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Autore: Maya98    04/05/2013    1 recensioni
Premetto che non mi piacciono le introduzioni: non saprei che scrivere. È una storia che va a ritroso, parte dall'ultima parte e va indietro. Poi quando arriva all'inizio continua dalla fine in un capitolo unico che chiamerò "Epilogo". Ho creato questo personaggio per gioco, e l'ho abbandonato subito. Non avevo idea di come sarebbe cresciuto e come si sarebbe sviluppato finché non ha preso il sopravvento. Ha avuto accesso alle levette della mia mente. Controllo. Assoluto.
WARNINGS: Aggiornamenti discontinui, irregolari. Slash, Het, Nessuna: la storia non è incentrata su una coppia, ma non si capisce fino alla fine (all'inizio, cioè) se Erimor è un ragazzo o una ragazza. Prima storia della serie di Namek, gemellata con Pagine di Inganni.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie '◊ Namek 1. Ciò che si narra all'inverso ◊'
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[ episodio sei, parte a ]

 

Le stelle fiammeggianti sulla pelle.

Le ombre delle tende che gettano il nero sul terreno.
E brucia, dentro te, c’è qualcosa che brucia.

C’è la paura folle nel osservare e scrutare tutti i tratti confusi nelle ombre che ti circondano, e che nascondono con mantelli fruscianti gli amici e i nemici.

E poi i suoni, tutti intorno, che non sai mai distinguere:

Sono passi, quelli, San?

Son natura oppure uomo?
Il torcersi la casacca addosso, nel tentativo di trattenere un calore che sfugge. Siete costretti a tenere spento il fuoco, per via del fumo e del bagliore che rivelerebbe la vostra posizione. Però fa un freddo, un freddo cane, soprattutto durante la notte, nella sesta terra (Yasex, la foresta che selvaggia accoglie e culla fior di ninfe d’ambrosia). Stringerti il mantello addosso è il minimo che tu possa fare.

Ma è davvero quello il calore che manca, San?
È davvero quello ciò che ti sfugge?

Non c’è altro, nei tuoi meandri?
Non c’è nulla che cerci di nascondere?

È che sei semplicemente stanco, hai tutta questa gran tensione addosso. Perché ormai ci siete quasi, forse, uno o due giorni di cammino appena. E poi sarà una lunga resistenza, tutti schierati a nemici di Gorem, e alcuni di Yuruk. Una lunga e dolorosa resistenza all’inferno.

Ti sei aperto le porte con le tue stesse mani.
Smetti di esimerti dalla colpa.

Senti le cicatrici sulla schiena bruciare, quando ci pensi, quando lo pensi. Senti il dolore delle pinze di un falso medico che strappano il dono della tua natura dalla carne, e poi improvvisamente piombi nel presente, duro e denso, solido come l’aria che tenti di respirare.

Non ce la puoi fare, non per molto.

Giocherelli con la saccoccia che hai a tracolla, lasciando che un dito scorra sul suo profilo, accarezzando l’idea.
Non ci vuole poi molto.

Solo una siringa.

...una o due.

Liquido ambrato nelle vene, testa nelle nuvole, cuore in gola, sensi alle stelle, vita che tuona, che ti circonda, che ti riprende con sé...e poi la pace, di quella che tacita i sussurri della carne, di brama, le parole pungenti che fioriscono dalle tue labbra come piene dai deliri di febbre.
Sarebbe questo, una sola siringa. Basterebbe infilare la mano nella bisaccia e tirarla fuori.

La pace sotto le stelle.

-Sei solo, San?

E poi la sua voce.

Che interrompe tutto il sogno.

Potresti percorrere con le dita i bordi frastagliati dell’ideale infranto, e forse anche senza tagliarti, chissà.

Disapproverebbe. O comunque, non potresti farglielo davanti. Non mentre ti guarda con gli occhi fiammeggianti, che non sanno giudicare eppure emettono sentenze irrevocabili. Ti allontaneresti ancora di più, e in fondo siete già troppo lontani. Quante volte hai bramato anche solo una stretta di mano? O un lieve sfiorarsi di dita, su quella pelle traslucida, fissando quegli occhi di oro colato, o quei capelli rossi(1) che si alternano con i ciuffi argentati che sembrano quasi capitati lì per caso, e che fiammeggiano come le fiamme dei fuochi di Ella? La distanza emotiva è troppa.

Lo è sempre stata.

-È il mio turno di guardia.-rispondi, piegando le labbra in un sorriso storto, mentre senti la Creatura sopraggiungere alle tue spalle.

Si siede, non chiede il permesso. Non lo fa mai, non l’ha mai fatto.

Anche il tuo cuore se l’è preso senza chiederlo.

È la Libertà fatta in persona. Non potrebbe sottostare a nessuna legge naturale. Certe volte ti chiedi se possa sovvertire la gravità a suo piacimento.

Ha la Libertà di chi ha passato anni di Prigionia.

Non che tu sappia qualcosa sul suo passato, ovviamente. Anche se vorresti, e tanto anche.

-Il tuo è tra un’ora.-aggiungi, stringendo i denti mentre i tuoi polpastrelli affondano nel tuo avambraccio, dove cicatrici di momenti di debolezza sembrano sancire il tuo destino.

-Ma tu non vuoi che me ne vada.-replica, accomodandosi al tuo fianco, e lasciando lo sguardo vagare tra l’oscurità e la nebbia. Un ciuffo di capelli fuoco nasconde i suoi occhi luccicanti, e una domanda che non oserai mai fare ad alta voce ti sorge spontanea.

E la Creatura è venuta perché desidera la tua compagnia?

Ecco che arriccia un angolo della bocca, senza tradire nulla della sua espressione. Ovviamente i tuoi pensieri li può leggere, già, è a te che preclude i suoi. I suoi strani pensieri in codici alterni, che formano un groviglio di numeri curiosi e affascinanti.

-Ci siamo, ormai.-continui, sentendo bisogno di prolungare la conversazione, anche parlando a vanvera:-Come ti senti a riguardo?
Chiedere alla Creatura di esprimere il suo stato d’animo è qualcosa di azzardato, certo. Molto probabilmente eviterà semplicemente di rispondere per il campo troppo personale.

-Percepisco un cambiamento.-dice invece, semplicemente, sorprendendoti. Il suo tono è calmo, la voce quasi mistica, lo sguardo perso sugli orizzonti di un futuro che non è mai stato così incerto:-Come la calma prima della tempesta.

È buffo che ti stia davvero parlando in quel modo, ma è curioso allo stesso tempo, e già ti dà dipendenza. Già percepisci la sete di volerne sempre di più, la brama che controlla i tuoi sensi in ogni modo. Sei di facili dipendenze, lo sei sempre stato.

-E tu?-chiede poi, lasciandoti il dubbio sul se lo faccia perché gli (le?) interessa davvero o se sta tentando di scacciare il silenzio che opprime. In ogni caso, rispondi:-Sono un po’ spaventato.

Per la prima volta si volta a guardarti negli occhi, sbattendo le palpebre e cercando di leggerti. Poi rilascia un breve sospiro, prima di distogliere lo sguardo e masticare un:-No,-convinto, che sa fin troppo di verità:-Ti senti solo più vivo che mai.

Non si alza, non se ne va, ma non dice più una parola. Quando scade il tuo turno di guardia, nemmeno batte ciglio quando ti alzi per andare verso i sacchi a pelo in cui sono avvolti gli altri. E quando lasci lì la Creatura, così, nella notte, una figura che si staglia sul cielo di inchiostro, ti chiedi cosa mai tu debba fare per proteggere quello specchio dai contorni sfocati, per proteggere quell’anima tanto amata dal mondo e da tutti i suoi mali (compreso te stesso).

 

 

 

(continua)

 

 

 

 

 

 

(1) Scusate la nota. Non mi ricordo affatto se ho specificato sì o no i capelli di Erimor prima. Non credo, comunque, ma non ne sono sicura. Se l’ho fatto non me lo ricordo, e non mi ricordo neppure il colore che gli ho dato. Se ho sbagliato correggetemi.

 

 

 

Angolino della Skizzata:
Wee, aggiornamento poco dopo Pagine di Inganni...ma che mi succede?
Sono tornata allo stile veloce, e immagino che le scritte poco fitte abbiano spaventato Nait...mi spiace, se è così. Avevo bisogno di una bella chiacchierata Er-San (sì, adesso trovo anche un nome per la coppia...eh...un secondo...Serimools - STO SCHERZANDO non sono mai stata brava a trovare i nomi per le coppie -) e quindi è uscito questo. Il titolo del capitolo, come al solito, non c’entra un bel niente.

  
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