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Autore: BebaTaylor    02/05/2013    0 recensioni
Dal Capitolo Tre
Solo allora si accorse della bara bianca, appoggiata su delle colonne di marmo, anche quelle bianche. La parte superiore era aperta. Lentamente Astrakan si avvicinò. Osservò il coperchio finemente decorato, fece il giro, aspettandosi di trovare la ragazza con il viso sciolto come quello delle altre persone. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
Quando li riaprì e guardò all'interno della bara si pentì di averlo fatto. Il cadavere non aveva il viso deforme come quello degli altri, ma il suo. Gli stessi capelli neri, lo stesso viso ovale dai lineamenti delicati, una tiara fra i capelli.Astrakan fissò il suo cadevere a lungo, incapace di fare qualsiasi cosa. Lo stesso vestito, lo stesso mazzo di fiori.
«È colpa mia! Io l'ho uccisa!» strillò ancora il ragazzo.
Astra si riscosse. Se stava guardando il suo cadavere, allora quello era il suo funerale, e quello che urlava era suo marito.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Undici
The True and start to Another World

Nessuno di loro parlava, si sentiva solo il rumore del traffico. Astra continuò a fissare Steve mentre lui teneva lo sguardo basso.
«Siete alieni?» domandò Adam facendo un passo avanti.
Joe scosse la testa, Maya si stava riprendendo, «Non siamo alieni... siamo persone...» si fermò e si mordicchiò il labbro inferiore, «normali.»
«Normali?» esclamò Steve indietreggiando, «Normali? Hai appena guarito la pelle di Maya... secondo te è normale?» gridò.
Maya aprì gli occhi, «Cos'è successo...» mormorò passandosi una mano sul viso.
«Come ti senti?» le domandò Adam inginocchiandosi accanto a lei.
«Bene...» rispose lei, «Una cosa nera mi ha attaccato, bruciava... non ricordo altro.»
Adam l'aiutò ad alzarsi stringendola delicatamente.
«Allora... cosa volete da noi?» sbottò Steve.
Astra lo guardò, non aveva ancora detto una parola. «Cerchiamo una persona... è importante per noi... molto importante.» mormorò appoggiandosi al mobiletto del lavandino. Fissò le mani e si accorse che tremavano. Guardò il fratello e lui l'abbracciò.
«Dobbiamo parlare.» disse alzando il viso, guardò Adam che stava abbracciato a Maya e sorrise. «È veramente importante.» aggiunse liberandosi dall'abbraccio del fratello e si alzò in piedi.
«Andiamo di là.» disse Kevin.
«Cosa? Lui...» Steve lanciò uno sguardo a Joe, «lui le ha guarito la palle e voi non dite nulla? Siete impazziti tutti quanti?»
Nessuno lo ascoltò e andarono in sala.
«Chi siete?» domandò Adam, «Siete sicuri di non essere alieni?»
Joe sorrise. «Sì, siamo sicuri.»
«Cosa succede? Non capisco...» mormorò Maya appoggiando la testa contro la spalla di Adam, lui arrossì e le circondò le spalle con un braccio.
«Cosa volete?» domandò Steve, era l'unico ad essere in piedi, era dietro il divano su cui stavano Kevin, Adam e Maya, e teneva le braccia incrociate al petto.
Joe e Astra si guardarono e annuirono, la ragazza si schiarì la voce e guardò i ragazzi davanti a lei.
«Noi veniamo da una dimensione parallela. Il nostro mondo è diviso in due parti, la nostra è Winter, l'altra è Summer. Le nostre terre sono sommerse dalla neve in qualsiasi periodo dell'anno, da sempre.» Astra si fermò.
«Io e Joe siamo gli ambasciatori della nostra terra e siamo qui per cercare il Catalizzatore. Se non lo troviamo e non lo riportiamo sul nostro pianeta sarà... una catastrofe.» Si fermò nuovamente e fissò Steve.
«Ah... sembra una buona base per un libro...» mormorò Adam.
«Però non lo è.» disse Joe.
«Perché chi cercate è sulla Terra? Come ci è arrivato?» domandò Maya.
Astra respirò a fondo, era arrivata la parte difficile da spiegare. «Non sappiamo se il Catalizzatore sia un uomo o una donna. Quando è nato, era in una casetta con solo la madre e l'ostetrica, nessun altro doveva entrare, se non il dottore in caso di emergenza, ma l'ostetrica si è portata dietro la sua amica Terrestre.» si fermò, afferrò la bottiglia di birra e la finì in un sorso.
«Questa donna, che non conosciamo, ha ucciso l'ostetrica, la madre e anche il dottore. Poi è fuggita con il neonato qui, a New York. E uno di voi potrebbe essere quel bambino.» si fermò e li osservò. «O bambina.» Astra abbassò il viso e attese i commenti e le domande.
«Aspetta... credo di non aver capito.» esclamò Adam. «Stai dicendo che uno di noi non è di questo pianeta, che è stato rapito appena nato e che sua madre è in realtà un'assassina e una rapitrice?»
Joe annuì. «Detto in poche parole... sì.»
Nessuno parlò, Astra strinse la mano di Joe, alzò il viso e fissò Steve. Lui la guardò brevemente poi abbassò il viso e appoggiò le mani sullo schienale del divano.
«E se la persona che cercate non torna sul vostro pianeta?» domandò Steve. «Cosa succederebbe?»
«Il pianeta verrebbe distrutto e noi moriremmo.» mormorò in risposta Astra.
Steve rimase in silenzio, lo sguardo verso il basso. «Avete tutte e due dei poteri?»
«Li ho solo io.» rispose Joe, mentre Astra lo guardava con la bocca semi aperta. «Io sono il primo che è nato e quindi ho solo io dei poteri, che poi, bhè... è solo quello che avete visto. Posso guarire le ferite.» disse, ignorò lo sguardo perplesso di Kevin e fissò Adam.
«Mi sembra strano... siete gemelli.» replicò Steve.
«Invece è così.» esclamò Joe.
«Potrebbe dirmelo anche Astra.» disse Steve, «È capace di parlare.» aggiunse fissando Astra.
Lei lo guardò, si mordicchiò il labbro e sospirò. «È come dice lui.» mormorò.
Rimasero in silenzio qualche secondo nei quali Astra continuò a guardare Steve, poi Adam tossì.
«Perché siete gemelli? È così solo perché il primo che nasce ha dei poteri?» domandò quest'ultimo.
«Sì, è così.» rispose Joe e sperò che Kevin stesse zitto. Non sapeva neppure lui erché avesse mentito, ma aveva visto il modo in cui Steve guardava Astra e aveva detto così.
«Come fate a spostarvi da lì a qui?» chiese Adam, era molto interessato e credeva a tutto quello che gli era stato raccontato.
«Ci sono due portali sul nostro pianeta, sulla Terra sono molti di più... a New York è a Central Park.» rispose Astra. «Solo chi è del nostro pianeta può passare da una parte all'altra, per gli altri non è possibile se non sono accompagnati.»
«Sembra la storia di quel libro... Another World.» mormorò Adam.
«Pensiamo che l'abbia scritta il nonno, anche se alcune cose sono invetate.» rispose Astra. «Non sappiamo come abbia fatto a pubblicare e non possiamo chiederglielo perché è morto anni fa.»
«Dovete dirci se volete seguirci...» disse Joe.
Maya fissò frastornata Adam. «Quando dovremmo partire?» domandò a bassa voce.
«Il dieci maggio. Quello è il momento in cui ci sarà una specie di...» Joe si fermò e guardò Astra, non sapeva come spiegare e cercò un aiuto nella sorella, «di cerimonia... un rituale. Noi non ne sappiamo molto perché lo farà il Saggio.»
Astra annuì alla spiegazione del fratello.
«Ma è fra tre giorni...» disse Steve, «Anzi, ormai sono due, è mezzanotte e dieci.» disse guardando l'orologio.
Astra aprì la bocca, sapeva che mancava così poco ma, detto da un altro, il tempo le sembrava ancora meno.
«Dovete darci una risposta. Noi saremo vicino al laghetto di the Ponde, vicino alla Cinquantanovesima, giovedì mattina alle sette.» disse Joe. «Non subito... diciamo per mercoledì.»
Ancora silenzio. Joe fissò Adam, Maya e Steve per capire cosa pensassero,voleva capire se credevano a tutto quello che gli era stato raccontato.
«Ma siete sicuri che quello che cercate sia uno di noi?» domandò Steve, «E se vi state sbagliando?»
«Non ci stiamo sbagliando, siamo sicuri. Come sappiamo che uno di voi è il Catalizzatore è una lunga storia, ma siamo sicuri di quello che vi stiamo dicendo.» rispose Joe. «Sono quasi venticinque che ci stiamo lavorando, prima i nostri genitori e poi noi. Non ci sbagliamo.»
«Siete sicuri allora.» esclamò Steve e Joe annuì, Astra se ne stava in silenzio,non riusciva a capire perché suo fratello avesse mentito riguardo ai poteri, e non riusciva a capire perché lei non lo avesse smentito. Si passò una mano sul volto quando si rese conto che Steve sarebbe venuto a saperlo. E che si sarebbe arrabbiato con lei.
Spostò lo sguardo su Kevin e lui le sorrise.
Rimasero ancora in silenzio per qualche minuto e si congedarono.
«Non hai poteri?» domandò Steve ad Astra. «Non sei invidiosa di tuo fratello?»
«Cosa? No no.» rispose lei, «Non sono invidiosa. Perché dovrei esserlo?»
«Sei sicura di non avere poteri? Puoi dirmelo.» disse Steve mentre aspettavano l'ascensore, «Dopo quello che mi avete detto non mi stupirei più di nulla.»
Astra si mordicchiò il labbro inferiore. «Non ho poteri.» mormorò. «Fidati di me.»
Steve la fissò, scosse la testa, si voltò e scese velocemente le scale.
Astra lo guardò scendere sentendosi stupida, scosse la testa e lo seguì.
Astra si fermò a pochi passi da Steve, erano in strada, vicino all'ingresso di un vicolo cieco. Alzò un braccio e lo stese, cambiò idea e lo abbassò.
«Steve...» mormorò e fece un passo avanti.
Lui rimase in silenzio e si voltò.
Astra lo guardò e si morse il labbro, tutte le cose che prima avrebbe voluto dirgli le sembrarono inutili in quel momento.
«Mi credi tanto stupido?» chiese Steve, «Dici che devo fidarmi di te... ma tu non ti fidi di me.»
Astra lo guardò sapendo che aveva ragione, sospirò e lo guardò ma rimase in silenzio.
Steve alzò le spalle e si avvicinò alla giovane. «Non ci credo alla storiella che tu e tuo fratello avete raccontato.» mormorò, i suoi occhi erano lucidi, «Non ci credo al fatto che solo uno di voi abbia poteri mentre l'altro no.»
Astrakan rimase in silenzio non sapendo cosa dire, abbassò lo sguardo e iniziò a mangiucchiarsi le pellicine del pollice destro.
«Perché non ti fidi di me?» mormorò avvicinandosi, le posò una mano sulla spalla e strinse leggermente.
«Perché...ho paura.» disse. «Ho paura della tua reazione.» abbassò il viso e s'impose di non piangere.
«Non ti fidi di me.» mormorò Steve, si girò e si allontanò.
Astra lo guardò, si riscosse e lo seguì. Lo fermò all'ingresso di Central Park, afferrandolo per un braccio.
«È stato Joe a dire che non ho poteri, io non gli ho detto nulla.» disse. «Non è stata una mia idea!»
Steve si voltò verso di lei. «Sei rimasta zitta.» replicò, «Anzi, mi hai risposto di non avere poteri. Mi hai mentito.»
«Non sapevo cosa dire.» mormorò lei, spostò la mano e la infilò in tasca.
«Dimmi cosa sai fare.» mormorò Steve. Le tolse le mani dalle tasche e le strinse. «Fidati di me.»
Lei alzò lo sguardo e lo fissò, accennò un sorriso e annuì. Respirò profondamente e si guardò attorno. Vide un uomo vestito con un completo grigio chiaro camminare velocemente mentre parlava al cellulare.
«Lo vedi quello?» domandò indicando con la testa. Steve annuì.
Astra fissò il passante, «Canta e balla la Macarena.» mormorò, mentre sentiva il sangue scorrerle più velocemente nelle vene, la vista farsi offuscata e i suoni ovattati.
Sotto gli occhi sbigottiti di Steve l'uomo infilò il cellulare in tasca e iniziò a ballare e a cantare a voce alta. Guardò sorpreso Astra. Non sapeva cosa pensare, era sicuro che Astra non fosse d'accordo con quello, e che lui non l'avesse sentita, anche lui aveva fatto fatica, quello di Astra era solo un mormorio.
«I tuoi occhi...» disse.
Astra li chiuse e scosse la testa. Li aprì e lo guardò. «Hai capito cosa so fare?» pigolò stringendo più forte le sue mani.
Steve annuì. «Sì... credo.» rispose. «Fai comportare la gente come un'idiota.» disse e sorrise, anche le labbra di Astra si piegarono in un sorriso.
«Diciamo di sì. Posso far fare alle persone tutto quello che voglio.» esclamò.
Steve la guardò e annuì. «L'avevo capito.» disse. «E avevi paura di dirmelo.»
Astra abbassò il viso sentendosi colpevole. «Io... sì. Avevo... ho paura della tua reazione, che avresti pensato che io... che avessi usato i miei poteri con te, quando invece non è vero, non l'avrei mai fatto. Non l'ho fatto nemmeno con Kevin, Adam e Maya. Dovete seguirci perché lo volete, non perché ti ho costretto.» disse senza alzare la testa. «Io mi fido di te.» esclamò Steve, lasciò andare le mani di Astra e l'abbracciò.
Lei rimase un attimo sorpresa e rigida, poi si rilassò, lo abbracciò e scoppiò a piangere.

***

Astra fissò il piccolo calendario, era il nove maggio e mancavano meno di ventiquattr'ore alla loro partenza. Kevin e Steve avevano già detto che sarebbero andati con loro, mentre Adam e Maya non avevano ancora dato una risposta.
Afferrò la borsa e uscì dalla stanza, doveva incontrarsi a pranzo con Maya e Astra sperava che le desse una risposta positiva.
Decise di scendere le scale invece di prendere l'ascensore. Quando uscì dall'albergo si scontrò con un uomo, mormorò delle scuse e si avviò verso l'ingresso della metropolitana.
Ripenso al giorno precedente, quando Adam e Steve li avevano raggiunti all'albergo e subissati di domande, e lei e Joe avevano impiegato diverso tempo per rispondere alle loro curiosità.
Astra scese dal treno e tornò in superficie, guardò l'orologio e si accorse di essere in anticipo di qualche minuto. Rallentò il passo e iniziò a pensare a cosa dire a Maya er convincerla a seguirla. Svoltò a destra e proseguì per un centinaio di metri, si fermò davanti al ristorante dove aveva appuntamento con Maya.

***

Il vecchio guardò i Goblin che lavorano freneticamente per sistemare tutte le cose che gli servivano per l'incantesimo. Sbuffò, avrebbe voluto anche lui avere dei poteri come i gemelli, ma si accontentava di sapere la magia meglio di loro. Anzi, loro la conoscevano appena.
Sorseggiò il vino e fissò la sfera. I suoi piani stavano funzionando. Vedeva gli Ambasciatori spaventati e confusi dagli incubi e dalle visioni. Non lo dimostravano ma lui lo sapeva che erano spaventati, poteva vedere i loro visi quando andavano a dormire, lui vi vedeva una supplica, quella di non avere più incubi.
«Ingenui.» mormorò con le labbra posate sul bordo del bicchiere e finì il vino.
Fissò Astra  entrare nel ristorante seguita dall'ombra. Aveva dovuto crearne un'altra dopo che la precedente aveva attaccato Maya. Sperò che quell'ombra non combinasse casini, per lui sarebbe stato faticoso crearne un'altra e doveva essere riposato per l'incantesimo che avrebbe fatto il giorno dopo.
«Abbiamo quasi finito.» disse uno dei Goblin, «Ci mancano solo il tappeto e il cuscino, adesso andiamo a vedere se sono asciutti.»
Il vecchio annuì, «Basta che sia tutto pronto per domani mattina. Portatemi del vino e mettete altra legna sul fuoco.»
Il Goblin annuì, alcuni degli esseri uscirono dalla stanza, altri misero sul fuoco e uno riempì il bicchiere con del vino caldo speziato.

***

«Io non so...»mormorò Maya, «Non riesco ancora a credere che esista quello che mi hai raccontato.»
Astra rimase in silenzio, si pulì la bocca con il tovagliolo e sistemò le posate sul piatto.
«Non è che non ci credo... ci sono tante cose inspiegabili... è che non...» Maya sbuffò e abbassò il viso. «Non riesco a spiegarmi.»
Astra sorrise e finì di bere l'acqua nel suo bicchiere. «Non preoccuparti, ho capito quello che intendi.» la rassicurò, anche se in realtà non aveva capito nulla.«Verrai?» domandò.
Maya annuì. «Sì, ormai devo vedere se esiste veramente quello che mi hai detto. Sono curiosa.»
Astra sorrise sentendosi felice. Ormai mancava solo la risposta di Adam, ma era sicura che avrebbe detto di sì. Da quello che aveva capito era un appassionato di eventi soprannaturali. Aveva scoperto che aveva letto il libro del nonno, e che era uno dei suoi preferiti. Sorrise ancora e posò le mani sul grembo.

***

«Ha detto che non vede l'ora di venire.» esclamò allegramente Joerydan. «Ha detto anche che se non fosse lui il Catalizzatore, vorrebbe venire a trovarci ugualmente.»
«Oh, bene.» disse Astra e ridacchiò. «Anche Maya ha detto di sì.»
Joerydan sospirò di sollievo e si appoggiò a una colonna. Erano in metropolitana e stavano tornando in albergo, dovevano iniziare a preparare i bagagli.
«Le tue valigie però domani le porti te.» disse Joe indicando la valigia che Astra aveva appena comprato, era grande il doppio quella che aveva già, ed era rossa.
Astra sbuffò. «Sì... certo. Io ho solo fatto un po' di shopping.» mugugno.
«Un po?» domandò Joe. «Hai riempito l'armadio!» fece notare.
Astra gli mostrò la lingua e ridacchiò. «Tanto lo so che alla fine mi aiuterai.» mormorò avvicinandosi a lui.
Lui scosse la testa divertito. «Vedremo. Sta arrivando il treno.» disse posandole una mano sulla spalle. Astra annuì, afferrò il manico del trolley e si voltò verso il binario.

***

Le valigie erano pronte, erano rimasti fuori solo i pigiami e i vestiti che avrebbero usato il giorno dopo. Anche quella sera sarebbero andati a cena con gli altri.
«No riesco a crederci che domani saremo a casa.» mormorò Astra sedendosi sul letto di Joe.
«Andrà tutto bene, vedrai.» esclamò Joe, finì di allacciarsi gli ultimi bottoni della camicia azzurra e si voltò verso di lei.  «New York mi mancherà.» aggiunse sottovoce.
«Andiamo?» disse dopo qualche secondo di silenzio.
Astra annuì, si alzò e prese la borsa che aveva lasciato sul mobile e seguì Joe fuori dalla camera.

***

Il parco era quasi vuoto,c'erano solo alcune persone che correvano e quelle che portavano a spasso il proprio cane.
Astra, Joe e Kevin, seduti su una panchina, aspettavano gli altri, erano loro ad essere in anticipo, non gli altri a essere in ritardo.
Astra fissò il cellulare, domandandosi come mai non l'avesse lasciato da qualche parte, d'altronde su Winter non le sarebbe servito,visto che non avrebbe funzionato. Sì,avrebbe potuto usare i giochi, la fotocamera e avrebbe potuto ascoltare la musica, ma non avrebbe potuto né telefonare né ricevere chiamate. Sospirò e si piegò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia.
«Stanno arrivando.» disse Joe. Astra alzò lo sguardo e vide Adam e Maya.  Sorrise anche se si sentiva delusa, sperava che ci fosse anche Steve con loro.
Si alzò in piedi e li salutò.
«Manca solo Steve.» notò Adam. «Sarà in ritardo come al solito.»
Astra si sedette di nuovo, fissò il cellulare e sbuffò, provò a chiamare Steve ma rispose la segreteria.
Sbuffò ancora e guardò Joe.
«Arriverà, siamo ancora in tempo.» le disse lui, lei annuì e si appoggiò allo schienale della panchina.
Finalmente, cinque minuti dopo, Steve arrivò.
Astra si alzò e lo abbracciò.
«Scusa il ritardo.»  mormorò lui baciandole i capelli. Lei non disse nulla e sorrise.
«Dobbiamo andare.» esclamò Joe.
Steve si staccò da Astra e prese la valigia più grossa.
«Dobbiamo tenerci per mano?» domandò Adam afferrando il piccolo borsone che aveva lasciato per terra.
«Non è necessario, basta che ci state vicini.» rispose Joe camminando verso il portale.
Steve prese la mano di Astra e la strinse, mentre Maya le stava vicino dall'altra parte.
Avanzarono piano mentre Astra espanse il suo potere attorno a sé, convincendo le persone attorno a loro che non c'era nessuno.
Pochi secondi dopo si ritrovarono nella casupola di Winter.
«Siete arrivati.» esclamò Katulaa alzandosi, era seduta accanto alla stufa. «Vado ad avvertire il vecchi bacucco.» aggiunse, fece un passo in avanti e si trasformò in una tigre.
«Ma lei... è... lei...» balbettò Maya.
«Una tigre bianca.» rispose Astra. «Cambiamoci.» aggiunse sedendosi sulla panca di legno vicino alla stufa. «Fuori fa molto freddo.»

Salve, questo è il penultimo capitolo!
Ringrazio che legge questa storia :)
   
 
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