James guardò la scatolina che teneva in mano e la cacciò arrabbiato in tasca. Che stupido che era stato. Come aveva potuto pensare ad una cosa del genere?
Scacciò le lacrime dal viso e si alzò. La stanza era vuota, silenziosa. Lei se ne era già andata da tempo. Sospirò pesantemente e si passò una mano tra i capelli, scombinandoli. Come se non fossero stati già abbastanza spettinati. La scatolina che teneva in tasca sembrava bruciare, rodergli la carne e il cuore, prenderlo in giro per la sua sventatezza.
La risata di Lily gli risuonava ancora nelle orecchie.
Lui le aveva donato il suo cuore e lei aveva riso, gli aveva riso in faccia.
Una lacrima ribelle gli solcò il volto. La scacciò infastidito, si era ripromesso di non piangere.
Un rumore lo fece trasalire, una tenue speranza si riaccese.
-Lily...- chiamò, con un filo di voce.
La porta si chiuse con un tonfo.
-Amico, no. Sono Sirius- rispose una voce nel buio.
I passi avanzarono lentamente e si fermarono al suo fianco. Sirius si accucciò accanto a James, in attesa. I secondi passavano, ma l’altro non sembrava intenzionato a parlare.
-L’ho vista uscire, così sono entrato... avevo portato questi...- disse, indicando il mazzo di fiori sul pavimento.
-Gigli- sussurrò James.
-Non sono mai stato noto per il mio tempismo, lo sai- replicò Sirius, scoppiando in una ristata simile ad un latrato, sperando di tirarlo su di morale. L’occhiata che James gli lanciò lo fece subito tornare serio. –Vuoi raccontarmi che è successo?-
James scosse la testa e cercò di alzarsi in piedi. Nemmeno si ricordava di essersi lasciato cadere sul pavimento.
La scatolina rotolò fuori, Sirius la seguì con lo sguardo. La prese in mano e l’aprì. L’anello non era enorme, un piccolo solitario, delicato e gentile.
Perfetto, per una come lei, pensò Sirius.
-Forse avrà pensato...- tentò, ma James lo interruppe.
-Non mi ha nemmeno risposto. Ha riso, neanche ho finito la frase si è messa a ridere- disse con rabbia.
Sirius sollevò un sopracciglio. Lily Evans non rideva in faccia a nessuno, figuriamoci in faccia a James Potter.
-Sicuro?- chiese, scettico.
-Direi che la so riconoscere una ristata quando la sento.-
Sirius si passò una mano sulla faccia e restituì l’anello a James.
-Non ha detto altro? Cioè, fammi capire, tu glielo hai chiesto, lei si è messa a ridere ed è andata via?- chiese Sirius, lanciando un’occhiata alla tavola imbandita a pochi passi da loro. James aveva preparato una cena al lume di candela a casa sua, per festeggiare il loro terzo anniversario, ma nulla era stato toccato. Il cibo in tavola si stava raffreddando, la cera delle candele colava triste...
-Mi sono inginocchiato lì, esattamente dove sei tu adesso. Mi ero preparato un bel discorsetto, sai, allo specchio sembrava così convincente, suonava così bene... Mi aspettavo lacrime di gioia, gridolini, baci e abbracci ma...-
-Ma lei si è messa a ridere, ha ripreso la borsa e se n’è andata. Giusto?-
-Esatto- rispose l’amico, lugubre e un tuono là fuori sottolineò la sua tristezza.