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Autore: Dark Spectrum    02/05/2013    3 recensioni
Quella notte, un solco profondo era stato tracciato all'altezza del cuore freddo e immobile di Damon Salvatore.
Fu scagliato lontano dall'impeto della sua stessa tempesta, con una velocità tale da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Ma ad un punto preciso della città, il temporale sembrò calmarsi e il vento trasformarsi nella consueta e fresca brezza estiva che si dice essere favorevole agli amanti. [..]
Il destino l'aveva condotto proprio a casa della streghetta.
BonniexDamon.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I - L'arcobaleno

Un mare di ricci rossi era sparso disordinatamente sul cuscino di una Bonnie dagli occhi spalancati.
Un'occhiata alla sveglia sul comodino le diede la conferma del fatto che fosse decisamente troppo tardi per essere ancora ad occhi aperti.
E, magari, spegnere la luce sarebbe stato d'aiuto per prendere sonno.
Ma un tuono rimbombò in lontananza e fece scattare la streghetta, che sussultò e si mise a sedere in un balzo.
In quel momento si sentì una bambina, una sciocca ragazzina spaventata da un semplice temporale.
Eppure c'era qualcosa di diverso, nell'aria, qualcosa d'insolito in quell'impeto, per quella calda stagione estiva.
Scosse il capo, scacciando quelle paranoie. Essere una strega, conoscere vampiri ed altre creature sovrannaturali ed avere un'amica morta e risorta non avrebbe dovuto renderla così ossessiva. Si trattava di un semplice temporale estivo, tutto qui.
Si alzò e si diresse, scalza ed in punta di piedi, verso la finestra.
E, all'incirca in quell'istante, tutto tacque.
Nessuna traccia della travolgente furia muta di poco prima, tant'è che la streghetta si chiese se non fosse stato solo un sogno.
Era tutto spaventosamente tranquillo.
Un brivido di terrore percorse la schiena di Bonnie quando qualcuno bussò alla sua porta, e l'accompagnò finché la curiosità su chi fosse a quell'ora non la lasciò.
Avvicinò un occhio allo spioncino, sollevandosi appena sulle punte, e il panico l'abbandonò. Il suo posto fu preso dall'adrenalina e da qualcosa di indefinito, qualcosa che riscaldava e infreddoliva allo stesso tempo il cuore della giovane Bonnie, quando incrociava lo sguardo di Damon Salvatore.
Il vampiro se ne stava lì, con l'accenno di un sorriso crudele sulle labbra e con le dita che tamburellavano sull'altro braccio.
«C-chi è?» balbettò Bonnie, come se non avesse idea di chi si celasse dietro la porta.
«Il lupo cattivo.» rispose Damon, dall'altro lato, come se ironizzare fosse la cosa più naturale del mondo.
Nonostante si fosse staccata dallo spioncino, fu come se Bonnie potesse vedere un sorriso divertito dipingersi sul volto del vampiro, come accadeva sempre dopo le sue battutine.
La giovane arrossì. Anche il solo suono della sua voce era imbarazzante per lei.
Aprì la porta, sapendo che non sarebbe stato facile restare lucida; non riusciva a nascondere facilmente l'effetto che le faceva Damon Salvatore.
«D-Damon.» disse lei, quasi in un sospiro.
«Oh, andiamo, uccellino, non ti aspettavi che fossi davvero il lupo cattivo, no?» scherzò lui, avanzando. «Mi inviti ad entrare?»
Avrebbe voluto pronunciare un secco 'no', avrebbe voluto essere forte abbastanza per evitarlo. Forte abbastanza per ricordare a sé stessa che probabilmente era venuto a chiederle qualcosa per conto della sua dolce Elena, non per il semplice piacere di farle una visita.
Ma Bonnie McCollough non era forte e determinata come avrebbe sperato, soprattutto perché, quella sera, Damon aveva qualcosa di diverso: un bagliore nello sguardo, una scintilla della furia che era stato ben abile a mascherare, ma che non era del tutto svanita.
Così si limitò a spostarsi e a girarsi di spalle, per nascondere il rossore.
«Entra.» sussurrò.

Lui non si era fatto scrupoli, era entrato ed aveva iniziato a gironzolare, quasi come se stesse cercando qualcosa, osservando attentamente quadri e foto di famiglia con un finto interesse. Poi entrò nella sua camera e, senza batter ciglio, si stese comodamente sul letto sfatto, con le mani dietro la nuca a reggergli il capo.

Bonnie lo fissò sbalordita, e dopo una manciata di secondi riuscì a tramutare lo stupore in una frase di senso compiuto. «Damon, cosa ci fai qui?»
«Mi rilasso, non è ovvio?» rispose lui, con un leggero sorriso, come se entrare in casa sua a quell'ora di notte e stendersi comodamente sul suo letto fosse la cosa più naturale del mondo.

«Pensavo fosse successo qualcosa.. Insomma, io..» disse lei abbassando lo sguardo, ma lui la interruppe.

«Cos'è, non posso neanche fare una visita al mio pettirosso?» e si alzò a sedere, tenendo un finto broncio per qualche secondo.
Nonostante l'ironia tipica, però, Bonnie continuava a pensare che ci fosse qualcosa di diverso in Damon, quella sera. Una tristezza insolita dimorava nei suoi occhi.
La strega sospirò, come per darsi la forza di riuscire a parlargli.
«Andiamo, Damon.. Cos'è successo?» chiese allora, lasciando che la sua voce sottile e delicata accompagnasse il piacevole silenzio di una notte muta.

«Beh, streghetta, credo tu sappia cos'è successo..» iniziò lui, suscitandole un'ancor più profonda curiosità. «C'è stata una brutta tempesta» concluse, con un sorriso smagliante che durò troppo poco per essere sincero.
«Lo so che c'è stata una tempesta, ma parlavo di te..» Bonnie aveva dimenticato quanto fosse difficile far parlare Damon di sé stesso e delle sue debolezze. Ma non avrebbe mollato.

«Te l'ho detto, streghetta. E' stata proprio una brutta tempesta. In tutti i sensi.»
Inizialmente Bonnie non capì, ma quando lo sguardo di Damon s'incupì ulteriormente e le sue sopracciglia si aggrottarono, come per scacciare dei pensieri indesiderati, iniziò a formulare un'ipotesi.

«Si..si tratta di Elena, non è così?» ebbe il coraggio di chiedere, ma non senza abbassare lo sguardo ed arrossire. I suoi occhi divennero lucidi.

«Già.» rispose lui, secco. «Si tratta di Elena e del mio fratellino. Non sono una coppia meravigliosa? Non è fantastico dover sempre avere a che fare con l'immenso amore che lei proverà sempre per lui?» Una furia sembrò scuoterlo, mentre pronunciava quelle parole con rabbia e frustrazione.
Ciò che aveva visto nel suo sguardo non era semplice tristezza. Era un miscuglio omogeneo d'ira, collera e dolore.

«Beh..» sospirò Bonnie «Ti capisco..» e volse il suo sguardo il più lontano possibile dalla figura scura che sedeva sul suo letto, mentre lei era in piedi, immobile.

Damon non rispose, ma aggrottò le sopracciglia e guardò, per la prima volta quella sera, la streghetta. Aveva una larga e leggera camicia da notte bianca, che certo non risaltava le sue curve già poco pronunciate, ma che le conferiva un carattere puro ed etereo, più di quanto non fosse già il suo aspetto.
Era così diversa da Elena, anche solo per il piccolo particolare dell'abbigliamento da notte.
Una preferiva la sensualità del pizzo rosso o nero, l'altra la purezza ed il candore.
Rimasero parecchio in quel modo; Damon ad osservare lei e lei ad osservare le stelle, sentendo lo sguardo indagatore del vampiro perforarle la pelle.
«Damon.. Non mi hai ancora detto perchè sei qui.» chiese d'un tratto la rossa.
Quello, che si sorprese di averla osservata quasi con tenerezza, s'irrigidì in un istante e, con uno scatto che fece sussultare Bonnie, si alzò in piedi e le si avvicinò.

«In realtà non ne ho idea.» le sussurrò all'orecchio, mentre con l'indice le sistemò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio.
La tenerezza che aveva visto nel suo sguardo era completamente svanita, come anche l'ironia di poco prima. Aveva un tono duro e serio ma ammaliante e avvolgente. Era la prima volta che, con Bonnie, assumeva quell'espressione da seduttore. Non c'era la solita dolcezza che le rivolgeva, quella dolcezza che Damon aveva sempre creduto inutile ed inesistente.
Lei impallidì, per poi tornare rossa come i suoi capelli non appena si rese conto di quella vicinanza. Non riuscì a proferir parola; si beò semplicemente di quel leggero contatto con le dita di Damon, che continuavano a disegnare circonferenze sulle sue gote arrossate.
«Che buon profumo, streghetta..» Avrebbe tanto voluto che parlasse; avrebbe goduto del suo imbarazzo nel balbettare. Sapeva quanto fosse attratta dal suo corpo. «.. Fragole?» continuò, sempre con le labbra vicine al collo di lei.

«Io.. Io non.. Non lo so.. Forse.. Sì»
Ed eccola lì, la balbettante Bonnie imbarazzata che tanto lo divertiva. Lo faceva sorridere
sinceramente.
Ma le labbra di Damon s'incurvarono in un sorriso che non fu per niente quello onesto che Bonnie aveva l'onore di vedere spesso.
Era tetro, duro e sarcastico.
La streghetta sapeva che era stato il dolore a modellarlo, a cambiarlo.
Sapeva cosa significasse dover vivere all'ombra di qualcun altro. Comprendeva appieno ciò che stava accadendo a Damon.
Ma lui, in quel momento, non era interessato a nulla.
Vedere Bonnie ai suoi piedi aveva un che di soddisfacente; non che dovesse assicurarsi di risultare attraente ai suoi occhi e di provocarle soggezione, ma era
interessante vederla piegarsi al suo sguardo, arrossire, balbettare.

Quando passò un dito sulla sua bocca rosea, schiudendo le sue labbra carnose, lei sospirò, in preda ai brividi. Provò a dir qualcosa, ma il cervello sembrava scollegato.

La sua reazione mandò Damon su di giri; gli abissi del suo sguardo s'incendiarono, soffermandosi nei suoi. La fissò per una manciata di secondi che alla streghetta sembrarono eterni. L'osservò con passione, ma nei suoi occhi erano ben visibili il dolore e altre mille emozioni forti che sarebbero sfociate in qualcosa di violento, se non ci fosse stato il corpo minuto di Bonnie a controllare parzialmente quell'irrefrenabile, devastante incendio.

E poi la baciò.

Premette il palmo della sua mano sulla schiena di lei, tenendo stretto il tessuto del suo leggero abbigliamento, come se potesse garantire a sé stesso che così non sarebbe scappata via. L’avvicinò ancora di più a sé, velocemente, con lo scatto di un predatore, finché il corpo esile della rossa non fu nascosto dal suo.
Lui, intanto, aveva smesso di pensare.
L'ultima cosa che aveva visto, erano stati gli occhi nocciola di Bonnie, occhi lucidi e con sguardo di supplica; ma non seppe per cosa lo stessero supplicando.
Assaporò le sue labbra di fragola, mentre lei si era lasciata travolgere da quella paradisiaca danza che non avrebbe voluto intraprendere; non in quel modo, non in quella circostanza. Ma percepire Damon, il suo Damon, era abbastanza per lei. Nonostante lui avrebbe sempre preferito baciare chiunque altra, lei provava qualcosa di più che semplice affetto nei suoi confronti. E lui lo sapeva.
Nonostante non vi fosse alcun affetto, per lui, in quel momento, Damon non poté non ammettere a sé stesso che la pelle morbida di Bonnie l'aveva stuzzicato piacevolmente, quasi con
dolcezza, pensò, scacciando poi quel pensiero sciocco.
Mosse una mano dalla nuca di lei, lasciandola scendere con delicatezza sui suoi seni, poi sui suoi fianchi, poi sulla sua coscia, per poi risalire e percorrere più e più volte quel percorso, mentre Bonnie gemeva dal desiderio, tenendo una mano salda alla sua nuca, stringendo i suoi capelli corvini in un gesto disperato quanto possessivo, che il vampiro non si aspettava di certo, dal tenero uccellino.

Accidenti – pensò tra sé e sé – la streghetta sa baciare.

Quando si staccarono, fu perchè Bonnie dovette regolarizzare nuovamente il respiro.
Damon si era spinto oltre con le carezze, ormai ogni centimetro della pelle di Bonnie aderiva alla sua, mentre la stringeva a sé, quasi come se avesse paura di perderla.
La verità era che Damon adorava la sensazione di calore al petto, quando si trattava di Bonnie.
La verità era che lei lo spaventava, con tutto quell'amore; nonostante sapesse di non essere ricambiata, continuava a ricoprirlo d'affetto, continuava a desiderare di non deluderlo mai, continuava a stargli accanto.
La verità era che Damon avrebbe dovuto capirlo, quanto la streghetta fosse importante per lui.
Ma non l'avrebbe mai ammesso a sé stesso.
Perché l'avrebbe fatto sentire debole. L'avrebbe fatto sentire bisognoso di qualcosa. L'avrebbe fatto sentire troppo scoperto, lontano dalla maschera di roccia che aveva creato per sé stesso. Ricambiare l'amore di Bonnie l'avrebbe fatto sentire vulnerabile.
Era tormentato, tormentato da quella strana sensazione che non l'abbandonava, in sua presenza. Eppure ne aveva tremendamente bisogno, allo stesso tempo.
E quando le loro labbra si separarono, Damon aveva visto una scintilla nel suo sguardo che aveva morso il suo cuore, facendolo a pezzi.
Perché, nonostante quell'illusione momentanea in cui le era parso che la guardasse con la stessa intensità con cui guardava Elena, sapeva che non l'avrebbe mai amata o desiderata con lo stesso ardore. Sapeva che non c'era posto, per lei, nel cuore del vampiro.
Eppure l'aveva baciato, con tutto l'affetto, con tutta la passione di cui era capace, perché non poteva farne a meno.
C'era una lacrima sulla sua guancia.
Un gran senso di colpa invase Damon, scacciando l'ira e la collera di poco prima.

«Damon..» sussurrò, mentre la roccia del cuore del vampiro produsse l'ennesimo sonoro 'crack' a causa sua. «Perchè sei venuto qui, stasera?»
Stavolta sperava nella sua sincerità, e il suo tono lo convinse.

Pronunciò la frase successiva con estrema decisione, nonostante gli costò molto. Ma vederla distrutta a causa dello stesso sentimento che stava logorando lui, lo convinse.
«Forse anche i vampiri insensibili hanno bisogno di qualcuno. Ti confesso che non l'ho capito subito, neanche una volta giunto qui.. Ma stanotte avevo bisogno di te, uccellino

Osservò il sorriso di lei nascere così spontaneamente e gli occhi nocciola diventarle lucidi.
Non avrebbe mai immaginato che dopo la tempesta ci sarebbe stato l'arcobaleno anche per lui.

 

 

 

Angolo autrice

Scusate il ritardo nell'aggiornamento, è la prima volta che aggiungo un capitolo alla mia prima storia e già sono lenta, perdonate ç-ç
Anyway, è stato tragico(?) scrivere questo capitolo.
Ho cercato di mettere in risalto il tormento interiore di Damon, e alla fine si è concluso quasi bene, ma chissà cosa accadrà nel prossimo capitolo *coffcoff*.
Beh, non mi dilungo troppo, anche perchè non so più cosa dire, se non un grazie per le recensioni, per chi segue/ricorda/preferisce(?) la storia.

Grazie tante davvero.

   
 
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