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Autore: Aura    03/05/2013    2 recensioni
Charlie Weasley si definisce un matto.
Perché solo un matto potrebbe, in un mondo che ancora si riassesta dopo la guerra contro Voldemort, in un mondo che è in procinto di combatterne un'altra, innamorarsi della ragazza di suo fratello.
Perché Hermione sarebbe sempre appartenuta a Ron, era chiaro anche a lui: per cui era solo un matto, a continuare ad amarla.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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quel matto 1








Ho sentito dire che quel matto è ancora in giro adesso,
e vomita parole da un megafono che resta spento;
e non si da mai pace fino a quando ogni sguardo è appeso
alle sue tasche ancora troppo piene di conigli e fiori.
(Quel matto sono io, Negramaro)




LEI.



Istintivamente afferrai i braccioli della sedia, come se il pavimento dell'ufficio di Shacklebolt avesse potuto cedere sotto di me, preparandomi alla caduta.
La premessa che mi aveva fatto non era per niente rassicurante, mentre mi diceva che alla fine della spiegazione, se lo avessi voluto, avrei potuto essere Oblivata; e qualcosa di molto simile alla paura mi strinse la gola: a nemmeno due anni dalla sconfitta di Voldemort nessuno si aspettava che delle altre forze oscure mettessero in pericolo il nostro mondo.
- È ormai da mesi che ne siamo a conoscenza, - continuò, - e data la situazione, in cui la maggior parte di noi è impotente, abbiamo preferito mantenere la cosa segreta al Mondo Magico: solo pochi ne sono al corrente, chi come te ha subito un attacco e chi può combattere. Una squadra speciale di Auror ha fatto delle ricerche: con la nuova ascesa di Voldemort hanno iniziato a smuoversi le acque e delle creature magiche si sono sentite in pericolo, hanno iniziato a formare un esercito per difendersi. Con la sua sconfitta poi le cose sono peggiorate: il loro intento è cambiato, usano soldati contro cui la magia è inutile, la verità è che vogliono decimare i maghi, in quanto credono che prima o poi nascerà un nuovo Voldemort che li metterà nuovamente in pericolo. Vogliono eliminarci, o ridurre il nostro numero fino a renderci inoffensivi.
La sua voce, la sua espressione, mi suggerirono che il pericolo era più vicino di quanto pensassi.
- E nessuno sa niente? - chiesi, incredula.
- Per il momento gli attacchi sono ancora abbastanza sporadici, se la notizia trapelasse si creerebbe il panico, un panico inutile dal momento che non è una battaglia che siamo nati per combattere. Come sai la magia è inutile contro le Manticore, che rappresentano il loro contingente d'attacco, e non sappiamo con precisione quali altre creature abbiano assoldato. Abbiamo radunato delle squadre in grado di respingerli fisicamente, ma come puoi immaginare sono in pochi ad avere delle armi utili a contrastarli.
Mentre la notizia si depositava, e mille domande si formavano alla rinfusa nella mia mente, Shacklebolt prese la bacchetta,
- La cosa più sicura per te è dimenticare. - mi disse, cercando di tranquillizzarmi.
Dentro di me sentivo una piccola lotta, sapevo quello che dovevo e volevo fare, ma la tentazione di rannicchiarmi nell'incoscienza e per una volta lasciare che ci pensassero gli altri mi colse impreparata. Ma non vinse.
- Un attimo, - chiesi, - ha detto che chi è stato attaccato è a conoscenza di questo esercito, perché vuole cancellarmi la memoria? - Lo provocai.
La sua fronte si corrugò, seria,
- Se non fai parte dell'operazione è più sicuro che tu non sappia niente, e non è mia intenzione chiederti di combattere: al momento, non sapendo contro cosa, sarebbe una richiesta di suicidio, e non posso farlo, non fino a quando non sapremo di più sull'entità di questa minaccia.
Accanto a Harry avevo combattuto in prima fila contro Voldemort, perché questa volta non poteva essere qualcun altro a lottare per difendermi? Aveva ragione Shacklebolt, era un suicidio arruolarmi se la mia bacchetta era probabilmente inutile in questa guerra.



Dopo quella lotta intestina la parte più forte di me prese il sopravvento e decisi di non essere Oblivata, candidandomi al campo di battaglia; ma il Ministro aveva temporaneamente rifiutato la mia disponibilità, chiedendomi di pensarci sopra un giorno, facendomi promettere che nel frattempo avrei mantenuto il segreto.
Non capivo questa ossessione nel non fare trapelare niente, ma Shacklebolt era fermamente convinto che era inutile al momento spargere la voce, dichiarando che avrebbe solo scatenato il panico. Su quello non aveva tutti i torti, ma secondo me ognuno aveva il diritto di sapere. Le ventiquattr'ore che mi aveva dato per rivedere la mia decisione, immaginando cosa mi sarebbe aspettato, le impiegai per fare in modo che la mia assenza non avesse destato preoccupazioni: chiusi il piccolo appartamento vicino al Ministero che avevo affittato, salutai i miei genitori, e infine trovai una scusa abbastanza convincente per Ron, per giustificare la mia partenza improvvisa. Avevo cercato di mostrarmi rassicurante, mi ero inventata una ricerca da fare per conto del Ministero, dal momento lui e Harry non erano nella squadra che era a conoscenza dell'Esercito Segreto. Non avevo dubbi che anche il Ministero avrebbe coperto la mia assenza.
Imbarcarmi in questa cosa senza Harry e Ron mi sembrava assurdo e sbagliato, d'altra parte immaginavo che non sarebbe passato troppo tempo prima che anche loro venissero arruolati, e tenendoli all'oscuro ancora per un po' avevo la sensazione di proteggerli. Nonostante una piccola parte di me sapesse che quel saluto avrebbe potuto anche essere un addio, cercai di sembrare impaziente e serena, mentre lasciavo Ron. Il mio Ron, l'altra metà di me.

Seguii il Ministro per un lungo corridoio, diretti verso la Passaporta che ci avrebbe condotti dai miei nuovi compagni.
Mi disse che non ero la prima vittima a volersi arruolare, e come loro anche altri Auror erano stati affiancati ai membri della Squadra Speciale, formando delle piccole unità. La vera speranza di vittoria per questa operazione erano loro, ma noi avremmo potuto aiutarli.
Mi disse che aveva trovato un ottimo compagno a cui affidarmi, e mi augurò buona fortuna prima che la Passaporta conducesse entrambi all'accampamento.
Un luogo isolato su delle montagne che non riconobbi, quando arrivammo procedemmo in silenzio addentrandoci in una foresta, verso dei rumori che si facevano sempre più forti. Erano ruggiti, potenti e vigorosi, e mi chiesi che tipo di creatura avessero scelto per combattere. Poi, raggiunta una radura nella quale sorgeva un accampamento, mentre i miei occhi mi davano la risposta, la mia ragione si oppose con forza, chiedendomi in che razza di pazzia ero entrata. Era impossibile addestrare dei draghi, era un assioma.
Shacklebolt ignorò la mia reticenza, cercando quello che sarebbe stato il mio compagno.
- Buongiorno Ministro. - Lo salutò un uomo alto quasi quanto Hagrid, talmente imponente da far sembrare Shacklebolt un esserino. Mi guardò per un'istante, interrogativo e sospettoso, poi scrutò il cielo. - Il nostro uomo sta facendo un giro di perlustrazione, sarà qui a momenti. - disse poi, decidendo di ignorarmi.
Come richiamato da quelle parole, una creatura, che avevo imparato a classificare come Vipertooth Peruviano, si avvicinò planando verso di noi; istintivamente feci qualche passo indietro: c'erano altri draghi come quello nella radura, ma erano tutti lontani; quello in volo stava puntando proprio noi.
Quando atterrò fui così sbalordita e incredula dal vedere che una persona lo stava montando che non feci caso a chi fosse, fu quello strano cavaliere a riportarmi alla realtà, facendo un balzo a terra.
- Hermione Granger, - mi chiamò, con il tipico tono scanzonato peculiare della mia seconda famiglia, - e così da oggi siamo una squadra, eh?
Era Charlie Weasley.
Charlie si dimostrò particolarmente paziente, quel pomeriggio, continuando a rassicurarmi che quello che vedevo aveva un senso.
Mi raccontò che persino lui, un anno prima, era incredulo sulla fattibilità di quell'operazione, quando il Ministero concepì il grande piano suicida secondo al quale l'unico modo di contrastare l'Esercito Segreto era combattere con i draghi, la creatura che per antonomasia era inaddomesticabile. Eppure quasi tutti i membri della squadra che erano stati scelti ce l'avevano fatta, sebbene il percorso tortuoso fosse visibile dalle cicatrici sulla pelle di tutti loro. Ora Charlie mi spiegava tutte quelle cose accanto al drago che chiamava Moskosky, mentre incredula lo guardavo dare delle piccole pacche sul suo dorso, come se si trattasse di un buon cavallo cresciuto un po' troppo.
- È anche il tuo drago ora, - mi disse, notando la mia reticenza, - e non hai molto tempo per abituarti all'idea. Ho già parlato con Moskosky, e lui ha accettato il cambio di compagno, o saresti già stata incenerita.
Non molto consolante. Riflettei sulle sue parole,
- Un cambio di compagno? - chiesi.
Charlie ridacchiò, ma colsi dell'amaro nella sua voce:
- Non sono stato entusiasta, stamattina, quando mi hanno detto che entravi nella squadra. E di certo non potevo lasciarti in un'unità che non fosse la mia, devo tenerti d'occhio.
Quelle parole di Charlie mi ricordarono gli affetti che avevamo in comune, attribuendole a loro.
- Immagino che nessuno della tua famiglia sappia che cosa fai.
Si rabbuiò,
- E nessuno lo deve sapere. Quello che facciamo è pericoloso, Hermione, ma siamo gli unici che possiamo farlo, e lo facciamo per difenderli, per difendere tutti. Per quanto riguarda te, non ti preoccupare: farò quanto posso perché tu non debba mai essere in pericolo.
Dopo quelle parole, per la prima volta da che era iniziato tutto, mi sentii protetta.


LUI.



Non che pensassi che Hermione fosse una damigella in cerca d'aiuto, sapevo bene che era forte, anzi, era una delle cose che mi piacevano più di lei; eppure conoscevo l'entità e i pericoli di quella guerra, e promisi a me stesso che non avrei lasciato che le accadesse niente di male.
La mia prima reazione, quando mi comunicarono il nuovo acquisto, fu quasi di rabbia: da quando in qua lasciavamo arruolare dei ragazzini?
Come il Ministro non chiedeva a nessuno di unirsi alla causa così non impediva a nessuno di farlo, ma lasciare che Hermione Granger si unisse a noi era da pazzi.
Una parte di me mi costrinse a riflettere sul fatto che effettivamente non sarebbe stata d'intralcio, anzi, probabilmente sarebbe stato molto utile averla schierata con noi: Hermione era sveglia, coraggiosa, un pozzo di conoscenze e riusciva sempre a trarne vantaggio, era un'ottima stratega. Eppure sapere del suo arrivo mi faceva infuriare.
Parlai con Albert, il mio compagno, e con Igor, il cavaliere a cui sarebbe stata affidata, proponendo uno scambio: almeno dovevo avere la certezza di averla sempre a vista d'occhio.
In nome di mio fratello, mi auto-convinsi. Quando arrivò il gufo di Shacklebolt, che si dichiarava d'accordo a quello scambio, anzi, reputandola un'ottima idea dal momento che Hermione già mi conosceva, ignorai il senso di colpa, sapendo benissimo che non era per Ron che volevo averla con me.

La guardai fissare Moskosky quasi inorridita dall'impossibilità di quello che stavamo per fare, quando le dissi che avremmo fatto un giro di prova, e cercai di non sorridere. Ormai quella per me era diventata la normalità. Lui capì che avevano una novellina a bordo, perché si comportò incredibilmente bene, rendendo il giro quasi panoramico; piano piano iniziai a sentire le mani di Hermione, artigliate alla mia schiena, farsi via via più sicure. Sapevo che stava lottando contro sé stessa e le sue paure, in silenzio, e comprendendolo non potevo fare a meno di ammirarla ancora di più.
Virando verso l'accampamento vidi Gerard e il suo drago sfrecciarmi accanto, e capii immediatamente cosa stava succedendo: con un brusco movimento cambiammo rotta, affiancandoci a loro.
- Ci prepariamo ad attaccare? - gridai per farmi sentire.
Gerard sembrava inseguito dalle furie, tanto andava veloce.
- Esatto, ce ne sono tre dall'altra parte della montagna, vogliono attaccare in gruppo. Stai indietro, tu: hai una novellina a bordo.
Girai la testa, guardando Hermione sopra alla mia spalla. Il suo volto non esprimeva certo voglia di scendere in campo, ma d'altra parte non si sarebbe mai tirata indietro; e io non potevo lasciare i miei compagni da soli. L'avrei tenuta al sicuro, ma ciò non voleva dire che non saremmo mai andati in battaglia.






Nda:
Ecco il secondo capitolo, grazie mille ha chi ha recensito e a chi la sta leggendo, mettendo la storia tra le seguite.
Scusate se è passato più del previsto per l'aggiornamento, ma il tempo mi è proprio volato, ultimamente sono sempre di corsa!
Non temete comunque, dopo ormai nove mesi che ho questa storia in cantiere l'ultimo pensiero che ho è quello di abbandonarla ;-)
e presto riprenderò in mano anche Gli Ostacoli del Cuore, per chi la stesse aspettando :-) alla prossima!


   
 
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