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Autore: SilVerphoenix    05/05/2013    8 recensioni
"E' vero quello che ha detto Malfoy? O era ubriaco?" Quegli occhi verde smeraldo la passarono da parte a parte. Non riuscì a dire niente di sprezzante. "E' vero." Harry fece per dire qualcos’altro ma lei lo bloccò. "Zitto Potter. Stanotte ho fatto già troppe cazzate, magari quella di raccontarti tutto la lasciamo per la prossima notte…" Il ragazzo sorrise. "E chi ti dice che ci sarà una prossima notte Parkinson?" Lei sbuffò. "Ma dai… Se non mi avessi voluto fra i piedi, non mi avresti fatto dormire qui stanotte, quindi ho le mie buone ragioni per credere che lo farai ancora!"
La storia si svolge dopo il sesto libro, come se si trattasse del settimo. Ho cercato di restare IC quanto più possibile, il tag OOC è dovuto alle coppie.
Ringrazio tantissimo tutti quelli che anche con una sola recensione mi aiutano ad andare avanti!!Buona lettura!..
[La storia è attualmente in revisione, non so quanto durerà l'operazione ma conto di riprenderla non appena terminate le long in corso. Grazie di tutti i bellissimi messaggi che mi avete mandato... continuerà, lo prometto!]
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
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Capitolo trentuno
 

I due fratelli Weasley dovettero scortare il Capitano della loro squadra quasi di peso a colazione, il giorno dopo.
“Devi ricordare che tu non sai che lei ci ha visti, ieri sera. Devi essere sorpreso, qualunque sia la sua reazione!” Cercò di scuoterlo Ginny.
“Non riesco ancora a capire come facessi a prevedere che Pansy sarebbe venuta a cercarlo alla Torre. Mi fai paura.” Le ripeté per la quarta volta Ron.
“Era ovvio!” Sbottò lei. “Non vedendo nessuno dei due a cena, era matematico che volesse capire cosa stava succedendo. E noi abbiamo realizzato la peggiore scena che si potesse essere immaginata.”
“Sei diabolica. Ricordami di non mettermi mai contro di te.” Scosse la testa il fratello maggiore.
Lei si strinse nelle spalle, quindi afferrò un braccio di Harry e gli diede un altro strattone. “Ci siamo. Pronto?”
Lui prese un respiro profondo e annuì. Si stampò un espressione tranquilla in viso e varcò insieme ai due amici l’ingresso della Sala Grande.
Per la prima volta da settimane, il posto che i Grifondoro ormai avevano riservato alla bionda Serpeverde, era vuoto. La cercò con lo sguardo, e vide che era tornata sotto gli stendardi verde argento. Sola.
Gli si strinse il cuore.
Lei nemmeno levò lo sguardo, presa nella lettura di IoStrega.
“Va da lei.” Lo spinse Ginny.
“Adesso?!”
“Certo. Sei un ragazzo sorpreso di non trovarla al proprio tavolo ad aspettarlo, e un po’ sollevato forse. Vai.” La sua coach mentale e presunto ritorno di fiamma, gli diede un ultimo colpetto tra le scapole e lui si avviò verso quella che era la persona che meno di ogni altra, avrebbe voluto ferire.
Per il suo bene, si ripeté, per il suo bene.
Si appoggiò al tavolo proprio davanti a lei, ma Pansy non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a girare pagina.
“Ehi, buongiorno!” Nessuna risposta. “Come mai non sei seduta al nostro tavolo?”
Lei sbuffò. “Mi è venuto a noia.”
“Sei nervosa?” Si finse stupito lui. Pregò che continuasse a non guardarlo, o avrebbe visto immediatamente il suo palese disagio.
“Io? Affatto.” Rispose lei acida, prendendo una fetta di pane e cominciando ad imburrarla.
“Vuoi che ne parliamo dopo?”
Lei scosse le spalle. Non sapendo cos’altro aggiungere, lui si allontanò, cercando lo sguardo di Ginny. Avrebbe voluto anche Hermione accanto, ma non l’aveva ancora vista quella mattina. Si chiese cosa fosse successo la sera prima con Malfoy, sperò fosse filato tutto liscio.
“Perfetto, sta sereno, andrà tutto bene.” Gli sorrise incoraggiante Ginny.
Il suo migliore amico, invece, gli batté una pacca sulla spalla. A dispetto della minaccia della lettera, non erano riusciti a tenergli nascosta la verità, e almeno a Ron, solo a lui, avevano confidato tutto.
 
*
 
Pansy non ascoltò una parola che fosse una, della lezione di Trasfigurazione, quel giorno. Teneva gli occhi puntati sulla schiena di quello che ancora, ufficialmente, era il suo ragazzo. Ancora per poco, aggiunse mentalmente.
Poi si ricordò cos’aveva pensato pochi giorni prima.
Non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi tra loro.
Vero, ma probabilmente era l’unica tra loro due a volerlo. Quando le si era ripresentato il suo ex, grande amore della sua adolescenza, lei l’aveva respinto con un muro di ghiaccio. Harry, invece, con sole due sviolinate della Weasley le era tornato ai piedi… Evidentemente, non provava quello che aveva sempre sostenuto.
Però, un’altra vocina intervenne dentro di lei, magari è una debolezza momentanea.
Al suono della campanella scattò in piedi e si precipitò fuori per i corridoi. Cercò con lo sguardo qualcuno della sua Casa del sesto anno, e ci mise solo una dozzina di minuti prima di trovare Burton.
“Craig!” Lo chiamò. Il ragazzo le si avvicinò stupito.
“Parkinson?”
“Mi serve sapere qual è la prossima ora dei Grifondoro del tuo anno.” Accompagnò la frase con uno sguardo fermo, di ghiaccio. Suo fratello sarebbe stato fiero di lei.
“Dev’essere Incantesimi, con noi. Tutto bene?”
“Sì, grazie. A più tardi.”
Le mani che le formicolavano per il nervosismo, si fiondò in Infermeria chiedendo alla Chips un permesso per assentarsi alla prossima ora (che sarebbe stata Erbologia), a causa di un fortissimo mal di pancia.
“Hai le tue cose, ragazza mia?”
Le mie cose. Sì, certo, come no. Lo spargimento di sangue ci sarà, ma non quello che pensi tu, vecchiaccia.
Quali che fossero i suoi pensieri, all’infermiera confermò l’ipotesi del ciclo. La donna allora le diede una pozioncina per lenire il dolore, il permesso richiestole, e la congedò.
Pansy guardò un istante con interesse la fialetta, e la conservò nella borsa che portava sempre con se sotto gli abiti, quella che poteva contenere mezza Hogwarts senza appesantirsi, pensando che quella pozione avrebbe potuto tornarle utile qualche altra volta. Ripose con cura anche l’autorizzazione ottenuta, che più tardi avrebbe consegnato alla Sprite, e mentre una calma gelida scendeva su di lei, si avviò verso l’aula di Vitious.
Aspettò poco meno di mezz’ora prima che la campanella trillasse. Non appena la Weasley uscì dall’aula, la inchiodò con lo sguardo.
“Aspetta un attimo. Dobbiamo parlare, noi due.”
La rossa fece cenno alle amiche di andare pure, e aspettò che il corridoio fosse vuoto, prima di indurla a spiegarsi.
“Lascia stare Harry. Lui sta con me, adesso.”
Ginny si aspettava un attacco diretto, e non si fece cogliere impreparata. Sospirò. “Ascolta, non è che sono andata da lui e gli ho detto di lasciarti e tornare con me. E’ che quel feeling che abbiamo, non te lo so spiegare... Non riusciamo ad evitarlo. Mi spiace, non ho mai voluto essere una sfascia coppie, ma in questo caso sei tu l’ultima arrivata, Parkinson.”
Il cuore della bionda sembrò perdere qualche battito. “Lui non vuole te, lui ama me. Lo so.”
Un sorriso compassionevole distese le labbra della Weasley. “Sai, mi fanno sempre tenerezza le storie che uno si racconta, per non ammettere di essere stato usato. Fa male, è vero, ma è meglio guardare in faccia la realtà.”
La rabbia stravolse i lineamenti della Serpeverde. “Usata?! Harry ha fatto con me cose che non ha nemmeno pensato, con te!”
Ginny spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ti ha detto così? Davvero?” Sbuffò a ridere. “I maschi sono proprio stronzi. Farebbero di tutto per intenerirci. Mi spiace, Parkinson, anche quel primato, con Harry, resta mio.”
Per completare il tutto, la rossa si strinse nelle spalle e le fece un sorriso dispiaciuto, con una lieve traccia di scherno. La salutò e se ne andò, e l’unica cosa che pensava mentre camminava lontano dall’aula di Incantesimi, era che avrebbe voluto tornare indietro e abbracciare quella Serpeverde che per anni aveva odiato, rimasta a fissare il vuoto come inebetita dallo shock. Nessuna donna meritava questo, nessuna.
 
“Tu le hai detto cosa?!” Harry sembrava fuori di se dalla rabbia, mentre gli raccontava la scena, negli spogliatoi della squadra. “Ma che ti salta in mente?”
“Se lei si fosse convinta che la colpa era mia, e non tua, avrebbe fatto di tutto per riprenderti! Bastava che credesse che ero stata io a circuirti, perché si attaccasse a te con tutte le sue forze!” Sbottò Ginny esasperata. “Solo se ti crede il più grande stronzo della terra, ti lascerà andare, come tu vuoi. Spero.”
Harry crollò sulla panca. “Questa cosa sta distruggendo tutto quello che avevamo costruito in questi mesi…”
Lei gli si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle. “Ma è davvero necessario, Harry? Non c’è un altro modo, per risolvere il problema, qualunque esso sia?”
Lui scosse le spalle. “Non lo so. Non me ne viene in mente nessuno. E intanto l’ho persa.”
Si interruppero per l’arrivo degli altri membri della squadra, e non ebbero più modo di parlarne.
Stavano tornando in Sala Comune dopo l’allenamento, quando un richiamo li fece voltare, poco dopo aver attraversato la Sala d’Ingresso.
“Potter.”
Più un ringhio che un richiamo, in effetti.
Harry si voltò a fronteggiare Malfoy, certo che non sarebbe stata una discussione facile, ma si ritrovò afferrato per il colletto e schiacciato alla parete del corridoio. Paralizzati dalla sorpresa, nessuno dei suoi due amici intervenne.
“Mi avevi detto che eri diverso da me, e avevi ragione. Sei molto peggio. Mi fate schifo, voi Grifondoro… Professate tanto bene, ma poi vi comportate di merda!” Gli sibilò addosso, una furia cieca nello sguardo.
“Draco, non…”
“Zitto!” Il biondo lo sbatté con più forza contro la parete. “Non osare mai più avvicinarti a lei, chiaro?!”
Harry stava per rispondere, quando un “Malfoy!” tuonò nell’aria, ed entrambi videro una scioccata professoressa Vector dirigersi verso di loro.
“Signor Malfoy! Un Caposcuola che fa queste cose! Le risse sono proibite, ad Hogwarts! E proprio voi che dovreste dare l’esempio…!” La strega era sul punto di esplodere, e li separò con un gesto brusco. “Farò rapporto immediatamente alla Preside, e può star certo che il suo distintivo…”
“L’ho provocato io.” S’intromise Harry.
“…Come?” Si stupì la professoressa di Aritmanzia.
“Sono stato io, signora. Ho insultato la sua famiglia, mi dispiace.”
Lei li fissò un attimo turbata, forse chiedendosi perché mai uno che insulta la famiglia del rivale, dovrebbe poi costituirsi per evitargli una punizione. “Sono comportamenti sbagliati entrambi, sia la provocazione che la reazione. In questo caso, la Preside verrà messa al corrente anche del suo atteggiamento, Potter. Filate nei vostri dormitori, immediatamente.”

Con un ultimo sguardo al vetriolo, Draco li fulminò e si diresse verso i sotterranei, mentre il Capitano dei Grifondoro affiancava gli amici per tornare verso la loro Sala Comune.


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Ok, come sapevate già Silver è in Francia, quindi questo capitolo ve lo pubblico io, sperando di non sbagliare qualcosa. ò.ò
Differentemente da lei io sono brutto, antipatico e cattivo, quindi non saluto nessuno. Ma SOPRATTUTTO non metto alcun cuoricino e bacino come lei mi aveva 'ordinato' di fare. No dai, saluto sia voi che lei, scherzavo. ò.ò
Commentate e recensite numerosi/e e sappiate che il vero Harry Potter sono io.
 

dalla francia recupero un pc giusto per dirvi che uquesto capitolo non era ancora completo ma QUALCUNO l'ha postato primache ci aggiungessi un pezzo...ormai ve lo tenete così... a domani ^^ bacini, Silver
  
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