non stare attaccato ad Harry ogni volta che può. Peace and love and Larry :)

Se ci sono errori o ripetizioni scusatemi tantissimo, ma non ho avuto il tempo di ricontrollarlo c.c
 
Comunque sono arrivata a più di 100 seguite e più di 100 recensioni totali.
Quindi grazie a tutti voi che seguite, preferite, ricordate e recensite, mi rendete felice.
Sapete che ci tengo tantissimo alle recensioni quindi vi prego lasciatemene una per esprimere il vostro parere, daaai c.c
 
E passate dalla mia OS Larry -> 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1729193&i=1
 
Inoltre volevo dirvi che mi sono innamorata dei 5 Seconds Of Summer e che shippo as a romance i Mashton sjkahfaljsfha
C’è qualcuno di voi che li ascolta? :)
 
Ora vi lascio e vado a studiare latino,
un bacio, Sonia xx
 
Twitter: @sunnymargot

  
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