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Autore: _World_    05/05/2013    1 recensioni
Il settimo anno è cominciato: Piton controlla la scuola assieme ai Carrow, paura e tensione regnano ma tra tutto quel groviglio di emozioni Eloise Lennox (purosangue Corvonero) sa già da che parte schierarsi, al contrario del superbo Draco Lucius Malfoy costantemente perso nella sua indecisione.
La vicenda è vista dall'interno di Hogwarts dove ribelli e sostenitori di Potter lottano affinché quella situazione non li divori. Ma tra realtà e desideri: L'amore è l'unica speranza.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood, Michael Corner, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAP 5


Si alzò stringendo la bacchetta dentro la tasca della mantella, pronta a sfoderarla nel momento opportuno. Non si fidava di Malfoy, sapeva essere così indeciso da risultare una lama a doppio taglio. Ciononostante non avrebbe mai ammesso di temerlo, perché infondo non era lui ciò che la spaventava, ma quello che si ostinava a nascondere, a mascherare e negare. La spaventava quella rabbia, quella frustrazione e ira che gli colmavano gli occhi quando combatteva, la spaventava quel falso odio che non sapeva se fosse più verso gli altri che verso sé stesso. C'era molto di quel ragazzo a spaventarla, come una bomba ad orologeria mal funzionante. Sai che prima o poi esploderà, ma al momento si limita solo a tremare in attesa dello scoppio.

Gli fece quasi piacere la sua vista vicino l'albero, non tanto per Eloise in sé per sé, quanto per il fatto che fosse inchiodata li ad attenderlo rendendolo così importante.
Troppi affronti erano volati in quei giorni senza venire puniti, doveva insegnarle il suo posto, doveva farle capire che con lui non ci si doveva scontrare neanche per sbaglio. Lei doveva temerlo.

Malfoy le si avvicinò così tanto che per un attimo temette di essergli troppo vicino, non arretrò, non gli avrebbe dato soddisfazioni. Affinò la vista lasciando che il silenzio parlasse per loro.
<< Posso fare qualcosa per te, Malfoy? >> chiese infine, la voce trattenuta, celandone quella lieve tensione.
<< Certo che puoi. >> rispose avvicinandosi azzerando nuovamente le distanze. Eloise fu pervasa ancora da quel profumo, da quella vista di occhi di ghiaccio. << Puoi smetterla di contrastarmi, puoi guardare in basso quando passerò, puoi smetterla di fingerti forte, smettila di resistere, Potter non tornerà. >>
Inutile dire che quelle richieste la spiazzarono, sapeva che con il suo atteggiamento urtava la supremazia del biondo, specialmente in quel contesto carico di terrore dove ogni studente preferiva tacere, preferiva chinare il capo per evitare guai. Ma lei era un Prefetto, doveva dare l'esempio di chi si piega ma non si spezza come una betulla, di chi attende come un predatore in attesa del momento propizio per riprendersi ciò che gli appartiene: La libertà.
Non credeva certo di doverlo affrontare apertamente tanto presto, alzò il mento mostrando tutta la stizza di quelle parole e rise, non seppe neanche di farlo finché non sentì le labbra incresparsi e un brusio simile a risata di scherno riempire lo spazio ristretto. << Credi di essere il padrone di questa scuola? Pensi che ti appartenga? Che TUTTI ti appartengano? Allontana quello specchio e comincia a vedere che la realtà è ben diversa. Sei esattamente come tutti gli altri anzi no, sei un codardo. >> con quel breve discorso comprese di aver gettato solo benzina sul fuoco, ma anche Eloise era una persona estremamente orgogliosa di ciò che era e delle sue idee, affrontando ogni sfida di petto però, doveva capire che non sempre faceva i propri interessi.
Tant'è che il volto di Draco si contrasse adirato e, dai suoi occhi schizzarono scintille, "fuoco nel ghiaccio" pensò Eloise. Le serrò un braccio, proprio come il giorno prima, stringendolo forte affondando unghie come artigli.
<< Senz'altro una presa di coraggio, considerando che solitamente ti porti appresso i tuoi tirapiedi >> non riuscì a trattenersi venendo schiaffata contro il tronco, con una violenza tale da ricredersi. Vide ancora quella rabbia repressa, ma non ne ebbe paura, fronteggiandola invece con altra ira. << Lasciami. >> sbottò sfoderando la bacchetta scagliandolo lontano.
Draco ancora non riusciva a capire dove quella Purosangue raccogliesse tanto coraggio, tanta forza da non piegarsi a quella estrema successione di fatti. Si rialzò con altra carica, una cosa c'era da dirla, la sua presenza - anche se in modo forse non molto positivo - lo aiutava, lo aiutava a sfoderare il suo coraggio assopito, lo aiutava a decidere - non su molto ma - su quel che bastava per sopravvivere alla giornata. Pensieri cruenti gli annebbiarono la mente, avrebbe voluto cruciarla ancora, come quella volta nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure. Respirò affondo, per quanto i Carrow ne potessero essere felici, non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Doveva darle una lezione significativa, di supremazia, e se non poteva attaccarla in ambito fisico, l'avrebbe potuto fare in campo morale.
<< Levicorpus >> pronunciò forte, scagliando l'incantesimo a una velocità tale da superare il suo "Progego".
L'innalzò facendole perdere la bacchetta ghignando vittorioso, cominciò a farla oscillare da destra verso sinistra, dal basso verso l'alto e viceversa. La vide diventare pallida e portarsi una mano alle labbra.
<< Giuro che sta volta cinquanta punti casa te li levo! >> riuscì ad urlare poco prima di lasciarla cadere nel vuoto a metri di altezza, avvolgendola nuovamente nell'incantesimo poco prima dell’impatto.
<< Spero tu sappia nuotare. >> disse divertito mentre la sospingeva con la bacchetta verso il centro del lago.
<< Draco no! >> gli gridò contro sentendole la voce incrinata da una punta di timore, avendolo anche chiamato per nome.
Rise sarcastico. << Potresti implorarmi. >> propose vago guardando il suo volto accendersi dall'ira.
<< Per darti altre soddisfazioni? >>
Malfoy scrollò le spalle disinteressato. << Come vuoi. >> concluse liberandola dall'incantesimo.


James Lennox sedeva sulla comoda poltrona rossa dinanzi al camino nel suo studio privato. La parete di destra era interamente coperta da una lunga quanto ricca libreria, quella opposta invece era ornata da grandi quadri e mensole. Alla fine della stanza, uno scrittorio d'epoca faceva bella mostra di sé dinanzi un'ampia vetrata che affacciava al giardino interno.
Sorseggiava dell'ottimo vino rosso contenuto in un grosso bicchiere di cristallo purissimo e delicato. Fece roteare il liquido all'interno annusandone l'odore forte, finendo ciò che ne rimaneva. Continuava a meditare sul da farsi lasciandosi ammaliare dalle lingue infuocate che danzavano sopra i ceppi ardenti, donando un calore distante.
Senza dubbio era una crociata quella a cui avrebbe partecipato, ne era consapevole a priori. Non aveva dubbi sulla risposta, era solo il "come" quel che richiedeva più meditazione e lui, senza dubbio ne aveva molta. Uomo estremamente colto e paziente per ciò che riteneva di valerne la pena, capace di aspettare mesi pur di vedere un suo piano compiersi.
Con un gran sospiro di stanchezza si alzò facendo leva sulle braccia posate sui braccioli, dirigendosi senza fretta alla porta d'uscita che dava al corridoio.
Entrò nel salotto dove la moglie leggeva un buon libro adagiata sul lungo divano rosso. Si sedette accanto a lei rimanendo nel più completo silenzio, finché la bella donna alzò gli occhi verdi su di lui. << Ho meditato. >>
Lei annuì con approvazione, quasi sapesse già le intenzioni del marito. << E se dovesse avere la peggio? >>
<< Non avverrà. >> rispose solo.
<< Ma se dovesse >> insistette la donna con tono appena preoccupato, venendo zittita da un movimento della mano del marito. E senza aggiungere altro si smaterializzò. Marion comprese dunque, che James voleva solo comunicarle la decisione, non chiederle un parere.


Nonostante l'autunno alle porte, la temperatura era stabile ma non si poteva dire altrettanto dell'acqua del Lago Nero. Gelida come i modi del ragazzo che l'aveva buttata, al contrario del crucio, questa dava la sensazione di infiniti aghi ghiacciati. Nella viscosità di quell'acqua scura, si tolse immediatamente le scarpe e il maglioncino acquistando velocità e leggerezza. Si protrasse verso la patina fredda della superficie, cominciando a nuotare verso la riva. La figura in lontananza era ancora li, immobile. Non gli bastava averla umiliata, voleva vederla stremata e tremante come un cane bagnato. Strinse i denti dal disappunto andando sempre più veloce quando però, si sentì afferrare dalla caviglia ed ebbe solo un momento per trattenere il respiro venendo trascinata giù.

Draco la vide scomparire nel giro di qualche secondo e non riaffiorare. Attese vedendola annaspare alla ricerca d'aiuto e sparire oltre la superficie. Qualcosa non andava, si avvicinò a passi lenti verso la riva. Aspettò ancora qualche secondo capendo la gravità della situazione. Non poteva morire, Piton non glie lo avrebbe perdonato, I SUOI GENITORI non glie lo avrebbero perdonato se avesse involontariamente ammazzato la figlia dei mangiamorte in cui erano in accordi.

Lottò in svantaggio a causa dell'aria mancante, della scarsa velocità in acqua e della vista offuscata e confusa ma lottò. Calciò forte il corpo della creatura squamosa e viscida, dal colore molto simile a quei fondali pieni di alghe lunghe come tentacoli pronti ad imprigionarla ancora. La superficie diveniva sempre più in ricordo ad ogni metro che scendeva, trascinata dalla sirena. Ogni creatura cominciava ad essere sempre più irrequieta, arrivando ad attaccare senza motivo. Si allontanò, o almeno provò ancora prima di abbandonarsi tra le braccia della morte.


Si ritrovarono al limite del mondo magico, i restanti mangiamorte si smaterializzarono poco dopo. Si guardarono tutti negli occhi consapevoli, crudeli, spietati e con il solo desiderio di morte. Il cielo nuvoloso pareva coprirli dai crimini che a breve avrebbero commesso, il vento li spingeva verso il mondo babbano dove si celavano magonò, mezzosangue e maghi che rinnegarono i loro stessi doni.
Accordandosi sulle diverse aree da ripulire partirono immediatamente.
La casa dove James si ritrovò, era una di quelle villette ben tenute . Si avvicinò alla porta pronunciando “Alohomora” entrando con passo felpato. Secondo le aspettative, anche l’interno era senz’ombra di dubbio curato nei minimi dettagli, l’ingresso presentava un piccolo tavolino dove vi erano poggiate chiavi e portafoto assieme a un piccolo posacenere di vetro. Il corridoio era cosparso di porte, ma James sapeva già dove cercare, li avevano studiati progettando il loro sterminio.
Salì le scale che portavano al piano di sopra aprendo lentamente la porta, la figura di ragazzo all’incirca di diciannove anni, non molto alto con i capelli castani e gli occhiali si alzò guardando l’uomo interrogativo e spaventato.
James senza esitazione gli puntò la bacchetta contro. << Avada Kedavra. >> un lampo verde si snodò attraverso l’arma cogliendo in pieno il ragazzo che sbarrando gli occhi si accasciava al suolo. “Magonò” pensò disgustato.
Dei rumori di passi veloci e un urlo soffocato lo fecero voltare. “Ecco l’altra mezzosangue.” Pensò, la conosceva. Isobel Moore, una mezzosangue che aveva ripudiato le sue origini vivendo tra i babbani come se fosse una di loro. Non si fece intenerire dagli occhi lucidi, colmi di lacrime tra rabbia e tristezza. Al contrario, altro sdegno e avversione. << Avada Kedavra >> ripeté con maggiore ripugnanza.
Infine, lasciò la casa richiudendo la porta mentre i due cadaveri giacevano l’uno vicino all’altro.


Una forte pressione al petto la schiacciava, aria, altre pressioni. Il suo profumo, non riusciva ad aprire gli occhi e l’idea di non sapere l’impauriva. Quelle spinte all’altezza dei polmoni cominciavano a farle estremamente male, non riusciva a respirare.
Ancora una volta e il dolore fu così acuto che si ritrovò a reagire. Si voltò d’un lato e vomitò acqua. Tossì forte nella ricerca disperata d’aria fresca tenendosi il petto dolorante, la vista cominciò a mettere a fuoco i particolari. Si trovava alla riva del Lago Nero, la sua camicia sporca di fango, era stata sbottonata e in quel momento avvampò di vergogna. Un indumento venne posato sulle sue spalle tremanti, guardandolo era il maglione dei Serpeverde. Girandosi osservò Draco rivestirsi con attenzione, abbottonando con precisione la camicia che ancora aperta ne rivelava l’addome magro e dalla pelle nivea. I capelli lisci e bagnati si attaccavano alla fronte ancora imperlata dell’acqua del Lago. In quel momento ogni tassello si collocò al proprio posto, ricostruendo gli eventi di poco fa. L’aveva salvata, certo, dopo averla quasi uccisa.
<< Non dire a nessuno ciò che è successo oggi >> disse serio incamminandosi.
<< Ti riferisci al fatto che stavi per uccidermi, o che mi hai salvato la vita? >>
<< Entrambe. >>
<< Ad ogni modo: cinquanta punti in meno a Serpeverde. >> dopo un lungo silenzio continuò. << Dove l’hai imparato? >> il giovane si voltò non comprendendo così Eloise si spiegò meglio << Il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, dove li hai imparati? >>
<< Un Purosangue deve saper fare tutto. >>
<< Avresti potuto usare la magia >> ricordò alzandosi reggendosi all’albero, stringendosi nel maglione che sapeva di lui.
<< Non ci ho pensato. >> rispose solo, andandosene lasciandola li.



Note dell'autrice: Ciao a tutti ho fatto più un fretta che potevo >__< Ringrazio immediatamente e subito: Uadjet per la sua recensione che mi ha risollevato il morale a pezzi ç_ç, poi ringrazio immensamente Queen Of The Night, PJMarianne, Uadjet e Valepasion95 che ho già incontrato nella scorsa fanfiction *-* (è stata una gran sorpresa che anche questa storia ti sia piaciuta *Q*)
Ringrazio a tutti di cuore la mia autostima vi deve tanto ç___ç
  
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