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Autore: teabox    05/05/2013    4 recensioni
Un giorno, in futuro, quando Sherlock Holmes sarebbe diventato solo una storia da raccontare ai più curiosi, Pip avrebbe puntato il dito ad una foto appesa al muro. Avrebbe indicato l’uomo di spalle ed avrebbe detto: “quello è Sherlock”. E quando inevitabilmente le avrebbero chiesto della donna accanto a lui, Pip avrebbe risposto: “quella è Miss H., ovviamente”. Avrebbe sorriso, poi, al ricordo di quei giorni e avrebbe raccontato del modo stravagante in cui li aveva conosciuti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: fiamma, Cabiria, Irregolare e Lisbeth - grazie mille per i complimenti e i commenti! Il gioco/sorpresa dell’ultimo capitolo è pronto, a questo punto bisogna solo arrivare alla fine :) 

Non so bene cosa pensare di questo capitolo (dubbi, dubbi), ma buona lettura, spero!





Otello

 

Due mesi più tardi, Molly - in un grazioso abito da sera - aspettava l’arrivo di un taxi di fronte al suo appartamento.

Il giorno prima qualcuno aveva infilato sotto la sua porta una busta che conteneva un biglietto per assistere all’Otello al National Theatre. Allegata, una lista di agenti chimici che avrebbe dovuto portare con sé e lasciare in una borsa all’addetto al guardaroba.

Si era domandata cosa Sherlock avesse avuto intenzione di fare, ma aveva deciso che probabilmente era meglio non sapere ed era invece preferibile concentrarsi sull’opera teatrale. Che poi, detto per inciso, non le piaceva particolarmente. Troppi morivano e nessuno viveva felice e contento. Semplicemente non era il suo genere di storia.

Ma anche se l’Otello le fosse piaciuto di più, la sua serata sarebbe comunque stata disturbata dalle sostanze potenzialmente letali che aveva dovuto cercare di incastrare nella sua borsetta. 

L’opzione migliore, quindi, le era sembrata quella di arrendersi all’idea di cercare di apprezzare le piccole cose piacevoli di quell’uscita - un vestito carino, una serata al National Theatre, un nuovo messaggio da Sherlock.

«Miss H.!»

Molly si era girata in direzione di quello strano richiamo e aveva visto Pip arrivare a passo svelto, un sorriso leggero sulle labbra e le mani nelle tasche dei jeans.

«Oh, ciao. E’...è cambiato qualcosa?», aveva chiesto Molly incerta di cosa potesse o non potesse dire.

«No, no. Passavo solo da queste parti e ti ho vista. Ti è piaciuto il libro?»

Molly l’aveva guardata sorpresa. «Sei stata tu a metterlo nella mia borsa?»

Pip aveva accennato un sì con un’aria orgogliosa. «Sono brava, eh? Ma ti è piaciuto?»

«Oh, sì. Per favore ringrazia She-...ringrazialo. Digli che non c’era bisogno e-»

«Eccome se c’era bisogno!», l’aveva interrotta la ragazzina. «Voglio dire, a me era sembrato un regalo un po’ strano, però lui era sicuro che ti sarebbe piaciuto.»

Aveva alzato le spalle quasi con rassegnazione, come per dire che davvero non riusciva a capirli gli adulti e i loro strani modi di comportarsi.

«Come...come sta?»

«Al solito», aveva risposto Pip arricciando il naso. «Forse stasera è al teatro, ma non era sicuro.»

Molly sembrò illuminarsi. «Davvero?»

Il taxi era arrivato in quel momento, fermandosi davanti a loro due, e Molly aveva esitato aprendo la portiera. «Sei qui da sola? Vuoi un passaggio da qualche parte? Non mi piace saperti in giro così.»

Pip le aveva sorriso. «No, Miss H., ho tutto sotto controllo.» Aveva indicato un angolo della strada, dove un ragazzo alto e magro aspettava appoggiato al muro. «Ho la mia guardia del corpo.»

Molly le aveva sorriso di rimando, accomodandosi nel taxi. «Allora alla prossima volta, immagino.»

«Alla prossima e Miss H.», aveva risposto Pip piegandosi verso il finestrino. «Hai qualche messaggio che vuoi che gli passi?»

«Ah. Digli...digli grazie per il libro. E che lo sto aspettando. Voglio dire, che lo stiamo aspettando.»

«Sarà fatto.»

 

Per il resto della serata Molly non era riuscita a concentrarsi sull’Otello - o su nient’altro, a dire il vero. Aveva lasciato la borsetta al guardaroba, ma l’unica altra cosa che era riuscita a fare era stata guardarsi attorno, quasi continuamente, nella speranza di vedere Sherlock. 

Pip aveva detto “forse” e Molly si era aggrappata a quella parola.

Non era stata fortunata.

 

*

 

Alle nove di sera, Sherlock si era fatto strada nel guardaroba del National Theatre. Tredici minuti più tardi, era uscito da una porta laterale con una borsetta nascosta dentro il cappotto. Aveva indossato un cappello calato sulla fronte e una sciarpa che nascondeva metà del viso, le spalle piegate in avanti e un’andatura lenta e stanca. Chiunque avesse posato gli occhi su di lui, avrebbe visto solo un uomo come tanti, di ritorno a casa dopo una lunga e noiosa giornata in ufficio. 

Stava camminando verso le scalinate di fronte al teatro quando l’aveva vista. Non si era fatto ingannare dal libro tenuto davanti al viso - che nascondeva in realtà un fumetto - né dall’aria innocente e sorpresa con cui lei lo aveva guardato dal gradino su cui era seduta.

«Buonasera, capo.»

Sherlock l’aveva osservata freddamente. «Non dovresti essere qui.»

«Nemmeno tu», aveva risposto Pip alzando le spalle.

«Ho detto che forse sarei venuto.»

«E io non ho detto che non sarei venuta.»

Lui le aveva rivolto uno sguardo irritato. «Tornate a casa.»

Pip aveva sorriso. «Guarda, capo, che non c’è mica bisogno di fare tutte queste scene. Cioè, se vuoi incontrare Miss H. da solo, lo capisco. Nessun problema, basta una parola e Pip scompare nel nulla.»

«Stai deliberatamente implicando stupidaggini», aveva risposto lui asciutto. «Non ho nessuna ragione di voler vedere Molly. Da solo o con te.»

«Peccato», aveva risposto Pip alzandosi dal gradino, «perché è così carina stasera. Tipo che ha questo vestito nero troppo bello e delle scarpe fichissime e i capelli legati-»

«Ha i capelli sciolti.»

«Ah», aveva commentato Pip con un’espressione soddisfatta. 

Sherlock aveva stretto le mani e le aveva rivolto uno sguardo tagliente, rifiutandosi però di giustificare la correzione che aveva fatto. 

Pip aveva infilato le mani nelle tasche dei pantaloni e per qualche istante si era dondolata sui piedi. «Bene, dato che hai già visto Miss H., possiamo andare, no?», aveva chiesto con un tono divertito. «Io vado alla metro. Waterloo dovrebbe essere la più vicina. E tu?»

«Io prendo un taxi», aveva risposto lui ancora infastidito, afferrando Pip per il bavero della giacca. «E tu vieni con me.»

«Non ce li ho i soldi per il taxi.»

«Pago io», aveva risposto Sherlock con un tono piatto, trascinandola verso la strada. Pip aveva fatto per replicare, ma lui l’aveva interrotta prima. «Se prometti di stare zitta.»

E lei aveva chiuso la bocca.

 

Ma non solo. Si era anche addormentata - la testa scivolata sul braccio di Sherlock - lungo il tragitto verso un ex-orfanotrofio, ex-scuola, ex-fabbrica che ora era solo un edificio abbandonato dove passavano le notti i senzatetto e le persone che non avevano di meglio dove dormire. Pip era una di loro. E a lui non importava, francamente. Come non gli era importato di vedere Molly. Era solo capitato, tutto lì. E lei non l’aveva notato, e probabilmente era stato per il meglio.

Pip, nel sonno, si era mossa spingendo un po’ con la testa il braccio di Sherlock, come se avesse avvertito i suoi pensieri e lo avesse voluto prendere in giro. 

Sherlock aveva preferito ignorare quell’idea. 

  
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