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Autore: SebbyChan    04/05/2013    1 recensioni
"Mi trascinavo dietro la valigia da una buona mezz'ora. Non avevo un vero e proprio piano. Dovevo solo andare al porto e cercare qualcuno disposto a noleggiare una nave per una grossa cifra di denaro, poi trovare un equipaggio.
Avevo fatto le valigie in fretta e furia e lasciato un biglietto di spiegazioni ai miei genitori, nel caso si fossero preoccupati. Non che il biglietto fosse una grande consolazione, certo -avevo scritto qualcosa tipo "Ciao mamma, sono partita e non so quando torno. Ti voglio bene, Eleanor"- ma almeno avrebbe saputo che non ero stata rapita o roba del genere."
[Titolo provvisorio]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mia intenzione rispondere con un "E' un piacere conoscerla, signor capitano.", ma sono quasi sicura di aver detto qualcosa tipo "Oh... Ehm... Ah-ah.".

Il capitano non sembrò dare molto peso alla mia brillante risposta, perchè si girò e cominciò a camminare lungo il molo. -Andiamo dentro. Sta per piovere. - disse.

Non so perchè, ma solitamente, quando sono davvero agitata, i miei pensieri triplicano. Mentre seguivo Law e gli altri erano qualcosa tipo "Cosa diavolo faccio, cosa diavolo faccio, cosa diavolo faccio? Pensa, Eleanor, pensa, pensa."

Ci fermammo davanti ad un coso giallo canarino, e pensai che sicuramente la nave era lì dietro, da qualche parte.

Poi ricordai di aver letto da qualche parte che i pirati Heart se ne vanno in giro con un sottomarino, e il mio secondo pensiero fu interamente dedicato alla claustrofobia che mi sarebbe venuta abitando per più di due giorni lì dentro.

-A proposito, io sono Shachi.- disse il tizio con i capelli castani.

-E io sono Penguin. - disse il tizio con il cappello nero. - E l'orso è Bepo.

Bepo mi fece un cenno di saluto con la mano. Anzi, con la zampa.

Dopo qualche secondo passato in silenzio, chiesi a bassa voce a Shachi e Penguin perchè Law non ammettesse donne a bordo.

-Perchè dice che non riuscirebbero a reggere la vita in un sottomarino.- rispose Penguin.

-E portano solo guai. -aggiunse il capitano.

Tutti e tre ci irrigidimmo. Oddio. Ci aveva sentiti.

Restammo in silenzio finchè, dopo essere saliti a bordo, Law e Bepo mi mostrarono la mia cabina.

Non era molto grande, certo, ma era accogliente. E decisamente più abitabile dello stanzino della signora Bass.

Rimasero ad aspettare sulla soglia della porta, come se si aspettassero un qualche commento.

Dire che ero a disagio sarebbe un eufemismo. -E'... Carina, molto. -mi limitai a dire. -Ora, se non vi dispiace, vorrei restare solo.

Law scrollò le spalle e si avviò lungo lo stretto corridoio, dicendo che il giorno dopo avrei avuto un bel po' di lavoro.

-Chiudi l'oblò, Louis, stiamo per partire!- disse Bepo, poi chiuse la porta e seguì il suo capitano.

Mi sedetti sul letto.

Era tutto un enorme guaio. Ero bloccata su una nave di pirati. Anzi sulla nave di uno della flotta dei sette, che aveva mangiato un frutto del diavolo e mandato i cuori di cento persone alla Marina per diventare Shichibukai.

"Se mi becca sono morta." pensai. "Cavolo, è una supernova. E a quanto dicono è furbo. Mi becca di sicuro."

Tanto vale tornarsene a casa con la coda fra le gambe.

"No! Ho una missione! Ce la posso fare! Devo solo evitarlo e andarmene la prossima volta che ci fermiamo su un isola."

Avevo una gran voglia di chiudere gli occhi e farmi una bella dormita, ma decisi che la mia priorità era farmi una doccia.

Scoprii mio malgrado che la stanza non possedeva un bagno. O meglio, possedeva un gabinetto, un lavandino e uno specchio. Ma non una doccia.

Decisi di fare un giro di perlustrazione.

Dopo qualche metro attraverso il corridoio incontrai Shachi, e gli chiesi dove ci si lavasse in quel posto. Perchè da qualche parte si dovevano lavare, giusto?

-Le docce in comune sono vicino alla tua stanza, devi solo andare avanti sei o sette metri nel corridoio a destra.

-Ah, si, credo di esserci passato davanti prima.- dissi esibendo un sorriso che, non appena fui fuori dalla visuale di Shachi, si trasformò in un'espressione di puro terrore.

"Docce in comune? DOCCE IN COMUNE?" pensai. "Dovrò lavarmi insieme agli altri? Ma mi scopriranno subito!"

Il desiderio di farmi una doccia era troppo forte, e pensai che forse in quel momento fossero tutti al lavoro. E poi sospettavo che la brandina del pub mi avesse attaccato le pulci.

Entrando nella stanza indicatami da Shachi, scoprii di avere ragione. Cioè, non sulle pulci. Sul fatto che non ci fosse nessuno.

E diamine, era la mia occasione. Così mi spogliai e appesi i vestiti all'appendiabiti vicino alle docce.

Sotto il getto dell'acqua calda, mi rilassai, per la prima volta in tutta la giornata.

Fortunatamente scoprii che non c'era l'ombra di pulci, pidocchi o zecche sul mio corpo, e che forse quel fastidioso prurito alle braccia era solo dovuto alla raccapricciante consapevolezza di dover abitare sulla nave di un tizio che avrebbe potuto farmi fuori da un momento all'altro.

"Ma che penso? Probabilmente non mi farà fuori, non se vuole restare nella flotta dei sette. Dopotutto la mia famiglia è importante."

Proprio mentre mi insaponavo i capelli, sentii qualcuno aprire la porta.

Fortunatamente quel qualcuno era impegnato a discutere con un tizio in corridoio, quindi non si accorse della mia presenza. Ne approfittai per agguantare qualche vestito e correre verso il gabinetto. Mi ci chiusi dentro e salii sulla tavoletta del water. Cercai di capire cosa avevo preso. Il reggiseno -bene, almeno non sospetterà che ci sia una femmina a bordo-, le mutande e la maglietta. Avevo dimenticato solo i pantaloni.

Intanto il tizio aveva aperto l'acqua e canticchiava.

Mi infilai i vestiti, facendo attenzione a non cadere dal gabinetto, e aspettai che si rivestisse e se ne andasse.

Ma, quando ebbe finito di mettersi i vestiti, l'uomo notò i miei pantaloni abbandonati per terra.

Guardai attraverso il buco della serratura. "Ti prego, ti prego, ti prego, lasciali lì!" pregai.

Ma lui non ebbe pietà. Se li portò via. Non appena chiuse la porta, lo sentii chiedere a qualcuno se sapeva di chi fossero quei pantaloni.

"Fantastico."

Dopo un paio di minuti, assicurandomi che la stanza fosse vuota, scesi dalla tavoletta e uscii in corridoio. Fortunatamente non c'era nessuno.

"Coraggio, Eleanor, sono solo sette metri."

Cominciai a camminare -si fa per dire, più che altro saltellavo cercando di allungare la maglietta fino alle ginocchia- verso la mia stanza. Quando finalmente riuscii a chiudermi la porta alle spalle, guardai l'orologio. Erano le otto e trenta, e probabilmente il corridoio era vuoto perchè in quel momento tutti erano a cena. Tirai fuori la valigia dal'armadio per cercare un altro paio di pantaloni, ma qualcuno bussò alla mia stanza.

-Louis!- chiamò Trafalgar Law dietro la porta.

Mi venne un tic all'occhio destro. Avevo avuto più guai quel giorno che in tutta la mia vita.

Mi fiondai verso la porta e, prima che potesse aprirla e vedermi in quello stato, la aprii io, facendo ben attenzione a nascondervi dietro le gambe.

-Si, capitano?- chiesi, abbassando la voce per renderla almeno un po' virile.

-E' ora di cena. Se non ti muovi, Jean Bart, Shachi e Penguin finiranno tutto il cibo.

-Grazie. E' stato... Ehm, premuroso, da parte sua.- dissi, anche se non avevo la più pallida idea di chi fosse Jean Bart.

-E' solo che devi restare in forze, o domani non riuscirai a pulire il sottomarino.- fece, esibendo un sorrisetto che non mi piacque per niente.

Annuii poco convinta.




*       *       *




Mi ero seduta ad un tavolo con Shachi, Penguin e Jean Bart, un omaccione grande e grosso.

Parlammo del più e del meno, per tutta la cena.

-Sai, penso che tu gli stia simpatico. - disse Shachi. -Al capitano, intendo.

-Io gli starei simpatico?- feci, incredula. -Bel modo di dimostrare la sua simpatia. Prima mi ha detto che dovrò pulire tutto il sottomarino.

Penguin fece spallucce. -Non è molto socievole.

-Secondo me, devi solo aspettare. -disse Jean Bart.

-Già, prima o poi comincerai a convivere con il suo carattere.- continuò Shachi. -Ti piacerà. E' un gran capitano.

-Non lo metto in dubbio. -dissi. -E' anche il dottore di bordo, giusto?

-Ah, si.

-Penso non mi piacerebbe essere operato da lui.

-Naah. E' bravo. Lo chiamano il Chirurgo della Morte.

-Questo non mi rassicura per niente.

-È un grande chirurgo! È persino riuscito a salvare Cappello di paglia quando è stato attaccato da Akainu!

-Avete conosciuto Monkey D. Rufy! E com'è? Fa così tanta paura come si dice a Windra?

Shachi, Penguin e Bepo pensarono a Rufy. -Non esattamente.- risposero all'unisono.




*       *       *




Nelle settimane seguenti, imparai tre cose.

Primo, mai uscire dalla propria stanza lasciando l'oblò aperto, a meno che tu non sappia respirare sott'acqua.

Secondo, soffrivo il mal di mare, e non era consigliabile stare troppo in piedi e senza nessun appiglio.

Terzo, Trafalgar Law era un gran bastardo.

A dirla tutta, dubitavo della sua moralità fin da quando mi aveva costretta a lavare il ponte durante la pausa pranzo. Cioè, che diavolo, perchè lavare il ponte di un sottomarino?

Ma ora aveva superato ogni limite. Cioè, un capitano che si rispetti non appende i suoi sottoposti fuori dal sottomarino.

Mi stringevo la pancia, come per evitare che la cena del giorno prima tornasse su. La mia faccia aveva assunto un colorito verdognolo.

"Non guardare giù, Eleanor, non guardare giù!"

Ma fu più forte di me. Aprii gli occhi e mi portai una mano alla bocca.

-Allora?- chiese Law.

-Mi dispiace.- borbottai, cercando di guardarlo in faccia. Cosa non molto facile, essendo appesa a testa in giù.

-Come hai detto?

-Mi dispiace!- strillai. -Ora tirami su!

-Ti dispiace cosa?

-Mi dispiace averti tirato addosso quello stupido straccio bagnato! Ti prego, farò quello che vuoi, ma tirami su!

-Tutto quello che voglio?

-Certo che no!- esclamai, indignata.

Lui mi diede uno scossone, facendomi dondolare e mettendomi addosso una strizza tremenda.

-D'accordo, d'accordo!- piagnucolai. -Tutto quello che vuoi!

-Mi hai sporcato il cappello.- disse lui, aiutandomi a risalire.

Gli lanciai un'occhiataccia risentita. -Non sarebbe successo, se tu mi avessi dato un po' di tregua.

Mi rivolse un sorrisetto. -Ammetto di essere stato un po' duro.

-Quando? Quando mi hai fatto lavare il sottomarino sette volte, o quando mi hai appeso per le caviglie fuori dall'oblò?

-Un po' tutte e due. Cercherò di migliorare.

"E' un buon inizio." pensai.

Escludendo il mal di mare, viaggiare in un sottomarino è stratosferico. Se poi il capitano cerca di diventare un po' più gentile e di farmi sgobbare di meno, diventa quasi una vacanza.

Quasi.

  
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