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Autore: londonlilyt    23/11/2007    3 recensioni
"...Oscar si rilassò, lasciandosi andare tra le braccia forti che la stringevano con tanta tenerezza, perdendosi nel calore che le labbra di lui le avevano acceso dentro, tanto che le ci volle qualche istande per rendersi conto che lui non stava partecipando al loro bacio con il suo stesso entusiasmo.
-André...?- lo chiamo piano, con il fiato corto e un accenno di paura. Che avesse cambiato idea? che stesse cercando un modo gentile per dirle che ormai era troppo tardi?
-Oscar...sei sicura di quello che fai?- le chiese, guardandola intensamente negli occhi -ma sopratutto con chi?-
Ed in quel momento, Oscar si rese conto quanto gli avvenimenti di quella notte l'avessero ferito e ancora lo tormentassero..."
Lei è la principessa di un antico regno...Lui è un umile cavaliere che ha giurato di proteggerla con la sua stessa vita...Una storia dai sapori medievali ricca di intrighi, passioni, tradimenti e amori che non vedranno mai la luce del sole! N.B il rating è stato cambiato a causa dei contenuti del capitolo 27
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

-L'avete fatto di nuovo!- inveì Oscar contro il padre, non intenzionata a contenere la rabbia.

Era andata immediatamente nel suo studio, senza cambiarsi o ripulirsi dalla polvere e per fortuna l'aveva trovato solo; se qualcun'altro avesse assistito a quella mancanza di rispetto, suo padre non gliela avrebbe fatta passare liscia tanto facilmente.

-Di che cosa stai parlando?-rispose lui calmo e sorpreso da quell'immotivato scatto d'ira della figlia -e modera il tono, sono pur sempre tuo padre!-

-Pensavate davvero che l'arrivo del principe di Svenia sarebbe passato inosservato!-

-L'arrivo del principe di...- non riuscì a finire per la sorpresa. Come faceva sua figlia a sapere dell'arrivo di Fersen? Credeva sinceramente di essere riuscito a mantenere il segreto.Ora non avrebbe più avuto il vantaggio della sorpresa e lei avrebbe avuto tutto il tempo di pianificare una controffensiva.

-In caso ve lo stiate chiedendo- il tono di voce pesantemente sarcastico -l'ho incontrato questa mattina per sbaglio mentre cacciavo: è a sole poche ore di viaggio da qui!-

-Davvero? Meraviglioso!- esclamò momentaneamente distratto; il principe era in ritardo di qualche giorno, ma importava solamente che stesse arrivando.

-Vi avverto,- iniziò seria con lo sguardo cupo -questa volta non tollererò interferenze da parte vostra-

-Questo è troppo!- s'inalberò il re -prima di essere tuo padre, sono il tuo re e mi devi obbedienza! E poi il principe è solo in visita diplomatica-

-Visita diplomatica?- questo era un nuovo nome da dare le le macchinazioni di suo padre. Tutti sapevano che negli ultimi tempi nessun reale veniva ad Arras semplicemente in visita diplomatica, venivano tutti con un unico scopo: lei.

-Stringere alleanze, patti economici e tutto il resto- era inutile dirle che in effetti aveva scritto al re di Svenia suggerendo un possibile matrimonio.

-Non ho nessuna intenzione di trascinare questa discussione all'infinito,- tagliò corto al colmo della frustrazione -vi ho fatto presente diverse volte in passato che non sono interessata al matrimonio, vedete di non forzarmi la mano- detto ciò, si voltò e si accinse ad uscire dalla stanza.

-Mi stai minacciando, Oscar?- le chiese con un tono di finta calma.

-No, vi sto solo dicendo che oramai è troppo tardi per pretendere che diventi ciò che non sono- rispose amara.

Per nulla soddisfatta degli esiti della discussione appena avuta con il padre e ancora arrabbiata, Oscar si diresse nei suoi appartamenti per cambiarsi. E lì vi trovò André, che, pulito e rilassato, se ne stava seduto sulla sua poltrona preferita a bere.

-E tu cosa fai qui?- chiese per nulla sorpresa.

-Ho pensato che se dovevi cimentarti in qualche atto violento o offendere qualcuno, meglio che si trattasse di me. In nome della nostra amicizia confido che userai la mano leggera e nel contempo cerco di risparmiare la tua sfuriata a qualche poveraccio che avrebbe avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato-

-Te l'ha mai detto nessuno che parli troppo!- sbottò scomparendo nella stanza accanto, dove una cameriera le aveva portato dell'acqua calda e le aveva lasciato un cambio pulito. Quando aveva smesso di avere attorno uno stuolo di balie, Oscar aveva deciso di spostare la sua camera nelle stanza adiacente inquanto più spaziosa, e di usare quella più piccola dove un tempo era solita dormire come guardaroba, armeria e stanzino da bagno.

André cercò di ignorare i rumori che provenivano dall'altra parte del muro e attraverso la porta socchiusa. Sentiva lo sciabordio dell'acqua mentre Oscar si lavava e stava provando con tutte le sue forze a non immaginarsela nuda: le goccioline trasparenti che lente le accarezzavano il corpo lasciandosi dietro una scia umida.

-Non ci crederai mai, ma ci sta provando di nuovo!- gli spiegò raggiungendolo non appena finito di vestirsi -dopo l'ultima volta credevo vi avesse rinunciato-

-Eh?- la guardò ma senza realmente vederla, la mente ancora piena di goccioline d'acqua e corpi bagnati.

-Dammi quel bicchiere!- spazientita gli tolse di mano il calice e lo mise sul tavolo -cerca di concentrarti sull'attuale situazione di crisi!-

Per "crisi", Oscar intendeva i tentativi del padre di combinarle un matrimonio.

Circa due anni fa, il re si era accorto che il suo geniale piano di allevare la figlia come un uomo e prepararla a prendere in mano le redini del regno, presentava una grossa falla: la continuazione della discendenza.

Oscar era talmente indipendente e fiera ed abituata a contare solo sulle sue forze, che l'idea di avere un uomo vicino a cui essere sottomessa come una qualsiasi donna, le faceva venire la pelle d'oca.

Il re naturalmente pensava che alla fine sua figlia avrebbe ceduto, comportandosi esattamente come tutte le ragazze alla prospettiva del matrimonio. Quindi, aveva iniziato ad invitare membri delle diverse famiglie reali, visto che per legge il consorte dell'erede al trono deve appartenere ad una famiglia di pari rango, allettandoli con la prospettiva di sedere sul trono di Arras. Ma nessuno di essi era riuscito a destare l'interesse della principessa e nel mentre, ognuno di loro, vi aveva ricavato solo una serie di umiliazioni e colpi bassi al proprio orgoglio maschile. Tutti avevano giurato di non voler aver più nulla a che fare con la principessa Oscar.

-Quindi cosa hai intenzione di fare questa volta?- non potendo prendere a pugni i suoi spasimanti, si era gettato anima e corpo nel piano da lei ideato di sottile e sopraffino boicotaggio.

-Non sono un pesce da prendere all'amo, o una giumenta da riproduzione, o la gallina dalle uova d'oro, come gentilmente i predecessori di questo Fersen mi hanno fatto notare- inutile sottolineare che nessun commento era stato lasciato passare senza un occhio nero come ricordo -gli farò rimpiangere di aver anche solo pensato di venire ad Arras!-

Brava Oscar! pensò André contento, ma non lo disse a voce alta, come le avrebbe spiegato la sua avversione all'idea che lei si sposasse? Il semplice cameratismo non sarebbe bastato, visto che non era l'idea del suo matrimonio che lo mandava in bestia, ma l'idea che lei sposasse un altro.

*************

Oscar era in piedi accanto al padre che, seduto sul trono, osservava le persone riunite nella sala: tutti bisbigliavano in maniera concitata e aspettavano con impazienza l'arrivo del nuovo ospite; già si sussurrava che fosse bello come il sole, forte e coraggioso e che il regno di Svenia fosse tra i più ricchi del nord.

Oche pettegole, pensò Oscar con fastidio, ma non avevano altro in testa che i pettegolezzi e gli intrighi di corte? Con lo sguardo cercò sua cugina Maria Antonietta. Aveva visto Girodel entrare nel salone un'ora fa, ma non aveva ancora visto lei.

La trovò qualche minuto dopo al braccio di suo marito Louis, generale supremo dell'esercito di Arras. Dall'aspetto rubicondo e pacato, non si sarebbe detto che fosse uno stratega di ottime qualità; magari non molto utile sul campo di battaglia, ma abilissimo nell'orchestrare gli scontri e trovare le debolezze del nemico.

Notò come sua cugina sembrasse pallida e il sorriso non le arrivava agli occhi blu. Cosa era capitato questa volta? Sapeva bene come il matrimonio tra i due fosse stato combinato dal re e Maria Antonietta avesse semplicemente fatto il suo dovere senza protestare. Ma il suo spirito allegro e spensierato e il suo animo romantico poco si accordavano con il carattere mite di Louis: doveva ancora incontrare una coppia peggio assortita di loro due.

All'improvviso sentì l'usciere che picchiava il suo bastone per terra tre volte e annunciava con voce tonante.

-Sua altezza reale il principe Fersen di Svenia!-

Su tutta la sala cadde il silenzio, mentre Fersen faceva il suo ingresso davanti ad una fila di servitori che si inchinarono profondamente davanti a suo padre.

-Vostra altezza, vi porgo gli omaggi del re di Svenia mio fratello e vi prego di accettare questi doni- esordì Fersen educatamente mentre sollevava piano gli occhi sui regnanti di Arras.

Oscar si accorse del preciso istante in cui Fersen la riconobbe.

Lei lo stava osservando di proposito. Vide il suo capo sollevarsi e lanciarle un fuggevole sguardo per poi tornare subito a guardarla con più attenzione; vide i suoi occhi sgranarsi leggermente per la sorpresa e poi riprendersi in fretta, mentre con voce chiara elencava i pregi dei vari doni che i servi stavano facendo sfilare davanti al re.

Oscar per poco non sbadigliò di noia; stava per diventare cieca a causa dello scintillio delle varie stoffe, dei gioielli, dei calici incrostati di pietre preziose e dei svariati oggetti che Fersen aveva portato in regalo. Niente di più tedioso: tutto sarebbe finito nella tesoreria reale per poi essere dimenticato per i prossimi secoli, o almeno fino a quando il regno non avrebbe avuto bisogno di denaro per una guerra o per l'altra. Sarebbe mai finita quella serata?

-Ed infine un regalo particolare per il vostro erede- annunciò Fersen guardandola direttamente, aveva notato come i doni che aveva portato dalla Svenia non avessero catturato la sua attenzione, ma era sicuro che quell'ultimo in particolare avrebbe destato il suo interesse.

Oscar era incuriosita, per lo meno non le aveva rivolto falsi complimenti davanti a tutta la corte; uno dei suoi predecessori era venuto fuori con qualcosa del tipo: "un dono particolare per la vostra deliziossissima figlia"; vagamente si era chiesta se avesse dovuto arrossire e ridere come una gallina. Alla aveva optato per uno sguardo raggelante che aveva quasi fulminato il possibile pretendente. Sperava solo che non fosse l'ennesima collana o l'ennesimo rotolo della più delicata seta proveniente dall'oriente: ne aveva casse piene di quelli.

Ma il servo che si fece avanti, portava in mano una lucida e sottile cassa di legno, di almeno due metri di lunghezza. Che forma strana, cosa potrà mai contenere?

Senza dire una parola, Fersen sollevò il coperchio e si fece da parte. E lì, adagiata nel morbido velluto nero, c'era la spada più bella che Oscar avesse mai visto.

La lama lucidata a specchio rifletteva con fulgore la luce delle candele, l'elsa a forma di T era leggermente più piccola di quelle a cui era abituata, ma decorata con intricati intarsi e diverse pietre preziose. Notò che sulla lama, poco prima dell'impugnatura, vi era inciso lo stemma di Arras: una rosa adagiata sopra un nido di rampicanti spinosi.

-I migliori artigiani di Filland hanno forgiato questa spada dalle qualità uniche- spiegò Fersen, osservando Oscar con attenzione -il loro modo di lavorare il metallo è ineguagliabile, riescono ad unire forza e resistenza con leggerezza e maneggevolezza-

Con movimenti sicuri e decisi, tolse la spada dal suo letto di velluto e la porse al re con un movimento agile ed elegante che fece trattenere il fiato a tutte le donne presenti.

-Non ne troverete una eguale-

-Meravigliosa! Spero che domani vogliate darci una dismostrazione?- chiese il re favorevolmente colpito; un regalo del genere non poteva non attirare l'attenzione di sua figlia.

-Come vostra altezza desidera- accosentì rimettendo l'arma nel suo fodero e facendo cenno al servitore di ritirarsi.

Oscar guardò con rammarico la spada sparire dentro la sua custodia. Era un'arma meravigliosa e le prudevano le mani dalla voglia di provarla. Come era venuta a Fersen l'idea di portarle un dono simile? Lo cercò con lo sguardo e i loro occhi si incontrarono per un istante, lui le sorrise facendole un mezzo inchino; ancora dovevano essere presentati ufficialmente, ma non vi erano dubbi sulle rispettive identità.

In quel momento il suo stomaco decise di fare qualcosa di strano, si sentiva come se avesse tante farfalle che la solleticavano da dentro. Doveva essere la fame, non c'era altra spiegazione.

André osservava il lungo corteo dei servitori del damerino di Svenia, che uno dopo l'altro mostravano i loro tesori al re; aveva assistito a quella scena centinaia di volte, tutti credevano che Oscar fosse incredibilmente colpita dalle richezze, ma lui sapeva che il suo interesse era finto, glielo leggeva negli occhi: quando qualcosa la colpiva e il suo interesse era stato destato, si illuminavano, diventando di un azzurro brillante.

Quando Fersen annunciò l'arrivo di un dono particolare per lei, André pensò con soddisfazione che l'uomo stava per ricevere la prima sconfitta di questa piccola guerra che stava per scoppiare. Che cosa le avrà portato? Si chiese con una punta di divertimento. Una collana? Delle stoffe? I suoi predecessori avevano fallito miseramente nell'attirare la sua attenzione, tutti la consideravano una donna comune, interessata a tutto quello che luccicava. Come si sbagliavano!

Ma quando vide cosa conteneva la lunga scatola di legno, per poco non gli andò di traverso il vino che stava bevendo: una spada! Fersen le aveva portato in regalo una spada!

Guardando Oscar si accorse che non era rimasta immune alla singolarità del regalo, i suoi occhi erano accesi di un azzurro intenso e con un'ondata di panico, si rese inoltre conto di trovarsi in grossi guai: Fersen si era aggiudicato il primo scontro.

************

Oscar era circondata da alcuni dei cavalieri che facevano parte della sua guardia privata e da alcune delle loro mogli o promesse spose, stava partecipando alla conversazione in maniera sommaria e con scarso interesse, anche se non lo dava a vedere. Tutta la sua attenzione continuava a venir inevitabilmente attratta dal gruppetto di persone che si trovava dall'altra parte del salone.

Fersen sorrideva e chiacchierava con le dame che, alla fine del banchetto, l'avevano circondato cercando di attirare il suo interesse.

La principessa notò con una punta di fastidio, come l'uomo riuscisse ad affascinare quelli che gli stavano attorno senza il minimo sforzo. Rideva, porgeva complimenti e ammaliava con una semplicità quasi allarmante. Prima dell'inizio della cena erano stati ufficialmente presentati, ma lui non aveva fatto il minimo accenno al loro incontro nella foresta e lei si era adeguata. Non era il momento di far scoppiare un incidente diplomatico dopo tutto aveva trattato in maniera molto maleducata l'attuale erede al trono di uno dei regni più potenti del nord, l'indomani avrebbe avuto tutto il tempo di mettere in chiaro come stavano le cose.

Durante le celebrazioni, suo padre aveva rinnovato la richiesta di una dimostrazione con le spade per il giorno dopo e molto graziosamente Fersen aveva acconsentito; mentre una Oscar molto soddisfatta, aveva pensato che il bel principino avrebbe avuto un'amara sorpresa la mattina seguente, avrebbe pensato lei a mettere in chiaro alcuni punti.

Andrè sedeva in un angolo in completa solitudine con in mano un calice di vino, mentre con aria assente ed espressione cupa osservava la scena che si stava svolgendo sotto i suoi occhi.

A prima vista sembrava che Oscar stesse ignorando il principe Fersen, ma lui la conosceva bene sapeva quando fingeva o quando cercava di mascherare l'interesse con un'espressione chiusa e imperscrutabile; come in quel momento, la sua curiosità era stata destata e non era un buon segno in quelle circostanze. Cosa poteva fare per impedire che si affezionasse a Fersen?

Fino ad ora era riuscito ad allontanare tutti gli altri pretendenti, ma aveva come la brutta senzazione che questo nuovo arrivato fosse diverso, aveva come il sospetto che qualcosa di terribile stesse per accadere e tutto partiva dallo straniero venuto dalla lontana Svenia.

*************

André non riusciva a trattenere un sussulto ogni qual volta il rumore delle spade che cozzavano l'una contro l'altra gli arrivava alle orecchie. La notte precedente aveva bevuto troppo ed ora ne stava pagando caro il prezzo; sembrava che la sua testa fosse pronta a scoppiare ed una intera batteria di tamburi gli stava suonando un'allegra musica dentro il cranio.

E nonostante tutto, era richiesta la sua presenza agli allenamenti di quella mattina; Oscar non transigeva su quel punto, voleva che la sua guardia privata fosse sempre pronta, efficiente ed all'erta.

Gli ci era voluta una monumentale quantità di alcol per ignorare lo strano presagio di sventura che l'aveva invaso da quando aveva posato lo sguardo sul principe Fersen, ed alla fine era andato a letto convinto che la sua Oscar non si sarebbe affezionata a quest'ultimo damerino e che per il momento nulla sarebbe cambiato.

Proprio in quel momento, l'oggetto delle sua macabre speculazioni, fece il suo ingresso nel cortile: seguito da un nugolo di dame, cavalieri ed altri nobili, tutti incantati dal fascino del principe. Che cosa aveva poi di così irresistibile! L'unica differenza tra loro due era solo il loro stato sociale! Stato sociale che rendeva Fersen un ottimo candidato per la mano di Oscar, si rammentò con rammarico, maledizione a lui! Non poteva rimanersene in Svenia e trovarsi una moglie da quelle parti, invece di venire ad importunare la sua donna!

Con sguardo impassibile, Oscar stava osservando attenta gli allenamenti dei suoi uomini, qundo con la coda dell'occhio vide un gruppetto di persone che si avvicinava e in mezzo a loro scorse il principe Fersen. Così alla fine aveva deciso di presentarsi, ma bene, aveva voglia di misurarsi con qualcuno e lui faceva al caso suo.

-Buongiorno, vostra altezza- la salutò Fersen con un inchino e guardandola con espressione quasi divertita.

La sera precedente era stato palesemente ignoratoe lui non era così stupido da non averlo compreso: la principessa di Arras si era limitata alle cortesie dettate dall'etichetta ma non aveva fatto altre concessioni. Ora capiva fino a che punto fossero veritieri gli avvertimenti del re quando gli aveva detto che sua figlia era restia al matrimonio, vista l'espressione quasi bellicosa che le illuminava lo sguardo al momento, era convinto che lei non vedesse l'ora di fare di lui carne da macello.

-Buongiorno a voi, principe Fersen- lo salutò educata guardandolo dritto negli occhi; quella mattina il principino avrebbe trovato pane per i suoi denti. Ma quando incrociò l'azzurro profondo degli occhi di lui rimase interdetta per qualche istante, non aveva notato che la loro sfumatura di colore era uguale a quella che lei vedeva nello specchio tutte le mattine. Per qualche oscura ragione, il fatto la lasciò con una strana sensazione all'altezza della gola.

-Vostro padre ci raggiungerà tra breve per assistere alla dimostrazione promessa- a quelle parole, si alzarono una serie di sussurri eccitati dalle dame che gli stavano alle spalle, a breve avrebbero assistito ad una prova del valore e della bravura di spadaccino del principe Fersen.

-Non vedo l'ora- il tono era appropriatamente compito, ma il mezzo sorriso sarcastico che le era affiorato alle labbra non prometteva nulla di buono. Quello era il sorriso di chi era incredibilmente sicuro di se e convinto di poter schiacciare il proprio avversario senza difficoltà; dal tronde, tutti i suoi predecessori, per quanto bravi, non erano mai stati stati alla sua altezza e l'avevano sempre erroneamente sottovalutata.

-Friedrik- senza bisogno di aggiungere altro, l'uomo si fece avanti reggendo la cassa di legno lucida aperta, al suo interno, adagiata sul morbido velluto nero, vi era la spada portata in dono alla principessa -spero che la troverete di vostro gradimento-

Momentaneamente distratta, Oscar spostò la sua attenzione sull'arma trattenendo quasi il respiro: alla luce del sole era ancora più bella e brillava come se risplendesse di luce propria.

Con gesti quasi reverenziali, avvolse le sue dita affusolate attorno all'elsa e sollevò la lama dal suo letto scuro. Esitante menò qualche fendente per prendere confidenza con la nuova spada, notanto quanto essa fosse leggera in confronto a quelle a cui era abituata e come l'impugnatura fosse di dimensioni perfette per la sua mano: con un'arma del genere, non si sarebbe stancata tanto facilmente durante una battaglia.

Con sempre maggiore sicurezza, si cimentò in una serie di mosse che avevano ben poco a che fare con la scherma e tutto con la messa in mostra della sua scioltezza e agilità di movimenti.

-Lama interessante- commentò bloccandosi all'improvviso con il braccio allungato e lasciando che i raggi del sole si riflettessero sulla superfice lucida dell'arma, spostando poi lentamente lo sguardo su Fersen -ma riuscirebbe a reggere un vero duello?-

-Non fatevi ingannare dalla sua leggerezza, vostra altezza- l'avvertì serio, notando come il suo sguardo si fosse accceso di piacere, di certo quella strana ragazza aveva degli occhi interessanti -vi posso assicurare che quella lama sarebbe in grado di reggere il più arduo dei duelli-

-In guardia, allora- lo provocò putandogli contro la spada e rivolgendogli un'espressione di sfida.

Fersen non si fece pregare; se la principessa voleva la lotta lui non si sarebbe certo tirato indietro. Senza il minimo indugio, sfoderò la lama che portava appesa alla cintura e si mise in posizione.

Da principio i loro fendenti furono cauti e misurati: entrambi stavano saggiando le capacità dell'altro; ma con il passare dei minuti, lo scontro si fece sempre più acceso e violento, mentre la folla tratteneva il respiro sgomenta. Qualcuno doveva fermarli, seavessero continuavato di questo passo uno di loro sarebbe rimasto ferito.

Ma Oscar era diventata ignara della folla che la circondava tutta la sua concentrazione mirata nei confronti del suo avversario, che sembrava rispondere ai suoi colpi con la sua stessa agilità e forza. Quel duello non si stava affatto svolgendo come lei l'aveva immaginato, a quell'ora Fersen avrebbe già dovuto abbandonare il campo gridando ai quattro venti che lui non si batteva con le donne e che l'aveva lasciata vincere per rispetto nei confronti delle relazioni diplomatiche dei loro regni; lui invece stava rispondendo alla forza dei suoi fendenti con altrettanto vigore, alla sua velocità con altrettanta sveltezza, senza mai perdere un colpo o il ritmo dello scontro.

-Per rispetto verso il gentil sesso, dovreste lasciarmi vincere- lo provocò con il fiato corto, quando una mossa particolarmente complicata li portò quasi faccia a faccia.

-Se non siete in grado di portare a termine una sfida, madamigella, fareste meglio a non lanciarne!- affascinato, Fersen vide il fuoco dell'indignazione accendersi nello sguardo azzurro di lei e per qualche istante fece fatica a stare dietro alla brutalità dei suoi colpi.

Oscar era furibonda: nessuno poteva insultarla a quel modo e soppravvivere per poterlo raccontare! Avrebbe fatto mangiare la polvere al principe arrogante venuto dal nord! Ma l'impresa si stava rivelando non facile come previsto; dopo l'iniziale sorpresa al suo attacco violento, Fersen stava esibendo le doti di uno spadaccino degno di rispetto: non le dava quartiere e non le faceva concessioni e si stava comportando esattamente come avrebbe fatto con un suo pari.

Quel pensiero le fece nascere dentro qualcosa che non avrebbe creduto possibile di poter provare per uno dei "pretendenti" che suo padre aveva gettato sul suo cammino: rispetto. Durante quel duello aveva iniziato a rispettare le capacità di Fersen e il fatto che, nonostante tutto, sembrasse che lui non la stesse affatto sottovalutando.

I due ben presto si ritrovarono ad un punto morto: le spade ancora incrociale che tremavano legermente, il fiato corto e grondanti di sudore, erano in assoluta parità.

-Come vedete...- disse lui cercando di prendere fiato e scostandosi con il polso alcune ciocche umide che gli si erano appiccicate alla fronte -...la lama è di ottima fattura-

-Incredibilmente resistente- rispose pronta e respirando a fatica, dimentica del perché avvessero intrapreso quel duello, in primo luogo -davvero unica-

A quel punto, la folla che ancora li circondava proruppe in un sonoro applauso decretando per loro la fine del duello in parità.

-Un duello degno di essere combattuto, vostra altezza- rinfoderando la spada la ringraziò con un pefetto inchino -era da tempo che non mi capitava di battermi a questo modo-

-Potrei dire lo stesso, principe Fersen- rispose con una punta di divertimento e ricambiando l'inchino.

In quell'istante Fersen venne circondanto dalle dame che, ridendo e facendogli gli occhi dolci, si complimentarono con lui per la dimostrazione di forza virile appena data.

Distratta, Oscar abbassò la spada e accettò il panno pulito che qualcuno le aveva porto; era in un bagno di sudore ed avrebbe dovuto andare nelle sue stanze e cambiarsi. Mentre si asciugava il viso, si rese conto che la mano le tremava e con tutta probabilità alla fine della giornata avrebbe avuto le braccia completamente indolenziete: Fersen non si era risparmiato, con nessun colpo ed ogni fendente aveva fatto vibrare la sua lama propagando il tremore a tutto il suo corpo.

Avrebbe dovuto essere arrabbiata per come erano andate le cose, ma stranamente non lo era; lui non l'aveva lasciata vincere, non l'aveva trattata da inferiore e il suo modo di combattere le aveva fatto chiaramente capire che rispettava le sue capacità di spadaccina e che era stato pronto a dare il massimo nella loro lotta.

Uno strano sorriso le curvò le labbra; se però credeva di aver vinto la guerra si sbagliava di grosso aveva in serbo altri trucchi che l'avrebbero fatto scappare da Arras a gambe levate. 

************

Trattenendo una smorfia di dolore, Fersen si massaggiò la spalla destra. Quella ragazza combatteva come se fosse posseduta dal diavolo in persona e lui aveva incontrato pochissimi combattenti che potessero vantare le capacità dimostrate quella mattina dalla principessa di Arras.

Mesto, si diede un'occhiata alle mani: nella foga di lanciargli una sfida che non poteva rifiutare, la principessa non gli aveva dato il tempo di infilarsi un paio di guanti, ed ora aveva i palmi ricoperti di piccole vesciche: se quella era stata una prova di qualche tipo, sperava con tutto il cuore di averla superata, perché era certo che non sarebbe sopravvissuto ad un'altro scontro del genere.

Con un sospiro, si tolse la tunica e la gettò in un angolo e dopo aver inumidito un telo di lino nell'acqua fredda iniziò a lavarsi. Doveva ammettere però di essere intrigato dalla famigerata "principessa guerriera". Le varie corti erano piene di pettegolezzi strani su di lei e ad essere sincero si era messo in viaggio per Arras con una punta di apprensione, convinto di star andando a corteggiare una piccola selvaggia dalle maniere barbariche e dalla freddezza paragonabile al più freddo dei ghiacciai di Svenia.

Ma quella mattina, lui aveva visto il fuoco brillare in quello sguardo freddo come il mare del nord, il fuoco dell'orgoglio e della passione e incuriosito si era chiesto se quello sguardo avesse mai bruciato per qualche uomo.

La principessa di Arras si stava rivelando un piacevole e complicato rompicapo e a lui erano sempre piaciuti gli indovinelli impossibili da risolvere.

  
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