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Autore: Cilyan    03/05/2013    2 recensioni
Os scritta
per il contest indetto dal Thegays "the G factor"
Dalla storia:
Una scritta “ciao” mi apparve davanti agli occhi, così, come se nulla fosse. Non l’avevo incisa io e, nonostante la tarda ora potevo affermarlo con una certa sicurezza, ma allora chi? In un primo momento
pensai che qualcuno fosse entrato, magari mentre ero in bagno, e l’avesse incisa, ma subito dopo questa idea era già sfumata dalla mia mente. Il tempo impiegato era troppo breve per consentire a qualcuno di fare una cosa del genere e per dargli quell’effetto di fuoco e non un semplice effetto.
Mi sembrava che dal freddo marmo, uscissero quasi delle fiamme, eppure non riuscivo ad attribuirne una spiegazione: pazzo
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Magic  "Mylittlecorner":

Ho scritto questa os per il "
the G factor" indetto dal thegays e, anche se non sono stata scelta, mi sono divertta un sacco a scrivere questa storia che per me è molto importante, nonostante non ne sia quasi per nulla soddisfatta.
Ad ogni modo, spero che l'apprezzi qualcuno e che mi dia una sua opinione
Se volete potete farmi tutte le domande che volete qui:
Full of life il mio ask. :)
Non faccio pubblicità stasera perchè sono molto stanca, vorrei solo dedicare questa os alla mai Gorgosprizzi preferita!
Senza di lei non l'avrei mai scritta *
lacrimuccia*
 La sua storia è davvero carina, quindi vi consiglierei di leggerla!
 Tecnicamente sto facendo pubblicità, suppongo XD
Volevo anche ringraziare quelle meravigliose persone che mi sostengono sempre, sia vicine che lontane.
Tutte quelle persone che mi scrivono e mi fanno domande e complimenti, che sono dolcissime!
 Ultimamente sono davvero tante!
 Un abbraccio forte forte , poi alla mia
_Alexld   perchè sì adoro lei, le sue storie e lei...l'ho gà detto?
U.U, va beh dai già che ci siamo, continuo con la pubblicità:

Passate anche da questo meraviglioso ragazzo *mi manca ç_ç* JustPierre perchè sapete le sue storie sono speciali ^___^
poi...vediamo...passate da
Summer___97 che ha cominciato una nuova storia  a cui ho promesso di passare >//< sì lo so Fra *grande cuore* poi vi lascio altre meravigliossissime persone:
 
Bluelikethesea (amore) ,
 
WithJustOneLook   (tantissimo amore anche per la mia Ni <3),
 
Some Night :),
 
Firelight_ ( la mia fantasmagorica Jun ** è tutta mia uu *scherzo*),
 poi ne ho altre due:
 
SunshineInTheMoonlight ( lo che che la principessa mi ucciderà >< mi manchi anche tu!)
 e  la dolcissima
Giulia23Love.
Ora credo di aver concluso, anche perchè tra un po' finisco tutte le energie *come se ne avessi*. Sapete non so cosa dire, solo, ringrazio tutte le persone che mi seguono, non fa nulla se le persone che mi hanno messo tra i preferiti siano diminuite, voglio bene a tutti i miei lettori uno per uno. Mi scuso per le storie che non ho ancora letto e recensito.
Un bacione
F.
p.s. Ora potete leggere la storia, sempre se volete XD *come se qualcuno leggesse i miei sproloqui*





“Magic”


Ho sempre pensato che il tempo passato a lavorare ed intagliare materiali di ogni tipo e colore, fosse tempo perso, ma quando mi ritrovai quel marmo rosa tra le mani la mia opinione cambiò radicalmente.
Come? Non sapevo spiegarmelo allora, ma percepivo qualche influsso particolare provenire da quel marmo. Era così … “naturale”, grezzo, quasi morbido, da sembrarmi vivo.
E come non avevo mai fatto, mi prodigai per renderlo il più perfetto possibile. Lavorai per tre giorni e per tre notti per renderlo liscio al punto giusto e, forse, riuscii fin troppo nel mio intento dato che, arrivato all’una di notte del terzo giorno, fui coinvolto in una strana esperienza, mistica si potrebbe dire o, semplicemente, magica.
Una scritta “ciao” mi apparve davanti agli occhi, così, come se nulla fosse.
 Non l’avevo incisa io e, nonostante la tarda ora potevo affermarlo con una certa sicurezza, ma allora chi?
In un primo momento pensai che qualcuno fosse entrato, magari mentre ero in bagno, e l’avesse incisa, ma subito dopo questa idea era già sfumata dalla mia mente. Il tempo impiegato era troppo breve per consentire a qualcuno di fare una cosa del genere e per dargli quell’effetto di fuoco e non un semplice effetto.
Mi sembrava che dal freddo marmo, uscissero quasi delle fiamme, eppure non riuscivo ad attribuirne una spiegazione: pazzo. Forse ero solo stanco, pensai, ma vedendo che la scritta continuava a muoversi, dedussi che o avevo io qualcosa che non andava oppure che era quel marmo ad avere qualcosa di strano.
E preferii optare per la seconda, non appena vidi la scritta scomparire davanti agli occhi, così, preso da un raptus improvviso, presi martello e scappellotto ed incisi anche io la mia scritta:
“Ciao, come ti chiami?” nuovamente rividi la magia di qualche istante prima realizzarsi davanti ai miei occhi, mentre le lettere che avevo impresso nel marmo roseo, si scambiavano di posto, trasformandosi in una nuova scritta.
“Louis, piacere. Tu?” Non ci credevo, non potevo. Insomma come era solo pensabile una cosa del genere? Che poi avrei capito se fosse accaduta ad uno come Zayn che di stranezze nella sua vita adolescenziale ne aveva avute fin troppe, a partire da quella specie di cagnolino/ maggiordomo che si portava appresso da tempi immemori. “Maggiordomo da compagnia” lo chiamava lui. “Lecchino”, lo avevo apostrofato invece io. Ed avevo ragione. Più volte avevo intravisto la sua figura inginocchiata tra le gambe del mio amico a fare chissà cosa, con uno sguardo languido e pieno di desiderio, mentre gli occhi semi lucidi del moro, tradivano già il suo aspetto severo e composto di futuro capo famiglia. Dalla sua bocca, però, non avevo mai sentito nessun suono se non un lieve cigolio di denti, pronti, quasi, ad evaporare nell’aria ispida della sera. Ogni volta, ovviamente, me ne andavo con mille pensieri per la testa, pensieri per nulla dissimili da quelli che stavano sfiorando le mie meningi nel momento stesso in cui “Harry” incisi e mi vidi apparire davanti la scritta “Hazza”. Cosa avrei dovuto fare? Nessuno mi aveva mai chiamato così prima del mio incontro con il moro, il quale, ancora piccolo e privo dei denti davanti, si era appellato a me con “Hassy”, poi diventato “Hazza”, perché a sua detta più eccitante e rozzo, proprio come avrebbe voluto lui che io fossi.
“Hazza?” ormai sconsolato, dalle mie stesse elucubrazioni mentali, mi costrinsi a rispondere, per poi trovarmi la scritta di una grossa risata ad ergersi diritta, diritta verso le mie iridi.
“Ahhh! Al diavolo tu stupida lastra di marmo ed io che ti ho comprato! Me ne vado a letto!” rovesciando tutto, quasi, sul pavimento, mi diressi verso la mia stanza, notando delle lievi macchioline trasparenti, scrosciare giù dalla lastra. Lacrime forse? Non me ne curai, troppo accecato dalla rabbia, più per me stesso che ero incapace di relazionarmi anche con una misera lastra di marmo, che con la lastra in se.
Arrivato a letto, mi addormentai profondamente, pensando a quello che sarebbe potuto accadere l’indomani, cercando di auto-convincermi che fosse tutto un sogno e infatti qualcosa me lo fece anche credere.
Sarà stata l’aria del mattino, la luce campestre che si rifugiava tra i miei stipetti in legno, modellati da me medesimo, sarà stato il profumo di fiori freschi, o il ronzio delle api nel giardino di casa, ma mi sembrava tutto tornato alla normalità.
Nessuna scritta era impressa su Louis, o almeno così mi pareva si chiamasse, e nessun cambiamento di temperatura era avvenuto sul freddo marmo.
Un sogno, doveva essere stato per forza tale quello che mi era successo la sera prima, eppure c’era sempre quel margine di dubbio che mi portava a pensare il contrario.
Sogno, eppure realtà, ne ero sicuro. I sogni non sono forse la riflessione dei nostri pensieri?
E io penavo forse che quella lastra avesse nome Louis e che fosse un essere … vivente?
O forse era un mio desiderio?
Potevo io essere talmente disperato da cercare la vita in una fredda lastra di marmo?
Eppure mi sembrava talmente calda, talmente bella, morbida quasi. Sì, quella lastra, la sera prima, mi era sembrata fin troppo viva e, forse, anche più di me.
Ma d’altronde non ci voleva poi molto. Anche il “cagnolino” di Zayn, pur essendo suo servo, era più vivo di me. Glielo leggevo negli occhi ogni volta che mi guardava con quel languore penetrante fin troppo, fino a mettermi i brividi.
Già brividi …”Buongiorno” gli stessi che mi salirono lungo la schiena, non appena una nuova incisione mi si accese davanti gli occhi, o meglio, mi si spense.
Era talmente … ghiacciata. Di quel calore che avevo percepito la sera prima, non era rimasto altro che una parvenza. Sembrava quasi triste.
Sì era triste. Non sapevo il perché, ma riuscivo a percepirlo perfettamente.
“Buongiorno” provai, comprensivo e, dopo aver riflettuto un momento, arrivai ad una conclusione:
“ Senti carissima lastra. Parliamoci chiaro. Tu mi dici cosa vuoi da me ed io vedrò di fare del mio meglio. Va bene? Ma prima ne parlerò con Zayn e poi deciderò di conseguenza. Ora stai calma qui e non muoverti. Ok?” Un momento. Stavo dicendo ad una lastra di marmo rosa che l’avrei aiutata e che avrei anche consultato un mio amico per avere maggiori certezze sul da farsi?
“ Va bene” ancor prima che potessi realizzare i miei stessi pensieri, apparse la scritta e mi rassegnai al mio destino. Dopotutto quella era l’esperienza più stimolante di tutta la mia esistenza, quindi, cosa avevo da perdere?
Ma dall’altro lato, c’era anche il fattore “Zayn-cucciolotto-ciuocciotto”, cosa avrei potuto dirgli?
Sai Zayn c’è una lastra di marmo rosa che mi parla. Sto diventando pazzo vero?
Forse non era proprio una brutta idea … no. Harry, no, non farlo.
“Zayn c’è la lastra di marmo su cui sto lavorando che mi parla tramite delle incisioni sulla sua superficie. Secondo te cosa dovrei fare?” ok, o ero pazzo o ero pazzo. Una era la soluzione e di certo il moro era d’accordissimo con me.
Non solo avevo detto il tutto fin troppo velocemente rispetto alla mia solita lentezza abitudinaria, ma mi ero ritrovato anche ad interrompere una di quelle scenette intime di cui non avrei mai voluto godere, non direttamente per lo meno.
Perché una cosa erano le circostanze anomale in cui io li avevo beccati senza che loro se ne accorgessero. Un’altra era … quello:
un Niall chinato in corrispondenza della patta dei pantaloni di Zayn, un sorrisone dipinto in viso e la lingua a pregustarsi già il momento della “vittoria”, mi si pararono davanti, mentre il moro, con quel suo solito sorriso da superiore, mi guardava soddisfatto.
“Harry sicuro di stare bene? Secondo me avresti bisogno di usufruire di un po’ di sesso. Non è che per caso vorresti unirti a noi?”deglutii. Mi aspettavo una domanda del genere, ma avrei cento volte preferito restare a parlare con una stupida lastra di marmo, che poi tanto stupida non sembrava, piuttosto che stare in compagnia di un “cane “e del suo padrone dato che avrei potuto diventare il loro caro “guinzaglio” e preferivo di no.
“Ehm…No, grazie Zayn! E poi è possibile che devi sempre pensare a quello!?” era un buon amico, l’unico tra l’altro, ma quando faceva così proprio non lo seguivo e non riuscivo assolutamente a sopportarlo.
“Dov’è finito lo Zayn tutto baci e abbracci? Quello che mi consolava quando avevo un problema, qualunque esso fosse? Quello che aveva sempre la parola giusta? Eh? Dov’è? Ormai hai il tuo giocattolino e…” non riuscii a finire il mio sfogo, che uno schiaffo mi arrivò subito dritto dritto in pieno viso.
“Non rivolgerti mai più così al mio Nialler, hai capito? Lui per me è molto più di un giocattolo! Per me quel biondo lì che tu chiami spregevolmente lecchino, è vita, soffio d’anima, è ciò che mi completa dopo tanto tempo, da quanto ti sei spento Harry. Lo capisci? Hai 23 anni e non pensi ad altro che intagliare legna ed altri materiali dalla mattina alla sera. Non esci mai, non sorridi più, non sei più quello di una volta. Mi spieghi cosa ti è successo? La tua ragazza ti ha tradito e allora? Si vive Harry! Ti avevo offerto il mio amore e il mio sostegno, perché davvero Harry io ti ho amato con tutto il cuore e mi sono distrutto anima e corpo per farti stare in piedi, ma tu no. Non era mai abbastanza. Una volta riuscivi a vedere cose che neanche gli altri con cent’anni addosso, sarebbero riusciti a percepire ed ora sei così… morto, Harry. Ho tentato, ho tentato davvero di ravvivarti, ma ora sono stanco. Per cui… lasciami solo e vattene dalla tua lastra che ti sta aspettando”.
Spezzato, mi sentivo spezzato in non so quanti pezzi. Non era la guancia, ormai rosso porpora, a farmi male, ma tutto il resto e, soprattutto, l’orgoglio ferito.
“ Va bene Zayn. Scusate l’intromissione” non dissi null’altro, non ce la facevo, e piansi, piansi come non mai, cominciando a correre verso casa, in attesa che qualcosa o qualcuno mi dicesse cosa fare della mia stessa vita.
E lui, lui non mi fermò e non disse altro se non un “scusami Nialler” sussurrato tra i denti, come se avesse detto o fatto all’altro qualcosa di imperdonabile, mentre si parlava di me e della mia stupida cecità.
Possibile che fossi la causa di tanto male? Non me ne ero mai accorto, eppure Zayn aveva detto di avermi amato ed io? Lo avevo solo fatto soffrire! Un mostro ecco cos’ero!
“Hey mostro! Se proprio devi autocommiserarti, perché non farlo davanti ad una tazza di tè?” Tazza di tè? Assieme ad uno sconosciuto con … delle ali?
“Un momento! Hai detto mostro?” ero sicuro di averlo solo pensato. Ed era vero che dopo la lastra parlante non mi stupivo più di nulla, ma incontrare per strada un ragazzo con le ali che ti legge anche nei pensieri, non è da tutti i giorni.
“Sì. Non era quello che stavi pensando? Lo avrebbe capito chiunque, anche un bambino! E poi il leggo nel pensiero, quindi non puoi mentirmi. E poi scusa, perché saresti un mostro?”mi sembrava di avere davanti una macchinetta che sapeva leggermi alla perfezione. A quelle parole infatti, alzai lo sguardo, lentamente, come esterrefatto, anche se ormai non mi sarei più stupito di nulla.
“Ho fatto piangere persino una lastra di marmo e sì, ne sono sicuro al cento per cento! Quelle erano lacrime e… a proposito di lastre …” mi fermai un attimo, guardando l’essere alato che avevo di fronte dritto negli occhi “stamattina mi ha risposto senza che incidessi nulla, capisce? Vuol dire che può sentire! Può sentire cavolo! Ecco perché ieri sera è diventata improvvisamente fredda! Capisce!?“ dissi in modo sempre più frenetico.
“Sì capisco benissimo, Harry” Harry? Ah si poteva leggermi nel pensiero! Ma io non avevo pensato affatto al mio nome …
“ Ma come …. “
“Io so tutto di te, Harry. Comunque sono Liam. Piacere” tendendomi una mano, mi rivolse un sorriso raggiante e, sapeva davvero tutto di me?
“ Allora questo tè?” Sorrisi.
“Vada per il tè, ma perché non un caffè? In genere si offre quello, no?”     una risata intinse l’aria come la rugiada fresca imprime se stessa sulle foglie del mattino. Era meravigliosa, ma così meravigliosa, da non poter essere descritta, quasi. Non conoscevo quell’uomo,ma sapevo già di amare la sua risata e tutto quello che mi avrebbe insegnato quella sera, perché me lo suggeriva l’istinto. Sapevo che mi avrebbe detto qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita ed io non aspettavo altro.
“Sì, ma qui siamo a Londra e a Londra si beve tè, non caffè. Non è forse vero?” stavolta fui io a ridere dopo tanto tempo e a ricordare i bei tempi a cui si riferiva Zayn e , finalmente, capii quale fosse il punto: avevo smesso di vivere e solo per un tradimento subito quattro anni prima.
Solo per un tradimento! Dov’era finito il vero Harry?
Dove tutti quei sorrisi sinceri e quel modo spensierato di vedere la vita? Forse lo avevo perso, forse, ma quelle ali, quel sorriso e quegli occhi di piombo, apparsimi davanti in pieno pomeriggio, mi avevano fatto capire che avrei potuto riprendermi tutto, se solo lo avessi trovato quella scintilla, quell’elemento che in quel momento mi mancava. E Liam ne era la chiave. Ne ero sicuro.
“Vada per il tè!” dissi allora e già ci trovavamo in un bar a bare, l’uno di fronte all’altro.
Non avevo mai provato una sensazione di rilassamento tale da non vedere nient’altro se non ciò o chi avevo davanti e Liam mi dava questa sensazione di benessere ed era … assurdo.
“Allora, Harry. Come va con Louis?” quasi sputai il mio tè, non appena sentita quella frase.
“Ehm …” aveva detto di conoscere molte cose di me, no?
“ Non lo so! Non so cosa fare e Zayn non mi ha aiutato affatto!” sbuffai, quasi alzandomi, ma c’era qualcosa, forse quello sguardo, che mi teneva ancorato alla mia sedia.
“ E pensi che Zayn avesse ragione quando ti ha cacciato via da casa sua?” sgranai gli occhi. Lui non mi aveva cacciato, o forse sì? La scena mi scorreva nitida davanti agli occhi e, come se fosse scritta su un foglio bianco, componeva lettere su lettere che poi, d’improvviso, si andavano sgretolando in un abisso di fiocchi di sabbia, inconsistenti.
“Sì” mi aveva cacciato e sì, Zayn aveva ragione. Io ero solo uno di quei tanti granelli di sabbia che si posano sull’asfalto pretendendo di essere la spiaggia del mare, mentre l’unico mare che esiste, non è quella distesa azzurra che tutti amano, ma solo un vuoto involucro di macchine e accozzaglie di ferrame, di accozzaglie di ferrame e macchine e … uomini vuoti, come me.
Perché io ero vuoto. Non potevo essere pieno, non in quel momento, non prima di aver conosciuto una stupida lastra di marmo.
Ma, si può conoscere una lastra di marmo? Le persone si conoscono, non gli oggetti , le piante, gli animali, ma non una lastra! O forse sì?
“ E cosa pensi di fare, ora, Harry?” mi soffermai a pensare, ancora una volta. Cosa avrei fatto? Sarei diventato un granello riciclato e pronto per essere posto davvero davanti al mare, o sarei rimasto un freddo involucro di calcare buono solo per disintegrare emozioni? Tutto dipendeva dalle mie scelte e, lo avevo capito, da quello che avrei fatto con Louis.
“Cosa dovrei fare, Liam?” chiesi allora, in cerca di risposte: lui me le avrebbe date. Ne ero sicuro.
“ Devi far diventare Louis un umano e poi gli devi insegnare. Vedi Harry. Gli oggetti, come le persone e tutti gli altri essere viventi, sono fatti per essere conosciuti, sperimentati e osservati soprattutto. Cerca di imparare da quella lastra, perché, mi spiace dirlo, ma è molto più umana di quanto non lo sia tu ora. Per cui … perché non provi a diventare umano insieme a lei? Ascoltala, capiscila e trasformala, ma soprattutto, ascolta te stesso, capisciti e trasformati. Ed ora va da lei e insegnale!” non sapevo bene cosa rispondere o come rispondere e non ne ebbi nemmeno il tempo,che quell’essere alato e tanto strambo, si era già dissolto come la polvere dei miei pensieri.
Cosa fare? Stetti ancora qualche secondo seduto, ma poi, preso un respiro profondo, mi fiondai verso casa e, colto da un istinto irrefrenabile di urlare,entrai in casa esclamando: “Louis! Louis!”.
Mi guardai attorno e solo a quel punto realizzai quello che già avevo capito guardando Liam. Non serviva incidere per parlare con lei, ma solamente dar voce ai miei pensieri. Quella mattina lo avevo fatto inconsapevolmente e non me ne ero nemmeno accorto, ma quella … fatina, sì forse lo era, mi aveva aperto gli occhi: ora sapevo cosa fare.
E allora “Louis, Louis, Lou” continuavo ad esclamare, ma la lastra era sparita. Cercai da per tutto e poi, non trovandola, gettai fuori dal mio esile corpicino, uno di quei gridi che si sarebbe potuto sentire anche dall’altra parte della città, per quanto grande Londra fosse.
Era tutta colpa mia, in fondo. Me lo meritavo no? Ero riuscito a far piangere anche una lastra di marmo, rosa per giunta, che era un colore che io amavo alla follia. Ed ora? Forse avevo deluso anche me stesso.
Solo un involucro di carta pesta ero, vuoto dentro e splendente fuori. Sembravo bello, ma non lo ero.
Sembravo luccicante, ma non lo ero.
Sembravo vivo, ma in realtà ero più morto di uno stupido spaventa passeri. Almeno quello aveva la compagnia degli uccelli che gli beccavano attorno. Io neanche quello. Ero … solo con me stesso e questo era quello di cui avevo più paura di tutti.
Essere morti può essere anche un bene se non si è soli, ma quando non si ha più nessuno, allora la morte diventa ancora più orribile.
Un corpo tremante, ormai, reggevano le mie gambe instabili ed un viso contratto nelle lacrime e nel dolore, mi stava sciogliendo a fuoco lento, così piano e in modo incisivo da farmi quasi sentire bruciore vero, come se una fiamma reale mi stesse cuocendo, ma non c’erano fiamme.
Sarebbe stato troppo pretendere anche un piccolo fuocherello, perché avevo perso anche quello.
Nessun calore avrebbe potuto eguagliare quello emanato da Louis e... quanto mi mancava!
Era solo una lastra, no, non solo, era un compagno fedele su cui poter contare in ogni istante, eppure si era dissolto proprio come Liam.
Mi accasciai sul pavimento vicino al mio angolo di lavoro. Non mi importava della polvere o degli oggetti sparsi qua e là, perché anche un minuscolo granello di quella sostanza allergizzante era più viva di me e tutto quel brulicare di insetti, acari, al suo interno, non smentiva la mia idea e in fondo non me ne dispiaceva: mi facevano compagnia.
Notai anche un piccolo ragno camminare su una matassa di scarti in legno e per curiosità, forse, o per distrarmi dal mio dolore, mi soffermai a seguire il suo percorso.
Oltrepassò facilmente un primo ostacolo e poi subito un altro per fermarsi, poi, vicino alla finestra.
Fu lì che lo vidi intrufolarsi dietro uno stipo e… lo vidi, anzi la vidi!
La lastra di marmo rosa! Louis!
Non mi capacitavo di come potesse essere finita là dietro, ma non ci pensai. Lascia perdere il mio piccolo amico e senza neanche curarmi di asciugare le lacrime che ancora ricadevano lungo il mio viso, tirai fuori Louis, facendo molta attenzione a non fargli male, perché me lo sentivo: lui percepiva il mio stesso dolore.
“Louis” dissi una volta averlo posato delicatamente sul divano. Era lui, l’avevo lavorato io, lo avrei riconosciuto anche tra mille.
“Oh Louis! Non so come scusarmi con te! Ma Liam mi ha fatto capire! Ti prego rispondimi!” nulla.
Mi sembrava solo una lastra spenta e fredda. “Morto” pensai, ma non poteva essere. Come poteva essere successo? Cercai di auto convincermi che semplicemente non mi sentisse, provai ad incidervi un “ciao” sopra, ma rimase lì, fermo e immobile e nessuna magia accadde se non quella che mi portò a credere, nuovamente, che fosse tutto un sogno e che io avessi litigato con Zayn per … un sogno? E se fosse stato proprio quel sogno a farmi aprire gli occhi?
Stetti in silenzio per un’ora forse, ascoltando solamente il mio respiro flebile ed accarezzando quel pezzo di vita roseo che io stesso avevo creato con tanta cura e dedizione, finché non accade: la vera magia.
Una luce così potente da accecarmi, quasi, mi illuminò il viso e “mmm…” un mugolio, forse, apparve scritto sulla superficie della lastra.
“Adoro le tue coccole. Har” Har? Non feci caso al nomignolo quando alla frase, ma mi soffermai su quel calore che potevo percepire nuovamente a pelle.
“Louis! Oh Louis!” esclamai.
“Quando mi dispiace! Posso fare qualcosa?” e intanto muovevo la mano come ad accarezzarlo e ancora e ancora, senza stancarmi.
“Vorrei diventare verde” lessi. Verde?
“Perché verde?” Quasi risi per quella affermazione, ma qualcosa, forse il pensiero delle parole di Liam, mi trattene dal farlo. “ascoltala “ mi aveva detto ed io avrei ascoltato, ero pronto.
“ Il verde è il colore dell’amicizia, della speranza e… è un magnifico colore” sorrisi. Amicizia? Speranza?
“Ma Louis! Il rosa è il colore dell’amore, della dolcezza, della nascita e della gioia! E’ un bellissimo colore ed è … il mio preferito. Ma se tu lo vuoi, io…” non riuscii a finire la frase che un “va bene così” mi apparse davanti agli occhi e non ebbi bisogno di altro, perché lo avevo convinto.
“Ascoltami Lou, tu sei bellissimo così come sei. Ne sono sicuro! E non hai bisogno di nasconderti dietro ad un mobile o di cambiare colore. Capisci? Che poi … come hai fatto?” mi fermai a fissarlo in attesa di risposta.
“Sono scivolato giù da mobile a causa del tuo gatto che poi mi ha spinto fin dietro il mobile” Gatto? Ma io non avevo un gatto!
“Forse era il gatto del vicino” pensai ad alta voce e “Sì. Mi ha fatto tanto male Har! Così male che sono svenuto e… sono state le tue carezze a … “ ogni qual volta le scritte si interrompevano per mancanza di spazio, rimanevo con il fiato sospeso, in attesa della frase o solo della sillaba successiva. Ero matto, forse, ma dopo quel che era successo sentivo che solo Louis avrebbe potuto darmi le risposte che cercavo. Sì, una lastra di marmo, rosa per giunta.
“ A?” chiesi impaziente, ma lui non scriveva nulla.
“A … nulla voglio un tè Harry!” un tè? Perché un tè? Possibile che anche le lastre di marmo bevessero tè?
“ Lou, ma io voglio sapere!E poi perché proprio un tè e non altro?” sgranai gli occhi non appena “perché siamo a Londra e a Londra si beve il tè!” lessi. Possibile che tutti quel pomeriggio mi dessero la stessa risposta?
Lasciai stare la frase in sospeso, per soffermarmi sul resto.
“ Sì, ma ammesso che io ti prepari il tè, poi come intendi berlo?” dei puntini sospensivi furono subito sostituiti da una frase che mi fece quasi arrossire:
“ Non puoi farmi bere tu, Har?” Io? Come avrei potuto fare una cosa del genere? Così mi ritrovai a sorridere nel chiedergli “Io? Come?” già.
“ Attraverso le tue lab-b-r-a?” in quel momento, su quella frase, avrei tanto voluto sentire la sua voce, ma era solamente una scritta in colore quella che vedevo, mista alla percezione di un calore forse più intenso di quello che aveva emanato in precedenza.
“Labbra, Lou? Dovrei ..baciarti?” Rossore.
La lastra era diventata così rossa da farmi pensare potesse prendere fuoco da un momento all’altro, ma non me ne preoccupai e, ancora una volta, sorrisi: anche le lastre si imbarazzano!
“Sì, ma perché proprio il tè, Lou? Fin ora non mi hai chiesto nulla da bere o da mangiare, perché adesos e perché proprio … tè?” curioso mi avvicinai anche troppo, forse, per conoscere la risposta che non tardò ad arrivare.
“Odori di tè”già; ma come poteva percepirlo in modo tanto nitido? Neanche quel “cane” di Niall ci sarebbe riuscito a meno che non si trattasse di Zayn. Il suo profumo lo avrebbe sentito anche a chilometri di distanza, ne ero sicuro.
“E si sente così tanto?” diedi allora voce ai miei pensieri. Tenerli dentro non sarebbe servito a nulla dopotutto.
“No” ed ero sicurissimo che se avesse avuto un corpo, avrebbe scosso la testa in un modo talmente tenero da farmi sciogliere, eppure il solo immaginarlo, mi fece venire le palpitazioni.
Palpitazioni? Andiamo Harry non puoi innamorarti di una lastra di marmo! Già non potevo, ma il solo guardarla, mi faceva sentire in paradiso e se non era innamoramento quello, non avrei saputo dargli altro termine.
“ E allora cosa?”chiesi.
“ Il tuo profumo … il materiale di cui sono fatto contiene la resina di una pianta da cui si estrae il tè verde e tu hai lo stesso odore. “ le scritte si muovevano veloci, colorate, davanti alle mie iridi verdeggianti, per poi fermarsi e stare fisse sulla parola “profumo”.
Profumo. Quella fragrante sensazione che ti avvolge la pelle e ti fa sentire bene e lo trovi così buono da non volertene separare. Sì, quel profumo particolare o quei profumi particolari che sanno regalare al cuore una dolcezza tale da suggerirgli quiete.
Intendevo benissimo cosa volesse dire Louis.
“E va bene Lou! Vuoi il tè e il tè avrai!”alzandomi di scatto, mi fiondai in cucina a rovistare tra pentole e stoviglie. Ero sicuro di avere delle foglie di tè, proprio di quel tè, tra le mensole. Eppure non riuscivo a trovarle, non finché non mi riapparse davanti quel ragno.
Era strano come anche solo un momento prima di vederlo non trovassi nulla e poi tutto mi sembrava così chiaro come quando avevo parlato con …
“Liam”. Un ragazzo alato mi apparve seduta stante davanti agli occhi pieni di stupore.
“Mi hai scoperto Socio!” e come se nulla fosse, mi fece apparire tra le mani una tazza di tè verde fumante.
“Beh sì Hazza, Har e poi Socio! Come mi chiameranno ancora oggi? “ feci finta che non fosse accaduto nulla, ma ero rimasto comunque sconcertato da tutto quello.
“Su, su vai. Soc-i-o!” e poi ancora. La sentii quella risata, così piena e movimentata, così amabile e quasi appetibile, avrei detto.
“Sì, si, ok, ok vado!” una spinta, due e già non c’era più. Quel ragazzo aveva la capacità di sparire  e apparire in un modo fin troppo repentino e questo, non sapevo il perché, ma continuava a stupirmi ogni volta.
“ Eccomi Lou! Scusami ma una fatina pasticciona mi ha tenuto occupato!” sorrisi nel sentire, come in un eco lontano “pasticcione ci sarai tu!”, ma non me ne curai e, con calma, inglobai lentamente il liquido caldo tra le labbra, per poi avvicinarle a Louis e farlo bere.
Una sensazione di freddo improvviso mi pervase fin dentro le vene, ma fu un attimo, perché subito dopo mi sentii bruciare e mi ritrovai con un peso addosso: Louis.
Non più una lastra di marmo, rosea, ma un corpo, vivo, umano e … nudo.
Le sue labbra erano pressate contro le mie, le sue gambe agganciate al mio bacino ed io mi sentivo strano.
Potevo toccarlo, carezzarlo e assaggiarlo: fantastico. Era a dir poco fantastico.
Mi staccai piano per bearmi dei suoi occhi celesti, senza fondo, così celesti da non poter essere eguagliati nemmeno dal cielo stesso, perché il cielo a loro confronto mi appariva sciapo e smorto, mentre lui, lui era vita allo stato puro ed io non sapevo come altro descriverlo.
Gli carezzai la schiena lentamente, vedendolo finalmente sorridere e arrossire, per poi farlo poggiare sul divano e nascondere le due fossette che mi minacciavano di uscire.
“ Torno subito Lou. Aspettami qua” osservando lo spaesamento nei suoi occhi, capii quando in realtà essi fossero occhi da bambino, appartenenti ad una persona da amare, perché Louis aveva il diritto di esserlo ed io sapevo bene cosa significasse non avere amore.
“Non scapperò via, tranquillo. Non di nuovo” non sapevo che abiti potessero piacergli, che vestiti potessero essere all’altezza di quel celeste, così optai per una semplice maglietta larga bianca e dei pantaloni neri, di tuta, così che lui stesso potesse riempire quegli indumenti di colore e significato, indossandoli.
“Lou vuoi una mano?” avevo cercato di trattenermi, davvero, ma quelle fossette spuntarono e con esse anche il sole dalla mia finestra.
E mentre lo vestivo, pensavo a quando fosse tenero e bello allo stesso tempo, avere qualcuno con me in casa dopo tanto tempo.
“Ti insegnerò tutto, come ha detto Liam” pensai e non persi tempo a reggerlo nel camminare o ad indicargli i meravigliosi colori che la luce del tramonto filtrava attraverso le persiane, ma prime fra tutte, gli mostrai l’importanza di amare, perché l’amore è ciò che muove il creato e che tiene tutti noi uniti sulla terra,quell’amore che avevo ritrovato in lui.
E più passavano i giorni, più me ne convincevo, più mi sembrava di capire le parole di Zayn, più avrei voluto tornare indietro da lui e dirgli quanto lui e Niall fossero belli insieme, ma non potevo.
Lo avevo ferito, umiliato, ucciso dentro con i miei comportamenti infantili. Come potevo pretendere che ritornasse ad essere mio amico?
Ogni giorno era diventata una lacrima nascosta dietro ad un sorriso rivolto a Louis o a Liam che, puntualmente, veniva a farmi visita. Eppure sapevo che lui capiva, lo aveva detto lui: mi leggeva nel pensiero, ma non muoveva labbro per contraddirmi quando dicevo di stare bene. Perché? Mi chiedevo e la risposta mi era subito chiara: era un buon amico. Ecco tutto.
Ma questo non bastava ed i suoi sorrisi e quelli di Louis non erano mai quelli di Zayn.
Certo avevo capito di amare Louis, ma come pretendevo di amare qualcuno se prima non mi mostravo un buon amico?
Per me Zayn era sempre stato tutto eppure non lo avevo mai valutato abbastanza. Mostro. Nuovamente mi sentii un mostro, nonostante i baci e i sorrisi del mio Lou, nonostante i tè improvvisati di Liam, i pomeriggi passati ad incidere statuette in legno da vendere, nonostante i giochi al parco a cercare le mani di un piccolo esserino indifeso, nascoste dietro ad un mazzolino fiori, non riuscivo ad essere felice, non senza Zayn. E se non avevo il coraggio di andare oltre, non lo avevo neanche per tornare indietro e questo mi faceva stare peggio, molto peggio.
Mi sentivo come se stessi per implodere e forse lo avrei anche fatto, ma una mano posatasi lentamente sulle mie lacrime, ben celate tra i circuiti della mia testa, mi fece sobbalzare e insieme sorridere di stupore.
“Zayn” era lui, con il suo federe cagnolino al seguito, mano nella mano, cuore nel cuore, ne ero sicuro.
“ Harry. Scusami io… forse ho esagerato. So come sei fatto e…”
“E’ tutto a posto” lo interrupi. “Ho un sacco di cose da dirti” andai poi avanti, ma il suo:
“non c’è bisogno di parole, solo di gesti” accompagnato da quel suo tipico scuotimento di testa, mi fece capire che andava bene così in fondo, che solo gli sguardi possono dire tutto quando li sai leggere e lui il mio lo aveva letto benissimo.
Così “vi presento la mia lastra adorata e la mia fatina pasticciona” una risata piena di significati, si impresse nell’anima di tutti e nella mia mente, ormai, non c’era altro che quella figura di mare capace di sconquassarmi ogni piano, perché se non fosse stato per quella piccola lastra, rosa, ne ero sicuro, non avrei mai più assaporato il sapore della vita.
E “sono state le tue carezze a … a farmi innamorare di te” ancora un flebile eco lontano, un sogno, una magia.
 Amore.


  
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