Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: lilyhachi    02/05/2013    10 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

III


What do you say to taking chances?

 

Emma si era svegliata di buon ora quella mattina. Aveva deciso di non pensare alla terribile serata precedente e si precipitò direttamente nelle stalle, felice di avere la mattina libera da ogni tipo di impegno che comprendeva lezioni di portamento o di storia.
Giunta nelle stalle, vide finalmente il suo destriero: Swan, un bellissimo cavallo bianco che le era stato regalato da suo padre quando era bambina, nonostante le proteste di sua madre. Strinse con una mano il ciondolo che aveva al collo, sorridendo: si trattava di un medaglione sul quale era inciso il simbolo di un cigno, che le era stato donato per celebrare la sua nascita. Da lì, Emma aveva trovato il nome perfetto per il suo cavallo. (1)
Poteva stare con lui soltanto una volta a settimana, dato che sua madre non era molto entusiasta all'idea che lei cavalcasse, in quanto “le principesse non vanno a cavallo”. Eppure, lei da giovane passava le sue giornate a cavalcare, duellare con la spada e scoccare frecce con il suo arco.
Nathan le rivolse un sorriso, come se la stesse aspettando: sapeva quanto la principessa fosse fedele all'appuntamento con Swan, così le sistemò la sella, mentre Emma prendeva l'arco che un tempo era appartenuto alla madre, vi si esercitava ogni volta che ne aveva l'occasione, nonostante Snow non avesse per niente approvato quella novità. Emma mise l'arco in spalla e montò a cavallo, uscendo dalla stalle e dirigendosi verso il bosco.
Purtroppo non poteva allontanarsi di molto ma quel momento di libertà era sacro per lei.
Non appena sentì il vento smuoverle i lunghi capelli biondi provò una sensazione indescrivibile: quella era la sua idea di vita, non quella che le propinava sua madre, ovvero stare in piedi con indosso un abito elegante davanti a tante persone di cui a stento ricordava il nome.
Non era adatta alla vita di corte, lo sapeva fin da bambina, quando insisteva per duellare con suo padre usando spade di legno, mentre Snow la fissava con quella costante smorfia di disappunto.
Il momento di libertà di Emma venne frantumato in mille pezzi nell'esatto momento in cui udì sua madre chiamarla a gran voce dal castello.
“Sembra proprio che mia madre voglia tenerci separati”, esclamò, carezzando Swan.
Emma tornò verso le stalle, dove c'era sua madre ad attenderla.
“Cavalcare non è adatto ad una principessa” esclamò sorridendo ma senza nascondere la severità nel suo sguardo.
Snow fece segno a Nathan di rimettere Swan nella sua stalla e si voltò nuovamente verso la principessa, posando il suo sguardo sull'arco.
“Cosa fai con quello?” domandò infastidita.
Emma scrollò le spalle. “Cosa posso farci con un arco?”, ribattè sorridendo.
La regina sbuffò. “Emma” aggiunse con tono di rimprovero.
La principessa storse il muso. “Non dirmi Emma. Quando eri giovane non facevi altri che questo!” esclamò, sollevando l'arco.
“Lo facevo per proteggermi da Regina”, rispose lei, togliendole l'arco dalle mani.
“E perchè vuoi impedirmelo?”, chiese la ragazza esasperata.
“Emma”, cominciò la regina con tono pacato. "Per fortuna nessuno vuole il tuo cuore su un piatto d'argento, non hai bisogno di armi. Tu sei al sicuro, a differenza di me e tuo padre tempo fa”. Terminò quella frase con un lieve tono di rammarico nella voce.
Magari non fosse stata al sicuro. Poteva risultare capricciosa ma in giorni come quelli ne aveva davvero abbastanza di tutti limiti che le venivano imposti.
“Vieni”, esclamò la regina “so che non hai fatto colazione. Io e tuo padre dobbiamo dirti qualcosa”.

Gentilezza. Tutti le persone che si era ritrovato dinanzi erano dannatamente e fastidiosamente gentili.
Gli si era avvicinato un uomo sulla quarantina chiedendogli con un sincero sorriso se a lui e alla sua ciurma servisse un alloggio per la notte.
Il prossimo che gli si fosse avvicinato offrendogli altre cortesie avrebbe fatto stretta conoscenza con il suo uncino.
Gli uomini gli sorridevano, i bambini gli sorridevano oppure guardavano affascinati il suo uncino e le donne...beh, anche loro gli sorridevano e non soltanto per gentilezza. Si chiedeva che razza di sovrano poteva esserci se quelle persone erano così allegre che sembravano surreali.
Ci mancava soltanto il cinguettio degli uccelli a completare quello scenario alquanto ridicolo.
L'uomo si voltò, infastidito da un suono non molto lontano dalla sua testa: eccoli lì...gli uccelli che cinguettavano.
Il capitano roteò gli occhi al cielo chiedendosi per quale barbaro motivo si fosse fermato in quel luogo, poi realizzò: i suoi uomini erano stanchi per il viaggio e aveva deciso di dar loro un po' di tregua e qualche giorno di vacanza, e magari ne avrebbe approfittato per reclutare qualche nuovo membro per il suo equipaggio, sperando che non fossero tutti rammolliti come gli abitanti che scorazzavano in giro.
“Capitano!”. Spugna gli si avvicinò, “Abbiamo trovato una locanda niente male, vi unite a noi?”.
Hook fece un cenno di assenso con la testa. Forse doveva concedersi anche lui un po' di svago e di serenità, d'altronde non li aveva più provati dopo l'incontro con il Coccodrillo. Sperava vivamente che quel luogo assurdo non gli facesse perdere di vista la sua principale ragione di vita: la vendetta.

Pretendenti. Matrimonio. Quelle parole rimbombavano nella testa di Emma ad un ritmo inarrestabile.
Sbatté le palpebre più volte per assicurarsi di essere sveglia. Sua madre aveva davvero pronunciato quella frase? Tre principi si sarebbero presentati per la sua mano. Tre principi. Tre barbosi principi. In quel momento sarebbe scomparsa volentieri.
“Emma”. Era stato suo padre a chiamarla ma lei lo ignorò, voltandosi verso sua madre.
Rabbia. Risentimento. Offesa. C'erano tante di quelle emozioni che vagavano dentro di lei che a stento riusciva a riconoscerle, marciavano imperterrite, accusandosi l'un altra, in attesa di uscire e riversarsi su chi le aveva provocate: sua madre.
“Perchè non me l'hai detto?”, chiese Emma in un soffio. “Non credevi che avrei dovuto saperlo?”.
Snow la guardava come se stesse dicendo qualcosa di anomalo e totalmente sbagliato.
“Emma, non capisco il tuo risentimento”, rispose calma. "E' un matrimonio”.
“Io non voglio sposarmi”, sbottò la principessa furiosa. “Tu vuoi che lo faccia”.
La regina la guardava confusa, quasi sperando che sua figlia tornasse in sé ma Emma non la osservava nemmeno.
“Non fai altro che istruirmi, farmi essere una principessa perfetta come te”, esclamò cominciando a camminare attorno al tavolo.
“Ti sei mai chiesta cosa voglio io?”.
“E' per il tuo bene” rispose Snow alzandosi e cercando di carezzarle una guancia, ma la principessa scostò il viso “Noi vogliamo solo che tu abbia qualcuno al tuo fianco. Noi non saremo sempre qui a governare. Dovrai prendere il nostro posto”.
“Certo!,  ribatté la giovane. “Così hai pensato di mettere un fantoccio che magari governasse al mio fianco”.
Sul viso di Snow l'indignazione non faceva che aumentare mentre Emma cacciava tutto il risentimento che aveva dentro di sé.
“Tu vuoi che io sia come te!”, continuò perdendo maggiormente il controllo “Non capisci che preferirei morire invece che essere come te” (2).
Emma aveva pronunciato quella frase senza rendersene conto e d'altronde, aveva anche tardato a realizzare dello schiaffo di sua madre in pieno viso.
“Sei una principessa!”, esclamò con gli occhi pieni di rabbia. “E sposerai uno di quei principi, questo è quanto”.
Emma cominciava a sentire il bruciore sulla guancia e poi anche nei suoi occhi, che in poco si riempirono di lacrime.
Voltò le spalle a sua madre e corse via, rifugiandosi nella sua stanza.
Snow era immobile a fissare la sua mano, concretizzando ciò che aveva fatto.
Charming la guardava rammaricato e le si avvicinò mettendole le mani sulle spalle.
I due sovrani non immaginavano minimamente che quell'episodio avrebbe cambiato la loro vita e quella di Emma.

Era mezzanotte passata ed Emma aveva trascorso tutto il resto della giornata chiusa nella sua stanza senza vedere nessuno, nonostante Christine le avesse comunicato più volte che sua madre desiderasse vederla. Aprì leggermente la porta della sua camera, assicurandosi che non ci fosse nessuno nel corridoio e cominciò a percorrerlo a piccoli passi, cercando di non fare alcun rumore, fino ad arrivare alle stalle del castello e all'armeria.
Aveva deciso: sarebbe scappata quella notte stessa. Non poteva continuare a vivere lì, sapendo che non avrebbe mai avuto modo di scegliere per sé stessa. Aprì un piccolo armadio che si trovava nell'armeria, dove c'erano i vecchi vestiti di sua madre.
Li indossò con molta facilità insieme al vecchio mantello di Snow (3).
Mise l'arco in spalla, poi prese la spada e vide il suo riflesso. Come avrebbe fatto a non farsi riconoscere?
Toccò con una mano le punte dei suoi capelli e senza pensarci troppo fece una cosa per la quale si sarebbe sicuramente dispiaciuta, ma non aveva altra scelta se desiderava non dare nell'occhio: in un sol colpo tagliò i suoi capelli con la spada.
Osservò il risultato: i capelli biondi le arrivavano fin sotto le orecchie mantenendo i boccoli intatti e morbidi.
In quel modo non l'avrebbero facilmente riconosciuta (4).
Mentre stava portando a termine gli ultimi preparativi, sentì qualcosa spingerle leggermente la spalla.
La principessa sobbalzò, pensando che potesse essere qualcuno del castello o peggio...uno dei suoi genitori.
Si voltò e tirò un sospiro di sollievo: era Swan, che la guardava con espressione triste, come se sapesse che stava per andarsene.
Emma gli si avvicinò, circondandogli il muso con le mani e avvicinando la fronte.
“Mi dispiace, Swan”, esclamò la principessa, carezzandogli la criniera. “Non posso restare e lasciare che continuino a decidere per me”.
Emma, trattenendo le lacrime, gli circondò il collo con le braccia e cominciò ad allontanarsi (5).
Una volta uscita dalla stalla, guardò il bosco dinanzi a lei e cominciò a correre più veloce che poteva, lontana dal castello e dalla vita che avevano già pianificato per lei. Se il suo intento era quello di scappare e non essere mai trovata, c'era soltanto un posto dove poteva andare.

Hook aveva ragione a sospettare che in quel posto fossero tutti infiacchiti. Sperava di trovare almeno qualcuno che avesse fegato e che fosse in grado di entrare a far parte della sua ciurma, invece coloro che si trovava dinanzi erano dei veri smidollati.
C'erano almeno una decina di persone davanti a lui, la maggior parte erano uomini di mezza età che probabilmente non erano nemmeno in grado di brandire una spada e forse volevano soltanto fuggire dalle proprie mogli noiose, ammesso che le avessero.
Il Capitano li guardò ad uno ad uno, ma nessuno di loro sembrava del tutto adatto, così decise di mandarli via, dopodiché fece segno a Spugna di levare l'ancora e prepararsi a partire. Salito sulla Jolly Roger, il Capitano notò che insieme ai suoi uomini era salito anche qualcun altro.
Scosse lievemente la testa, assicurandosi che il sole non lo stesse facendo impazzire e soffermò il suo sguardo su quello che sembrava essere un ragazzo. Eppure, più il Capitano lo osservava e più si rendeva conto che c'era qualcosa che non andava in lui.
Il suo volto non era del tutto visibile perchè coperto da un cappuccio, al di sotto del quale si poteva intravedere un cappello.
Aveva la testa bassa e si nascondeva dietro gli altri uomini, confondendosi tra la massa. Hook rise.
Come potevano reputarlo così stupido? Gli si avvicinò e gli si mise dinanzi.
“Trovi il legno più interessante del tuo possibile Capitano?”, chiese con tono ironico.
Un sorriso sarcastico gli si increspò sul viso. Gli piaceva fin troppo prendersi gioco delle persone, soprattutto se più deboli di lui.
“Sicuramente più interessante del vostro senso dell'umorismo”.
La risposta del ragazzo lo colpì come una spinta. Aveva un bel caratterino e questo forse lo rendeva un possibile candidato, nonostante si fosse introdotto di nascosto. Eppure ad Hook non sfuggì il suo tono di voce, non era certamente quello di un ragazzo. Era fin troppo forzato.
Sul viso del Capitano apparve una smorfia di divertimento: sapeva riconoscere fin troppo bene una donna, anche senza guardarla in volto.
Con un gesto fulmineo, tolse il cappuccio ed il cappello a colui che aveva dinanzi, rivelando esattamente ciò che aveva intuito.
Si trattava proprio di una ragazza...anzi, una ragazza bellissima: aveva capelli biondi che le superavano di poco le orecchie, i cui boccoli percorrevano leggeri il collo. I suoi lineamenti erano delicati, non come quelli di una semplice popolana.
Ciò che però attirò l'attenzione del Capitano furono i suoi occhi verdi che òo fissavano sorpresi ma allo stesso tempo fieri.
Sembrava che lui non le incutesse alcuna paura, anzi sembrava volergli tenere testa.
“Una ragazza” , esclamò Hook, inumidendosi le labbra “Ciao, bellezza”.
“Una donna”, ribatté Emma con un lieve tono di sdegno nella voce. (6)
La principessa lo fissò inarcando un sopracciglio, e chiedendosi se quell'uomo fosse davvero una bestia come Christine le aveva detto.
Stranamente non le suscitava paura, nonostante fosse un pirata e avesse un uncino al posto della mano sinistra, le sembrava più che altro un Don Giovanni. In effetti, era come l'aveva immaginato. Innanzitutto, era un uomo molto attraente, aveva gli occhi chiari circondati da una linea nera di trucco ed i capelli neri come la pece. Aveva una piccola cicatrice al di sotto dell'occhio destro e la barba ben curata.
Portava diverse collane e anche qualche orecchino. Le sembrava tutto, fuorché una bestia.
“Voi dovete essere Hook”, continuò Emma con tono aspro.
“Ah, così hai sentito parlare di me?” domandò lui con estrema arroganza mista a divertimento. “Posso chiedere cosa ci fa una donna su una nave pirata?”. Pronunciò l'ultima domanda con una lieve cattiveria nella voce, come se il suo intento fosse quello di umiliarla.
“Quello che facevano coloro che prima erano qui”, rispose lei con tono austero. “Voglio arruolarmi”.
Il capitano scoppiò in una sonora risata, seguito dal resto del suo equipaggio, mentre sul viso della ragazza apparve una smorfia di indignazione e i pugni si strinsero così tanto fino a far diventare le nocche bianche: quell'atteggiamento certamente la offendeva.
“Le donne su questa nave vengono per ben altri motivi”, rispose con tagliente ironia, e questa risposta provocò in Emma un ennesimo sguardo di disgusto.
“Beh”, cominciò rizzando le spalle. “Io non sono certo qui per altri motivi”.
“Credimi”, esclamò avanzando verso di lei e sussurrandole all'orecchio. “E' un vero peccato”.
A quelle parole, Emma rabbrividì per poi arrossire furibonda, abbassando lo sguardo.
Gli altri pirati continuavano a ridere e commentare ciò che stava accadendo, che ai loro occhi appariva probabilmente come una scenetta comica di cui Emma era la protagonista, o meglio l'oggetto di scherno per quegli stupidi pirati. L'aria tra lei ed il capitano era carica di tensione.
Emma strinse le labbra. Era scappata per non permettere ad altri di scegliere per lei, e non aveva certo intenzione di smettere nel suo intento.
Non dovevano farlo i suoi genitori, e non lo avrebbe fatto nemmeno quel pirata. La principessa sollevò lo sguardo, fissando Hook così intensamente che il Capitano la guardò leggermente sorpreso, come se non si aspettasse la sua reazione.
“So un sacco di cose!” sbottò con voce risoluta. "Posso sempre rendermi utile".
“Senti, biondina”, cominciò il Capitano, guardando il suo uncino. “Un fiore delicato come te non è adatto ad una nave pirata”.
“Sentite”, esclamò la principessa con voce più bassa e meno irascibile. “Sono venuta su questa nave per arruolarmi perchè è la mia sola occasione per andare via. Non c'è alcun motivo per cui non debba far parte di questo equipaggio”.
Hook la osservava, meravigliato dalla sincerità e spontaneità della ragazza, non gli era di certo capitato di udire discorsi del genere.
Era stato catturato dalle sue parole e dal suo sguardo colmo di determinazione. Stava per compiere una stupidaggine, ne era certo.
“Qual è il tuo nome?” domandò Hook, voltandosi verso di lei.
Emma ci pensò un attimo. Aveva tagliato i capelli per non farsi riconoscere e non poteva certo presentarsi con il suo vero nome, rischiando di rivelare la sua identità, così il suo pensiero corse ad una delle cose che aveva di più caro al mondo.
“Swan”, rispose lei con tono diretto e senza distogliere il suo sguardo da lui.
“Swan”, ripeté lui sorridendole “Un nome davvero interessante...beh, benvenuta a bordo”.
Dopodiché, il Capitano le voltò le spalle e si rivolse alla sua ciurma. “Issate le vele!”.
Killian Jones aveva compiuto ciò che presto avrebbe classificato come un errore madornale: avere una donna a bordo era sempre presagio di diverse sventure, e lo sguardo di disapprovazione lanciatogli da William e Spugna ne era la prova tangibile.
Dal canto suo, Emma non poteva crederci: era riuscita a farsi arruolare su una nave pirata, e non su una nave qualunque, ma sulla Jolly Roger.
Chissà cosa avrebbe detto sua madre a riguardo.
“Ehi, Swan!”, la voce di Hook la ridestò dai suoi pensieri. “Ci diamo una mossa, tesoro?”.
Gli occhi di Emma brillarono per un secondo, felice di ciò che era riuscita a fare, poi scosse la testa, cercando di allontanare ogni distrazione
Finalmente poteva iniziare a percorrere la strada che l'avrebbe portata verso ciò che aveva sempre desiderato: la libertà.

“Quindi, alla principessina la vita di corte non piace”.
La donna guardava nello specchio, soddisfatta e sul suo viso non poteva non apparire un sorriso malvagio e divertito per ciò che aveva appena visto.
“Maestà, cosa avete intenzione di fare?”, domandò lo Specchio incuriosito.
Regina cominciò a carezzarsi i lunghissimi capelli neri, raccolti su una spalla, con un atteggiamento di serenità, come se avesse appena trovato la soluzione a tutti i suoi problemi.
“Semplice”, rispose con tono pacato. “Realizzerò la mia vendetta”.
Lo Specchio inarcò un sopracciglio, poco convinto da quello che la sua regina aveva appena detto.
“Mia signora”, cominciò, attento a non urtarla con le sue parole. “Mi duole ricordarvi che non potete alzare un dito su Snow e suo marito”.
Regina rise ed alzò lo sguardo verso di lui.
“Chi ha detto che voglio alzare un dito su di loro?”, domandò divertita.
Regina pronunciò quell'ultima frase con gusto, come se le desse una grande soddisfazione e un ghigno le apparve sulle labbra rosse.
L'incantesimo di Tremotino le impediva di fare del male ai due idioti, ma non alla loro discendenza.
Quella sciocca principessina avrebbe fatto meglio a non allontanarsi dal suo castello, rendendosi un bersaglio fin troppo facile per le grinfie della regina: avrebbe ottenuto la sua vendetta, in un modo o nell'altro.

 

Angolo dell'autrice

Eccomi con il terzo capitolo, finalmente sono riuscita ad aggiornare. Qualche noticina, prima di proseguire:

  • (1) il ciondolo che Emma ha nella serie (questo dettaglio era stato inserito prima in uno dei capitoli successivi, perchè l'idea era arrivata tardi, ma adesso che sto revisionando la storia, ho pensato che fosse il caso di inserirlo prima);
  • (2) questa frase è palesemente tratta dal film disney “Ribelle”;
  • (3) i vestiti sono quelli indossati da Snow durante il suo primo incontro con Charming;
  • (4) riferimento a Mulan;
  • (5) questa scena è ispirata ad Aladdin, quando Jasmine lascia il castello e viene fermata dalla sua tigre, ho voluto riproporla perchè è molto tenera, inoltre per delineare la personalità di Emma mi sono rifatta leggermente a personaggi come Merida (Ribelle), Rapunzel, Mulan, Elizabeth (Pirati dei Caraibi) e Jasmine...in pratica quelle principesse a cui non piace per niente la vita da reali e che cercano in tutti i modi di scegliere per se stesse;
  • (6) piccolo parallelismo con il primo incontro tra Snow e Charming.

Ok, queste sono le note. Allora, spero tanto che vi sia piaciuto anche questo capitolo e avete visto chi c'è? Regina.
Avevo intenzione di introdurla fin dall'inizio e non posso dire altro sulla sua apparizione, spero che non vi faccia troppo pena come trovata. Mi spiace rendere Regina semplicemente come la "cattiva" della situazione, perchè so che è un personaggio molto più complesso, ma si tratta sempre di una AU dove non c'è stata alcuna maledizione e Regina è ancora esiliata, e quindi impossibilitata nel realizzare la sua vendetta.
Smetto di tediarvi, adesso. Spero vi piaccia, siete sempre liberi di lasciare recensioni, ortaggi o ciabatte se volete, a me fa piacere in qualsiasi caso.
Alla prossima, spero e un grazie a tutto coloro che seguono questa storia :)
Un abbraccio!

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: lilyhachi