Incominciare da zero
“Dicono che il dolore serva a renderci più forti e
farci apprezzare le cose bella della vita..
Non è vero! Il dolore è sempre e solo dolore
ma dipende come intendi superarlo.. non
avere paura di ricominciare da zero,
rimboccati le maniche e datti da fare
per dare un senso alla tua esistenza!”
Nei due mesi seguenti all'iscrizione pensavo ogni minuto a quel giorno, al 20 ottobre 2012, e alle parole della donna che aveva risposto al telefono, Cornelia: “La palestra è al Palaindor ed è ben attrezzata, invoglia molto ad imparare ed a allenarsi”. Finalmente arrivò venerdì sera andai a dormire tranquilla, più di quanto mi aspettassi, la mattina passò rapidamente e furono presto le due e mezza.
Mi doveva portare mio padre così salimmo sul suo furgone e ci dirigemmo alla palestra, arrivati lì lui scese con me per parlare con gli allenatori, entrammo nella struttura ma non c'era nessuno.. solo un istruttore di tennis che ci disse che già un'altra mamma era passata a chiedere e aveva detto qualcosa a proposito di Pont-Suaz, dove c'era l'altra palestra.
A quel punto mio padre mi porto là ma non trovammo nessuno così tornammo a casa a cercare il numero di Cornelia e la chiamammo, ci disse che mia madre non le aveva lasciato il numero e non erano riusciti a contattarci per dirci che il corso era stato a Pont-Suaz, io le spiegai che eravamo andati ma non avevamo trovato nessuno e lei mi spiegò da dove entrare.
Non potevo crederci l'allenamento iniziava alle tre ed erano già le quattro! Sembrava che il mio sogno non potesse diventare realtà che non potessi neanche provarci!
Tornammo alla palestra dove trovai la porta e il responsabile, Marco, che mi disse che potevo incominciare lo stesso con un ora di ritardo così mi cambiai ed entrai in palestra. Rimasi impalata sulla soglia a guardare la palestra per niente attrezzata non essendo la principale e le altre ragazzine, erano tutte tra gli 11-12 anni, probabilmente ero più vicina d'età con le due allenatrici, Elisa e Federica. Mi feci coraggio e andai da Elisa che mi disse di correre per riscaldarmi, poi Federica mi fece fare dei ponti e alla fine tutte insieme facemmo potenziamento.
Uscii che ero distrutta un po' per l'allenamento ma soprattutto per quello che sentivo: non ero più sicura che quello fosse il mio posto e questo mi distruggeva. Nessuna di quelle ragazzine mi aveva parlato, anzi una si era presentata ma in quel momento non me ne rendevo conto ero troppo confusa. Mio padre era tornato a prendermi e mi chiese com'era andata,
risposo solo: “Faticosa” poi mi misi a pensare: avevo ancora una lezione di prova poi avrei dovuto pagare quindi dovevo solo tornare il sabato dopo e decidere. Si facile da dire ma da fare? Decisi di non pensarci per qualche giorno ma non ci riuscii quella decisione mi tormentò tutta la settimana e più i giorni passavano più ero certa di non voler continuare.
Quando venerdì sera pensai a cosa fare capii che mi stavo tirando indietro per lo stesso motivo per cui non avevo cominciato da piccola, solo che non ero più una bambina, purtroppo, e non potevo comportarmi come tale soprattutto perché la cosa mi dava fastidio e mi intristiva così mi dissi: “Cazzo Giulia muoviti, torna in quella palestra e fregatene di quello che pensano gli
altri, gli amici ce le hai non morirai per due ora a settimana da sola”.
E così fu, sabato tornai in palestra.